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PubblicatoCorrado Vecchio Modificato 8 anni fa
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Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini a Parigi per l'inaugurazione della prima mostra del 1912 IL FUTURISMO A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda
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Il futurismo è stato un movimento artistico e culturale italiano del XX secolo
Fu fondato da Filippo Tommaso Marinetti a Parigi nel 1909, anno in cui sul “Figaro” apparve il primo “Manifesto del Futurismo” Marinetti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1876 da genitori italiani e morì a Bellagio nel 1944 Nel 1919 fu tra i fondatori dei Fasci di combattimento (il Futurismo incarnava l’anima rivoluzionaria del fascismo)
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FILIPPO TOMMASO MARINETTI
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I futuristi volevano influire sulla vita sociale, sulla mentalità, dunque, prima ancora che di arte, si interessavano politica, spettacolo, tecnica, moda Il futurismo esplorava ogni forma di espressione: pittura, scultura, letteratura (poesia e teatro), musica, architettura, danza, fotografia, cinema, radio e persino la gastronomia.
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Dopo il primo “Manifesto” del 1909, vennero molti altri “manifesti” dedicati alle varie discipline (pittura, danza, cinema, teatro) e anche a campi estranei all’arte (come l’abbigliamento, l’arredamento, l’alimentazione, la flora, la matematica e persino i culti funerari), cercando di sperimentare linguaggi sempre nuovi
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Fin dagli inizi il movimento di Marinetti incarnava un bisogno di rinnovamento
Operò come un gruppo organizzato, che realizzò in Italia e all’estero “serate” in teatri pubblici letture e azioni sceniche (che spesso degeneravano in provocazioni e risse), esposizioni e mostre d’arte, conferenze, spettacoli teatrali, attività editoriali
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Legata al Futurismo fu la nascita di numerose riviste:
“Dinamo” di Roma “Rovente” di Parma “La scintilla” di Cremona “La Testa di Ferro” di Fiume “Originalità” di Reggio Calabria
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Il movimento nacque all’inizio del Novecento, all’epoca della rivoluzione tecnica (contrassegnata dall’elettricità, dall’aviazione, dal’automobile) che suscitava entusiasmo per il “futuro” Gli aspetti più appariscenti del Futurismo sono, infatti, la “futurolatria” e la “modernolatria” (cioè l’esaltazione del moderno e del futuro)
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A questo aspetto sono legati l’esplicita ribellione e il rifiuto totale della cultura presente e della tradizione, che si espressero nella volontà di distruzione di tutto ciò che apparteneva al passato Marinetti scriveva: “Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie... Suvvia! date fuoco agli scaffali delle biblioteche!...Sviate il corso dei canali per inondare i musei!...Oh la gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le vecchie tele gloriose!...Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà...”.
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Altre notevoli caratteristiche del Futurismo furono:
la aggressività, la celebrazione della vita breve ed eroica, il disprezzo dei deboli e della pace, l’esaltazione della violenza, che portava a dichiarare: “noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo...lo schiaffo ed il pugno”, fino ad arrivare alla glorificazione della violenza estrema, cioè la guerra, considerata la “sola igiene del mondo” (nel senso che provocando milioni di morti avrebbe anche liberato il mondo da tanto marciume umano)
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Il movimento di Marinetti elaborò un’ideologia autoritaria e militarista che celebrava lo stato totalitario Da qui nasce la profonda intesa che legava il Futurismo al regime fascista (Marinetti era grande amico personale di Mussolini)
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I futuristi poi ebbero una visione esaltata del progresso che si espresse nell’ammirazione della macchina Così essi poterono dichiarare che un’automobile da corsa, “col suo cofano adorno di grossi tubi” (quelli cromati che conducono i gas di scarico del motore) è più bella persino della Vittoria di Samotracia.
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Osservando il mondo del lavoro compresero anche l’imminenza di uno scontro violento tra capitalismo e forze organizzate del proletariato e si dissero pronti a cantare “le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere e dalla sommossa” perché “non v’è più bellezza se non nella lotta” Anticipando poi certi aspetti dello squadrismo fascista proclamarono il disprezzo del pericolo.
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Essi furono contrari sia all’immagine della donna idealizzata dalla poesia amorosa, sia alla donna moderna, partecipe del mondo della produzione, dichiarandosi nemici del femminismo e proclamando “il disprezzo della donna”
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IL FUTURISMO IN LETTERATURA
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All’inizio Marinetti era stato uno scrittore simbolista e aveva fondato la rivista “Poesia” che uscì dal febbraio 1905 all’ottobre 1909 per un totale di 31 fascicoli La rivista era nata come organo del Simbolismo italiano (a cui collaborarono i più importanti scrittori italiani del momento, tra cui Pascoli, D’Annunzio, Gozzano, nonché scrittori europei)
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Nel 1909 però la rivista cessò le pubblicazioni, quasi a sancire che il Simbolismo era orami superato e si preparava l’avventura delle “parole in libertà” (paroliberismo = parole liberate dalle regole della sintassi) Nelle prime composizioni in versi di Marinetti era stato uno scrittore esasperatamente simbolista (utilizzava quasi solo un linguaggio fatto di segni e costruito su versi liberi di difficilissima decifrazione)
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Il Marinetti futurista nacque con l’invenzione delle “parole in libertà”
Egli pensava che il linguaggio tradizionale non poteva più esprimere la vita moderna, fatta di macchine, velocità, grandi folle Occorreva una nuova poetica (della “simultaneità”), dove le frasi si affastellavano l’una sull’altra, non più una dopo l’altra, per consentire al poeta di esprimere “affannosamente le sue sensazioni visive, auditive, olfattive, secondo la loro corrente incalzante”
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L’ideologia futurista trasferita nella nuova poetica futurista viene sintetizzata nel “Manifesto tecnico della letteratura futurista” del maggio 1912 Vi si teorizzava la più assoluta libertà del poeta da tutti gli schemi e da tutte le regole
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Gli espedienti suggeriti dal “Manifesto tecnico” sono:
l’uso del verbo all’infinito, non più sottomesso all’io dello scrittore che osserva o immagina l’abolizione dell’aggettivo, considerato una semplice “sfumatura” di significato, e dell’avverbio, “vecchia fibbia che tiene unita l’una all’altra le parole” la distruzione della sintassi, in particolare la sostituzione della punteggiatura con segni matematici o musicali l’uso del “sostantivo doppio”, per condensare rapidamente le percezioni senza più bisogno di paragoni o similitudini (es: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-imbuto = espressioni in cui l’oggetto si fonda con l’immagine)
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il poeta dovrà: allacciare cose tra loro lontane, senza fili conduttori, bensì per mezzo di parole essenziali in libertà usare in modo audace e continuo l’onomatopea, adottare un’ortografia “libera espressiva” riplasmando le parole che taglierà, allungherà, rafforzerà al centro aumentando o diminuendo il numero delle vocali e delle consonanti distruggere l’armonia tipografica della pagina utilizzando diversi colori di inchiostro e tutti i possibili caratteri tipografici
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Nei temi e nei motivi futuristi ritroviamo elementi ideologici ripresi da:
Nietzsche, Bergson, Sorel, D’Annunzio, Mallarmè ed altri ancora.
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La novità di questa avanguardia attrasse in un primo momento giovani di talento destinati ad imporsi poi per altre vie. Si trattò di un’adesione quasi sempre temporanea (per qualche anno): Corrado Govoni Aldo Palazzeschi Giovanni Papini Ardengo Soffici Paolo Buzzi Enrico Cavacchioli Luciano Folgore Francesco Cangiullo etc. La lezione del Futurismo poi influenzò sia l’opera di Dino Campana che quella del primo Ungaretti.
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