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PubblicatoVioletta Giordani Modificato 8 anni fa
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Esiodo Il regno di Urano
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Presentazione generale dell’opera Il tema centrale della Teogonia è il rapporto fra le varie divinità distinte in tre categorie: - antropomorfe, come nei poemi omerici; - collegate alle forze della natura (mare, vento ecc.); - energie psicologiche (amore, rivalità, invidia, superbia ecc.) A queste entità il poeta riconduce le dinamiche fondamentali della vita: il principio generativo, la morte, lo scontro tra forze contrapposte che desiderano venire alla luce. Gli dei di Esiodo, a differenza di quelli omerici, riflesso della società eroica, appartengono inoltre ad un mondo privo di esseri umani. La struttura sociale della Teogonia è basata sulla famiglia, i cui membri sono legati dall’odio e si attaccano a vicenda: in questo modo i padri divorano i figli o li tengono chiusi nel grembo materno, a loro volta i figli assaltano i padri e le mogli complottano contro i mariti.
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Teogonia: stile e contenuti Esiodo è un poeta ben più intellettuale del suo predecessore Omero, ma risulta meno nitido e piacevole. Egli, infatti, sembra andare oltre l’orizzonte formale dell’epoca e si preoccupa di inserire nelle sue opere un pensiero più astratto, per esprimere il quale la lingua greca non aveva ancora gli strumenti adeguati. Vuole dire il vero, senza dover per forza dilettare: ecco perché espone l’intera storia degli dei anteriori a quelli dell’Olimpo e sviluppa la Teogonia, la nascita degli dei, entro una cosmogonia, il passaggio dal Caos al Cosmo. L’opera si presenta, dunque, come il tentativo d’ordine di varie fonti e tradizioni, tutte di diverso origine, e il poeta apre nuove strade alla cultura greca: innova infatti la mitografia del suo tempo con l’introduzione del principio genealogico, poiché ritiene la procreazione forma ideale del venire all’esistenza. Il pensiero mitico viene così sorretto ed articolato dal pensiero causale e finale.
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L’origine del mondo Nella Teogonia, Esiodo esplica che la Terra ha avuto origine da una voragine, il Caos, il quale è presente quando non c’è ancora nulla, ovvero >. L’idea di Caos sembra dunque sussistere in funzione di quella di Cosmo. In pratica, da uno spazio illimitato, vuoto e disordinato nasce una forma distinta, precisa e con il suolo ove ogni essere è in grado di appoggiare i piedi, dunque funge da superficie. Se da un lato si sporge verso l’alto, dall’altro sembra una galleria sotterranea che porta al Tartaro, le estreme profondità della Terra dove vengono mantenute le caratteristiche del Caos. Sul suolo terrestre, invece, Gaia genera ogni elemento, dalle foreste alle montagne e regna l’ordine. Dopo Caos e Terra appare Eros, considerato un Amore primordiale. Perché? Perché in questo momento non esiste ancora la distinzione sessuale fra maschi e femmine e tale figura non sarà più presente nel momento in cui si verificherà questo processo. Verrà invece sostituito dall’Eros inteso come piacere erotico.
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Se non esistono esseri con il proprio sesso, chi potrebbe amare Gaia al di fuori di se stessa? Eros non esprime infatti ancora amore passionale, bensì un’energia nell’Universo. In questo modo dalla Terra dovrà uscire ciò che si trova al suo interno senza l’aiuto di qualcuno. Nasce perciò Urano, il Cielo, poi giunge Ponto, il mare, sempre per merito della forza interiore. Urano è doppio e contrario della Terra, è stabile, simmetrico e si stende sopra di lei: essi formano così due piani sovrapposti dell’universo, pavimento e volta, sotto e sopra che si coprono a vicenda. Ponto si insinua invece sotto forma di distese liquide. Mentre la Terra è solida e compatta e gli elementi non possono mescolarsi in lei, i flutti sono liquidi, fluidi e si mescolano. In superficie Ponto è luminoso, ma buio nelle profondità, come se avesse a sua volta una parte caotica. Per riassumere, il mondo viene formato da tre entità primordiali (Caos, Gaia, Eros) seguite da due partorite (Urano e Ponto). Sono forse naturali e divine nello stesso tempo: ad esempio Gaia è la Terra su cui si cammina, ma anche una dea, mentre Ponto rappresenta il mare ed è una forza divina che può essere venerata.
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Urano ricopre la Terra dopo essere stato generato, per cui presentano la stessa estensione e non si staccano mai l’uno dall’altro. Inizia qui la distinzione sessuale fra maschio e femmina e i nuovi esseri vengono generati dalla congiunzione delle due forze. L’attività sessuale dell’Urano primordiale non conosce sosta e crea esseri come i Titani (che simboleggiano le forze della natura), i Ciclopi (il fulgore della vista) ed i Centimani (la forza bruta). Questi non possono tuttavia uscire, poiché Urano li tiene chiusi nel grembo di Gaia, a causa del profondo odio che prova per loro. Non possono assumere forma propria né diventare esseri individuali e neppure vedere la luce. La Terra si trova ad essere incinta di una prole numerosa che la gonfia, la soffoca e non le lascia tregua. Ma perché Urano compie queste azioni malvagie? Secondo M. C. Potenza e S. Scalabrella con questo mito, probabilmente, si voleva indicare la realtà del Caos precedente al Cosmo, senza ordine o gerarchia e libero di manifestarsi in tutta la totalità delle possibilità, fino all’assurdo assoluto della realtà di Urano. Essa non potrà mai scomparire del tutto.
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La castrazione di Urano e la separazione fra cielo e terra Gaia, incapace di sopportare la crudeltà di Urano, medita vendetta: si rivolge così ai figli, incoraggiandoli alla ribellione nei confronti del padre. Solo Crono, l’ultimogenito dei Titani, accetta di aiutare la madre a compiere un piano astuto e malvagio: con un metallo bianco in acciaio ella fabbrica un falcetto ( ἁρπή e lo porge al figlio. Mentre Urano si sfoga in Gaia, Crono afferra i genitali del padre e li taglia in un sol colpo con il falcetto. Secondo Jean-Pierre Vernant la vera separazione fra Gaia ed Urano avviene con questo gesto: Urano infatti, dopo essere stato evirato, si allontana con un grido di dolore e si proietta sopra il mondo, senza più muoversi. In questo modo la Terra ha la stessa estensione del cielo; in mezzo c’è ora uno spazio libero, ove gli esseri possono vivere liberamente. Anche il tempo ha subito una trasformazione, poiché ora i Titani possono procreare liberamente e dare vita a nuove generazioni, che via via si susseguono. Lo spazio è utilizzabile in diversi modi e il cielo stellato funge da soffitto, da volta buia al di sopra della Terra che si illumina con l’alternanza del dì e della notte.
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L’origine della vendetta Al momento dell’allontanamento da Gaia, Urano lancia una tremenda maledizione sui figli: essi si chiameranno Titani da τιταίνω, ossia per aver teso la mano contro il padre, ed egli predice l’esito della Titanomachia, con la prigionia nel Tartaro. Dall’organo sessuale di Urano, dopo la mutilazione, escono numerose gocce di sangue raccolte poi dalla Terra. Da queste nascono le Erinni, forze primordiali che custodiscono il ricordo del crimine compiuto all’interno della famiglia e lo fanno scontare al colpevole con dure pene, anche dopo molto tempo. Le divinità della vendetta, dunque, che puniscono i crimini commessi contro i consanguinei. Le Erinni rappresentano l’odio, il ricordo, la memoria della colpa, ed incarnano la necessità che il crimine venga pagato.
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Altre creature nate Insieme alle Erinni, dalla ferita di Urano nascono i Giganti e le Meliadi. I primi sono essenzialmente dei guerrieri, personificano la violenza bellica e non conoscono né infanzia né vecchiaia. Vivono infatti come adulti nel pieno vigore dell’età, consacrati all’attività militare ed al piacere dello scontro armato. Le seconde, dette Ninfe dei Frassini, sono divinità guerriere con la stessa vocazione al massacro: infatti le lance dei guerrieri sono costituite dal legno dell’albero in cui esse abitano. Da Urano nascono dunque tre tipi di creature che incarnano la violenza e la vendetta, o meglio, l’Eris o Discordia. Essa designa ogni conflitto e gli odi in seno alla famiglia, nel caso specifico delle Erinni.
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Il giorno e la notte Caos genera altri due figli: Erebo e Notte. Il primo è il nero assoluto, l’intensità delle tenebre allo stato puro, incapace di mescolarsi con qualcos’altro. La Notte, invece, può procreare a sua volta senza doversi unire con altri esseri, come Gaia. Nascono così Etere ed Emera, la Luce Eterea e la Luce del Giorno. Se Erebo è il nero più consono a Caos, Notte richiede l’esistenza del giorno, dei figli generati. Etere è luminosità allo stato puro, il “pendant” di Erebo, la zona del cielo dove non giunge mai l’oscurità per la presenza degli dei olimpici e dove la luce non è mai violata da ombre. Notte e Giorno stanno invece di fronte, si succedono regolarmente incontrandosi solo alle porte del Tartaro, dove la Notte ha la sua dimora. Essi non possono unirsi né toccarsi e neppure hanno la possibilità di stare insieme. Tutte le creature che vivono sulla Terra conoscono il giorno e la notte, ma non l’Erebo. Gli dei, invece, nel culmine del cielo, non conoscono tale alternanza, ma vivono sempre con la luce.
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Questa è dunque la nuova disposizione dell’Universo: in alto, nell’Etere splendente, stanno gli dei celesti, mentre in basso si trovano gli dei sotterranei o quelli che sono stati vinti e cacciati nel Tartaro, vivendo in una notte ininterrotta. I mortali abitano invece in un mondo in cui il giorno e la notte sfumano a vicenda.
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Afrodite ed Eros L’organo sessuale di Urano, gettato in mare, forma una schiuma biancastra da cui nasce Afrodite. Questa galleggia per un po’ sulle onde, per poi approdare a Cipro. Ad ogni suo passo spuntano fiori profumati, bellissimi, e nella sua scia avanzano Eros ed Himeros, ovvero Amore e Desiderio. Il primo dei due non è l’Eros primordiale, bensì uno nuovo che pretende l’esistenza di un lato maschile e di un lato femminile per esistere. Da alcuni miti viene descritto come figlio di Afrodite. Non deve più portare alla luce ciò che veniva contenuto dall’oscurità all’inizio del mondo, ma deve unire due esseri di sesso diverso in un gioco erotico che presuppone una strategia amorosa fondata sulle armi della seduzione, dell’accordo della gelosia. Dalla loro unione nascerà un terzo essere non uguale ai genitori, bensì corrispondente al prolungamento di entrambi. La creazione si differenzia in questo modo da quella dell’inizio.
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Il confronto fra Amore e Discordia Dopo la mutilazione dei genitali di Urano vengono create due potenze complementari nel mondo greco: Eris, la Discordia, ed Eros, l’Amore. La prima è lo scontro in seno alla famiglia o all’interno di una stessa comunità, dunque la lite, la discordia nel cuore di ciò che era unito. Il secondo è invece unione di dissimili, il maschile ed il femminile. Sono nati dallo stesso atto fondatore che ha aperto lo spazio, ha sbloccato il tempo e permesso alle generazioni successive di uscire allo scoperto e presentarsi sulla scena del mondo. Da questo momento si formano due schieramenti, uno con Eris ed uno con Eros, pronti a combattersi per la supremazia sulla Terra. Il destino del mondo rimane dunque incerto, fino all’avvento di Zeus ed alla sconfitta dei Titani, che segna l’inizio dell’ordine duraturo.
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Lo studioso inglese Robert Graves riporta, nella sua opera intitolata “Miti greci”, alcune versioni del mito della Creazione diverse da quelle della Teogonia. Nel mito pelasgico Eurinome, Dea di Tutte le cose, si accoppiò con il gran serpente Ofione grazie al vento Borea e depose in mare l’Uovo Universale, da cui uscirono tutte le cose esistenti. Dopo aver punito Ofione per la sua arroganza, la dea mise a capo delle sette potenze planetarie un Titano ed una Titanide, creando poi il primo uomo, Pelasgo. Secondo il mito orfico, la Notte fu amata dal Vento e depose un uovo d’argento nel grembo dell’Oscurità, da cui nacque Eros: egli era un ermafrodito dalle ali d’oro, con quattro teste, e mise in moto l’Universo. Con lui la Notte visse in una grotta ed assunse il triplice aspetto: Notte, Ordine e Giustizia. Dinanzi sedeva la madre Rea che richiamava gli uomini all’ascolto degli oracoli. Eros creò il mondo, mentre la Notte regnò sull’Universo fino all’avvento di Urano.
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Riferimenti al testo L’universo, gli dei, gli uomini – Il racconto del mito di J.P.Vernant, M. Melotti, Milano 2003 La letteratura greca – Testi, Autori, Società – L’età arcaica a cura di G.Guidorizzi, Milano 1996 Miti greci a cura di Robert Graves, Milano 1983 La mitologia classica a cura di di M.C.Potenza e S.Scalabrella, Roma 1987 A cura di Lorenzo Branzanti Classe I B Anno scolastico 2007/2008
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