10.00 Capitolo 51 guardando con l'occhio della sua misericordia il desiderio e la fame di quell'anima, diceva:

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10.00

Capitolo 51

guardando con l'occhio della sua misericordia il desiderio e la fame di quell'anima, diceva:

Dilettissima figliuola mia, io non sono dispregiatore del desiderio della creatura, ma anzi appago i santi desideri; per questo ti voglio chiarire e mostrare quel che tu mi domandi.

che io ti spieghi la similitudine dei tre scaloni, e che ti dica qual modo abbiano da tenere gli uomini, per uscire dal fiume e salire il ponte. Tu mi domandi

Di sopra ti parlai dell'inganno e della cecità dell'uomo, come mai in questa vita i peccatori gustano la caparra dell'inferno, quali martiri del demonio, e come ricevono eterna dannazione, frutto dovuto alle loro male opere.

Narrandoti queste cose, ti mostrai i modi che devono tenere per liberarsi; tuttavia ora te lo spiegherò appieno, per soddisfare il tuo desiderio.

e che questo amore è una nuvola che toglie il lume della ragione, nella quale sta riposto il lume della fede; né si perde l'uno senza che si perda l'altro. Tu sai che ogni male è fondato sull'amor proprio,

L'intelletto è la parte più nobile dell'anima: esso è mosso e nutrito dall'affetto.

Il ricordo, poi, lo rende non negligente ma sollecito, non sconoscente ma grato, cosicché l'una potenza porge aiuto all'altra, e l'anima si nutre della vita della grazia. La mano dell'amore, cioè l'affetto, empie la memoria del ricordo di me e dei benefizi che ha ricevuti.

ma sempre vuole amare qualcosa, perché è fatta d'amore, avendola io creata per amore.

Perciò ti dissi che l'affetto muove l'intelletto, come se gli dicesse:

E l'intelletto, sentendosi svegliare dall'affetto, si leva su, quasi per dire: Se tu vuoi amare, io ti darò ben quello che tu possa amare. E subito si leva in alto, considerando la dignità dell'anima e l'indegnità nella quale è venuta per sua colpa.

Nella dignità dell'essere gusta l'inestimabil e mia bontà e la carità increata con la quale io la creai; ma nel vedere la sua miseria, trova e gusta la mia misericordia, poiché per misericordia le ho prestato il tempo, e l'ho tratta via dalle tenebre.

aprendo la bocca del santo desiderio, con la quale mangia odio e dispiacimento della sua sensualità, con unzione di vera umiltà e perfetta pazienza, che seppe trarre da quell'odio santo.

Concepite le virtù, esse sono partorite perfettamente o imperfettamente secondo che l'anima si esercita nella perfezione, come ti dirò di sotto.

Al contrario, se l'affetto sensitivo si muove a voler amare cose sensibili, anche l'occhio dell'intelletto si muove verso di quelle, e si propone per oggetto soltanto cose transitorie, con amor proprio,

con dispiacere della virtù e con amore del vizio; da cui cava fuori superbia e impazienza. La memoria non si empie d'altro che di quello che le porge l'affetto.

Un tale amore abbacina l'occhio, che non vede né discerne che falsi chiarori. Per questo chiarore illusorio l'intelletto vede e l'affetto ama ogni cosa sotto l'apparenza di bene e di piacere.

Se non avesse questo chiarore falso, non peccherebbe, perché l'uomo di sua natura non può desiderare altro che bene.

Sicché il vizio, colorato col colore del proprio bene personale, nuoce all'anima; ma siccome l'occhio, per la sua cecità, non può discernere né conoscere la verità, perciò erra, cercando il bene e i diletti colà dove non sono.

Ti ho già detto che i piaceri del mondo, senza di me, sono tutti spine, piene di veleno; restano dunque ingannati l'intelletto nel suo vedere, la volontà nell'amare quello che non deve, la memoria nel ritenerselo impresso.

la memoria ritiene il ricordo continuo di quelle cose, che sono fuori di me; e in questo modo l'anima si priva della grazia.

Tanta è l'unione di queste tre potenze dell'anima, che io non posso essere offeso dall'una, senza che tutte mi offendano, poiché l'una porge all'altra il bene e il male, secondo che piace al libero arbitrio.

Il libero arbitrio è legato all'affetto; perciò lo muove come gli piace, e con lume di ragione, o senza.

Voi avete la ragione legata a me, a meno che il libero arbitrio non vi tagli via col suo amore disordinato; avete ancora la legge perversa della carne, che sempre insorge contro lo spirito.

La sensualità è serva, e perciò l'ho data perché serva all'anima, e con lo strumento del corpo voi possiate provare ed esercitare le virtù. Avete dunque in voi due parti: la sensualità e la ragione.

L'anima è libera, essendo stata liberata dalla colpa nel Sangue del mio Figlio, e non può essere signoreggiata, se non vuole consentire, legata com'è al libero arbitrio, il quale coincide con la volontà, ed è una cosa sola con lei.

Esso è legato in mezzo fra la sensualità e la ragione: a qualunque delle due si voglia voltare, lo può.

E' vero però che quando l'anima si reca a raccogliere con la mano del libero arbitrio le sue potenze nel mio nome, allora sono pure raccolte tutte le operazioni che fa la creatura, spirituali e temporali; il libero arbitrio si scioglie dalla sensualità e si lega con la ragione.

Io allora mi riposo per grazia in mezzo a loro, come disse la mia Verità, il Verbo incarnato:

Ti ho già detto che nessuno può venire a me, se non per mezzo di lui. Perciò ne ho fatto un ponte con tre scaloni, i quali figurano così i tre stati dell'anima, come ti dirò più sotto.