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PubblicatoSerafino Fedele Modificato 8 anni fa
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Note sulla riabilitazione nella malattia di Parkinson Enrico Granieri Ferrara, 28 Maggio 2014
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Malattia Parkinson. Riabilitazione Ormai l’importanza della riabilitazione nella malattia di Parkinson è generalmente riconosciuta come è emerso dal recente convegno World Parkinson Congress che si è tenuto a Montreal nel mese di ottobre 2013. In quella sede è stato riservato un ampio spazio alle nuove acquisizioni nel campo della riabilitazione per la malattia di Parkinson, che ormai può essere considerata un ambito altamente specializzato.
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Evidenze di studi internazionali indicano quali sono gli elementi particolari da inserire in un percorso riabilitativo per il Parkinson, quali il cammino sul treadmill (ovvero tappeto ruotante) e l’uso di stimoli visivi o uditivi (i cosidetti “cues”) che non fanno parte della riabilitazione generica. Ecco perché AIP ha deciso di creare una rete di centri riabilitativi specializzati per la malattia di Parkinson, dove i malati possono seguire un percorso specifico, con varianti individualizzate a seconda delle varie fasi.
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Percorso riabilitativo intensivo specializzato In base all’esperienza acquisita e alla letteratura scientifica è stato messo a punto un percorso riabilitativo intensivo che prevede, in regime di ricovero ospedaliero, -3 sedute giornaliere ciascuna di circa 60 minuti, 5 giorni la settimana per 4 settimane: -durante la prima seduta il paziente effettua lavoro individuale con un fisioterapista che lo induce a prendere coscienza dei suoi problemi per quanto riguarda -la postura, -l’equilibrio -la funzionalità delle articolazioni, proponendo strategie per correggerli.
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La seconda seduta prevede lavoro con diverse apparecchiature (tra cui, ovviamente, il tapis roulant assieme ai “cues) scelte apposta per facilitare il ri- apprendimento della corretta sequenza dei gesti richiesti per compiere determinati movimenti ovvero una rieducazione cognitiva. La terza seduta prevede esercizi di tipo occupazionale atti a migliorare l’autonomia nelle attività del vivere quotidiano: scrivere, girarsi nel letto, alzarsi da una poltrona, uso di utensili, ecc.
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Questo protocollo si è rilevato essere particolarmente efficace nel rallentare l’evoluzione della malattia e nel ridurre la necessità di aumentare il dosaggio farmacologico. Se un paziente si mantiene autonomo ed è in grado di camminare correttamente, non avverte la necessità di aumentare il dosaggio farmacologico e può mantenere una buona qualità della vita interrompendo quel circolo vizioso: disturbi del cammino-riduzione dell’autonomia- peggioramento clinico responsabile del decadimento della vita dei pazienti parkinsoniani.
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Idealmente bisogna iniziare la fisioterapia nelle prime fasi della malattia, perché è più facile prevenire che correggere. Questo vale soprattutto per i pazienti veramente disposti ad applicarsi ed a trarne il massimo. Questo concetto non è noto a tutta la classe medica; vi è un grande bisogno di formazione.
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In Italia esiste una figura professionale che non esiste in tutti gli altri Paesi, quella del fisiatra, che talvolta non ha una preparazione specifica per il Parkinson e si trova costretto a rifiutare l’accesso alla fisioterapia ai pazienti in fase iniziale, anche perché mancano le strutture. Bisogna pensare che i parkinsoniani sono circa 200.000 in Italia, 20-22.000 nella sola Emilia Romagna.
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Riabilitazione Gli obiettivi della riabilitazione nella malattia di Parkinson sono fondamentalmente due: 1.Riacquisizione degli automatismi andati persi Per es., si usano i cosidetti “cues”, ovvero stimoli uditivi o visivi per ricordare ai pazienti movimenti normalmente automatici che devono effettuare volontariamente. Esistono molte forme di riabilitazione per il Parkinson, alcune impostate in modo da essere piacevoli, per es. la musica, la danza (come il tango), il tai chi, la box, esercizi con il metronomo.
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2) Aumento della plasticità del tessuto nervoso del cervello tramite esercizi aerobici che migliorano il flusso ematico al cervello e quindi anche il flusso di ossigeno alle cellule nervose. In base a questi principi sarebbe ideale un percorso riabilitativo specifico per il Parkinson, ed intensivo, che prevede, in regime di ricovero ospedaliero, 3 sedute giornaliere ciascuna di circa 60 minuti, 5 giorni la settimana per 4 settimane. Successivamente Attività Motoria Adattata a domicilio o in palestra dietro la guida di Laureato in Scienze Motorie.
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È necessario segnalare il problema della riduzione degli accessi alla fisioterapia permessi dalle ASL (Aziende Sanitarie Locali). Sarebbe necessario stipulare convenzioni con palestre private che facciano prezzi convenienti ai pazienti. In città di Ferrara e in provincia operano alcuni centri, dotati di una palestra (e in alcuni casi di piscina) dedicati esclusivamente alla riabilitazione (e non al fitness). Alcune palestre sono convezionate con l’Associazione Gruppo Parkinson di Ferrara (GEPA).
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