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PubblicatoGastone Villani Modificato 10 anni fa
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Integrazione, Inclusione, Partecipazione Riflessioni in prospettiva
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Gli appunti del passato possono far capire che l’integrazione non ha riguardato unicamente i soggetti speciali. Ha interessato la formazione attiva, le fonti del sapere, le collaborazioni oltre alla scuola.
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Rappresenta un modello che non è nato come modello
Rappresenta un modello che non è nato come modello. Forse è solo un quadro che è stato composto a partire da un’idea (l’integrazione) e ha utilizzato quanto era possibile utilizzare, nella propria e nell’altrui esistenza. (Canevaro, 2007)
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I primi anni ‘90 Un punto di arrivo di un lungo movimento, “la più grande riforma della scuola italiana” a giudizio di molti autori Uno spartiacque sulla scena nazionale e internazionale
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Nuove sfide, nuovi strumenti concettuali
Le prime ricerche sulla qualità dell’integrazione scolastica, lo sviluppo di indicatori utili a rilevarla Il concetto di buone prassi “ si può parlare di buone prassi quando si ha una organizzazione adatta non solo ad accogliere ma anche a far vivere le differenze”
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Il prevalere della prosa
Lo slancio sembra essersi esaurito con il tentativo normativamente riuscito di “mettere a sistema” l’integrazione. Si affacciano nella scuola altre tematiche specifiche che guadagnano il centro della scena e fanno prevalere una lettura “delegata” dell’integrazione.
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Si apre una nuova prospettiva
ICF – International Classification of Functioning, Disability and Health (2002, 2007) Anno Europeo delle Persone con Disabilità 2003 Convenzione ONU dei Diritti delle Persone con Disabilità 2006
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L’ICF: Un nuovo paradigma?
Fornire una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute, delle conseguenze e delle cause correlate Stabilire un linguaggio comune per migliorare la comunicazione tra i diversi attori
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ICF Strumento statistico Strumento di ricerca
Strumento clinico per l’assessment dei bisogni Strumento per la programmazione personalizzata Strumento di politica sociale
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ICF Modello bio-psico-sociale Modello dinamico e funzionale
Riferito/riferibile a tutti, non destinato a una categoria di soggetti Fornisce costrutti atti a mostrare il cambiamento – o la possibilità del cambiamento nel tempo.
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ICF Una concezione della salute universale ed egalitaria, individuando la disabilità come una una situazione particolare “che ognuno può sperimentare in misura più o meno importante nel corso della vita” (Leonardi, 2005)
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L’Index for Inclusion (2002)
L’inclusione vuole essere non un nuovo modo di dire, ma una realtà complessivamente disposta per la vita di tutte e di tutti, senza strutture speciali o progetti straordinari. L’inclusione è un diritto fondamentale ed è in relazione con il concetto di appartenenza.
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Creare culture inclusive
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Produrre politiche inclusive
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Sviluppare pratiche inclusive
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Individuare ostacoli e risorse nella scuola
Quali sono gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione? Chi incontra ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione Come possono essere ridotti al minimo tali ostacoli? Quali risorse sono disponibili per sostenere l’apprendimento e la partecipazione Come mobilitare altre risorse a sostegno di apprendimento e partecipazione?
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Qualità della scuola e inclusione
L’inclusione è in relazione a tutti e a tutte Parla senza reticenze di accesso alla vita normale, di relazione diretta tra istituzioni educative e formative e società nel suo complesso Presuppone sostegno reciproco tra istituzioni e comunità
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Qualità della scuola e inclusione
Interpreta le differenze come risorse e non come problemi da risolvere Sposta il focus dai bisogni educativi speciali alla riduzione delle barriere all’apprendimento e alla partecipazione per tutti, disabili inclusi.
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Transizioni necessarie
Dal prodotto al processo Dall’organizzazione alla cultura Dal curricolo alla pluralità dei percorsi Dalla normalità alle differenze
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Alcune cattive prassi da lasciare alle nostre spalle
Progettualità poco coerente con gli obiettivi Comode semplificazioni e banalizzazioni Risorse materiali non adeguate Competenze professionali e livelli di specializzazione non garantiti I rischi di una nuova marginalità
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Un processo di autoanalisi e di cambiamento
Interrogare criticamente la pratica educativa e didattica della propria istituzione Riappropriarsi di un ruolo professionale indebolito, sfibrato dalla progressiva erosione delle risorse Ridefinire lo specifico della scuola nella relazione con le famiglie, i servizi, le altre istituzioni Sviluppare una domanda competente nei confronti degli altri nodi della rete per rafforzare le collaborazioni esistenti e per costruire la rete territoriale ove necessario
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Il processo Analisi della situazione iniziale in relazione alle tre dimensioni (cultura, politiche, pratiche) Impiego degli indicatori come strumenti di rilevazione e come quesiti di ricerca nel processo di trasformazione Documentazione dei processi e dei cambiamenti prodottisi
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Lo scarto tra la cultura dell’integrazione e le pratiche di integrazione nel nostro paese è, allo stato attuale, talmente grande da rendere sempre più diffuse le tentazioni di ritorno all’educazione speciale
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a fronte del rischio molto evidente di nuove forme di invisibilità, di disattenzione, di disaffezione sociale e culturale che possono e devono essere contrastate a partire dalla scuola, come regione chiave dell’ecosistema educante.
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Da una ricerca recente, 3 domande per non concludere
Le idee di integrazione/inclusione sono ora rintracciabili in traduzioni operative o sono ipotesi di lavoro aperte alla prova dei fatti?
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3 domande, per non concludere
La nostra idea di intelligenza è propositiva e idonea a capacitare o costituisce una causa per lo sviluppo e la creazione di soggetti incapacitati? Siamo capaci da soli o abbiamo bisogno di diventare capaci grazie ad una organizzazione?
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3 domande, per non concludere
Riteniamo di avere gli strumenti diagnostici perfezionati al punto da indicare il futuro dei singoli o non rischiamo invece di chiuderci in un “destino segnato”?
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