Musica: Pietro Mascagni. Intermezzo. Testo: Matteo 25, 31-46 // 34 Tempo Ordinario –A- // Gesù, Re dell’Universo. Commenti e presentazione: Asun Gutiérrez. Musica: Pietro Mascagni. Intermezzo. Al termine del percorso c’è Dio per tutti; lì troveremo la luce e la verità, tutto sarà chiaro. Nel frattempo il presente del nostro camminare ci sembra ordinato secondo il senso che ci cogliamo e le speranze che ci attirano. Ma solo dopo l’identificazione con i bisognosi, con i poveri e gli emarginati possiamo capire di che cosa parla il Vangelo, e a cosa fa riferimento il Regno di Dio. José Alegre
La festa di Cristo-Re dell’Universo fu stabilita da Pio XI l’11 marzo 1925. Nell’Europa imperversavano arie anticlericali e atee. Si voleva con la festa affermare la sovranità di Cristo e della Chiesa in ogni sfera della vita umana. Il Concilio Vaticano II modificó e restituì l’autentico senso a questa Festività, spogliandola di ogni nostalgia di potere e di trionfalismo mondano. Fu per questo ammirevole e coerente al loro Re il fatto che un gruppo di vescovi, al termine del Concilio Vaticano II, scelse di formulare, tra l’altro, questi impegni: “Rinunciamo per sempre alla apparenza e al possesso della ricchezza, specialmente negli ornamenti, colori brillanti, ricchi fronzoli, insegne di materia preziosa, ecc. Rinunciamo ad essere indicati con nomi e titoli che significhino grandezza e potere, Eminenza, Eccellenza, Monsignore. Preferiamo essere chiamati con il nome evangelico di Padre”. ...
Terminiamo oggi la lettura che abbiamo fatto durante tutto l’anno - ciclo A – del vangelo di Matteo. Da domenica prossima, inizieremo con L’Avvento il ciclo B. Con il vangelo di Marco come "vangelo dell’anno".
«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. La gloria di Gesù – e la nostra – è consolare, ascoltare, perdonare, curare, liberare, accogliere, toccare lebbrosi, dar da mangiare, manifestare il proprio potere “lavando i piedi” a tutti, offrire il bene per il male, praticare la compassione e la misericordia, donare gioia, speranza e pace. Annunciare che il fine è costruire giustizia e solidarietà, aiutare le persone divenute povere, emarginate, oppresse, indifese. E’ il più grande dono che si possa offrire agli uomini e, allo stesso tempo, la più grande condanna per l’ordine stabilito.
E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Questa parabola, esclusiva di Matteo, è indirizzata ad una comunità che si sta impigrendo per il ritardo della venuta del Signore, che essi credevano imminente. Non conta come, né quando verrà la fine ma come pensa, a cosa dà valore Dio, che cosa, alla fine, è importante per Lui. Non parla di vita futura ma di vita eterna che, essendo eterna, è già iniziata e la stiamo costruendo quotidianamente.
Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi". Fondamentale è vivere come proprie le necessità degli altri: che la loro gioia si identifichi con la nostra gioia, che la loro felicità si incontri con i nostri sorrisi, i loro problemi con le nostre lacrime, i loro dolori con la nostra tristezza, la loro fame con il nostro bisogno. Diffondere misericordia. Distillare tenerezza. Come Gesù. Sempre ha ragione chi “viene incontro”, chi soccorre ed aiuta quanti sono nel bisogno.
Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?“ E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me". Dio è Padre/Madre. Tutto quanto si fa ai figli lo si fa al Padre/Madre. Quanti sono padri o madri sanno che è così. A ME LO AVETE FATTO è la sintesi definitiva, la risposta chiara a ogni nostra domanda e il progetto di azione della nostra vita. Dio si identifica con chi è nel bisogno di ogni tipo di aiuto. L’amore al prossimo è la prova più sicura dell’amore a Dio. Fondamentale per Lui è l’atteggiamento di amore o di indifferenza per i suoi figli e figlie.
Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m'accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste". L’ultima parola non è di quelli che si spartiscono il mondo, né della forza del denaro o di quella delle armi. L’ultima parola è di Gesù, che, per fortuna, non giudica con criteri umani, ma con quelli del Padre: la compassione e l’accoglienza. Non ci si chiedono cose difficili o straordinarie. Il messaggio di Gesù ci tranquillizza, ci dice che il Padre cerca l’essenziale, il concreto nella nostra vita quotidiana, in ciò che è a nostra portata: l’acqua, il pane, la gioia, la compassione, la solidarietà... per i nostri fratelli.
Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?“ Allora risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto non l'avete fatto a uno di questi minimi, non l'avete fatto neppure a me". Non è condizione indispensabile sapere che si sta costruendo il Regno. Avrebbe potuto farci altre “domande d’esame": se abbiamo pregato, se abbiamo fatto penitenza, se siamo stati a tante messe, se abbiamo “guadagnato” indulgenze, se abbiamo partecipato a qualche religione e, in essa, a qualche associazione o comunità religiosa, se abbiamo accaparrato qualche titolo di merito e nomina, se abbiamo fatto miracoli... Invece no, ciò che in definitiva conta è se abbiamo saputo imitare la vita del Figlio: nell’impegno, nell’aiuto, nel servizio, nell’amore.
Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna». «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». «Vedendolo sentì compassione e si avvicinò e lo curò». “Le mie vie non sono le vostre vie”. “Non abbiate paura”. “Vado a prepararvi un posto”. “Anche se una madre abbandonasse il figlio delle sue viscere, io non vi abbandonerò”. Percorrendo tutto il vangelo e vedendo l’atteggiamento di Gesù c’è chi può pensare che “i giusti” andranno a cantare lodi al Signore senza sentire un po’ di compassione, né piegarsi sui fratelli? Qualcuno può credere che il Padre e il Figlio saranno felici per l’eternità , con alcuni figli che non si preoccupano della sorte degli altri? Ci sentiamo attratti dalla riduzione di Dio al livello della nostra giustizia? Quanto non farebbe mai un padre o una madre con i loro figli, quello che neppure noi faremmo con i nostri fratelli o amici, con altri uomini, pensiamo, forse, che lo possa fare il Padre/Madre? Questo atteggiamento sarebbe compatibile con il cuore del Padre, con la compassione di Gesù, con l’onnipotenza del Dio/Amore, con la sua infinita misericordia? E’ questo il Dio di Gesù?
VENGA IL TUO REGNO Padre nostro che stai e regni nel cielo, che sei pure, e vuoi regnare sulla terra; aiutaci ad essere e a vivere da fratelli. Il tuo Nome sia benedetto, santificato, rispettato; tutti ti conoscano, e che noi ti presentiamo la nostra vita. Venga il tuo Regno: venga la giustizia, la solidarietà, la pace; nessuno muoia di fame, né di sete, né di odio; nessuno venga sfruttato, oppresso, nessuno venga escluso, emarginato, discriminato. Venga il tuo Regno, il tuo Spirito, e si collochi nei nostri cuori e cominci a regnare con forza in essi, affinché ci impegniamo nel fare la tua volontà già sulla terra, come si fa in cielo; affinché anticipiamo già oggi il regno di solidarietà che c’è in cielo. AMEN José Enrique Galarreta