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PubblicatoClaudio Agostini Modificato 10 anni fa
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Vecchi e nuovi modelli organizzativi dellazione volontaria Bologna, 10 novembre 2010
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Lo scenario Decompartimentalizzazione dei bisogni Le nuove povertà degli anni 70 diventano le povertà diffuse del nuovo secolo Onda di ritorno del welfare Gli ultimi sono sacrificati ai penultimi si reimpone la logica del votante mediano Individualizzazione del rischio I sistemi di welfare indeboliscono le solidarietà sociali attraverso i programmi di acquisto individualizzati Meccanismi di attivazione di risorse obsoleti Il meccanismo di finanziamento pubblico del welfare si è inceppato
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Di cosa abbiamo disperatamente bisogno Interpretare e rispondere al cambiamento Ricollocare il focus sui nuovi bisogni – decostruire le vecchie categorizzazioni Trasformare i bisogni in risorse Socializzare le risorse rompere le culture dellassistenzialismo Ricostruire alleanze sociali costruire interventi che uniscono gli attori sociali in alleanze inedite Attivare nuovi meccanismi di coordinamento delle risorse Valorizzare leconoma sociale di comunità (pubblico/mercato/comunità)
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un dollaro investito in unimpresa con finalità sociali è assai più efficace di un dollaro dato in beneficenza. Il dollaro dato in beneficenza viene consumato una sola volta, mentre quello investito in unattività dimpresa continua a ripetere senza fine, come ogni altro capitale di impresa, il proprio ciclo produttivo creando benefici per un numero sempre crescente di persone
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I modelli organizzativi del terzo settore sono adatti a affrontare l sfide dellinnovazione?
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Limperativo innovativo …dobbiamo assolutamente uscire dalla morsa delle gare di appalto che ci stanno strozzando. Abbiamo messo in piedi due gruppi di lavoro tra i soci lavoratori per pensare a nuove idee. Ci è venuta in mente quella di fornire servizi di derattizzazione che sembrava un settore dove non cè molta concorrenza e stiamo pensando anche a altre idee.
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Cosa è lagire volontario? È unagire gratuito con finalità sociali
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Dove si trova il volontariato? Secondo i dati del Censimento ISTAT del nonprofit del 1999, il numero totale dei volontari in Italia era pari a 3.221.185. Di questi, 63.226 (2.0%) operavano in fondazioni, 38.743 (1.2%) nei comitati, 19.119 (0.6%) in cooperative sociali e 61.009 in altre forme di non profit. La maggioranza pari a 3.039.088 (94,3%) volontari operava in associazioni. Il censimento delle organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali effettuato da ISTAT nello stesso anno ci dice che i volontari presenti in esse erano 670.826, pari al 20.8% del numero dei volontari presenti nello stesso anno nel non-profit.
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I trend di sviluppo recenti Secondo lultima rilevazione della Fivol del 2006 su un campione di 12.686 organizzazioni risulta che: i) rispetto al 1997 le organizzazioni composte esclusivamente da volontari erano diminuite del 18,5%,(attestandosi al 15,5% del totale) e quelle con anche personale retribuito erano aumentate di 13 punti percentuali (portandosi al 25,3% del totale). Ii) La presenza di personale remunerato era così rilevante da far venir meno il requisito della prevalenza del lavoro volontario nell8,5% delle organizzazioni considerate. Iii) operatori in vario modo retribuiti: nel 2006 essi raggiungevano le 46.300 unità - di cui 16.600 circa con un rapporto di lavoro alle dipendenze.
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Il volontariato e il terzo settore Associazioni volontarie Associazioni volontarie che controllano enti commerciali Cooperative o IS con basi sociali multistakeholder Cooperative o IS che collaborano con associazioni volontarie Cooperative sociali Associazioni volontarie con retribuiti
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Le aree della crisi Associazioni volontarie Associazioni volontarie che controllano enti commerciali Cooperative o IS con basi sociali multistakeholder Cooperative o IS che collaborano con associazioni volontarie Cooperative sociali Associazioni volontarie con retributi
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I motivi della crisi Dipendenza finanziamenti pubblico Riduzione finanziamenti pubblici FSN 2013 44 milioni Isomorfismo Appiattimento professionale Grandi provider Mercati saturi Frammentazione Difficoltà di finanziamento Difficoltà a gestire attività complesse Riduzione incentivi alla partecipazione Problemi di governance Identità instabili
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Le tipologie dellinnovazione per il terzo settore IncrementaleLavorare con gli stessi gruppi di beneficiari e gli stessi servizi ma migliorando piano piano gli stessi Espansiva Lavorare con nuovi gruppi di beneficiari ma con gli stessi metodi e servizi Evolutiva Lavorare con gli stessi gruppi di beneficairi ma fornendo nuovi servizi Totale Lavorare con nuovi gruppi e nuovi metodi di lavoro e servizi
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Linnovazione per le OTSs in Italia Nessun innovazione40,4 Incrementale41,6 Espansiva 24,5 Evolutiva 16,2 Totale 14,7
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Perché è così difficile fare innovazione?
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Servono professionalità Servono idee Servono capitali Servono alleanze Serve flessibilità Servono persone
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Le caratteristiche delle TSOs che fanno innovazione totale Focus non solo interno ma anche esterno ****** Nuove organizzazioni***** Modelli di governance**** Specialisti***** Politiche pubbliche***** Networking******
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Un terzo settore per comparti stagni o con maggiore capacità di problem solving ? La logica dei comparti stagni Ciascuno fa la sua parte Volontariato e professionalizzazione rimangono separati La logica dellaumento della capacità di problem solving Volontariato e professionalizzazione cercano nuove interazioni e modelli più flessibili Il rischio è che il sistema rimanga ingessato e che la capacità ideativa dei diversi soggetti si impoverisca in un quadro di ambiguità e incomprensioni crescenti Favorire la trasformazione delle associazioni di volontariato in imprese sociali Promuovere linterazione e la collaborazione tra volontariato e cooperazione sociale Promuovere progetti congiunti Promuovere le TSOs multistakeholder
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