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PubblicatoTommasina Franchi Modificato 8 anni fa
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Il bambino non è debole ne povero; il bambino è padre dell’umanità e della civiltà, è il nostro maestro anche nei riguardi della sua educazione. Questa non è esaltazione fuori misura dell’infanzia, è una grande verità. (MARIA MONTESSORI)
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Insegnante psicomotricista STELLINO GIANNA MARIA
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Considerare il bambino come entità integrata, dove mente e corpo hanno lo stesso valore.
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La psicomotricità è una disciplina relativamente giovane, figlia degli studi e delle ricerche realizzate negli ultimi 50 anni da vari ambienti scientifici.
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Dall’area medica ricordiamo i contributi di: H.WALLON per lo sviluppo dei concetti quali: il tono muscolare, la postura corporea e la funzione posturale; SCHILDER per lo sviluppo del concetto di schema o/e immagine corporea; J. DE AJURIAGUERRA il primo a studiare i disturbi psicomotori nel bambino;
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D.W.WINNICOT per il suo contributo ad una visione psicodinamica dei processi maturativi del bambino, per la valorizzazione dell’esperienza del gioco; PIAGET che mette il corpo ed il movimento al centro dello sviluppo dell’intelligenza nel b/o in età evolutiva; Del pensiero freudiano e postfreudiano nel porre l’accento sulla formazione della struttura della psiche nei primi anni di vita e del ruolo che ha il corpo nel determinarla;
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Degli studi di autori quali P.VAYER, LE BOULCH, A. LA PIERRE e B. AUCOUTURIER che hanno contribuito, con il loro ampio lavoro con i b/i ad affermare l’utilità della psicomotricità all’interno dei progetti pedagogici-educativi rivolti ai b/i in età evolutiva, in un’ottica inizialmente vicina alla teoria cognitivista piagetiana e via via più orientata verso una concezione psicodinamica della personalità e dello sviluppo.
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All’inizio di ogni incontro di psicomotricità, dopo aver ripetuto assieme le regole e completato il rituale di inizio, invito i bambini a giocare liberamente nello spazio della sala di psicomotricità usando il MATERIALE che di volta in volta propongo loro. Inizialmente il gioco è caotico e approssimativo, ma quando il bambino avrà interiorizzato la struttura ed il funzionamento dell’incontro di psicomotricità, avrà sviluppato confidenza con lo psicomotricista, il suo gioco sarà via via più ordinato, più chiaro nei contenuti e più efficace a livello di comunicazione e relazioni.
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IN UN LUOGO “MAGICO” DOVE: Vivere lo spazio del dirsi e del conoscersi con un sentimento di fiducia; vivere uno spazio di esplorazione; vivere uno spazio dove si può giocare a diventare grandi; vivere un luogo dove devono essere favoriti e stimolati i processi di socializzazione.
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C’è un luogo ”LA CASA DELLO PSICOMOTRICISTA” dove si può incontrare l’adulto durante l’attività e questo lo tranquillizza molto perché gli permette di avvicinarlo nei momenti di bisogno. L’altro luogo magico è “il piano rialzato inclinato” che stimola e garantisce lo sviluppo del gioco sensomotorio con alcune performance psicomotorie.
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Il bambino al nostro via si muove liberamente, sceglie di andare, di fermarsi, di sviluppare come e dove meglio crede i propri giochi. Generalmente la parte centrale è il luogo dove maggiormente si sviluppa il gioco dinamico, l’incontro con i coetanei, mentre vicino alla parete o negli angoli cerca vissuti più calmi, che vive da solo o in compagnia di qualche compagno
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LA PSICOMOTRICITA’ RELAZIONALE SI SVILUPPA NEL PIACERE DEL: GIOCO SENSO MOTORIO GIOCO SIMBOLICO GIOCO DI SOCIALIZZAZIONE Non c’è niente di più “serio”, di più coinvolgente del gioco per il bambino. Il bambino, giocando, trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico, creando un mondo immaginario che riflette i sui sogni a occhi aperti, le sue fantasie, i suoi desideri, ma anche le sue emozioni e le sue paure più nascoste.
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GIOCO PSICOMOTORIO Il bambino a questa età conosce bene il proprio corpo, usa con abilità il movimento,ha acquisito un buon equilibrio sia statico che dinamico, quindi riesce ad esprimersi in attività sensomotorie sia di tipo centripeto che centrifugo. E’ un turbinio di movimento, corse, salti, cadute, arrampicate, scivolate, rotolate… riesce a mettere in scena movimenti strani molto personali che si diverte ad esibire o ad imitare dagli altri e da tutto ciò ricava molto piacere personale.
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GIOCO SIMBOLICO Dimostra di saper usare il gioco simbolico dove rappresenta la propria realtà emozionale ed affettiva presente e passata. Sa usare la dinamica del “come se” modellando a suo piacere il vissuto emozionale.
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GIOCO DI SOCIALIZZAZIONE A questa età il bambino può fare dei giochi dove è evidente che sta giocando per se stesso…
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… ma non può prescindere da tutto quanto gli succede attorno, per altro non ha mai perso di vista la realtà che lo circonda…
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… quindi tenderà comunque a finalizzare il suo gioco individuale con un’apertura verso le dinamiche che si stanno sviluppando attorno a lui …
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… e/o a modificare il “suo” gioco per far si che qualcun altro entri nella sua dinamica di gioco trasformandola in qualcos’altro.
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Il materiale che si usa è composto generalmente da oggetti semplici, facili da manipolare e con un valore specifico poco evidente. L’obiettivo dello psicomotricista è quello di favorire lo sviluppo del gioco psicomotorio finalizzato alle tre tipologie: sensomotorio, simbolico, e di socializzazione. Ciò si ottiene proponendo una sequenza di materiali ed oggetti con cui giocare e sviluppare le tematiche del giorno.
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I materiali che si usano più frequentemente sono: palle colorate di varie grandezze; cerchi colorati morbidi ; corde di varie forme e colori; stoffe colorate grandi e piccole; cuscini grandi e piccoli; carta bianca e crespa colorata; scatoloni grandi e piccoli; foulard; strumenti musicali; animaletti di plastica dura; paracadute.
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VERIFICA E VALUTAZIONE Una valutazione sul programma di Psicomotricità Relazionale viene realizzata attraverso l’utilizzo di griglie e/o strumenti idonei alla rilevazione delle performance psicomotorie del bambino e del gruppo classe.
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DALLE INDICAZIONI NAZIONALI Favorire una maturazione armonica della personalità del bambino riferita all’integrazione delle dimensioni emozionale e cognitiva-sociale. Sviluppare modelli comunicativi e relazionali che favoriscano il processo di apprendimento, la cooperazione, la socializzazione. Promuovere l’agio e prevenire il disagio durante il processo maturativo del bambino. Potenziare le possibilità di intervento pedagogico-didattico in presenza di soggetti svantaggiati e/o diversamente abili.
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