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Nuptiae et conubium
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Il significato del conubium
Il conubium →matrimonio romano era una convivenza, in cui un uomo e una donna decidevano di vivere in fedeltà come vir →marito e uxor →moglie La volontà di vivere insieme era chiamata affectio maritalis →affetto coniugale Quando la volontà di vivere insieme non esisteva più il matrimonio era sciolto
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Età del matrimonio Uomo e donna a Roma potevano sposarsi a partire dall’età di quattordici anni (l’uomo) e dodici anni (la donna) [anche se questi erano limiti di massima, i matrimoni in età adolescenziale non erano frequenti],cioèquando uomo e donna erano puberes→ “capaci di procreare” In media l’età maschile per il matrimonio era trent’anni Per la donna l’età matrimoniale opportuna oscillava tra sedici e vent’anni
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Conubia vietati Erano vietati matrimoni tra patrizi e plebei fino al 445 a.C.(lex Canuleia) Non si potevano sposare i parenti in linea retta (genitori e figli, nonni e nipoti) Erano proibite le nozze tra ingenui →nati liberi e donne considerate poco degne: prostitute, adultere, attrici
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I conubia
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Le tre forme di matrimonio
Nella storia romana esistettero tre diverse tipologie di matrimonio la forma più tradizionale e antica di unione matrimoniale era la confarreatio la forma introdotta dopo che erano cadute le barriere sociali tra patrizi e plebei fu la coëmptio il contratto matrimoniale più frequente in età imperiale era l’usus
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Confarreatio La cerimonia della confarreatio (cum + farrum) prendeva nome dal farrum, il cereale con cui era impastata la focaccia che gli sposi offrivano a Giove Farreo alla presenza del del pontifex maximus, massimo sacerdote romano, del flamen Diale (sacedote di Giove) e di dieci testimoni flamen Diale Pontifex maximus Farreum
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Conventio in manum La confarreatio era la cerimonia in cui si verificava per la donna la conventio in manum→ il passaggio della donna dalla potestà del padre a quella del marito Senza la conventio in manum la moglie: a. rimaneva estranea alla famiglia del marito e non poteva ereditarne i beni e b. non aveva legami con i propri figli,che appartenevano solo alla familia del coniuge Al termine della confarreatio la donna diventava matrona o mater familias
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Coëmptio La coëmptio era un contratto,simbolico, con il quale il padre cedeva la figlia al marito, e con il tempo assunse la forma di una promessa alla presenza dei testimoni. Era una forma di unione matrimoniale meno vincolante della confarreatio Il conubium poteva anche essere sciolto, sia in seguito alla confarreatio, sia dopo la coemptio Tuttavia divorziare in un contratto di coemptio era più semplice, perché marito e moglie non dovevano ricorrere al tribunale per lasciarsi, ma semplicemente comunicavano a amici e parenti riuniti i motivi per i quali il legame si era esaurito
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Usus e manus Dall’ etàimperiale in avanti (I sec. a.C.) divenne molto frequente l’usus →convivenza Marito e moglie vivevano insieme nella casa del marito nella quale la moglie si trasferiva Il matrimonio era considerato regolare dopo un anno di convivenza, in conseguenza della quale il marito aveva manus →potere maritale sulla moglie La donna ,giuridicamente, diventava una figlia per l’uomo, che la doveva proteggere e mantenere Ritratto del fornaio Terentius Neo e della moglie, conservato a Pompei
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Le nuptiae (nella confarreatio)
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Gli sponsalia Gli sponsalia erano la cerimonia di fidanzamento, in cui veniva formulata la promessa di matrimonio Essa non sempre si teneva Era la cerimonia delle promesse Il termine sponsalia è originato dal verbo spondeo → “io prometto” con la quale la futura sposa rispondeva all’invito del fidanzato spondesne ? → “tu prometti” ?
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Anulus pronubus e arrha
Il matrimonio aveva un valore contrattuale Segno dell’accordo di matrimonio raggiunto con gli sponsalia era l’anulus pronubus che l’uomo donava alla donna Inoltre il futuro suocero riceveva arrha cioè la caparra come pegno dell’accordo di matrimonio Anulus pronubus
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dal verbo nubere [alicui], cioè “mettere il velo” → nubes
Nuptiae Il matrimonio era indicato con il termine nuptiae dal verbo nubere [alicui], cioè “mettere il velo” → nubes Il velo era indossato dalla futura sposa e era chiamato flammeum → flamma, perché era di colore arancio intenso, e la donna lo portava fin dal giorno precedente il matrimonio
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Vigilia del matrimonio
Alla vigilia delle nozze, la ragazza spogliava la toga praetexta, suo abito da nubile In testa indossava il reticulum →una reticella rossa Faceva una cerimonia con la quale consacrava (cioè consegnava) alla sua divinità protettrice i suoi giochi d’infanzia, Toga praetexta
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Vestito e acconciatura della sposa
Il vestito nuziale della sposa era la tunica recta →una tunica bianca (simbolo della purezza della donna) senza orli Essa era fermata all’altezza della vita dal nodus Herculeus I capelli della donna erano divisi in seni crines → sei trecce, raccolte sulla sommità del capo corona Tunica recta flammeum
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La pronuba La cerimonia nuziale doveva essere celebrata in un dies fastus → giorno favorevole Al fianco della sposa vi era sempre una pronuba (pro + nubere)→ donna maritata che assiste la sposa e doveva essere univira (unus + vir)→ sposata una sola volta
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La cerimonia/gli auspici
La cerimonia si articolava in tre momenti 1. l’ auspex →un sacerdote esaminava le interiora di un animale sacrificato per verificare che gli dei fossero favorevoli al conubium L’auspex compie la sua cerimonia
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La cerimonia/Tabulae nuptiales e dextrarum iunctio
2. la firma dinanzi a dieci testimoni delle tabulae nuptiales , che rappresentavano il contratto matrimoniale 3. la pronuba compiva la dextrarum iunctio→ congiunzione delle mani destre dei due sposi come segno solenne della fides →fedeltà reciproca uxor pronuba vir firma delle tabulae nuptiales dextrarum iunctio
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Deductio in domum Dopo la cena nuptialis, il banchetto nella casa paterna che seguiva il matrimonio si teneva la deductio in domum cioè la sposa vestita di bianco era scortata alla domus del marito da un corteo di cantori e musici, che intonavano inni di buon augurio alle nozze Cena nuptialis
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Uxor accolta dal marito
All’arrivo, dopo che i cardini delle porte erano stati unti di olio e grasso, perché le porte si aprissero con facilità, si svolgeva il culmine della deductio Il marito sulla soglia della casa chiedeva alla sposa quis es ?→”chi sei ?” e lei rispondeva ubi Gaius, ego Gaia →”dove tu sei Gaio, io sono Gaia”, ovvero la manifestazione della volontà di vivere insieme per sempre (e di assumere il nomen gentilicium del marito)
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La sposa entra in casa La prima notte di nozze
La deductio si concludeva con il rito del passaggio oltre la soglia della casa, che la sposa compiva venendo sollevata dai membri del corteo per non inciampare sulla porta, cosa che sarebbe stata un pessimo auspicio La pronuba conduceva poi la sposa fino al thalamus →letto coniugale, che solo in questa occasione era posto nell’atrium, dove il marito la attendeva per trascorrere la prima notte di nozze
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Repudium e divortium Il divorzio era possibile, ma si distingueva in repudium →ripudio se avveniva per volontà di uno dei coniugi e divortium (dis,separazione e vorto, volgo da un’altra parte) →era la fine consensuale del matrimonio All’epoca di Romolo. l’uomo poteva cacciare di casa la moglie se adultera, avvelenatrice dei figli, o per il furto delle chiavi della cantina In età repubblicana anche le donne potevano ripudiare il marito se adultero, se faceva prostituire la moglie, se aveva un’amante (concubina)
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