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Vitalberto Carlettino
Bulimia Vitalberto Carlettino
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La bulimia è un disturbo del comportamento alimentare.
Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno impulsivo di assumere spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento. L'episodio bulimico è caratterizzato dall'atteggiamento compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un determinato alimento. È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%). Generalmente compare attorno ai anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni). Si distinguono due tipi di bulimia: con condotte di eliminazione che vedono il soggetto ricorrere regolarmente a vomito autoindotto oppure all'uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi. senza condotte di eliminazione che vede il soggetto bulimico adottare regolarmente comportamenti compensatori inappropriati, ma non dedicarsi regolarmente al vomito autoindotto o all'uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi. Gli episodi bulimici possono essere scatenati da alterazioni dell'umore, stati d'ansia o stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere programmati anticipatamente. Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un'elevata assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né il continuo "spiluccare" durante la giornata.
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Come riconoscerla Il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ne trova le caratteristiche in: Ricorrenti abbuffate: dove per abbuffate si intende il mangiare in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo decisamente maggiore a quello che la maggior parte della popolazione mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. Durante queste abbuffate si ha la sensazione di non poter controllare le proprie azioni (si sente di non riuscire a smettere di mangiare che non si riesce a controllare cosa e quanto si sta mangiando). Atti compensatori ricorrenti ed inappropriati: per evitare l'aumento di peso, vengono utilizzate tecniche come quella del vomito autoindotto (dita in gola), abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo. Le abbuffate, assieme alle condotte compensatorie, devono manifestarsi mediamente almeno due volte la settimana per tre mesi Valutazione dell'autostima decisamente influenzata dalla forma e dal peso corporei
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Abbuffate ricorrenti caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull'atto di mangiare. Comportamenti di compenso. Il vomito autoindotto è il meccanismo di compenso più frequentemente utilizzato, molte persone utilizzano lassativi e diuretici impropriamente, altre fanno esercizio fisico in modo eccessivo. Le abbuffate e le condotte compensatorie devono verificarsi almeno 2 volte a settimana per tre mesi - Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee. Il disturbo non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa. Altre misure compensatorie per le abbuffate sono il digiuno nei giorni successivi o l'esercizio fisico eccessivo. Raramente viene fatto uso di ormoni tiroidei per accelerare il metabolismo ed evitare l'aumento di peso. La caratteristica principale della bulimia nervosa è un circolo autoperpetuante di preoccupazione per il peso e le forme corporee -> dieta ferrea -> abbuffate -> vomito autoindotto. La diretta conseguenza dell'intensa preoccupazione per le forme e il peso in soggetti che basano l'autovalutazione personale sulla magrezza è cercare di dimagrire seguendo una dieta caratterizzata da regole molto rigide. La dieta ferrea è la principale responsabile della comparsa delle abbuffate. Seguire una dieta rigida in modo perfezionistico porta prima o poi inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni che vengono vissute da chi soffre di problemi dell'alimentazione come una irrimediabile perdita di controllo. Le abbuffate in una prima fase possono dare piacere perché allentano la tensione del dover seguire in modo ferreo la dieta, col passare del tempo determinano però emozioni negative (paura di ingrassare, senso di colpa, vergogna, disgusto) che a loro volta possono innescare nuove abbuffate.
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I soggetti con Bulimia Nervosa tipicamente si vergognano delle loro abitudini alimentari patologiche e tentano di nasconderle. Le crisi bulimiche avvengono in solitudine: quanto più segretamente possibile. L'episodio può essere più o meno pianificato, ed è di solito caratterizzato (anche se non sempre) dalla rapidità dell'ingestione del cibo. L'abbuffata spesso continua finché l'individuo non si sente "così pieno da star male", ed è precipitata da stati di umore negativo, condizioni interpersonali di stress, intensa fame a seguito di una restrizione dietetica, oppure da sentimenti di insoddisfazione relativi al peso, la forma del corpo o il cibo. Una crisi bulimica è inoltre accompagnata da sensazione di perdere il controllo. La perdita di controllo associata alle abbuffate, però, non è assoluta: il soggetto può continuare l'abbuffata a dispetto del telefono che squilla, ma interromperla bruscamente se il coniuge o il compagno di stanza entra inaspettatamente nella stanza.
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Il frequente ricorso a condotte di eliminazione può produrre alterazioni dell'equilibrio elettrolitico e dei fluidi, tra cui i più frequenti sono: ipopotassiemia, iponatriemia, ipocloremia. La perdita di succo gastrico acido attraverso il vomito può produrre alcalosi metabolica (aumento del bicarbonato sierico), mentre l'abuso di lassativi per indurre diarrea può provocare acidosi metabolica. Alcuni individui con Bulimia Nervosa presentano una lieve elevazione dell'amilasi nel siero, probabilmente legata all'incremento dell'isoenzima salivare. Il vomito ripetuto può condurre ad una cospicua e permanente perdita dello smalto dentale, specialmente a livello delle superfici linguali dei denti incisivi. Questi denti diventano scheggiati, intaccati, e "tarlati". Inoltre si può avere un aumento della frequenza delle carie. In alcuni individui le ghiandole salivari, in special modo le parotidi, possono marcatamente ingrossarsi.
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Come quindi abbiamo gia detto la paura di ingrassare e la preoccupazione per il cibo sono una costante. Il soggetto che si vede eccessivamente grasso, avverte sentimenti di colpa ed inadeguatezza, che associati all’umore depresso,lo inducono ad auto punirsi. Per quanto riguarda le donne, possono sorgere dei conflitti con la propria femminilità,a volte così profondi, da ostacolare sia i rapporti con genitori ed amici,che le relazioni di tipo sentimentale. Secondo la più recente versione del manuale diagnostico DMS-IV esistono dei criteri comuni di riconoscimento, che ci permettono di asserire, che si tratta di bulimia nervosa (vedi figure)
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Il soggetto mangia in brevissimo tempo una quantità spropositata di cibo ed ha la sensazione d perdere il controllo durante l evento Per prevenire l’aumento di peso l’individuo assume comportamenti compensatori quali l’utilizzo di lassativi e diuretici o uno spropositato esercizio fisico Il soggetto si abbuffa ed assume condotte d eliminazione volontaria almeno due volte la settimana per almeno dei mesi Il livello di autostima viene influenzato dalla forma e dal peso corporei Tutto ciò induce alla depressione
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Con condotte di avvuotamento
Autoimposizione di condotte di eliminazione che portano al vomito autoindotto e in seguito all’uso in maniera spropositata di lassativi e diuretici Senza condotte d avvuotamento In sostituzione di condotte di eliminazione si vede che il risultato finale è sempre il vomito o comunque l’uso d lassativi o diuretici
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La terapia cognitivo-comportamentale della bulimia nervosa punta a cercare di modificare l’idea che il peso e le forme corporee costituiscono l’unico o il principale fattore in base al quale calcolare il proprio valore personale. Il trattamento prevede tre fasi per una durata complessiva di almeno sei mesi. La prima fase si propone di fornire informazioni sul disturbo e di ridurre le abbuffate regolarizzando la frequenza dei pasti e utilizzando attività alternative. La seconda fase mira a rendere stabile il comportamento alimentare attraverso la normalizzazione delle porzioni e la scelta della qualità degli alimenti, e a ridurre l’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee. La terza fase prevede l’applicazione di procedure finalizzate a prevenire le ricadute, a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento e alla preparazione della fine della terapia. I farmaci che, nell'esperienza clinica, si sono mostrati efficaci nel trattamento di tale disturbo sono gli antidepressivi appartenenti alla categoria degli inibitori selettivi del ricaptazione della serotonina (SSRI). L’uso dei farmaci antidepressivi nella cura della bulimia nervosa è dimostrato essere efficace per tre principali motivi: permette una riduzione media del 50-60% nella frequenza delle abbuffate nel giro di qualche settimana; permette una riduzione equivalente nella frequenza del vomito, un miglioramento dell’umore e del senso di controllo sull’alimentazione e una diminuzione della preoccupazione per il cibo; l’effetto antidepressivo del farmaco si verifica sia nei soggetti depressi che non depressi. Tuttavia è necessario sottolineare che recenti ricerche indicano che in molti soggetti il farmaco risulta non avere efficacia a lungo termine. Sembra infatti che, sebbene il farmaco antidepressivo riesca a ridurre le abbuffate, non possa eliminare alcuni fattori specifici che contribuiscono al mantenimento della bulimia nervosa, come ad esempio la dieta ferrea
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Carlettino Vitalberto 4°C
Fonti Ipsico (istituto di Psicologia e Psicoterapia comportamentale cognitiva) Wikipedia
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