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L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL BAMBINO AUTISTICO:

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Presentazione sul tema: "L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL BAMBINO AUTISTICO:"— Transcript della presentazione:

1 L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL BAMBINO AUTISTICO:
Università degli studi di Parma Dipartimento di Scienze Chirurgiche Corso di Laurea in Infermieristica L’ ASSISTENZA INFERMIERISTICA AL BAMBINO AUTISTICO: l’ efficacia della strutturazione e dell’ausilio visivo Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Antonella Leonetti Tutore: Chiar.ma Dott.ssa Roberta Baroni Laureanda: Mariaelena Cinotti

2 dal greco αὐτός cioè “sè stesso”
L’AUTISMO dal greco αὐτός cioè “sè stesso” E’ un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo, che si caratterizza per una compromissione grave e generalizzata in diverse aree dello sviluppo: capacità di interazione reciproca, capacità di comunicazione, presenza di comportamenti, interessi o attività stereotipati.( Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders IV TR, 2000) E’ una sindrome definita dalla presenza di una compromissione dello sviluppo che si manifesta prima dei tre anni di vita e da un tipo caratteristico di funzionamento anormale nelle aree dell’ interazione sociale, della comunicazione e del comportamento, che è limitato, stereotipato e ripetitivo. E’ frequente inoltre che i bambini autistici mostrino una varietà di altri problemi non specifici, come fobie, disturbi del sonno e dell’alimentazione, carattere collerico e aggressività. (International Classification of Diseases-10, 2008)

3 Numero di pazienti con diagnosi di autismo e rapporto con totale utenti NPIA per AUSL.
AUSL 2010 2011 Utenti con diagnosi autismo Totale utenti NPIA % utenti con diagnosi autismo Piacenza 125 1.888 6,6 147 2.509 5,9 Parma 138 3.722 3,7 146 3.966 Reggio Emilia 219 5.067 4,3 231 5.781 4,0 Modena 224 6.785 3,3 233 7.494 3,1 RER 1.468 38.263 3,8 1.597 41.175 3,9

4 SEGNI E SINTOMI Deficit del contatto oculare,
Mancanza di reciprocità socio-emozionale, Difficoltà marcata nello sviluppare relazioni interpersonali, Ritardo o totale mancanza dello sviluppo del linguaggio parlato, Incapacità di riconoscere i motti di spirito, i doppi sensi, Ritualizzazione delle attività quotidiane, Interessi o attività stereotipati e ripetitivi, Atipie sensoriali e facile irritabilità.

5 Il piccolo paziente autistico e l’ospedalizzazione: analisi dei problemi
AMBIENTE Interruzione della routine, Luci intense, Confusione di rumori e voci, Sovraccarico sensoriale, Convivenza con altri degenti, Tempi di attesa. RELAZIONE Canale comunicativo differente, Difficoltà nel comunicare i propri bisogni, Gestione dei comportamenti disfunzionali, Ansia e paura.

6 L’INTERVENTO IL METODO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE TEACCH (TREATMENT AND EDUCATION OF AUTISTIC AND RELATED COMMUNICATION HANDICAPPED CHILDREN) HA MOSTRATO I MIGLIORI RISULTATI IN TUTTI I CONTESTI DI VITA DEL PICCOLO; APPLICATO ALL’OSPEDALIZZAZIONE DETERMINA: Strutturazione degli spazi per aiutare il piccolo a comprendere ciò che accade e motivazione a partire dalla percezione, Concretizzazione e visualizzazione del tempo: calendari e agende visive, Rappresentazione concreta di successioni di fotografie o immagini figurative per visualizzare la sequenza di attività-procedure da effettuare nella giornata.

7 La strutturazione L’ausilio visivo
Strategia che, attraverso la programmazione e la visualizzazione concreta del tempo e degli spazi, permette la creazione di uno schema di vita utile al piccolo con autismo per promuoverne l’indipendenza e aiutare chi gli sta intorno. Permette di creare un ambiente prevedibile e terapeutico per il piccolo. L’ausilio visivo Dato lo spiccato funzionamento visuo-spaziale della mente autistica a scapito della capacità linguistica, questi bambini si avvantaggiano notevolmente per il ricorso a “sistemi basati sullo scambio di immagini e oggetti” per entrare in comunicazione. Fotografie, figure colorate, immagini schematiche, libri di comunicazione possono essere utilizzati per comunicare e rendere partecipe il piccolo del suo percorso assistenziale.

8 Il quaderno di comunicazione

9 LA SEQUENZA VISIVA

10 “L’ infermiere orienta la sua azione al bene dell’assistito di cui attiva le risorse sostenendolo nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile, in particolare, quando vi sia disabilità, svantaggio, fragilità” Codice deontologico degli infermieri,art. 7

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