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TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE
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La cellula staminale emopoietica (CSE)
E’ in grado di: automantenersi (self-renewal) differenziare mobilizzare al di fuori del midollo osseo andare incontro ad apoptosi
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Sorgenti di CSE Autologhe Midollo osseo Sangue periferico
Sangue placentare Allogeniche
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Gemello identico (singenico)
TCSE: donatori Gemello identico (singenico) Fratello HLA-identico (sibling) Donatore volontario non correlato (matched unrelated donor – MUD – volunteer unrelated donor – VUD -): HLA-identico HLA-mismatched per 1/2 Ag adulto sangue cordonale Donatore familiare aploidentico
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Searching and identifying an alternative HSCT donor
U-BMT U-CBT HAPLO Median search time 3-4 mths <1 mth Donors identified but not available 10-20% 1% % Rare haplotypes represented 2-10% 20% % Limiting factors to graft acquisition HLA match Cell dose Donor mobil./TCD Viral transmission to recipient Yes No Yes Risk to donor Yes No Yes T-cell related GVL effect Yes Yes No NK related GVL effect Rarely No ? In some cases Potential for DLI Yes No Limited Memory T-cells Yes No No
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TCSE autologo: manipolazione in laboratorio
Purging (LAL, LAM) Selezione (tumori solidi): selezione positiva (CD34+) selezione negativa (GD2 in NB) Deeritrocizzazione Deplasmazione T-deplezione Valutazione del contenuto in CD34+ Prove di vitalità Prove di clonogenicità
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TCSE allogenico: manipolazione in laboratorio
Incompatibilità AB0 maggiore: donatore ricevente A, B, AB A B A AB B A B AB Incompatibilità ABO minore: 0 A, B, AB Deeritrocizzazione Deeritrocizzazione + Deplasmazione Deplasmazione
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TCSE allogenico: manipolazione in laboratorio
T-deplezione (aploidentico) Selezione positiva delle CD34+ (aploidentico) Valutazione del contenuto in CD34+ Prove di vitalità Prove di clonogenicità
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TCSE: regimi di condizionamento
Regime di condizionamento convenzionale Regime di condizionamento ad intensità ridotta Regime di condizionamento non mieloablativo
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Regime di condizionamento convenzionale
Associazione chemio-radioterapica alla massima dose tollerabile in funzione di una tossicità extramidollare allo scopo di: Creare lo spazio midollare per l’attecchimento dell’inoculo (++++Allo; + Auto) Determinare un’immunosoppressione tale da impedire il rigetto del trapianto (++++ Allo) Eradicare il clone neoplastico (++ Allo; ++++ Auto)
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Regime di condizionamento a intensità ridotta
Associazione chemioterapica, contenente in genere fludarabina, a scopo immunosoppressivo, ma scarsamente mieloablativo. In caso di rigetto del trapianto, consente una ripresa dell’emopoiesi autologa, anche se in tempi più lunghi rispetto ad un regime non mieloablativo.
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Regime di condizionamento non mieloablativo
Radioterapia o associazione di chemioterapici a scopo immunosoppressivo, non mieloablativo con l’obiettivo di: Garantire l’attecchimento dell’inoculo Potenziare l’effetto GvT esercitato dai linfociti del donatore Ridurre tossicità e mortalità trapianto correlate
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TCSE non mieloablativo
Convenzionale: Immunosoppressivo per evitare il rigetto e consentire l’attecchimento Mieloablativo per eliminare cellule maligne residue Mieloablativo per creare spazio all’interno del midollo Non-mieloablativo: Immunosoppressivo per evitare il rigetto e consentire l’attecchimento Non-mieloablativo: effetto Graft versus Tumor Non-mieloablativo: effetto Graft versus Marrow
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TCSE autologo: razionale
Ricostituzione di una normale funzione ematopoietica alterata da: Patologia a carico della cellula staminale emopoietica Occupazione del tessuto osseo da parte di malattia neoplastica LAM in I/II RC, LAL in II RC dopo ric. extra-BM Linfomi ric. o res., invasione midollare da parte di cellule neoplastiche
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TCSE autologo: razionale
Controllo della patologia: Neuroblastoma IV stadio Sarcoma di Ewing alto rischio Tumori solidi in fase avanzata: tumori cerebrali rabdomiosarcoma tumore di Wilms tumori a cellule germinali Malattie autoimmuni
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TCSE allogenico: razionale
Ricostituzione di una normale funzione ematopoietica alterata da: Patologia a carico della cellula staminale emopoietica leucemie acute e croniche aplasia midollare anemia di Blackfand-Diamond anemia falciforme beta-talassemia SCID WAS errori congeniti del metabolismo Sindrome di Hurler Sindrome di Hunter Sindrome di Lesch Nyhan Osteopetrosi
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TCSE allogenico: razionale
Controllo della patologia: Controllo della crescita neoplastica Immunoterapia leucemie acute e croniche linfoma di Hodgkin linfomi non Hodgkin tumori solidi in fase avanzata: neuroblastoma IV stadio sarcoma di Ewing alto rischio rabdomiosarcoma
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Graft versus Tumor La reazione GvT è mediata dai linfociti T del donatore ed è legata a differenze tra donatore e ricevente nell’ambito degli antigeni del sistema HLA e degli antigeni minori di istocompatibilità. Tali antigeni sono tuttavia espressi anche su tessuti normali dell’ospite: GvH. Un ulteriore possibile meccanismo potrebbe includere una reazione dei linfociti nei confronti di non ben definiti antigeni tumore specifici (Tumor-Associated Antigen -TAA).
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Graft versus Tumor Anche le cellule NK, che appartengono al compartimento dell’immunità innata, possono rivestire importanza nell’induzione della GvT, essendo attivate da un’alterata o assente espressione delle molecole HLA di classe I alla superficie cellulare: ipotesi del “missing self”. In questo modo, le NK non sarebbero coinvolte nella genesi della GvH, non attaccando i tessuti con normale espressione di molecole HLA di classe I, ma solo della GvT.
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Cellule Natural Killer
Le NK esprimono gruppi differenti di recettori, inibitori ed attivatori. Tra questi, i KIR riconoscono epitopi (ligandi KIR) condivisi da gruppi di alleli HLA di classe I. La mancata espressione del corretto ligando KIR di classe I sulle cellule allogeniche mis-matched scatena l’alloreattività NK. In particolare, gli alleli HLA-C hanno dimostrato un ruolo primario del meccanismo di protezione delle cellule dalla citotossicità NK.
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Probabilità e rapidità nel reperimento di un donatore
TCSE aploidentico Probabilità e rapidità nel reperimento di un donatore Necessità di T-depletare per ridurre il rischio di GvHD Aumentato rischio di recidiva Aumentato rischio di rigetto Intensa immunosoppressione
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< [ C Natural Killer Cellula autologa HLA-CLys80(Cw2,4,5,6,..
KIR2DL1 KIR3DL1 KIR2DL 2/3 < C HLA-CLys80(Cw2,4,5,6,.. “gruppo 2”HLA-C) HLA-CAsn80(Cw1,3,7,8,.. “gruppo 1”HLA-C) HLA-Bw4 alleli Natural Killer Cellula autologa [
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> < [ ] C C Ricevente Donatore Target HLA NK cell missing
KIR2DL1 HLA-C group2 Cw2 HLA-C group 2 Cw2 ] [ KIR2DL 2/3 HLA-C group1 Cw1 HLA-C group 2 Cw4 C C missing HLA-C group1 KIR3DL1 HLA-Bw4 B27 HLA-Bw4 B51 > <
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NK nel TCSE aploidentico
L’infusione di cellule NK alloreattive si associa a tre importanti fenomeni: distruggendo le cellule T dell’ospite, primariamente deputate al rigetto del trapianto, si riduce l’incidenza di questa complicanza; attaccando prevalentemente le cellule ematopoietiche, non si assiste al fenomeno della GvHD; distruggendo le APC dell’ospite, deputate alla presentazione dell’antigene ai linfociti T del donatore e quindi all’innesco della reazione GvH, si realizza un effetto protettivo nei confronti di questa complicanza.
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NK nel TCSE aploidentico
Evidenze che l’alloreattività NK non ha come bersaglio altri tessuti al di fuori delle cellule linfoematopoietiche suggeriscono che l’infusione pre-TCSE di NK alloreattive possa essere utilizzata con sicurezza nel regime di condizionamento del paziente. Esperimenti in modelli murini indicano che l’alloreattività NK in direzione GvH può promuovere un’immunosoppressione e mieloablazione tali da consentire l’innesto di midollo osseo MHC incompatibile senza sviluppo di GvHD, usando un regime di condizionamento non letale.
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Donor Lymphocyte Infusion
Bulk Dose Regimen vs Escalating Dose Regimen 1,5 x 108/kg 1075 x 107 108/kg Obiettivo: indurre un effetto di Graft versus Tumor Effetti collaterali: induzione di GvHD aplasia ed immunosoppressione
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CTL anti-leucemia Identificazione di antigeni presenti sulle cellule tumorali in grado di stimolare linfociti T citotossici (CTL) specifici per le cellule maligne e scarsamente reattivi verso i tessuti sani dell’ospite. Espansione di CTL dotati di: • efficiente funzione effettrice in vivo • memoria immunologica a lungo termine
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CTL anti-Epstein Barr virus
CTL EBV-specifici del donatore CTL EBV-specifici autologhi: ottenuti prima del TCSE e criopreservati ottenuti al momento della diagnosi di EBV-LPD Il trattamento preventivo è da preferire per i minori effetti collaterali e le maggiori probabilità di successo
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CD4+ anti-CMV ed Aspergillus
I linfociti T del donatore vengono messi in coltura con Aspergillus fumigatus or CMV, e viene aggiunta IL-2 nelle prime due settimane. Si ottengono solo cloni CD4+ producenti IFN-gamma. I cloni vengono valutati per la cross-reattività nei confronti del paziente.
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TCSE e cellule mesenchimali Matched-pair analysis Osiris-EBMT 2002
L’infusione di MSC espanse in associazione con le CSE: riduce l’incidenza di GvHD acuta e cronica migliora DFS and OS non sembra influire sull’incidenza di recidive
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TCSE: nuove frontiere Espansione ex-vivo di CSE da CB per trapianto nell’adulto Malattie autoimmuni non-organo specifiche Malattie autoimmuni organo specifiche (DM) Infarto miocardico acuto (IMA) Distrofia muscolare di Duchenne Patologie degenerative SNC
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TCSE e malattie autoimmuni
Razionale Distruggere le cellule immuni autoreattive e ricostituire un sistema immunitario correttamente funzionante. Modalità Mobilizzazione delle CSE autologhe mediante somministrazione di G-CSF; raccolta aferetica delle CSE; separazione delle CSE dal prodotto aferetico e congelamento. Rischio di riacutizzazione della malattia di base in corso di trattamento con G-CSFSorgente ottimale di CS Immunosoppressione post-SCT
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TCSE e malattie autoimmuni
Problemi aperti Rischio di riacutizzazione della malattia di base in corso di trattamento con G-CSF Immunosoppressione post-SCT Difficoltà di selezionare un numero adeguato di CS Rischio di inoculare cellule mature autoreattive Malattie autoimmuni organo-specifiche (DM, AR)
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CSE e diabete mellito Obiettivi: arrestare il processo autoimmune
favorire la riparazione degli organi danneggiati La natura monocellulare della patologia lo rende un terreno ideale per la terapia cellulare: colture di CS che differenzino in cellule insulari terapia genica
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Terapia genica Modificazione genetica di cellule allo scopo di ottenere un effetto terapeutico Nell’ambito delle malattie autoimmuni organo-specifiche, l’obiettivo primario è quello di modificare la risposta immune infiammatoria aberrante: geni per l’espressione di recettori alterati per le citochine infiammatorie; geni per la secrezione di citochine anti-infiammatorie.
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CSE e plasticità Le CSE sono in grado di differenziare in numerosi tipi cellulari non emopoietici, e possono quindi promuovere una ripresa funzionale e strutturale a livello di vari organi ed apparati, tra cui: fegato, reni, pancreas, polmone, cute, tratto gastroenterico, cuore, apparato muscolo-scheletrico, tessuto nervoso. La loro capacità differenziativa dipende da segnali generati a livello dei diversi microambienti tissutali.
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Iniezione intracoronarica di cellule CD133+ autologhe dopo IMA.
TCSE nell’IMA Iniezione intracoronarica di cellule CD133+ autologhe dopo IMA. Razionale Possibilità che CS purificate dal BM o dal PB abbiano effetto terapeutico in pz che abbiano di recente subito un importante danno transparietale per IMA con associati marker prognostici negativi di ricostruzione per danno microvascolare.
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TCSE nella degenerazione maculare
L’azione angiogenetica delle cellule infuse attualmente rappresenta un limite importante all’applicazione nell’uomo Trapianto di cellule CD34+ autologhe. Razionale Vi sono alcune evidenze sul potenziale differenziativo delle CS di derivazione midollare in cellule retiniche in modelli murini.
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TCSE nelle patologie SNC
Sclerosi multipla Il TCSE sembra in grado di sopprimere la componente infiammatoria della SM; le CSE possono migrare nel SNC e differenziare in cellule che esprimano marker neurali e gliali; Le CSE possiedono inoltre un potenziale rigenerativo neurale e mielinico. Parkinson Stroke
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TCSE nella distrofia muscolare di Duchenne
Trapianto di cellule CD133+ autologhe nella distrofia di Duchenne. Razionale Le CS muscolari trapiantate nel topo distrofico possono dare origine a miociti scheletrici differenziati. Le cellule CD133+ derivate dal muscolo di pz con Duchenne possono differenziare in vivo in miociti.
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Espansione di CSE ex-vivo
Obiettivi: ottenere un numero di CSE adeguato per la procedura trapiantologica manipolazione nell’ambito della terapia genica L’espansione delle cellule in coltura può essere >100 volte in 1-2 settimane; il potenziale di espansione delle cellule più immature è tuttavia molto più limitato (2-20 volte). Ruolo chiave delle citochine nel prevenire la differenziazione terminale delle CS.
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