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Stage 2014 Esperienza formativa presso Ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo Mi chiamo Federico Visani, ho 18 anni e vivo a Bergamo con la mia famiglia.

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Presentazione sul tema: "Stage 2014 Esperienza formativa presso Ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo Mi chiamo Federico Visani, ho 18 anni e vivo a Bergamo con la mia famiglia."— Transcript della presentazione:

1 Stage 2014 Esperienza formativa presso Ospedale «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo Mi chiamo Federico Visani, ho 18 anni e vivo a Bergamo con la mia famiglia. Da molto tempo ormai, pensando al mio futuro, vedo già un indirizzo di studio preciso: Medina. Questa facoltà mi ha sempre affascinato, sin dai primi anni di liceo ho sempre avuto una certa propensione per le materie scientifiche. Anche se può sembrare un controsenso, sono all’ultimo anno di liceo linguistico; questo tuttavia non mi ha impedito di coltivare la mia passione ed ora, che sono all’ultimo anno, ho le idee più chiare che mai. Questo è dovuto soprattutto ad un’esperienza formativa a cui ho avuto l’onore di partecipare quest’estate.

2 Il termine “medicina” a volte può essere un po’ “misterioso”: ho conosciuto alcuni ragazzi, sicuri come lo sono io ora, di iscriversi a medicina, dopo aver superato il famigerato test d’ammissione, e accorgersi dopo un anno di studio che questo non corrispondeva all’idea che si erano fatti di questa facoltà. Personalmente, la chirurgia mi ha sempre affascinato, e per evitare lo stesso errore di questi ragazzi ho deciso di provare ad ottenere uno stage in ospedale in modo da essere ancora più sicuro della mia scelta. Quindi, verso la metà di Maggio ho chiamato l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per chiedere informazioni relative a stage guidati da medici per i vari reparti della struttura. Sorprendentemente ricevetti una risposta positiva anche se il reparto a cui sarei stato assegnato restava ancora un’ incognita.

3 Per un incredibile colpo di fortuna sono stato l’unico stagista ad essere assegnato al reparto di chirurgia toracica e lo stage sarebbe durato 12 giorni. Sinceramente non sapevo bene cosa aspettarmi, né cosa avrei visto, né cosa avrei fatto. Il primo giorno di “lavoro” mi fu subito tutto chiaro. La giornate si dividevano essenzialmente in tre parti: in mattinata c’era un “briefing” generale, dove il primario, gli specializzandi e il resto dei chirurghi si radunavano in una sala conferenze per discutere dei miglioramenti o peggioramenti dei pazienti degenti nella struttura. In seguito ero seguito direttamente dagli specializzandi e si effettuava il giro di visite ai pazienti. Finita questa prima parte mi è stato consegnato un “pass” a mio nome che mi consentiva il libero accesso alla sala operatoria in modo da seguire in diretta tutti gli interventi della giornata. Essendo in chirurgia toracica le operazioni più frequenti erano rivolte specialmente a fegato e polmoni, compresi trapianti completi e parziali.

4 Entrare in sala operatoria è stato come entrare in un altro mondo: vari “team” tra cui anestesisti, chirurghi e specializzandi entravano per la preparazione della sala. Tutti gli strumenti necessari a quello specifico intervento erano schedati in un registro elettronico e le misure di sicurezza erano le priorità. Prima di iniziare a incidere il chirurgo operante faceva un “Time Out” con il quale verificava i dati del paziente in modo da assicurarsi che fosse effettivamente la persona giusta da operare. Dopo di che iniziava l’intervento. La mia posizione in sala era direttamente dietro il chirurgo operante e grazie ad una pedana rialzata potevo seguire passo passo tutto il corso dell’intervento. Inoltre il chirurgo mi spiegava man mano che procedeva cosa stava facendo e perché. Posso assicurare che anche se alcune operazioni potevano durare fino a 6 ore continuate non riuscivo a staccare gli occhi dal paziente operato.

5 E’ stata una delle esperienze più belle e gratificanti della mia vita. Vedere il lavoro di queste persone, provare le loro stesse sensazioni e sentire i loro stessi odori, mi hanno fatto capire veramente quale grande lavoro svolgano, e di quali enormi responsabilità si debbano prendere carico tutti i giorni. Questo stage è stato veramente fondamentale per me: finché non ti trovi davanti ad un tavolo operatorio non potrai mai sapere se questo lavoro fa davvero per te. Non si può mai sapere fino in fondo se la vista del sangue, o il forte odore di carne bruciata possano dare qualche problema. Per questo, a mio parere, chiunque sia interessato a intraprendere quest’intensa professione dovrebbe provare anche solo per qualche giorno a fare la mia stessa esperienza. Sono grato all’ospedale che mi ha permesso di fare tutto ciò e sono grato a tutto lo “staff” che mi ha seguito e spiegato con passione ogni singolo aspetto della vita di un chirurgo.

6 Visani Federico, classe V LM Liceo Linguistico S.B.Capitanio


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