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LA FORZA DELLA MENTE NELLA STORIA
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“La Sapienza è la Vita che Dio ha creato in Cristo attraverso lo Spirito. Le persone sono sapienti non perché sono intelligenti, ma perché vivono e si mantengono nel rapporto profondo d’amore tra la forza di Dio e le loro forze personali da cui scaturisce la vita e l’ordine di tutte le cose.” La mente sapiente ha occhi che vedono ed orecchie che odono le immagini ed i suoni che provengono da un’anima in relazione d’Amore con il proprio Creatore ed ha un cuore aperto alla relazione, che sa e conosce al là dell’esperienza sensibile e dei ragionamenti.
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Presso i popoli antichi la mente non ha nome, non perché essi non ne facciano uso, piuttosto perché non è un’entità separata dal resto delle forze dell’uomo. E’ ovvio che, se pensiamo all’uomo primitivo, non possiamo credere che non abbia usato la mente. La mente del Neanderthal o del Cro-Magnon non era però staccata dalla realtà, perché era vitale per quest’uomo entrare in relazione con l’ambiente attraverso le sue forze personali per risolvere problematiche quali il freddo e la fame; vi era però anche l’intuizione, quella che gli psicologi chiamano “insight”, attività inconscia capace di trovare risoluzioni geniali che ancora oggi gli antropologi non sanno spiegare con le loro intelligenze razionali. La scoperta del fuoco, la ruota, la lavorazione dei metalli, la scrittura, la matematica, l’astronomia non sono state scoperte casuali né ragionate, ma frutto di una mente in collegamento con le forze inconsce, capaci di osservare ma anche di intuire e di scoprire quindi la natura e le sue leggi non per dominarla ma per entrare in relazione con lei.
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Le civiltà antiche Nonostante i loro limiti, le riduzioni ed i condizionamenti culturali i popoli antichi non parlano della mente. Essi parlano di “cuore”, ovvero di inconscio. Per gli Egiziani, nel “Libro dei Morti”, quando il defunto si presenta davanti al dio Osiride e proclama la propria innocenza davanti ad un lungo elenco di colpe, è il suo cuore che viene messo su un piatto della bilancia, mentre sull’altro vi è l’immagine di Ma’at dea dell’ordine cosmico, ma anche dell’ordine morale e sociale, del regolare funzionamento di ogni cosa. Avere un cuore giusto significa dunque aver rispettato l’ordine naturale che regola la vita dell’uomo e del cosmo.
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I Greci di Omero I Greci di Omero non sono il popolo che noi conosciamo storicamente, soprattutto Troia e la sua guerra non sono quelle di Schlimann e della collina di Hissarlik. La cecità della mente razionale dei filologi del ‘700/800, persi in mille ragionamenti se Omero fosse cieco o no, se fosse veramente esistito o no, se avesse scritto lui o no entrambi i poemi famosi, non erano stati in grado di vedere la verità. L’ha vista un ingegnere. I poemi giunti fino a noi, secondo questa recente interpretazione, sembrano parlarci di una popolazione nordica, che abitava la penisola scandinava intorno al XV secolo a.c. Questo popolo è un popolo forte, che pur con numerosi limiti, percepiva l’immortalità dell’anima e la presenza delle divinità accanto a loro, non proprio dentro di loro, ma molto vicine e presenti, capaci di sostenere o di condannare l’uomo alla gloria o alla morte, senza una precisa ragione per la verità, ma consapevoli di non essere i signori della propria vita.
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La mente dei Greci I Greci di Omero non avevano una sola parola per indicare la mente, essi, come per il corpo e per la vista, avevano una serie di parole che indicavano non l’atto in sé, bensì l’atteggiamento, i gesti, il movimento, le emozioni che accompagnavano l’azione o la funzione sempre intesa come un sistema, un complesso di eventi che concorrevano a caratterizzare vari momenti del vedere o del comprendere. Il corpo, per esempio, cambiava nome spesso, veniva chiamato “membra” se era movimento, “pelle” se si voleva indicare la sua superficie, l’involucro corporale che dava il colore del corpo, “soma” se invece era un corpo morto, un cadavere. Anche il vedere riceveva il suo significato autentico dall’atteggiamento che lo accompagnava.
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Saper vedere Il “vedere” per la lingua Omerica non era mai la semplice funzione, bensì il modo intuitivo in cui si vedeva. Si può vedere “ in modo sinistro” e terribile, lampeggiante, ed è il modo in cui viene colto lo sguardo del veggente, dell’indovino ed anche del serpente, ma anche il guardare con nostalgia lontano; oppure si può guardare in modo fiero, gioioso e libero o in modo meravigliato, spalancando la bocca. Quando questo sistema di intendere l’atto visivo si perderà il verbo più usato per vedere avrà il significato di “essere spettatore” o “di stare a guardare”, “osservare”.
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La mente Per indicare la mente poi avevano essenzialmente tre parole: “thumos” che indicava le emozioni, le passioni, che animano il corpo e imprimono il movimento agli arti e che accomuna gli uomini agli animali; “psichè”, che indicava il soffio vitale, l’anima che scende nell’Ade quando abbandona il corpo e la più nota “ nous”, che, per gli studiosi, non è assolutamente scindibile dallo “thumos” e dalla “psichè” e che è colei che permette la percezione delle immagini, nel significato di intendere e penetrare in profondità, collegato alla funzione del “vedere”, anzi preferibilmente del “sapere”.
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La mente che vede e sa Uno dei verbi più usati per “vedere”, non è un caso, ha anche il significato di sapere. In quanto ho visto, so, ma questa conoscenza non è affidata alla semplice funzione visiva, bensì ad una partecipazione dell’anima alla vista che genera conoscenza, questa è la mente, il vous, per i Greci di Omero, lo spirito che vede con chiarezza e sa. Tutte e tre, insieme, thumos, psichè e nous, sentimenti ed emozioni, soffio vitale che anima le membra e immagini che danno una visione chiara e sapiente, animano il corpo vivente, senza vi è il “soma”, il cadavere.
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Una mente “primitiva” Gli studiosi della lingua greca chiamano questo modo di esprimersi “primitivo” e ritengono moderno invece la successiva espressione dell’atto conoscitivo e visivo, ridotta e fissata in un unico significato, incapaci di cogliere la ricchezza di questo modo “omerico” di percezione della realtà dell’uomo che accedeva ad un’altra via di conoscenza, oltre il mondo sensoriale. Ovviamente anche questo modo “omerico” è molto lontano dalla verità e dalla vera natura dell’uomo, ma appare migliore certamente del successivo approccio che i Greci storici avranno con questa dimensione della conoscenza.
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La filosofia Perduta questa esperienza della conoscenza, vi è la filosofia, che non “sa” più vedere e conoscere, perché può solo affidarsi agli organi di senso. Empedocle ( filosofo eleatico del V sec. a.c.) dice a tal proposito: “Gli organi di senso sono fortemente limitati, poiché molte miserie li colpiscono che rendono ottusi i pensieri, ben poco si scorge nella propria vita, si muore presto e si ha la certezza solo del poco in cui ci si è imbattuti. Chi può affermare di aver trovato il tutto? L’uomo non lo può vedere, né udire, né afferrare con la mente (vous).”(fr.3) Empedocle con queste parole ci testimonia come sempre più ci si allontana dalla conoscenza e come la mente non è più in grado di fornire risposte soddisfacenti, perché sempre più limitata.
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Dal nous al logos Per Eraclito (VI-V sec.a.c.) il nous, che ha ancora il significato di penetrare nell’interpretazione, ha però bisogno di certezze, di un criterio pubblico e comune, quello della ragione, il logos, da tutti condiviso e pubblicamente riconosciuto. Con Anassagora (462 a.c.), il nous diviene Intelletto Cosmico che imprime movimento ai corpi che si uniscono e si respingono, come l’intelletto muove le membra del corpo umano,perdendo per sempre quella dimensione complessa omerica che dava vita al corpo, thumos, psichè e nous.
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Il sillogismo aristotelico
Quando Aristotele ( a.c.) svolge un’indagine sui ragionamenti, intende studiarne la forma e non il contenuto, divenendo l’inventore della logica formale, con l’intento di costruire ragionamenti corretti. Se le premesse sono vere la conclusione non può essere falsa. La validità del sillogismo però risiede nella sua struttura formale e non nella verità o falsità delle premesse, ci possono essere conclusioni corrette anche se le premesse sono false e quindi le deduzioni possono essere valide ma non necessariamente vere. Tutti gli animali sono mortali Tutti gli uomini sono animali Tutti gli uomini sono mortali Tutti gli animali sono immortali Tutti gli uomini sono animali Tutti gli uomini sono immortali
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La verità intuita Lo stesso Aristotele quando deve definire in quale modo si ottengono premesse prime, gli assiomi, quelle comuni a tutte le scienze, come per esempio il principio di non-contraddizione (A=A non può essere A=B), di identità (A=A non è non-A) o del terzo escluso (A=B oppure A=non B), anche lui deve ricorrere ad una verità intuitiva, non meglio definita ma certamente non dimostrabile attraverso il ragionamento, riconoscendo implicitamente i limiti del suo procedere.
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La retorica L’arte del parlare su qualsiasi cosa, anche le più inutili, avendo come punto di riferimento non il Bene , ma l’utile personale è un male che, attraverso la sofistica, dalla Grecia giunge fino a noi. E’ un male che i Greci ridotti e deboli, senza Dio e senza anima, colpiti nella sessualità e quindi nei nervi e nel corpo, coltivano come unica possibilità di accesso alla realtà che però diviene per loro sempre più incomprensibile. Le ultime scuole filosofiche infatti, epicureismo, scetticismo, storicismo, non cercheranno nemmeno più di comprendere il mondo, ma cercheranno solo la felicità, senza trovarla, per un uomo che sempre più sofferente tenderà ad isolarsi ed a rinchiudersi in se stesso per paura del dolore divenuto ingovernabile. La retorica però è l’insegnamento per eccellenza nelle scuole e nelle Università per molti secoli ed anche la filosofia.
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Il ragionare è diabolico
Il ragionamento è diabolico, è il mezzo attraverso il quale il serpente tenta Eva, è il mezzo attraverso cui il diavolo tenta Gesù stesso. Stacca la ragione dal collegamento con le altre forze e fa credere all’uomo, come fu per Adamo ed Eva, di poter, per suo mezzo, conquistare l’immortalità e divenire come Dio, precipitandolo invece nell’abisso della cecità e della sordità.
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“Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; (…) allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi.” (Gen.3,1e7). Usando la ragione e riducendo la mente alla sola attività razionale, si crede di vedere e di udire ciò che prima non si era visto ed udito, in realtà colpiscono i sensi immagini e suoni che scollegati dall’anima e da Dio, separati dall’inconscio e dalle forze in collegamento con l’Albero della Vita, non si sanno più spiegare e quindi comprendere, facendo della terra un luogo che produce spine e cardi, della vita stessa dolore e delle relazioni desiderio di dominio e/o necessità di sottomissione.
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La dea Mens I Romani avevano un tempio sul Campidoglio per la dea Mens. Questa era la dea dell’ordine, del comportamento adeguato, governato dal potere, anzi sottomesso al potere politico. Essa era il contrario del furore, dell’invasamento,dei comportamenti che non rispettavano le regole imposte dall’ideologia dello Stato. Anche la mente a Roma è sottomessa all’ideologia dello stato, si può pensare solo ciò che serve allo stato, il resto è caos e quindi vietato
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Il ragionare dei cristiani
Non dimentichiamo che i cristiani perdono Cristo quando cominciano a cedere al ragionamento ed alle argomentazioni filosofiche greche, pur di essere accettati e non più criticati come irrazionali seguaci di una fede senza logica. Le eresie nascono dal ragionare su Cristo, ovvero dall’accostarsi a Lui con una ragione che non comprende “il cuore” del cristianesimo, stoltezza per la mente, follia per la ragione.
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Le eresie Eresia, scelta sul significato della parola e della natura di Cristo, soggetta a varie interpretazioni. L’arianesimo fonda il suo ragionamento sull'affermazione che ciò che è generato non può essere di pari potenza del suo creatore e che quindi Cristo non poteva essere della stessa natura divina del Padre, piuttosto umana. Il Nestorianesimo da Nestorio, patriarca di Costantinopoli, ammette che in Cristo convivessero due nature e due persone, unite tra loro da un rapporto puramente spirituale. Nestorio negava anche la "favola pagana", per usare suoi termini, di Maria come madre di Dio e Dio stesso avvolto in fasce e crocifisso. Lo Gnosticismo, (da gnosi, ovvero conoscenza), afferma che la salvezza è data da Dio soltanto a pochi uomini, ai quali è stata trasmessa attraverso una conoscenza particolare ed elitaria. La salvezza non è trasmessa da Cristo, ma da ciò che l'uomo conosce e può raggiungere con le proprie facoltà mentali e attraverso la propria azione, secondo ciò che ha dentro di sè.
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Le eresie Il Pelagianesimo. Trae origine da Pelagio ( d.C. circa), un monaco britannico. Egli sosteneva che la salvezza dell'uomo non fosse nelle mani assolute di Dio, ma che l'uomo potesse arrivare da sè, con le proprie forze, alla grazia e alla redenzione. Il Donatismo si caratterizza come movimento scismatico. Le sue origini risalgono già al periodo delle persecuzioni dei primi cristiani e predica la necessità che la Chiesa si configuri come un'organizzazione fortemente elitaria e selettiva, composta da cristiani puri (non ammetteva infatti il rientro in seno alla Chiesa dei sacerdoti convertiti sotto persecuzione). Il monofisismo. Nel 448 a.c., Eutiche, un monaco di Costantinopoli, in polemica con Nestorio afferma la presenza di due persone distinte (l'una divina e l'altra umana) nel Cristo incarnato; Eutiche ipotizzò che, prima dell'incarnazione, c'erano due nature, ma dopo una sola, quella divina, derivata dall'unione delle due nature stesse (ek duo physeon). In questa maniera, Eutiche negò che la natura di Cristo fosse consustanziale alla nostra, fatto che, quindi, impedirebbe di redimerci attraverso di Lui.
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Non è possibile accogliere Cristo se non con il “cuore”.
“Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore” (Mt, 13 15).
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Nel Medioevo La tensione religiosa, la ricerca della propria anima e della relazione profonda con Dio nel Medioevo corrono di pari passo con gli studi dialettici e retorici che comunque sono ritenuti l’istruzione per eccellenza insieme allo studio del latino e di quegli autori sopravvissuti e tramandati attraverso le trascrizioni amanuensi. La formazione culturale nelle Università del XII secolo partiva dallo studio delle “arti liberali” che erano sette, tre erano le arti del trivio : grammatica retorica e dialettica, mentre quelle del quadrivio erano aritmetica, geometria, musica e astronomia. Lo studio del diritto era svolto nell’ambito della retorica, con la quale aveva stretti legami già nella cultura greca e in quella romana. La filosofia poi fioriva tramandando il pensiero dei greci e dei latini tutto teso alla ricerca della felicità inseguita attraverso le spiegazioni ragionate dell’epicureismo, lo stoicismo, lo scetticismo
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Umanesimo e Rinascimento
L’Umanesimo ed il Rinascimento pensano di poter dimenticare le sofferenze di una sessualità negata, di un corpo e di nervi duramente provati dalla lontananza dell’anima da Dio esercitando la ragione, la filosofia e la riscoperta dei classici, che invece contribuiscono a far sentire sempre più forte il senso della morte e di inutilità della vita, che dunque và vissuta senza illusioni e per quello che offre. Si apre così la via nei secoli successivi allo studio anatomico dei corpi senza vita, sui quali esercitare la ragione e l’intelligenza senza più essere in grado di cogliere ciò che non è più evidente: l’uomo non è solo carne senza vita, l’uomo non è solo esercizio della ragione.
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La dea Ragione Nel 700 la sofferenza per i numerosi condizionamenti della sessualità, dei nervi, del corpo, divenuti modo d’essere, fissati nelle cellule nervose di ognuno, creano un inconscio malato ed una mente mal funzionante, nel senso che là dove si pensa di comprendere tutto e di risolvere tutto, soprattutto il malessere e la sofferenza della persona, con una ragione ormai svincolata, separata e divisa da Dio e dalle altre forze, si consente al diavolo di stabilire sede stabile per le sue opere.
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Nuovi Ideali: la democrazia
Fratellanza, libertà uguaglianza. Questi i nuovi “valori” che l’illuminismo in accordo con la massoneria esporta in tutto il mondo innanzi tutto attraverso la rivoluzione francese. Da qui nasce l’idea della democrazia. Sostanzialmente, gli studiosi e gli storici più onesti non credono che la democrazia sia mai esistita. Dietro questa parola si celano gli interessi di una classe sociale, che, dal ‘700 ad oggi, attraverso il razionalismo, il relativismo morale, il capitalismo e gli attacchi alla religione ed a Cristo, ha mirato unicamente al mantenimento di un potere fondato sulla ricchezza, governando “ masse” di uomini dei quali disporre per elezioni, per manifestazioni e scioperi, per una lotta di classe alla ricerca di una giustizia sociale, che in realtà non ha mai cambiato la vera sofferenza dei più poveri, ma che soprattutto ha reso gli uomini “consumatori di beni”, a tutto vantaggio dei loro produttori.
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Le libertà proclamate dalla rivoluzione si scontrano nella stessa Francia con una realtà fatta di schiavismo e razzismo su cui si fonda l’imperialismo anche di gran parte delle nazioni europee, bisognose di manodopera e nuovi mercati per i loro profitti. La Francia per prima, mentre in patria fa la rivoluzione, nelle colonie mantiene la schiavitù. Il continuo riferimento ai Greci ed ai Romani durante la rivoluzione francese, il Neoclassicismo, l’arte tutta tesa alla loro imitazione mira al recupero di valori disancorati dalla religione e soprattutto dal cristianesimo, in quanto le civiltà antiche erano pagane e dunque potevano essere prese come modello di libertà e democrazia. La rivoluzione poi si fa attacco violento di un gruppo sociale di non possidenti, i giacobini, contro le classi privilegiate ed a ben guardare la parte giacobina sanguinaria ed estremista sarà proprio quella destinata all’insuccesso, per il pericoloso attacco alla “libertà della ricchezza” di cui si era resa promotrice ( ).
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La rivoluzione francese intende inoltre procedere ad un radicale programma di scristianizzazione della società. Viene sostituito il calendario gregoriano con un nuovo calendario rivoluzionario in cui sono soppresse tutte le festività religiose sostituite da festività civiche, in cui i “martiri della libertà” divengono oggetto di vera e propria venerazione. Si moltiplicano le persecuzioni contro i preti e numerose chiese, compresa Notre Dame, vengono consacrate al culto della Dea Ragione, guida spirituale della rivoluzione e “della lotta dell’uomo contro la superstizione ed i pregiudizi”.
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Napoleone Bonaparte Illuminista e massone, Napoleone è la figura chiave della trasformazione della rivoluzione in rivoluzione borghese con il ripristino della schiavitù coloniale, formalmente abolita dai giacobini, e l’abolizione del suffragio universale. Dall’altra persegue una politica di conquista e non certo di libertà di cui farà le spese anche l’Italia e continua nell’attacco alla Chiesa ed al cristianesimo, da sradicare totalmente, almeno nei suoi progetti.
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Gli occhi di Maria Mentre le truppe di Napoleone invadono lo Stato pontificio, saccheggiandolo e devastandolo, nel luglio 1796, si manifestò un fenomeno inspiegabile: più di cento immagini sacre (in gran parte mariane) si 'animarono'. Muovono gli occhi, mutano colore, talvolta cambiano espressione. Il fenomeno, iniziato ad Ancona, aveva avuto come testimone lo stesso Napoleone, ma fu a Roma che ebbe larghissima diffusione, per mesi, senza che nessuno lo smentisse, anche fra i non cattolici. Le autorità religiose - pur desiderose di non irritare gli invasori - furono 'costrette' ad aprire un rigoroso processo, dove sfilarono decine di testimoni e uomini di scienza. La sentenza finale non poté che confermare quanto tutti pensavano: davvero la Madonna aveva voluto testimoniare la sua protezione per la città minacciata.
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Vittorio Messori, scrittore noto per le sue ricerche sui 'carismi' mariani, ritiene una tale ondata di prodigi, proprio mentre la Rivoluzione investiva il centro del cattolicesimo, non casuale, essa sembrerebbe inscriversi in un enigmatico piano provvidenziale di cui - dati e nomi alla mano – egli tenta di discernere le linee. Questi eventi fanno anche pensare ad un invito della Madonna ad aprire gli occhi, a guardare la realtà veramente, a comprendere che senza Dio, senza anima, senza Cristo non può esserci salvezza per gli uomini. Gli uomini di quel tempo risposero all’invito di Maria e per due anni vi furono ovunque veglie, preghiere e processioni, i delitti e i furti praticamente scomparvero, ma quando il pericolo finì, finì anche la tensione religiosa, Roma e la Chiesa erano salve, ci dice Messori, ma fu effettivamente così?
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“ Perché non comprendete il mio linguaggio
“ Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro” ( Gv 8, 43-44). La presenza del diavolo nei condizionamenti di questa cultura è così forte che nemmeno il miracolo degli occhi di Maria riesce a convertire profondamente il cuore delle persone. Le orecchie sono sorde e la mente non comprende il vero significato di quanto accade…e la storia continua il suo corso.
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Facciamo l’Italia...e l’italiano!
Tutti credono alla libertà ed alla democrazia e tutti credono che garantire libertà e democrazia significhi risolvere oppressioni e schiavitù. Tutti gli intellettuali italiani sono impegnati a vario titolo in questa impresa, incapaci di vedere la verità che pure hanno davanti agli occhi: l’Italia non esiste. Divisa subito dopo la fine dell’Impero romano di Occidente, non è mai più stata unita, ha subito invasioni diverse, ha avuto storie diverse, ha generato culture diverse, lingue diverse. Sono 1500 anni di storia. La vita di una civiltà. Nemmeno la lingua Italiana esiste, Manzoni la deve inventare ex novo, con i Promessi Sposi, ma a che serve? Quando nasce il novello Regno d’Italia, creato dai vari massoni Mazzini, Garibaldi, e dai Savoia, con lui nasce la questione meridionale, la questione di una terra che aveva una sua storia, una sua lingua, una sua cultura, nemmeno viste, tanto meno prese in considerazione. Subito il banditismo, di lì a poco la piaga della mafia.
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La Giovine Italia I punti su cui si fonda la Giovine Italia di Mazzini sono i medesimi della rivoluzione francese. La Giovine Italia (Marsiglia 1831) è la fratellanza degli Italiani credenti in una legge di progresso e di dovere; il pensiero e l’azione per restituire l’Italia in nazione una, indipendente e sovrana e (…) repubblicana l’unica istituzione che assicuri la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. I mezzi dei quali La Giovine Italia deve valersi per raggiungere lo scopo sono l’educazione e l’insurrezione.
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Il tricolore Lo stesso Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. I colori rosso e bianco vennero scelti su imitazione della bandiera francese, il verde era simbolo della libertà, e proprio a Reggio Emilia era stato piantato L’Albero della Libertà. La bandiera bianca, rossa e verde con la costituzione della Giovine Italia diventerà il simbolo della libertà e della volontà di rinnovamento e di unità nazionale del popolo italiano. Esso recava, da una parte, la scritta: "Libertà, Uguaglianza, Umanità"; e dall'altra: "Unità, Indipendenza".
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Libertà fraternità uguaglianza
Non è la rivoluzione né francese né italiana che può rendere gli uomini liberi, uguali e fratelli. In questo modo si diventa solo “cittadini” di una Patria che si è sostituita a Dio, di uno Stato che impone leggi pur proclamando diritti e che ha bisogno del voto per governare e quindi bisogno di indirizzare le opinioni dei più. La libertà vera è quella che si conquista con la lotta contro i propri condizionamenti, l’uguaglianza è quella che abbiamo in quanto figli di Dio tutti creati a Sua immagine e somiglianza, ma tutti unici ed irripetibili, con un Io Potenziale da esprimere, libero da ogni legame e dipendenza, fratelli se nell’esperienza dell’Amore del Padre nell’Albero della Vita, riusciamo a ricevere rispetto e dare rispetto e ad amarci nella Verità della nostra natura profonda.
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Cristo, Sapienza di Dio “Solo se la persona, dal concepimento alla morte, continua a vivere la relazione totale ed indisturbata con Dio, tutte le sue energie sono sane ed egli vive.” “E’ l’esperienza personale di tutte le forze di Dio, dell’anima, del sesso, del corpo che, inconsce, irrorano il conscio. E’ l’esperienza personale di Cristo, quella che ha vissuto la Madonna”.
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Istruzione e comunicazione
Queste idee continuano comunque a diffondersi anche dopo la caduta delle monarchie europee, anche quando si formano gli stati nazionali. Anzi sono proprio le nazioni che, nate da queste idee, continuano a propagarle attraverso l’istruzione e la comunicazione. La percezione dell’importanza dell’educazione è già presente nella “Dichiarazione dei Diritti” del 1793. Alla fine dell’800 non si parla più di libertà, è sentito piuttosto come indispensabile educare le masse all’dea dello “stato nazionale”; la nazionalizzazione delle masse serve per farle identificare con le idee che servono alla elite dominanti per mantenere i loro poteri.
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La scuola diviene uno strumento di questo programma.
Soprattutto in Italia, dove non esiste nemmeno una lingua unitaria,è necessario procedere ad un programma di alfabetizzazione e di insegnamento dell’”italiano standard”, la lingua inventata dal Manzoni che ancora oggi è regola e riferimento di ciò che si può o non si può dire. La storia viene poi manipolata e travisata, raccontata in prospettiva nazionalista, per la nascita degli eroi nazionali e delle virtù nazionali (“Cuore “ di E.De Amicis) che infiammano i cuori ed i sentimenti per la Patria, il Tricolore, i soldati, difensori della Patria; tutto questo permetterà la Prima Guerra Mondiale e poi nei vari paesi europei l’instaurarsi delle dittature (nazista, fascista e comunista)…ma tutte queste idee sono costruzioni mentali, molto lontane dai bisogni reali delle persone che soffrono e non sanno il perché. Vi è inoltre il contributo della comunicazione con la diffusione di stampa e letteratura popolare orientate alla diffusione delle medesime idee.
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Emergenza maestri Il nuovo Stato italiano si trova poi di fronte all’impellente necessità di sostituire, con personale laico, il clero dedito fino ad allora all’educazione ed ostile alla nuova configurazione politica del paese. In questa fase “di emergenza” la qualità e la formazione degli insegnanti vennero messe in secondo piano, furono immessi nelle scuole maestri dotati di spirito “patriottico e nazionalistico”, facendo prevalere le garanzie politiche che essi offrivano sui requisiti culturali e professionali. Il livello qualitativo del corpo insegnante era pertanto basso. Esistevano maestri - sarti, calzolai o sagrestani - di umili origini, privi di preparazione, ispirati fondamentalmente dal buon senso, che venivano in corrispondenza retribuiti con bassi stipendi. La professione del maestro, pertanto, si presentava assai poco interessante dal punto di vista economico, precaria e poco redditizia poiché i maestri dipendevano dalle instabili condizioni finanziarie delle amministrazioni comunali.
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Maria Montessori Maria Montessori ( ) medico e psichiatra, lavorando con bambini anormali si rende conto della realtà, per prima vede il bambino per quello che è veramente: il bambino è completo, possiede energie creative e “ disposizioni morali “ come l’amore, che l'adulto invece ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive. Gli adulti hanno la tendenza a reprimere la personalità del bambino e spesso lo costringono a vivere in un ambiente di altra misura con ritmi di vita innaturali. Il principio fondamentale deve essere, a suo avviso, la libertà dell'allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente nella sua natura. Dalla libertà emerge da sè la disciplina. Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita. Il periodo infantile inoltre per lei è una fase della vita in cui la mente del bambino assorbe le caratteristiche dell'ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di esse, in modo naturale e spontaneo, senza dover compiere alcun sforzo cognitivo.
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La Montessori critica la psicologia scientifica, dei primi anni del secolo.
Questa, nella sua cecità di fondo, riteneva che fossero sufficienti una osservazione pura e semplice e una misurazione scientifica per creare una scuola nuova, rinnovata ed efficiente. L'oggetto dell'osservazione non è invece il bambino in sé, secondo la Montessori, ma la scoperta del bambino nella sua spontaneità ed autenticità. Della scuola tradizionale infantile Maria Montessori critica il fatto che, in essa, tutto l'ambiente sia pensato a misura di adulto. In un ambiente così concepito il bambino non si trova a suo agio e quindi non si trova nelle condizioni per poter agire spontaneamente. Il compito dell'insegnante è l'organizzazione dell'ambiente. Deve attendere che i bambini si concentrino su un determinato materiale, per poi dedicarsi all'osservazione dei comportamenti individuali. L'insegnante aiuta il bambino, lo sviluppo del quale deve compiersi secondo i ritmi naturali e in base alla personalità che il bambino dimostra
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“Il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione
“Il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione. E’ il nostro maestro anche nei riguardi della sua educazione.” La Montessori realizza del materiale didattico specifico per l'educazione sensoriale e motoria del bambino incentrato su un'unica qualità dell'oggetto, per esempio peso, forma e dimensioni, per l’educazione sensoriale; materiale didattico autocorrettivo, per educare il bambino all'autocorrezione dell'errore e al controllo dell'errore senza l'intervento dell'educatore e materiale didattico attraente, oggetti di facile manipolazione e uso, creato per invogliare il bambino all'attività di gioco-lavoro con esso. Il bambino è libero nella scelta del materiale. Tutto deve scaturire dal suo interesse spontaneo, sviluppando così un processo di autoeducazione e di autocontrollo.
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Ad eccezione del tentativo di Mussolini di fare anche delle scuole Montessori uno strumento di propaganda fascista, l’Opera Nazionale Montessori non viene particolarmente ostacolata anzi desta interesse in tutto il mondo scientifico del primo Novecento, ma le scuole di metodo Montessori in Italia oggi sono poche decine, per il 90% nidi e materne, praticamente inesistente un percorso che accompagni l’intero arco di sviluppo del bambino.
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La scuola oggi La nostra scuola è erede non dell’esperienza di Maria Montessori, ma di quella scuola che impone contenuti ed idee e che vuole uniformare tutti a stessi “valori”, falsi perché atei e radicati in una razionalità esasperata, improntati ad una pretesa ricerca di oggettività a tutti i costi ed in ogni campo che priva l’esperienza umana della bellezza e della complessità della scoperta del creato e dell’uomo. Gli insegnanti sono eredi delle manie di protagonismo della scuola gentiliana, dove la qualità della lezione era data dalle abilità oratorie di un professore, che non aveva mai altro uditorio al di fuori di quelle mura e che doveva fare sfoggio delle sue conoscenze, senza mai dubitare di quanto insegnato. Oggi i libri di testo sono ancora indiscutibili (lo dice il libro) insieme alla libertà di creare percorsi autonomi di letture affidate esclusivamente alla formazione ed alla sensibilità del docente. Nelle nostre scuole si continua a diffondere una cultura relativista ed atea, dissociata e schizofrenica, che produce malessere e disinteresse tra i ragazzi, perché non rispetta la loro vita e le loro energie personali.
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La nostra “cultura” La storia poi insegnata nelle nostre scuole, ci presenta un uomo che discende dalla scimmia e che non si sa ancora come si è evoluto fino a camminare su due piedi e che per caso ha fatto scoperte enormi che hanno cambiato il corso della storia dell’umanità. I Greci sono il prototipo dalle democrazia e della civiltà, i Romani grandi uomini, conquistatori e fondatori dell’Impero. Cristo uno dei tanti profeti, laddove trovi ancora un posto nei libri. La Chiesa è una istituzione, essenzialmente politica e corrotta, integrata con il potere, che ha generato l’Inquisizione, persecuzioni e sofferenze. La letteratura poi ci costringe a studiare tra gli altri Foscolo, ateo e illuminista che anela solo “al nulla eterno” e che invita al culto dei sepolcri, simbolo di valori civili, familiari ed anche poetici, per cui l’arte è l’unica a donare l’immortalità.
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Solo mente… Nessuno è in grado di spiegare che Leopardi, venerato ancora oggi dai docenti di Italiano, soffriva nel corpo e nello spirito i condizionamenti culturali di generazioni e generazioni, giunti indisturbati fino a lui attraverso genitori severi che non avevano saputo amarlo, che gli avevano inflitto molte sofferenze fino a costringerlo a vivere di puro esercizio mentale, traduzioni di classici latini e greci, composizioni in greco di poemetti e composizione di testi di critica e filosofia, mentre fuori dalle sue finestre la vita correva e lo chiamava ad una più piena realizzazione di sé, impossibile per lui da raggiungere senza una cultura che con Cristo facesse luce sui mali dell’inconscio. Da qui la depressione ed il dolore che stringe inesorabile la sua esistenza.
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“Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita” (Gen. 3 14)
Tutta la nostra cultura e la nostra istruzione è puro esercizio mentale, sradicato dalla profonda realtà dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, chiamato a vivere, come la Madonna la pienezza delle sue forze in collegamento con Dio nell’Albero della Vita per vivere l’Amore e amare gli altri. Tale sradicamento, frutto del paziente lavoro del diavolo comodamente annidato nelle connessioni malate della nostra mente, ci rende ciechi e sordi alla verità della nostra natura, all’ordinato sviluppo delle nostre forze e non sentiamo più e non vediamo più cosa stiamo facendo e dove stiamo andando.
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Il decadentismo Il nome che viene dato a tutta la cultura del primo novecento parla della morte che si è impossessata della mente, del corpo, dei nervi, del sesso e dell’anima dell’uomo. Nessuno, nemmeno i poeti, dotati in genere di particolare sensibilità ed intuito, sono più in grado di comprendere dove sia la verità e cosa essa sia. Essi dicono che è possibile solo cogliere frammenti e brandelli di essa, strappandoli all’inconscio, ma senza avere più strumenti per interpretarli correttamente. Quasi per un assurdo controsenso la poesia riesce a comunicare parole che vengono dal profondo, ma non sa cosa esse significhino per la persona.
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Freud con la scoperta dell’inconscio ha comunque gettato uno spiraglio di luce sull’oscuro mondo inconscio, ma nemmeno lui sapeva cosa esso fosse e comunque vi percepiva forze negative e di morte alle quali il conscio poneva forti resistenze, per impedirne l’arrivo alla coscienza. I condizionamenti inconsci, il dolore che essi provocano, portano a pensare ad un inconscio negativo, da tenere lontano e da maneggiare con cautela, per non farsi altro male.
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“I fiori del male” di C.Baudelaire, “La pioggia feroce che lava ai selciati lordure e menzogne nell’anime impure” di C.Rebora, “L’anima stanca di godere e di soffrire, che giace come il corpo, ammutolita, tutta piena di una rassegnazione disperata” di C.Sbarbato, parlano della sofferenza di cuori riarsi dall’uso della ragione,incapace di impedire il dilagare del male dell’anima e del corpo. Su queste sofferenze e cecità educhiamo i nostri ragazzi, loro vogliono essere felici e noi permettiamo che venga instillato nella loro anima il pessimismo, la debolezza, la malattia e il ragionamento.
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L’esistenzialismo L’apice della distruzione della persona si raggiunge quando l’uomo, ormai annientato da questo inutile lavoro mentale, della cui inutilità ormai ha fatto esperienza ed ha la piena consapevolezza, è rappresentato dall’esistenzialismo. L’esistenza è inautentica, dominata dall’impersonalità, l’unica autenticità risiede nell’avvertire l’angoscia verso il nulla, che è l’essere per la morte, nullificazione possibile di tutte le possibilità e quindi possibilità decisiva, che sottrae all’impersonalità ed alla dispersione della quotidianità ( Heidegger ). L’uomo dunque attraverso l’esercizio sempre più perverso della ragione, arriva, attraverso la filosofia, alla perdita totale di sé. Heidegger
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E.Montale ( ) scrive “Spesso il male di vivere ho incontrato/ era il rivo strozzato che gorgoglia/ era l’incartocciarsi della foglia/ riarsa, era il cavallo stramazzato” perché non vi è un altro modo per rappresentare l’aridità che pervade l’uomo, la sofferenza che lo distrugge e nello stesso tempo lo crocifigge ad un’esistenza senza significato. “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato/ l’animo nostro informe”, non ci sono più nemmeno parole da pronunciare che possano più spiegare o dare ragione del male che grava sul cuore, perché si è perduto l’orientamento, la storia di questo male perverso e profondo che lentamente distrugge l’uomo. E.Montale, premio Nobel per la Letteratura nel 1975…con le sue poesie vengono “educati” i nostri giovani.
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Il discorso di S.S.Benedetto XVI a Ratisbona
Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: "In principio era il λόγος". È questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce „σὺν λόγω”, con logos. Logos significa insieme ragione e parola – una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. Giovanni con ciò ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio, la parola in cui tutte le vie spesso faticose e tortuose della fede biblica raggiungono la loro meta, trovano la loro sintesi. In principio era il logos, e il logos è Dio, ci dice l'evangelista. L'incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di san Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell'Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: "Passa in Macedonia e aiutaci!" (cfr At 16,6-10) – questa visione può essere interpretata come una "condensazione" della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l'interrogarsi greco.
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Così, nonostante tutta la durezza del disaccordo con i sovrani ellenistici, che volevano ottenere con la forza l'adeguamento allo stile di vita greco e al loro culto idolatrico, la fede biblica, durante l'epoca ellenistica, andava interiormente incontro alla parte migliore del pensiero greco, fino ad un contatto vicendevole che si è poi realizzato specialmente nella tarda letteratura sapienziale. Oggi noi sappiamo che la traduzione greca dell'Antico Testamento, realizzata in Alessandria – la "Settanta" –, è più di una semplice (da valutare forse in modo addirittura poco positivo) traduzione del testo ebraico: è infatti una testimonianza testuale a se stante e uno specifico importante passo della storia della Rivelazione, nel quale si è realizzato questo incontro in un modo che per la nascita del cristianesimo e la sua divulgazione ha avuto un significato decisivo.[9] Nel profondo, vi si tratta dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall'intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero greco fuso ormai con la fede.
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Il Papa prosegue affermando che questo legame tra ragione e logos è solo una parte del discorso, l’altra riguarda l’amore, il Dio Eros ed Agape, che chiama l’uomo incessantemente a sé e che si dona gratuitamente, superando radicalmente la visione dei filosofi greci avevano di Dio. “Perché con tutta la gioia di fronte alle possibilità dell'uomo, vediamo anche le minacce che emergono da queste possibilità e dobbiamo chiederci come possiamo dominarle. Ci riusciamo solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo; se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza. In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze”. La ragione e la teologia dunque ci consentono di affrontare la questione dell’uomo e la questione di Dio con tutto il rigore e l’impegno della nostra intelligenza, contro il relativismo ed il positivismo scientifico del nostro tempo.
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Messaggio a Mirjana 2 Maggio 2007
Maria, Madre di Dio e nostra Madre, non ha avuto bisogno di studiare teologia e di aprire alla ragione nuovi e più vasti orizzonti per vivere la pienezza del suo Io Potenziale nell’Albero della Vita. Lei ci mostra la Via in Cristo, per liberarci dai condizionamenti che devastano il nostro cuore, che ci rendono cechi e sordi, ridotti ad usare una ragione che è la morte delle nostre energie personali. Messaggio a Mirjana 2 Maggio 2007 "Cari figli, oggi vengo a voi con il desiderio materno che mi doniate i vostri cuori. Figli miei, fate questo con totale fiducia e senza paura. Io metterò nei vostri cuori mio Figlio e la sua misericordia. Allora, figli miei, guarderete con occhi diversi il mondo che è attorno a voi. Vedrete il vostro prossimo, sentirete i suoi dolori e le sue sofferenze. Non volgerete la testa da coloro che soffrono, perché mio Figlio volgerà la testa da quelli che fanno così. Figlioli, non esitate.”
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“Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.”(GV 16) “Dio attraverso il suo Spirito ci chiama alla luce sulla creazione che è in noi, sulle forze della Vita che sono in noi e che esigono rispetto e scambio di rispetto. Lo Spirito si è fatto presente nella storia e si fa presente ogni volta che collaboriamo con la nostra Croce per la redenzione che in noi opera Cristo con la Sua Croce fino alla Resurrezione.” Solo così potremo avere una mente sapiente, purificando la forza dell’anima, del sesso, dei nervi e del corpo, dagli inganni del diavolo, sperimentando la libertà e l’Amore.
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Come risolvere in Cristo secoli e secoli di storia che hanno portato l’uomo a questa malattia della mente? Per entrare pienamente in contatto con la Forza di Dio dentro e fuori di noi che ci trascende e nello stesso tempo intimamente ci appartiene, dobbiamo essere liberi dai condizionamenti personali e culturali che derivano dalle generazioni che ci hanno preceduto. Abbiamo bisogno di risolvere dentro e fuori di noi le contraddizioni che, attraverso una mente malata, ci hanno portato ad una scienza staccata dalla fede e ad una fede staccata dalla vita e arrivare a partecipare in Cristo allo Spirito e verità
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Una nuova cultura per risolvere in Cristo le fissazioni della mente a partire dall’anima
E' tempo che ci risvegliamo, che ci liberiamo, che ci convertiamo e, con la forza dataci in natura, percorriamo un cammino di sviluppo di vita che ci permetta di risolvere in Cristo dentro e fuori di noi le “fissazioni” a partire dall’anima, per vivere le nostre energie di sessualità, nervi e corpo e tornare alla pulizia ed alla libertà di una mente sapiente, capace di collaborare con la forza di Dio
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Una nuova cultura per tornare alla sapienza della mente
E’ evidente la necessità: Di luce sulla realtà inconscia dentro e fuori dell’uomo Di una nuova proposta culturale libera dalla storia degli uomini e conforme alla Parola di Dio scritta in ciascuno come Vita Della formazione di testimoni che sperimentino questa proposta, incontrino Cristo nella liberazione dai loro condizionamenti personali e culturali e la portino agli altri trasmettendo Cristo, scacciando i diavoli e guarendo ogni infermità, come facevano gli apostoli.
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Solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è Amore
Solo Dio è Amore e chi sta nell'Amore rimane in Dio e Dio in lui : è questa la fonte della forza di Dio e della salute delle forze del nostro Albero della Vita personale, che ci porta alla vera Sapienza. Ma, come dice Cristo, "solo i puri di cuore vedranno Dio" e saranno beati nell'Amore. Solo dando il primato alla natura ed alla sacralità esiste la possibilità di un'autentica libertà umana e quindi la capacità di un vero incontro con Dio e con l'altro nell'amore. Cristo non solo proclama questa realtà, ma anche, in ogni Suo gesto, la testimonia.
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La Sapienza è Cristo Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. [23]Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. (Pr 8 23) Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: «Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?». 14 Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. 15 Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. 16 Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, 17 perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi». (Ap. 7,13-17) Cristo, l’Albero della Vita, è Sapienza di Dio e ci chiama a lavare le nostre vesti per essere con Lui nella Vita.
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