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Lettera 50
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Carissima suora e figliuola mia in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti vera serva e sposa di Cristo crocifisso. Serve dobbiamo essere, perché siamo ricomperate nel sangue suo.
Ma non vedo che del nostro servizio noi possiamo fare utilità a lui; dobbiamo dunque fare utilità al prossimo nostro, perché egli è quel mezzo dove noi proviamo e acquistiamo la virtù. Sappi che ogni virtù riceve vita dall'amore; e l'amore s'acquista nell'amore, cioè levando l'occhio dell'intelletto nostro, e guardare quanto siamo amati da Dio.
Vedendoci amare, non possiamo fare che noi non amiamo; amandolo, abbracciamo le virtù per affetto d'amore, e coll'odio spregiamo il vizio. Sicché vedi che in Dio concepiamo le virtù, e nel prossimo si partoriscono. Sai bene che nella necessità del prossimo tuo, tu partorisci il figliuolo della carità, che è dentro nell'anima; e nella ingiuria che tu ricevi da lui, la pazienza.
Tu gli doni l'orazione, singolarmente a coloro che ti fanno ingiuria. E così dobbiamo fare: se essi sono a noi infedeli, e noi dobbiamo essere a loro fedeli, e fedelmente cercare la loro salute; amarli di grazia, e non di debito. Cioè, che tu ti guardi da non amare il prossimo tuo per propria utilità; perché non sarebbe amore fedele, e non risponderesti all'amore che Dio ti porta.
Ché come Dio t'ha amata di grazia, così vuole che, non potendogli tu rendere questo amore, tu lo renda al prossimo tuo, amandolo di grazia, e non di debito, come detto è. Né per ingiuria, né perché tu vedessi diminuire l'amore verso di te o il diletto o la propria utilità, non devi tu diminuire né scemare l'amore verso del tuo prossimo; ma amarlo caritativamente, portando e sopportando i difetti suoi; con grande consolazione e riverenza guardare i servi di Dio.
Guarda che tu non facessi come le matte e stolte, che si vogliono porre e a investigare e a giudicare gli atti e i costumi dei servi di Dio. Troppo è degno di grande reprensione chi lo fa. Sappi, che non sarebbe altro, se non porre legge e regola allo Spirito Santo, volendo fare andare i servi di Dio a nostro modo; la qual cosa non si potrebbe mai fare.
Pensi quell'anima che giunge a questo giudizio, che la barba della superbia non è ancora fuori, né la vera carità del prossimo non v'è ancora dentro; cioè, d'amarlo di grazia, e non di debito. Adunque amiamo, e non giudichiamo i servi di Dio. Ancora, ci conviene amare generalmente ogni creatura che ha in sé ragione: coloro che sono fuori della Grazia, amarli con dolore e amaritudine della colpa loro, perché offendono Dio e l'anima loro.
Così t'accorderai col dolce innamorato di Paolo, che piange con coloro che piangono, e gode con coloro che godono: così tu piangerai con coloro che sono in stato di pianto, per desiderio dell'onore di Dio e salute loro; e godrai coi servi di Dio che godono, gustando Dio per affetto d'amore.
Vedi dunque, che nella carità di Dio concepiamo le virtù, e nella carità del prossimo si partoriscono. Facendo così, che tu realmente, senza veruno amore o cuore fittivo, libero, senza veruno rispetto di propria utilità o spirituale o temporale, tu ami il prossimo; sarai vera serva e risponderai col mezzo del prossimo all'amore che ti porta il tuo Creatore; e sarai sposa fedele e non infedele.
Allora manca la fede la sposa allo sposo suo, quando l'amore che deve dare a lui, lo dà ad altra creatura. Tu sei sposa. Vedi bene, che il Figliuolo di Dio tutti ci sposò nella circoncisione, quando si tagliò la carne sua, dandoci quanto una stremila d'anello, in segno che voleva sposare l'umana generazione.
Tu, guardando tanto amore ineffabile, lo devi amare senza veruno mezzo che sia fuori di Dio. Così sei fatta serva del prossimo tuo, servendolo in ogni cosa, secondo la tua possibilità. Sicché di Cristo sei sposa, e del prossimo devi essere serva.
Se tu sei sposa fedele; perché dell'amore che noi portiamo a Dio non possiamo fare utilità né servizio a lui, dobbiamo servire, come detto è, il prossimo nostro di vero e cordiale amore. In altro modo né in altra forma noi possiamo servire.
E però ti dissi ch'io desideravo di vederti vera serva e sposa di Cristo crocifisso. Altro non dico.