Ε ἰ μ ὶ δ' ἐ γ ὼ θεράπων μ ὲ ν Ἐ νυαλίοιο ἄ νακτος κα ὶ Μους ν ἐ ρατ ὸ ν δ ῶ ρον ἐ πιστάμενος (fr. 1 West)
Iscrizione dei Mnesiepe: “!Il dio Apollo vaticinò a Mnesìepes che era conveniente e giusto onorare il poeta Archiloco nel modo che aveva in animo. E in osservanza a questo vaticinio di Apollo, chiamiamo il luogo «Archilocheion», costruiamo gli altari, sacrifichiamo agli dèi come ad Archiloco e lo onoriamo, secondo l’oracolo che Apollo ci rese. Quanto a ciò che decidemmo di scrivere, parte lo abbiamo appreso dalla tradizione antica, parte lo abbiamo verificato personalmente. Dicono infatti che Archiloco, ancora molto giovane, fu mandato dal padre Telesicle in campagna, al villaggio chiamato Leimon, per portare a vendere una vacca; partì che era già notte e splendeva la luna, per portare la vacca in città; quando fu nella località chiamata Lissides, gli parve di intravedere un gruppo di donne. Credendo che esse tornassero dai campi alla città, iniziò a motteggiarle, e quelle risposero con scherzi e risate e gli chiesero se portasse la vacca al mercato. Archiloco rispose di sì, e le donne dissero che gli avrebbero dato loro un degno compenso. Dopo aver detto così, scomparvero sia loro sia la vacca, ma Archiloco vide una lira posata ai suoi piedi. Ne rimase sconvolto, ma dopo qualche tempo comprese che gli erano apparse le Muse e che gli avevano donato una lira; la prese, si avviò verso la città e raccontò a suo padre quanto era accaduto…”
Fortuna e importanza di Archiloco in epoca ellenistica Adattamento parodico del modello esiodeo (Teog ) Importanza delle Muse ma consapevolezza del poeta
Il nonno Tellis trasferì a Taso il culto di Demetra (Paus. X 28, 3) Il padre, Telesicle, fu tra i colonizzatori di Taso La madre, Enipò, sarebbe stata una schiava (Ael. Var. Hist. X 13) MA ἐ νιπή vuol dire “biasimo”!!! Impariamo a valutare criticamente le notizie a noi giunte: cosa può voler dire questo???
Della sua vita abbiamo notizie dai suoi stessi frammenti:
Fr. 19 West “ο ὔ μοι τ ὰ Γύγ το ῦ πολυχρύσου μέλει, ο ὐ δ' ε ἷ λέ πώ με ζ ῆ λος, ο ὐ δ' ἀ γαίομαι θ ν ἔ ργα, μεγάλης δ' ο ὐ κ ἐ ρ τυραννίδος· ἀ πόπροθεν γάρ ἐ στιν ὀ φθαλμ ῶ ν ἐ μ ῶ ν.” “Non mi interessano i tesori di Gige dal molto oro, Non mi ha mai preso l’invidia, né rimango stupito Per le (sue) opere degne degli dei, non aspiro a un grande potere: È tutto così lontano dalla mia vista”.
Terminus post quem per la morte del poeta ( a.C. periodo del potere di Gige) Uso della persona loquens (Aristotele Rhet. 1418b 23) Messaggio etico: nulla di troppo! (μηδ ὲ ν ἄ γαν) Prima attestazione del termine τυραννίς
Fr. 122 West “ Non c’è più niente di inaspettato o impossibile, niente di strano, da quando Zeus, padre degli Olimpi, ha fatto di giorno notte, nascondendo la luce del sole splendente; il terrore ha preso gli uomini. Dopo questo, niente è più certo, tutto ci si può aspettare per gli uomini: che nessuno di voi si stupisca più vedendo le fiere dei monti scambiare il pascolo coi delfini sul mare, e preferiranno le onde sonore del mare alla terraferma, e a quelli piacerà il monte. …Archeanattide…figlio…alle nozze…agli uomini…”
Terminus post quem: 648 a.C. o 711 a.C. (Lasserre)? Mancate nozze con Neobule (Arist. Rhet. 1418b 23) Integrazione con il POxy 2313 fr. 1a in cui si parla di un Archeanattide e di nozze Primo esempio di adynaton
Archiloco non ebbe buoni rapporti con LICAMBE, uno dei suoi bersagli preferiti e padre della sua promessa sposa, Neobule: “ Padre Licambe, che ti è venuto in testa? Chi ti ha sconvolto i pensieri Che prima erano al loro posto? E ora per i cittadini Sei diventato una gran risata”. (fr. 172 W.)
In alcuni frammenti i toni si fanno più delicati: “Così potessi toccare la mano di Neobule” (fr. 118 W.) “E a lei i capelli/coprivano d’ombra le spalle e la schiena” (fr. 31 W.) ἔ χουσα θαλλ ὸ ν μυρσίνης ἐ τέρπετο ῥ οδ ῆ ς τε καλ ὸ ν ἄ νθος. “un ramo di mirto la rallegrava E il bel fiore della rosa” (fr. 30 W.)
Altri sono celebri per il tono particolarmente aggressivo, come il celebre Papiro di Colonia (fr. 196 W.) […] Ma ora sappi questo: Neobule/ un altro uomo l’abbia! Ahimé è appassita e ha due volte i tuoi anni,/ il fiore della verginità è svanito,/ e con lui la grazia che prima aveva, poiché sazietà non…/Di giovinezza mostrò il termine, donna folle./ Lasciala alla malora. Che non mi capiti,/ con una simile moglie,/ di essere oggetto di gioia maligna per i vicini.
Fr. 5 West Ἀ σπίδι μ ὲ ν Σαΐων τις ἀ γάλλεται, ἣ ν παρ ὰ θάμνωι, ἔ ντος ἀ μώμητον, κάλλιπον ο ὐ κ ἐ θέλων· α ὐ τ ὸ ν δ' ἐ ξεσάωσα. τί μοι μέλει ἀ σπ ὶ ς ἐ κείνη; ἐ ρρέτω· ἐ ξα ῦ τις κτήσομαι ο ὐ κακίω. “Qualcuno dei Sai si vanta dello scudo che presso un cespuglio, arma senza biasimo, senza volerlo ho abbandonato; ma mi sono salvato. Che mi importa di quello scudo? Vada alla malora! Presto me ne procurerò uno non peggiore!”
Rovesciamento dell’etica e del modello di virtù tradizionale (contro la civiltà di vergogna) Tormento interiore ( ο ὐ κ ἐ θέλων; ἐ ξα ῦ τις κτήσομαι ο ὐ κακίω) Realismo descrittivo (παρ ὰ θάμνωι) Invettiva liberatoria ( ἐ ρρέτω) Conclusione fortemente parenetica ( ἐ ξα ῦ τις κτήσομαι ο ὐ κακίω) Stile e forme epiche (vd. racconto di Odisseo ad Eumeo) rivitalizzati Critiche anche successive (Plutarco sugli Spartani, Crizia) Imitatori: Alceo (fr. 428 V.), Anacreonte (fr. 85 G.), Orazio (Odi II 7)
Fr. 114 West ο ὐ φιλ μέγαν στρατηγ ὸ ν ο ὐ δ ὲ διαπεπλιγμένον ο ὐ δ ὲ βοστρύχοισι γα ῦ ρον ο ὐ δ' ὑ πεξυρημένον, ἀ λλά μοι σμικρός τις ε ἴ η κα ὶ περ ὶ κνήμας ἰ δε ῖ ν ῥ οικός, ἀ σφαλ ς βεβηκ ὼ ς ποσσί, καρδίης πλέως. “ Non amo un comandante grande né che sta a gambe divaricate, né uno orgoglioso dei suoi riccioli, né con la barba ben curata. Ma per me sia pure piccolo e storto nelle gambe a vedersi ma ben piantato sui piedi, pieno di coraggio”.
Modello corretto definito e contrario Antitesi e parallelismo Invocazione di un modello diverso ( ε ἴ η= ottativo desiderativo) Contrapposizione al modello epico omerico del καλ ὸ ς κα ὶ ἀ γαθός? Scelte lessicali anticonvenzionali Prima comparsa della figura del miles gloriosus
Nella quotidianità, la morale di Archiloco è ancora vicina a quella omerica: ha una visione della vita serenamente amara, frutto di esperienze anche dolorose ma comprese ed elaborate. Appare consapevole del fatto che tutto è in mano agli dei, che la sorte è instabile e che l’uomo non può far altro che accettare gli eventi, con un misto di realismo e vitalità: “Cuore, cuore sconvolto da dolori irrimediabili, Sollevati, difenditi dagli avversari gettando contro il petto, Contrapponendoti da vicino alle insidie dei nemici, Saldamente; e quando vinci non vantarti apertamente, Né, quando sei vinto, piangere buttandoti a terra in casa, Ma gioisci delle gioie e addolorati dei mali Senza eccesso; impara a conoscere quale ritmo governa gli uomini”. (fr. 128 W.)