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PubblicatoGiordano Di Giacomo Modificato 8 anni fa
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Giovanni Pascoli … e il Decadentismo
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Il Decadentismo Il Decadentismo è una corrente artistico-letteraria che nasce in Francia intorno al 1880 fra i collaboratori della rivista “Le Décadent” e si diffonde in Europa agli inizi del Novecento, opponendosi al Positivismo e al Naturalismo. I caratteri fondamentali del Decadentismo sono: mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza; isolamento dalla società; esaltazione dell’individualità, del proprio “io”; ansia di evadere dalla realtà; senso di crisi, morte, angoscia e solitudine; nuovo linguaggio ricco di suoni e simboli. I decadenti attraverso la poesia intuiscono il significato profondo della realtà, il poeta è considerato un veggente, l’unico in grado di cogliere in ciò che ci circonda la verità nascosta. In Italia gli autori più rappresentativi del Decadentismo sono: Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio.
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Differenze tra …
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Giovanni Pascoli: la vita
Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna (Forlì). L'uccisione del padre, avvenuta nel 1867 mentre tornava in calesse dalla fiera di Cesena, lascia un segno profondo nell'animo del poeta. Nonostante vari lutti familiari e problemi economici, nel 1882 riesce a conseguire la Laurea in Lettere all'Università di Bologna, dove, nel 1905, ottiene la cattedra di Letteratura italiana, che era stata di Carducci, suo professore. Nel 1902 compra una casa a Castelvecchio, in Garfagnana (regione appenninica nella provincia di Lucca), per viverci insieme alle sorelle Ida e Maria, nel tentativo di ricreare il “nido” familiare distrutto. Perciò decide di non sposarsi e non accetta il matrimonio di Ida. Muore a Bologna nel 1912.
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Inserisci gli avvenimenti corrispondenti alle seguenti date
1855 … 1867 1882 1905
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Pascoli: la poetica e lo stile
Pascoli avverte la vita come un immenso mistero in cui prevalgono dolore e sofferenza, ciò lo spinge a cercare conforto nelle piccole cose della vita quotidiana, che il poeta osserva con lo sguardo puro del “fanciullino”, che vive in ognuno di noi e al quale tutte le cose appaiono nuove. Elementi importanti della poesia di Pascoli sono: la natura e il linguaggio, che si allontana da quello tradizionale. Nelle poesie di Pascoli, accanto a termini colti e scientifici, troviamo anche parole di uso comune ed espressioni dialettali, inoltre il poeta nelle parole cerca sempre la suggestione musicale.
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Il fanciullino Il fanciullino è un testo in cui Pascoli esprime il proprio pensiero sulla poesia. Il poeta afferma che in ogni uomo c'è un fanciullino, il quale entra in contatto con il mondo attraverso l'immaginazione e la sensibilità, scoprendo aspetti nuovi e misteriosi, che sfuggono alla ragione. Proprio grazie alla sua ingenuità egli è in grado di conoscere l’essenza di ciò che lo circonda, meglio di quanto possa fare l'uomo adulto col suo raziocinio. Questa funzione conoscitiva della poesia è tipica del Decadentismo, secondo cui la realtà si rivela solo all'intuizione, restando invece inafferrabile all'indagine filosofica o scientifica. La voce interiore del fanciullino dà vita alla poesia, che esprime con metafore e analogie un mondo che si può solo intuire. Secondo Pascoli, la poesia, pur non avendo uno scopo educativo, possiede una "utilità morale e sociale“, perché fa riconoscere la bellezza anche nelle cose più umili e appaga un'ansia di felicità destinata altrimenti a restare vana.
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Fenomeni atmosferici = e protezione della famiglia
Suoni e simboli nella poesia di Pascoli Fenomeni atmosferici = pericoli del mondo Nido = sicurezza e protezione della famiglia
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Le opere, le raccolte poetiche
1891 Myricae (tamerici) - "X Agosto“ Poesie ispirate a temi familiari e campestri 1897 Primi poemetti 1903 Canti di Castelvecchio 1909 Nuovi Poemetti Poesie ispirate a temi familiari e campestri e ai misteri della morte e del cosmo 1904 Poemi Conviviali Componimenti ispirati al mondo classico greco e latino Carmina Tutte le poesie scritte in latino
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Pascoli e la vita politica “La grande proletaria s’è mossa”
Pascoli non scrive solo poesie. “La grande proletaria e s’è mossa” è un discorso pronunciato in occasione della Campagna di Libia. La tematica del “nido” qui si trasforma da privata in nazionale: la patria può offrire a tutti i cittadini rifugio, protezione e migliori condizioni di vita grazie all’estensione del suo territorio in Libia. Pascoli assume una posizione nazionalista e interventista, presenta la guerra coloniale come necessaria alla sopravvivenza di molti lavoratori italiani, che sono costretti ad emigrare e subiscono sfruttamento e ingiurie. Essi necessitano di terre fertili da cui trarre il proprio sostentamento, inoltre, secondo Pascoli, l’Italia ha bisogno di dimostrare il proprio valore militare e la campagna di Libia sembra l’occasione giusta per potersi riscattare agli occhi dell’Europa.
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Analisi del testo poetico
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Il lampo E cielo e terra si mostrò qual era
La terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio che largo, esterrefatto, si aprì si chiuse, nella notte nera. Individua le figure retoriche evidenziate
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Il lampo E cielo e terra si mostrò qual era
Allitterazione: ripetizione di vocali o consonanti con lo stesso suono (t, r, s, suoni duri e aspri). FIGURE RETORICHE DI ORDINE E cielo e terra si mostrò qual era Climax ascendente: parole poste in un ordine crescente di significato. La terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto FIGURE RETORICHE DI SIGNIFICATO Ossimoro: accostamento di due parole di significato opposto. una casa apparì sparì d’un tratto; come un occhio che largo, esterrefatto, Similitudine: paragone o confronto tra due elementi. si aprì si chiuse, nella notte nera. Personificazione: attribuzione di caratteristiche umane a cose, terra ansante (che respira affannosamente); cielo tragico, disfatto (sconvolto, scioccato). ANALISI DELLA STRUTTURA I versi sono tutti endecasillabi legati da rime con uno schema metrico ABCBCCA. Antitesi: sequenza di due termini o frasi di significato opposto. Il ritmo è alterno: inizia lento (versi 1-3), poi diventa veloce (versi 4-5) e alla fine rallenta (versi 6-7). Asindeto: i verbi sono accostati senza congiunzioni e nessun segno di punteggiatura... FIGURE RETORICHE DI SUONO
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Il lampo La lirica fa parte della raccolta “Myricae”, che include poesie dai temi semplici e naturali. L’argomento della poesia riguarda la descrizione realistica di un paesaggio notturno improvvisamente illuminato da un lampo, che per un attimo fa scorgere una casa bianca. La casa viene paragonata ad un occhio che si apre e si chiude nel buio della notte. La poesia non ha uno sviluppo temporale, descrive solo un istante, ed è caratterizzata da un primo verso staccato dal resto, che contiene un’anticipazione del contenuto: la visone del cielo e della terra nel loro aspetto naturale, la cui descrizione si carica di simboli e assume un tono triste. La terra è livida, abbattuta e con un respiro affannoso; il cielo è carico di nuvole, tragico, perché ha perso la sua serenità scosso dal lampo. Nel breve istante in cui si manifesta il lampo, appare una casa bianca, che subito si oscura. Quest'immagine è paragonata ad un occhio che nell'oscurità della notte si spalanca, spaventato e subito si chiude. Il tema della poesia riguarda la realtà tragica e caotica del mondo, messa a nudo dalla luce violenta di un lampo. La casa, scossa dalla forza del lampo, agli occhi del Pascoli, perde per un momento il suo senso di protezione. Tuttavia la casa viene caratterizzata positivamente dal colore bianco, come un rifugio ancora sicuro rispetto al nero della notte tempestosa, che trasmette sensazioni di paura e angoscia. Anche il linguaggio evoca un'atmosfera terrificante, che mette in evidenza il sentimento di smarrimento del poeta, abbattuto da gravi lutti. Pascoli sente la sua vita in bilico tra il desiderio di restare in un “nido” ormai distrutto e l’affrontare una vita piena d’inganni, in un mondo considerato un “atomo opaco del male”.
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X Agosto In questa poesia Pascoli ricorda l'uccisione del padre, avvenuta il 10 Agosto, il giorno delle stelle cadenti, che rappresentano per il poeta le lacrime che il cielo versa per la cattiveria che c'è sulla Terra, definita “atomo opaco del Male”.
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X Agosto Analizza il testo e individua il tipo di strofa, di verso e di rima, nonché alcune tra le seguenti figure retoriche: allitterazioni, enjambement, anafore, anastrofi o inversioni, metonimie, sineddoche, metafore, similitudini, personificazioni, parallelismi. San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono ; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ritornava una rondine al tetto : l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
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X Agosto 1 San/ Lo/ren/zo, io /lo /so /per/ché/ tan/to A (10 sillabe) di /stel/le /per /l'a/ria /tran/quil/la B (9 sillabe) ar/de e /ca/de, /per/ché /si /gran /pian/to A (10 sillabe) nel /con/ca/vo/ cie/lo /sfa/vil/la. B (9 sillabe) Ritorna va una rondine al tetto: C (10 sillabe) l'uccisero: cadde tra i spini; D (9 sillabe) ella aveva nel becco un insetto: C (10 sillabe) la cena dei suoi rondinini. D (9 sillabe) METRO: 6 quartine in cui si alternano versi decasillabi e novenari con rima alternata ABAB, CDCD. FIGURE RETORICHE: enjambament (versi 1-2) metafora (verso 3 "gran pianto" al posto di stelle cadenti) anastrofe o inversione (versi 3-4 "gran pianto nel concavo cielo sfavilla") sineddoche (verso 5 "ritornava una rondine al tetto“ invece di al nido) anafora (versi ripetizione di una parola a inizio verso "l'uccisero")
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X Agosto Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono ; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. 21 E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! FIGURE RETORICHE: enjambament (versi 9-10; 19-20; 21-22; 23-24) allitterazione (verso 12 "pigola sempre più piano") anafora (versi 9-17 "Ora è là"; versi 6-14 "l'uccisero") metonimia (versi "il suo nido ... che pigola") similitudine (verso 9 "... come in croce") personificazione (versi Il Cielo piange)
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Il tuono Note: E nella notte nera come il nulla,
1. d’arduo dirupo: di un costone roccioso erto, ripido. E nella notte nera come il nulla, 2. rimareggiò rinfranto: risuonò con il rumore di una mareggiata, ossia di un’ondata che si rompe sulla spiaggia o sugli scogli; «rinfranto» è il participio passato del verbo “rinfrangere” (ripercuotere, rompere di nuovo). a un tratto, col fragor d’arduo dirupo1 che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto2, e poi vanì3. Soave4 allora un canto 3. vanì: svanì, si affievolì fino a scomparire. s’udì di madre, e il moto5 di una culla. 4. Soave: dolce, gradevole. 5. moto: movimento. La ballata fa parte della raccolta Myricae. Il poeta cerca di riprodurre in pochi versi un tuono e la sua eco, via via più debole. Pascoli accosta con cura le parole, per ottenere effetti di suono si avvale di varie allitterazioni e onomatopee, individuale. Metro: ballata piccola di endecasillabi, secondo lo schema di rime X ABABBX.
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ciao
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