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PubblicatoFiliberto Tedesco Modificato 8 anni fa
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LA VITA Boccaccio racconta la propria vita dandone una versione “romanzata” o idealizzata, come si può verificare già dalle notizie circa la nascita: nato probabilmente a Firenze, figlio illegittimo del banchiere e mercante Boccaccino, Giovanni si presenta come frutto dell’unione tra il padre e una principessa francese. Inoltre egli parla del proprio amore per una nobildonna della corte angioina (Maria d’Aquino) indicandola con il senhal “Fiammetta”: questa figura, al di là della veridicità del dato biografico, attraverserà la produzione di Boccaccio, almeno fino al Decameron.
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Il periodo napoletano (1327-1340) Nel 1327 il padre, socio della banca dei Bardi, portò con sé Giovanni a Napoli, per avviarlo all’attività mercantile. Fu accolto presso la raffinata corte Angioina e si appassionò alla letteratura cortese e classica, ma con il fallimento della banca dei Bardi fu costretto ad abbandonare l’amata Napoli e a tornare a Firenze, riprendendo la sua vita borghese.
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Il periodo fiorentino (1340-1375) Cercò a lungo (ma senza successo) una sistemazione a Napoli o in altre città e corti. Svolse vari incarichi diplomatici al servizio del Comune, dedicandosi costantemente alla composizione di numerose opere di vario genere, sia in latino che in volgare. Nel 1348, l’epidemia di peste nera lo colse a Firenze; morirono in quella circostanza molti suoi amici e parenti. Nel 1350 strinse amicizia con Petrarca, che influenzò profondamente le sue scelte esistenziali e intellettuali. Nel 1360 prese gli ordini minori. Negli ultimi anni e fino alla morte si dedicò in particolare allo studio, alla valorizzazione e alla diffusione dell’opera di Dante
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PERIODO NAPOLETANO FILOSTRATO FILOSTRATO : in un greco approssimativo significa “vinto da amore”: Si tratta di un poemetto scritto in ottave (strofe di otto endecasillabi con schema rimico ABABABCC). Troilo, figlio del re di Troia, si innamora della prigioniera greca Criseida, che, in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al campo greco e dimentica Troilo; questi, disperato, muore per mano di Achille.
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FILOCOLO FILOCOLO (dal greco “pena d’amore”): opera in prosa basata sulla leggenda di Florio e Biancifiore. Durante l’era cristiana, Biancifiore, figlia di un nobile romano ucciso dai Saraceni, perde anche la madre che muore nel darla alla luce, e viene accolta dal re di Spagna. Cresce insieme a Florio, figlio del re e i due si innamorano. Il re, contrario all’unione, vende Biancifiore a dei mercanti e la ragazza viene rinchiusa in una torre dall’ammiraglio di Alessandria. Florio dopo varie peripezie tenta di salvarla, ma viene catturato e condannato al rogo con l’amata. Con l’agnizione si scopre che l’ammiraglio è lo zio di Florio e i giovani vengono liberati. Nell’opera compare una digressione, il gioco delle “questioni d’amore”, che sembra anticipare alcuni aspetti del Decameron
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Caccia di Diana: Caccia di Diana: Poemetto in terzine dantesche, omaggio alle donne della corte angioina Le dame partecipano a una caccia indetta da Diana al termine della quale si votano a Venere (contrasto tra castità e amore) Teseida: Teseida: Poema epico in ottave Pur in un contesto epico (il conflitto tra Teseo, re di Atene, e le Amazzoni) l’opera si concentra sul la storia d'amore dei due tebani Arcita e Palemone per Emilia, sorella di Ippolita, regina delle Amazzoni, e cognata di Teseo.
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La produzione letteraria di Boccaccio fu vastissima e molto varia nei temi e nelle scelte stilistiche. Scrisse in prosa e in versi, alternando composizioni in latino e in volgare. Tratti comuni di questa produzione sono: a)La predilezione per il tema amoroso b)La vocazione narrativa c)L’erudizione (geografica, mitologica, ecc.) d) Il realismo, inteso come apertura sul mondo in tutti i suoi aspetti e straordinaria finezza di osservazione
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PERIODO FIORENTINO COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE (o Ninfale d’Ameto COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE (o Ninfale d’Ameto: narrazione in prosa inframmezzata da terzine dantesche (prosimetro). Ameto, rozzo pastore, incontra delle ninfe e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa di Venere, le ninfe narrano al pastore i loro amori (“Piccolo Decameron”). Ameto è immerso in un bagno purificatore e può così apprendere il significato allegorico della sua esperienza: le ninfe rappresentano le virtù e l’incontro con esse ingentilisce l’animo di Ameto. L’amore è dunque inteso come tensione nobilitante (cfr. lo Stilnovismo)
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Amorosa visione Amorosa visione : poemetto allegorico Il protagonista, colpito dalle frecce d‘amore di Cupido per Fiammetta, si addormenta e sogna di andare errando per luoghi deserti, quando incontra una donna che lo invita a seguirlo e lo conduce ad un castello che ha due porte: quella a destra è stretta e conduce alla virtù, mentre quella a sinistra è larga e promette ricchezza e gloria mondana. Egli sceglie la porta più larga e attraversa numerose sale sulle cui pareti sono affrescati i trionfi dei beni terreni (Sapienza, Gloria, ecc.). Si convince così che i beni terreni sono “veramente/que' che a' vizi ciascun mettono sotto” e segue la sua guida perché lo conduca a vedere le cose "gloriose ed etterne”. Per prima cosa scorge una fontana con figurazioni allegoriche, in seguito entra in un giardino dove ritrova Fiammetta. I due si allontanano in un "loco (...) soletto tutto", ma quando egli cerca di possedere la donna desiderata il sogno svanisce. Risvegliatosi, si ritrova così accanto alla guida che lo rimprovera e gli dice che potrà raggiungere quello che desidera solo seguendo la virtù e lasciando i beni mondani.
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L’ ELEGIA DI MADONNA FIAMMETTA L’ ELEGIA DI MADONNA FIAMMETTA: romanzo in prosa. Il romanzo è scritto sotto forma di lettera da parte di Fiammetta, che, innamorata di Panfilo, viene dimenticata dallo stesso in seguito al suo ritorno in patria. Fiammetta attende il giovane invano, ricordando i tempi felici. Il tormento è accentuato dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere le sue sofferenze al marito che per confortarla la conduce nei luoghi in cui aveva passato i momenti più belli con Panfilo.
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IL DECAMERON Il titolo grecizzante (“Dieci giorni”) conferma l’amore di Boccaccio per quella lingua ed è modellato sull’Hexameron di Sant’Ambrogio, che narra in sei giorni la creazione. Per quanto riguarda la data di composizione la peste del 1348 offre un ovvio termine di riferimento per l’inizio della stesura dell’opera. Secondo Branca, essa fu iniziata nel 1349 e completata nel 1351. Per Battaglia-Ricci bisogna datare la composizione qualche anno più tardi. Si tratta di indicazioni congetturali pertanto l’esatta cronologia compositiva del Decameron è ignota.
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La cornice Si tratta di una raccolta di cento novelle, che racconta come, durante la peste che nel 1348 devasta Firenze, una brigata di sette fanciulle e tre giovani, di nobile condizione sociale, cerchi scampo dalla malattia e dalla distruzione di ogni corretto vivere sociale ritirandosi in una villa in campagna. Come passatempo i giovani raccontano delle novelle e ogni giorno viene eletto un re che decide il tema della giornata.
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In ogni giornata però c’è posto per una novella di argomento libero, e uno dei tre giovani, Dioneo, può scegliere qualsiasi argomento per le novelle da raccontare. Due giorni della settimana, il venerdì e il sabato, la narrazione viene sospesa per motivi religiosi. Il soggiorno, infatti, dura quindici giorni, da un mercoledì ad un altro, ma le giornate di narrazione sono dieci. Inoltre due giornate, la prima e la nona, non sono vincolate ad un tema. Ogni giornata è suggellata da una ballata cantata a turno dai singoli novellatori.
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LE DIECI GIORNATE 1.Pampinea: tema libero; 2. Filomena: storie in cui dopo varie peripezie si arriva ad un lieto fine; 3. Neifile: storie in cui una cosa tanto desiderata viene acquistata o recuperata; 4. Filostrato: storie d’amore finite male; 5. Fiammetta: storie di amanti che superati una serie di ostacoli, si ricongiungono; 6. Elissa: storie di persone che con una buona risposta sono sfuggite ad un pericolo; 7. Dioneo: storie di donne che beffano mariti e amanti, a loro insaputa; 8. Lauretta: storie di beffe reciproche tra uomo e donna; 9.Emilia: tema libero; 10.Panfilo: tema libero sull’amore o altro.
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Come si vede, anche i nomi dei dieci novellatori sono scelti con cura, anche in relazione alla loro etimologia e al loro significato, e talora si richiamano alle opere precedenti dello stesso Boccaccio (ad es. Filostrato, o Panfilo).
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Nel proemio leggiamo “intendo di raccontare cento novelle, o favole o parabole o istorie che dire le vogliamo, raccontate in dieci giorni da una onesta brigata di sette donne e di tre giovani, nel pistilenzioso tempo della passata mortalità fatta, e alcune canzonette dalle predette donne cantate al lor diletto”. “Nelle quali novelle piacevoli e aspri casi d'amore e altri fortunati avvenimenti si vedranno”.
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Il proemio si rivela prezioso e funzionale per capire il significato dell’opera. In esso l’autore, esprimendosi in prima persona, espone gli intenti che lo spingono a comporre e indica il pubblico a cui si rivolge. Il pubblico: è identificato con le donne. Rivolgersi ad un pubblico femminile equivale ad indicare che l’opera si rivolge ad un utente non colto e sembra quasi collocarla in un genere “minore”. Nonostante ciò, essa ha alte ambizioni letterarie. Il suo carattere vuole essere di piacevole intrattenimento e non di dottrina religiosa e morale. I vari modi narrativi : Boccaccio vuole misurarsi nei più vari modi narrativi, infatti all’interno della sua opera, ritroviamo narrazioni sotto forma di novelle o favole o parabole o storie.
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IL DECAMERONE CORNICE OGNI NOVELLA EVENTUALE NOVELLA INTERNA P’ (p’’, p’’’…) N’N’’= x= 1/10 B N’’’No’’’ No’’= B-x No’
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