Leopardi De Sanctis incrocia un poeta già affermato, adulto. Della vita giovanile di L si sa molto: la nascita nel 1798 a Recanati, in una famiglia nobiliare.

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Leopardi De Sanctis incrocia un poeta già affermato, adulto. Della vita giovanile di L si sa molto: la nascita nel 1798 a Recanati, in una famiglia nobiliare dello Stato Pontificio, dal conte Monaldo e da Adelaide Antici. La prima educazione in casa, impartita da precettori ecclesiastici, con compagni di studi i fratelli Carlo e Paolina.

La formazione Letture appassionate dei classici; Tra il 1809 e il 1816 l’adolescente G. si dedica a letture sterminate, sviluppando vaste conoscenze, anche filosofiche e scientifiche. Il fratello Carlo, che divideva con G la stanza, ricorda di averlo veduto di notte «in ginocchio davanti al tavolino per poter scrivere fino all’ultimo momento col lume che si spegneva». Adolescente era alto meno di un

Lo studio matto e disperatissimo metro e mezzo, doppia gobba, anteriore e posteriore, infermità e sgradevolezze fisiche, malattie. Interiormente, questo ragazzo che era riuscito a mettersi alla prova in modo così estremo, era approdato ad una maturazione piena, affinando una sensibilità straordinaria e una nitida consapevolezza di sé.

La vocazione letteraria La vocazione letteraria di L si era espressa precocemente, attraverso tanti componimenti, in prosa e in poesia, che suscitavano l’orgoglio del conte Monaldo. L viveva questo contesto chiuso in cui si trovava, protetto e coltivato come un genio, come una gabbia: subiva l’autoritarismo della famiglia, la gretta morale, che impediva i suoi più spericolati slanci, anche culturali.

La reazione al padre Per reazione, si allontanava dall’ideologia reazionaria del padre; 1815-16: l’insoddisfazione, l’oppressione familiare, il desiderio vago di spazio, successo, imprese, amori lo induce a dedicarsi con ulteriore passione allo studio; è il periodo della cosiddetta conversione letteraria, della ricerca del bello, che lo inducono a originali prove poetiche (l’idillio Le Rimembranze e

La conversione al bello la cantica Appressamento della morte). 1817: inizia la corrispondenza con Pietro Giordani, che gli aprì nuovi orizzonti, gli diede coscienza del proprio valore. Il modello ideologico dell’amico lo allineava ancora più vigorosamente sulle posizioni del classicismo; si allontanava dall’ideologia del padre e abbracciava un patriottismo laico e liberale.

Lo Zibaldone 1817: inizia la stesura dello Zibaldone 1817: la cugina Gertrude Cassi Lazzari viene in visita a Recanati: G. prova un intenso sentimento, che lo spingerà a scrivere Diario del primo amore e Elegia prima La consapevolezza del suo stato, lo indusse ad un atteggiamento di rapporto agonistico verso il presente: G avvertiva la società contemporanea ostile, corruttrice, nemica

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica della natura. Questa percezione viene affidata nel 1818 al Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. Con questo scritto partecipa al dibattito tra i classicisti e i romantici, vivacissimo tra il ‘16 e il ’18. il Discorso fu spedito all’editore Stella ed era una risposta ad un articolo del romantico Ludovico di Breme apparso sullo «Spettatore».

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica Nel Discorso L espone la sua concezione poetica, nel quadro di una ampia prospettiva ideologica, con un senso molto vivo dei rapporti tra poesia e storia. Difende il classicismo senza formalismo retorico ma ponendosi nell’ottica che Fubini ha definito «primitivismo classico». L’imitazione dei classici, cioè, viene difesa in quanto essi sono legati alla natura, a una vitalità primigenia.

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica Segue l’insegnamento di Rousseau e ravvisa una contrapposizione netta tra natura e incivilimento: il rapporto con la natura fornisce una forte capacità di sentire, stimola l’immaginazione, produce illusioni che rendono accettabile la vita. Il mondo antico è simile all’infanzia e trova piena espressione in una poesia che sa illudere e dilettare seguendo la natura.

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica Con lo sviluppo della civiltà e delle conoscenze scientifiche dell’uomo moderno la facoltà fantastica viene spenta, così come l’immaginazione, l’illusione. Anche nell’incivilimento e nel progresso la poesia può essere l’unico modo per mantenere in vita le illusioni, nei modi di rappresentazione dei classici, più vicini alla natura. L’imitazione dei classici non dovrà essere servile ma dovrà

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica far rivivere il più ampio significato della loro poesia, che –contrariamente a quanto pensano i romantici- è una poesia sentimentale. In questa posizione L esprime la sua critica nei confronti del presente, in opposizione a quella visione dei romantici lombardi che riteneva che la letteratura dovesse essere utile. Tuttavia, la sua interpretazione della

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica poesia come espressione sentimentale, lo pone ai limiti della linea romantica. L’adesione al classicismo sembra dunque essere generata soprattutto dalla formazione erudita, filologica, dal razionalismo illuministico, dal distacco verso quell’atteggiamento romantico che induceva a guardare alla storia come progresso, crescita, evoluzione, conquista spirituale.

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica Il classicismo si traduce in L in spinta agonistica, di una tale forza ed evidenza che l’esperienza poetica sarà originalissima, oltre ogni possibile definizione. Il classicismo di L è realismo, capacità eroica di guardare alla vita, alla condizione dell’uomo per obbedire ad un desiderio di conoscenza e ad un principio di verità.

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica Nella poesia egli vede sempre un valore essenziale, uno strumento di conoscenza di sé e di vitalità: voce del «cuore» e dell’»anima», dell’io del poeta nel suo essere presente, la poesia è espressione integrale della persona. Tra i generi poetici, per L la lirica –nella forma classica- appare il più spontaneo e originario, vicino all’espressione della natura. La lirica può realizzare la tendenza più autentica della

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica poesia, dando voce alle sensazioni più indefinite: il suo ambito è il vago, l’indeterminato, l’infinito, la memoria, il ricordo. La poesia esprime l’indefinita immediatezza della coscienza; essa suscita una capacità di sentire l’esistenza, genera grandi illusioni e così si oppone alla vita sociale contemporanea, dominata dalla filosofia e

Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica e dall’egoismo. Nella fase finale, approdato ad un pensiero pessimistico sempre più integrale, L cambierà la posizione fin qui analizzata, affermando l’urgenza di una poesia filosofica, capace di unire sentimento e conoscenza.

La fuga Tra il ‘16 e il 19 a Recanati L ebbe in visita più volte Giordani; insieme a lui, per la prima volta, riuscì ad allontanarsi di casa per fare una visita a Macerata. Nel ‘19 sentì aggravarsi la sua infelicità: la malattia agli occhi lo affliggeva pesantemente. Nel luglio di quell’anno tentò di organizzare una fuga da casa; il padre reagì duramente e G. sprofondò in una depressione profonda.

La conversione filosofica In questa fase maturò il distacco definitivo dalla religione e l’adesione ad una filosofia sensistica e materialistica, anche se fino al ‘22, mantenne una linea di ossequio formale verso il cattolicesimo, per non aggravare i rapporti con la famiglia.

Le Canzoni Tra il 1819-23 elabora Le Canzoni; Nel 1824 le pubblica nel volume Versi 1822 soggiorna per alcuni mesi a Roma; è colpito negativamente dall’ambiente culturale della città, che si rivela volgare, meschino, mediocre. Mediocri gli sembrarono Angelo Mai e Francesco Cancellieri, a cui da Recanati aveva

guardato con tanta ammirazione. Da questo viaggio trae una consapevolezza profonda della meschinità della vita sociale e della funzione subalterna della cultura; avvertì ancora più nettamente la sua diversità; matura rifiuto di partecipare alla politica, rifiuto della passione civile. La natura stessa gli sembra negativa, cieca, ostile.

Alla sua donna Alla negatività del reale e alla caduta di ogni speranza di felicità rispondeva l’ultima canzone Alla sua donna del ‘24. In una condizione di distacco e di tranquilla indifferenza componeva le Operette morali, 20 nell’arco dell’anno, seguite da traduzioni di operette morali greche. Nel ’25 si allontanò da Recanati: l’editore Stella lo invitò a dirigere l’edizione delle opere

Bologna e Milano Di Cicerone. Partito da Recanati, fu a Bologna e poi a Milano Inizia a frequentare intellettuali bolognesi e nutre una vaga illusione amorosa verso la contessa Malvezzi, che lo respinse.

Recanati-Bologna-Firenze Nel ’26 a Recanati riprese le Operette morali; curò due antologie, la Crestomazia italiana e la Crestomazia poetica italiana Nel giugno del ‘28 raggiunse Firenze; qui frequentò Capponi, Montani, Tommaseo, Antonio Ranieri ed ebbe modo di incontrare Manzoni. A Firenze scrisse i Dialoghi di Plotino e Porfirio

Pisa Nel clima mite della cittadina, nel ‘27, ritornò alla poesia; compose Il risorgimento e A Silvia Torna a Recanati, dove inizia l’ultimo soggiorno nel «natio borgo selvaggio» 1829: nascono i canti più grandi, Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Firenze Dopo aver perso un premio di 1000 scudi dell’Accademia della Crusca per le Operette morali, gli amici raccolgono dei soldi per consentirgli di allontanarsi da casa e tornare a Firenze 1830: qui vive intensi rapporti sociali, è animato dalla volontà di far conoscere la sua figura d’intellettuale; incontra la Targioni Tozzetti

Firenze Da questo momento inizia a vivere con il napoletano Ranieri; Si svolge la vicenda dei moti del ‘31, di cui avverte tutti i limiti e le contraddizioni; 1831 escono I Canti In questa fase di contatti e di confronto con la cultura napoletana, comprende la separatezza della sua persona dal resto del mondo

La sua filosofia è lontana dagli indirizzi moderati e cautamente progressisti del mondo toscano e della cultura italiana di quegli anni; critica le ideologie spiritualistiche che sostengono lo sviluppo della società borghese contemporanea; è in contrasto con l’approccio positivo degli intellettuali che incontra.

Dialogo di Tristano e di un amico In questo contesto nasce l’ultima grande operetta Dialogo di Tristano e il gruppo di canti dedicato alla Targioni Tozzetti detti Il ciclo di Aspasia 1833: si reca a Napoli, Con Ranieri, alla ricerca di un clima più mite; qui lavora ai Paralipomeni della Batracomiomachia, sistema i Canti, si confronta con Puoti

Napoli 1836-7: con i fratelli Ranieri soggiorna nella villetta dell’avvocato Ferrigni a Torre del Greco, Torre Annunziata, ai piedi del Vesuvio; qui si dedica a La ginestra e Il tramonto della luna Progetta un’edizione delle opere ma muore a Napoli nel ‘37 I suoi resti sono presso la tomba di Virgilio, a Mergellina.

Le prime prove La convulsa attività di L adolescenze è molto diversa da quella della prima formazione degli altri scrittori: c’era in lui ostinazione, vastità d’interessi, la spinta a padroneggiare l’enorme biblioteca paterna. In quello che elabora tra i 10 e i 16 anni si riflettono sempre le prospettive ideologiche e culturali del conte Monaldo; eppure, nota Binni, vi si può leggere «una sostanziale

Intransigenza, un estremismo nella contrapposizione tra valore e disvalore». Agli inizi si muove tra suggestioni arcadiche settecentesche; conosce anche l’Ossian di Cesarotti. La sua erudizione filologica, filosofica, scientifica –costruita sui volumi della biblioteca paterna- lo induce ad una sorta

I primi scritti Di cattolicesimo «illuministico», per cui difende i valori della tradizione cristiana in quanto tradizione razionale, opposta alle dilaganti tendenze mitiche o superstiziose del romanticismo. Tra le prime prove, i saggi eruditi Storia dell’astronomia, Saggio sopra gli errori popolari, il cui taglio è animato dallo spirito illuministico di denuncia dell’errore e di

I primi scritti esaltazione della ragione; c’è però anche attenzione vero le credenze primitive, attrazione verso le antiche favole.

Gli anni della Restaurazione Nei primi anni della Restaurazione –che vedono il crollo della fiducia nel progetto napoleonico, la fine delle illusioni per quegli intellettuali che auspicavano una posizione più aperta da parte dei nuovi governi- G, seguendo da solo le sue inclinazioni e la sua intuizione, riesce a liberarsi dai condizionamenti dell’educazione familiare e investe tutte le sue energie nella letteratura e

Gli anni della Restaurazione nell’arte. È il periodo della conversione letteraria, basata su una visione classica della figura dello scrittore, su ideali di virtù e gloria. Sperimenta varie forme espressive –che gli sembrano congruenti con i suoi ideali di virtù e gloria- ma comprende che il mondo contemporaneo è poco attento a questi principi. La situazione in cui versava

La conversione letteraria L’Italia -sottoposta al dominio straniero, priva di un’autentica vita civile- lo inducevano a valutare il presente negativamente; così, spontaneamente l’impegno letterario veniva a confluire nell’impegno patriottico e nella considerazione della poesia come di un assioma civile. A questa fase (1818) risalgono le due canzoni civili All’Italia e Sopra il monumento di Dante

La conversione letteraria Prima di arrivare ad esse, aveva cercato la propria dimensione espressiva: per questo aveva tradotto gli Idilli di Mosco, il I libro dell’Odissea; aveva iniziato a lavorare alla traduzione della Batracomiomachia, il poemetto pseudomerico, incentrato sulla lotta tra topi e rane, su cui stese 3 redazioni, tra il’16 al ‘26.

La ricerca della propria dimensione espressiva Arriva a richiamarsi direttamente alle forme poetiche classiche: Le rimembranze, idillio funebre del ’16; Inno a Nettuno, finzione letteraria con cui offriva la traduzione di un poemetto greco. È questo il momento in cui la corrispondenza con Giordani, la lettura dell’Alfieri, la prima triste esperienza amorosa inespressa, coltivata verso la cugina, contribuiscono a fortificare

Diario del primo amore/Elegia/Il primo amore la certezza della propria diversità, della propria difficile, estrema condizione: il Diario del primo amore è un frammento in prosa in cui L descrive una passione amorosa scaturita dall’immagine della ragazza, eppure forte e violenta, al di là di qualsiasi riecheggiamento esteriore e letterario; si sottrae ad ogni modello, «a ogni ombra di romanzeria». Nell’Elegia invece c’è distacco, la vicenda è

Diario del primo amore/Elegia/Il primo amore vista da lontano, l’esperienza interiore si esalta come colloquio con la «bella immago». A questa prima Elegia se ne aggiunse un’altra (Elegia seconda) più esasperata, romantica; irrevocabile è il rapporto, la donna nulla sa della passione suscitata.

Le canzoni civili del ‘18 E dunque, parallelamente a questa ricerca stilistica e al confronto con il tema amoroso, arriva alla teorizzazione del Discorso di un italiano sopra la poesia romantica e alle canzoni civili All’Italia e Sopra il monumento di Dante, pubblicate in Roma, dedicate a Monti. L qui è poeta classico, magniloquente, vuole risvegliare le virtù dell’Italia riecheggiando

Le canzoni civili del ‘18 La gloria dell’antica Roma, la poesia sferzante di Dante, Petrarca, modelli supremi di tensione civile. Le canzoni hanno un tono alto, la poesia si allontana da ogni comunicazione con la mediocrità presente. Ognuna delle 2 canzoni tocca il punto più alto nella digressione che la porta oltre il nucleo tematico: in All’Italia, il ricordo dei ragazzi italiani morti nelle guerre napoleoniche

Le canzoni civili del ‘18 suscita il ricordo dei giovani morti alle Termopili; In Sopra…c’è il contrasto tra la situazione di un’Italia «vedova e sola» e il progetto di un comitato fiorentino per costruire il monumento di Dante.

Lo Zibaldone Nell’estate del ‘17, L prende a raccogliere i pensieri, gli appunti, le annotazioni destinati ad alimentare Lo Zibaldone dei pensieri, a cui lavorò fino al 1832. Sono quaderni manoscritti, ora in custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli. La materia raccolta nello Z è libera, legata alle più diverse occasioni, è fornisce elementi del pensiero di L sulla società, sulla lett, sull’uomo.

Lo Zibaldone Emergono i temi e il dipanarsi del suo pensiero, una filosofia mai sistematica, che procede per approssimazioni, domande, approfondimenti, secondo un metodo aperto, empirico, moderno. La filosofia di L. è asistematica ma capace di impostare prospettive essenziali sulla condizione umana proprio perché parte dall’esperienza e s’intreccia intimamente con

Lo Zibaldone la poesia. Per L. poesia e filosofia sono strumenti per comprendere la condizione umana e la realtà del mondo; l’attività di L è sempre speculare, un’indagine mai conclusa sulle ragioni della vita, sul sentire dell’uomo, sulla costruzione della società, sulla natura, sulle finalità dell’esistenza. La fil di L risente dell’illuminismo; fu estranea all’idealismo, che si diffuse in Germania tra la

Lo Zibaldone fine del ‘700 e l’inizio dell’800. È una fil negativa –più vicina all’esistenzialismo contemporaneo che all’ideal- che rifiuta ogni assolutizzazione della negatività; è legata alla concretezza empirica, all’esperienza, a una visione lucida e razionale della realtà. C’è un orientamento materialistico-pessimistico.

Lo Zibaldone 1817: pessimismo storico; la natura è fonte di vitalità, produce salvifiche illusioni; 1819: a questa lettura del mondo aggiunge l’adesione al sensismo, l’abbandono del cattolicesimo; è la conversione filosofica; Tuttavia lo Z attesta un’evoluzione incessante del pensiero, una considerazione sempre nuova della natura, del rapporto tra vero e illusioni

Il pessimismo cosmico 1823; si avvicina al meccanicismo materialistico; il pessimismo diviene cosmico, investe la natura, non più forza benigna ma forza ostile, cieca, contrapposta all’uomo, che deve procedere verso la conoscenza del vero, senza lasciarsi fuorviare dalle illusioni. Questa è la prospettiva delle Operette Morali (1824)

Lo Zibaldone Nel repentino passaggio da una riflessione ad un’altra, nella maturazione delle tensioni, i nuovi orientamenti –verso il ‘23- si sviluppano in un drammatico intreccio di concetti, un confronto tra vertiginose ipotesi alternative, che non si possono definire contraddizioni. L’iniziale esaltazione della natura e delle illusioni dopo la conversione filosofica e la vicinanza al sensismo si scontra contro il

L’evoluzione filosofica problema della felicità: l’azione delle illusioni sull’uomo deriva dalle condizioni date dai sensi e si spiega mediante la teoria del piacere; ogni comportamento umano è guidato dalla ricerca di esso. Il piacere si risolve in continuo desiderio o attesa del piacere; il raggiungimento di quanto desiderato si risolve in delusione e nuove aspettative. Il desiderio è sempre «infinito»

L’evoluzione filosofica Per questo l’uomo è incline ad immaginare, a «concepire le cose che non sono», che non ha. Questa teoria espressa nello Z si riflette nella concezione che l’uomo si serve di illusioni per dare senso alla propria vita; illusione è anche la poesia. La teoria del piacere si apre anche ad una lettura in prospettiva storica: parte dal concetto di «amor proprio», attaccamento

Amor proprio, egoismo, civilizzazione… a se stesso, che per l’uomo è fonte di tutti gli altri affetti e desideri di felicità. L’amor proprio è radice di affetti grandi, stimolo di virtù, generose illusioni. Per esso si produce la vita sociale. Nel mondo civilizzato però l’amor proprio sfocia in egoismo, chiuso e feroce. La civilizzazione è dominata da un’espansione sociale dell’egoismo, dalla ricerca ostinata del piacere e da desideri divenuti artificiali. Si è creata una

Seconda natura, psicologia, vita sociale seconda natura, sovrapposta a quella originaria. La vita sociale e psicologica dell’uomo si rivela come il prodotto delle circostanze in cui è inserito; così, persino il sentimento più inafferrabile, quello amoroso, si ricollega alle deformazioni dell’amor proprio e al desiderio di felicità, sperimentate nella società.

Vita/esistenza L non riesce a conciliare natura e civiltà e considera come soli elementi naturali della vita umana i dati fisici e biologici. Tra il ‘23 e il ‘24 –suggestionato dal meccanicismo- individua una contraddizione insanabile tra vita ed esistenza: considera che la natura non dà vita( forza, vitalità, desiderio d’illudersi) ma solo esistenza. Per questo il vivere è dominato dalla noia, dal continuo discordare dell’uomo

Vita/esistenza da se stesso. La natura tende solo a conservare se stessa, indifferente ai desideri e alle aspirazioni e distrugge tutto. Immerso nella materialità della natura l’uomo è «materia pensante», che con il pensiero si oppone alla forza cieca sovrastante, costruendo un sistema altrettanto infido e ingannevole di illusioni, aspirazioni, finti piaceri.

Vita/esistenza Questo impedisce all’uomo di vedere fino in fondo il vuoto dell’esistenza, di toccare la verità. 2/1/’829: «la mia filosofia fa rea d’ogni cosa la natura, e discolpando gli uomini totalmente, rivolge l’odio, o se non altro il lamento, a principio più alto, all’origine vera de’mali de’ viventi». Gli uomini cioè, sovrappongono ai mali

Vita/esistenza/morte avuti in sorte dall’esistenza, gli altri, che hanno costruito da sé; in questo il poeta si allontana da ogni visione progressista, ottimistica della vita; solo l’approdo alla morte libera di tutti i mali.

I piccoli idilli Negli anni della teoria del piacere, il poeta sperimentava la poesia degli idilli, formula classica, che riprendeva in endecasillabi sciolti, cui affidava ricordi, sentimenti dell’io, riducendo totalmente i riferimenti storico-culturali alla contemporaneità. 1819-21: Odi, Melisso; L’infinito; Alla luna; La sera del dì di festa; Il sogno; La vita solitaria; saranno in Versi (1826)

Le Canzoni Dopo le 2 canzoni civili, continua a confrontarsi con questa forma. Ora all’impegno subentra un’indagine sul senso e sulla giustificazione delle illusioni nella vita naturale e storica; c’è la progressiva rivelazione della loro vanità, che porta alla scoperta dell’arido vero. Nel tessuto delle canzoni la tensione ideologica si connette sempre con la convinzione di lavorare su un

Le canzoni di grande tradizione: la metrica è complessa, i modelli linguistici sublimi; personaggi dell’antichità che esprimono sentenze di resistenza alla realtà rovinosa Ad Angelo Mai, quand’ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica (1820); A un vincitore nel pallone; Nelle nozze della sorella Paolina (1821); Bruto minore (1821)(B. sconfitto dopo la battaglia di Filippi, si lascia andare ad un monologo, prima del suicidio).

Le canzoni Ultimo canto di Saffo (‘22) (tema del suicidio, legato all’infelicità personale, bruttezza fisica e amore non corrisposto per Faone); Alla sua donna (1823) (canto d’amore ad una donna che non si trova, a un’immagine ideale con cui cerca una comunicazione impossibile, consapevole che solo la realtà di questo rapporto potrebbe rendere accettabile la vita; l’inno è manifestazione di un desiderio assoluto, fisico e spirituale)

Le Operette morali Tra il ‘19-20 L progettava di scrivere dialoghi satirici alla maniera di Luciano; al ‘20 risalgono i primi abbozzi. 1824: 20 componimenti brevi in prosa, in cui miti filosofici servivano per indagare sul vero e criticare le illusioni, per approfondire la negatività della condizione umana attraverso l’immaginazione letteraria; il modello era quello dei dialoghi di Platone, che si esprimevano

Le operette attraverso costruzioni complicate, confronti tra voci diverse. Questa è una prosa estranea a quella del tempo; è classica ma regionalistica, vicina alla varia tradizione italiana; guarda ad un pubblico lontano, cui offre un linguaggio distaccato, lunare, poetico, rigorosamente filosofico.

Temi-Operette Si tratta di una lunga indagine sulla felicità, a partire dall’irrisione delle dottrine che mettevano l’uomo al centro dell’universo, in polemica con i sistemi ideologici artificiali che accrescevano l’infelicità dell’uomo. La civiltà è vuota, fugace, tendente all’accumulo di illusioni, destinata a vacillare a fronte della cieca forza della natura: è una condanna senza appello!

Operette morali Storia del genere umano; Dialogo d’Ercole e di Atlante; Dialogo della Moda e della Morte; Dialogo di un folletto e di uno Gnomo…Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare (il poeta amatissimo da L. è a confronto con i suoi fantasmi interiori); Dialogo della Natura e di un Islandese… 1827: Dopo l’uscita delle O ne compone altre, Il Dialogo di Plotino e Porfirio e il Copernico

Operette morali Il Dialogo tra i due filosofi neoplatonici si attesta sul fatto che l’unica cosa non ingannevole nella vita è la noia; negano le teorie sulla vita dell’anima e discutono del suicidio. Por contesta l’opinione che il suicidio non sia naturale, ; Plotino però conclude che gli uomini restano legati alla vita, che essa può avere valore per le sensazioni che si rinnovano, per i legami con i cari, che spingono

La poesia della rimembranza quanti si amano a sostenersi. Il senso di questo dialogo sembra attraversare anche la nuova fase della poesia; essa può dare voce al sentimento del presente, recuperando immagini del passato; il carattere di questa lirica è nel vago; nel ‘28 scrive che l’uomo sensibile «vedrà con gli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi il suono d’una campana; e nello stesso tempo coll’immaginazione

I Canti-I grandi Idilli vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono». La sensibilità poetica attribuisce così alle cose un valore più forte di quello che hanno realmente; In questa disposizione nascono Il Risorgimento, A Silvia e i Grandi Idilli (‘28-30), che insieme ai componimenti precedenti vengono raccolti nell’edizione dei Canti (Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato

I Canti-I grandi Idilli Il sabato del villaggio, Il canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Il passero solitario Dopo, prosegue nella formula prosastica delle operette, integrando il discorso già iniziato con il Dialogo di Tristano con un Amico e il Dialogo tra il venditore d’almanacchi e un passeggere

Il ciclo di Aspasia La frequentazione a Firenze della Targioni Tozzetti lo induce ad un sentimento pieno, che si afferma nel vuoto di qualsiasi altra presenza, nel disprezzo della volgarità del mondo contemporaneo. Il pensiero dominante è la canzone con cui invoca il pensiero, che possa giungere dall’esterno e abitare l’io; un pensiero fisico, capace di radicarsi nel corpo del poeta e dare

senso alla vita. A se stesso, Ad Arimane, Aspasia concludono il ciclo

La ginestra e Il tramonto della luna- Primavera del 1836, Torre del Greco: le immagini suscitate dal paesaggio del Vesuvio, l’inesorabile violenza della natura lo spingono a elaborare questo canto –La ginestra-in 317 versi in 7 stanze, con un’orchestrazione complessa, avvolgente e insistente. Il pensiero è concitato, afferma la distanza dalla volgarità, dagli inganni del pensiero corrente e prende le mosse dal paesaggio circostante; la ginestra è

La ginestra tenera resistenza; L’unico pensiero plausibile è quello illuminista, opposto nella sua luce a quello del «secol superbo e sciocco» in cui vive il poeta; il canto esprime una aspirazione collettiva a contrastare la natura matrigna, in un nuovo consorzio umano fondato sul vero.