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Lettera 95
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce
Carissimi figliuoli in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi legati nel legame dolce della carità sì e per siffatto modo che né dimonio né creatura ve ne possano separare.
Questo è quel dolce legame che legò Dio nelluomo, e l'uomo in Dio, quando la natura divina s'unì colla natura umana; e questo fu quell'amore ineffabile che donò l'essere all'uomo, traendolo Dio di sé medesimo, quando lo creò alla immagine e similitudine sua.
E perché lanima è fatta per puro amore, l'amore accorda le potenze dellanima nostra, e lega insieme queste tre potenze.
E così a quello che l'occhio dellintelletto ha veduto, la volontà con amore ineffabile va dietro.
E con mano forte egli ripone il tesoro ch'egli trae di questo amore, nella memoria; e così diventa grato e conoscente al suo Creatore delle grazie e doni che si vede avere ricevuti da Dio. Ché ciò ch'egli ha, vede, di grazia avere in sé e non per sé medesimo; che noi siamo quelli che non siamo, e però siamo operatori di quella cosa che non è, cioè del peccato.
Oh quanto è orribile morte la colpa, che ci toglie la vita! E questo vedendo l'anima nel modo detto, si veste d'amore e di perfetta umiltà; la carità trova e gusta nella bontà di Dio, vedendola in sé medesima partecipare con molti doni e grazie, le quali ha ricevute e riceve continuamente.
Nel conoscimento di sé e del peccato, che trova per la legge perversa, che ha in sé (che ha ribellato e ribella al suo Creatore), si concepisce un odio e dispiacimento verso questa sensualità; e nell'odio trova una pazienza la quale pazienza lo fa forte a sostenere pene, scherni, villanie, fame, sete, freddo, caldo, tentazioni e molestie dal dimonio.
Schifa e fugge il mondo con tutti i diletti suoi: e ne nasce una vena d'umiltà, la quale è balia e nutrice della carità. E però porta con tanta pazienza; perché la carità, amore ineffabile, ha trovata la balia sua, cioè l'umiltà, il servo dell'odio di sé, che per amore la serve con perfetta pazienza.
Esso fa vendetta e giustizia dei nemici della divina carità; ed i nemici suoi sono questi. Amore proprio il quale per propria utilità ama sé; e ciò che egli ama, ama per sé, e non per Dio: diletti, piacimenti, stati, onori e ricchezze.
E che vendetta è questa? È una vendetta di tanta dolcezza che lingua non è sufficiente a dirlo: ché dall'amor proprio che dà morte, viene all'amore divino che gli dà vita; dalla tenebra e odio e dispiacimento della virtù, viene alla luce e amore delle virtù: in tanto che elegge innanzi la morte, che volere lasciare la virtù.
Anco, si dà a tenere tutti quei modi e quelle vie per le quali vede che possa venire a virtù, e conservare la virtù in sé. E perché i diletti sensitivi e la delicatezza del corpo, e la conversazione di cattivi e perversi secolari vede che gli sono nocivi; però li fugge con tutto il cuore: e con tutto l'affetto, del corpo fa il contrario e ne fa vendetta, macerando colla penitenza, col digiuno, vigilie e orazioni, e discipline, quando singolarmente si vede d'avere bisogno; cioè quando la carne volesse ribellare allo spirito.
La volontà vendica colla morte; però che l'uccide sottomettendola ai comandamenti di Dio e ai consigli che Cristo, Figliuolo unigenito di Dio ci lasciò con essi comandamenti. E così si veste dell'eterna volontà sua dolce; e naviga in questo mare tempestoso, virilmente e realmente seguendo le vestigia di Cristo crocifisso.
Or questo è quel dolce legame, il quale lega l'anima col suo Creatore. Tu legasti Dio nell'uomo, come detto è, e l'uomo in Dio, quando tu, Padre eterno, ci donasti il Verbo del Figliuolo tuo, e unisti la natura divina colla natura umana.
O figliuoli carissimi, questo fu quel legame che tenne confitto e chiavellato Dio-e-Uomo in Croce; che se l'amore non l'avesse tenuto, non erano sufficienti i chiodi né la Croce a poterlo tenere. L'amore che Cristo ebbe all'onore del Padre e alla salute nostra, e l'odio e dispiacimento ch'egli ebbe del peccato, e l'odio insieme coll'amore fece vendetta delle nostre iniquità, e le punì con pene e tormenti sopra il corpo suo.
Adunque l'anima, che è legata con Cristo crocifisso, lo segue, facendo vendetta, per onore di Dio e salute sua e del prossimo, della parte sensitiva; cacciando i nemici dell'anima sua; dei vizi, dico, e disobbedienza ch'egli ha avuto contro il suo Creatore, disobbedendo ai comandamenti suoi: e vi mette dentro, e riceve gli amici.
Gli amici sono le vere e reali virtù, fatte in amore e in perfetta carità. Perché uno dei principali amici che abbia l'anima, è la vera obbedienza. Chi tanto è umile quanto obbediente, obbedisce ai comandamenti santi di Dio. L'anima che molto s'innamora di questa obbedienza, che è un annegare e uccidere la sua volontà, si distende anco più oltre; che ella vuole osservare l'obbedienza dei consigli di Cristo, pigliando in ordine approvato, il giogo della santa obbedienza.
E non è dubbio, figliuoli miei, che ella è cosa più sicura e più provata. Ché, perché noi vediamo i religiosi infermi, non essendo osservatori dell'Ordine, nondimeno l'Ordine non inferma mai: ché ella è fondata e fatta dallo Spirito Santo.
Onde, se sentite che Dio vi chiama a obbedienza, rispondetegli. E se vi venisse in pensiero di non contentarvi per gli Ordini che sono così venuti meno, e per poco amore v'ha di molti traversi; io rispondo a questo pensiero, che molti monasteri ci sono, che al tutto ogni cattiva barba n'è uscita fuori; che, avendo voi volontà della religione, sarebbe molto bene e onore di Dio che voi n'andaste, essendovi un buon capo.
E fra gli altri monasteri, vi so dire di santAntimo, il quale, come Don Giovanni vi dirà, ha un abate, che è specchio d'umiltà e di povertà e d'unità: che egli non vuole essere il maggiore, ma il più minimo. Dio per la sua infinita bontà ne dispensi quello che debba essere più suo onore, e il meglio per voi.
Legatevi, legatevi insieme, figliuoli miei, caritativamente; l'uno sopporti e comporti i difetti dell'altro; acciò che siate legati, e non sciolti, in Cristo dolce Gesù. Amatevi, amatevi insieme: che voi sapete che questo è il segno che Cristo lasciò ai discepoli suoi, dicendo che ad altro non sono conosciuti i figliuoli di Dio, se non all'unità dell'amore che l'uomo ha col prossimo suo in perfettissima carità.
Ho avuta grandissima consolazione delle buone novelle dell'unità ch'io ho udita che avete insieme. Crescete. E non volgete il capo addietro; sì che io possa dire con san Paolo, quando disse ai discepoli suoi, che ne erano il suo gaudio, la sua letizia e la sua corona. Onde io vi prego che adoperiate sì, che io lo possa dire. Altro non vi dico.
Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.