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PubblicatoFlavio Di Giovanni Modificato 8 anni fa
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 1 IL TOTALITARISMO
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 2 Ci occuperemo di: Definire alcune delle caratteristiche peculiari del fenomeno totalitarista Riflettere sulle caratteristiche del Fascismo italiano Riflettere sulle caratteristiche del Comunismo stalinista sovietico e del Nazionalsocialismo tedesco
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 3 Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo (1951) Il totalitarismo non vuole solo dominare l’uomo e i suoi averi ma… … impadronirsi del cittadino dal suo interno per cambiarlo nel senso voluto da un’utopia di salvezza.
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 4 Il TOTALITARISMO è volontà di gestione e modellamento dell’individuo, nella sua totalità, per massificarlo. La DITTATURA è lo strumento politico di cui il Totalitarismo si serve Attenzione al TOTALITARISMO MEDIATICO (media, omologazione, rifiuto della responsabilità personale, conformismo)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 5 Il partito unico ed il capo infallibile detengono una verità indiscussa ed indiscutibile che deve permeare ogni aspetto della vita sociale Ci si avvale del terrore e della polizia segreta Chi non riconosce la Verità è nemico da eliminare o malato da curare
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 6 Friedrich e Brzezinski: condizioni necessarie per definire un regime “totalitario” 1.Onnipervasività ed obbligatorietà dell’ideologia – essa occupa ogni sfera della vita 2.Regime a partito unico, guidato da un capo carismatico 3.Uso sistematico del potere poliziesco (spionaggio, arresto, tortura, campi di concentramento)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 7 4. Controllo di ogni strumento di socializzazione ed informazione (scuola, editoria, cinema, radio, televisione) per imporre la verità ufficiale 5. Monopolio dell’uso della forza 6. Economia diretta dallo Stato … altri studiosi aggiungono: 7. Sterminio organizzato di milioni di uomini
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 8 Ed è il caso di aggiungere: Burocratizzazione del male: ordinarietà degli atti e degli esecutori (la banalità del male, Hanna Arendt) Logica della casualità: definito il principio, l’individuo può essere, indifferentemente, vittima o carnefice Liquidazione dell’individuo, sciolto nel corpo sociale
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 9 Origini storiche del fenomeno totalitario Totalitarismo come pieno sviluppo dell’Imperialismo (Arendt) Amalgama di elementi presenti nelle situazioni politiche del tempo: antisemitismo, decadimento dello Stato nazionale, razzismo, espansionismo fine a sé stesso, alleanza tra capitale e masse Dietro agli elementi elencati si celano altrettanti problemi politici irrisolti
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 10 Ci si convince che la svolta totalitaria possa dare risposta ai problemi aperti N. B.: è giusto parlare di ORIGINI, non di CAUSE (il principio di CAUSALITA’, oltre che eccessivamente semplificatorio, può condurre al determinismo: c1, c2, c3,…, cn quindi e1 con possibilità di riproducibilità e previsione)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 11 Concetto di CRISTALLIZZAZIONE Non è possibile, in storia, utilizzare il principio di CAUSALITA’… … occorre attendere la cristallizzazione del fenomeno e solo allora andare a studiarne le origini (“L’evento illumina il suo stesso passato, ma non può mai essere dedotto da esso”, Arendt)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 12 Cristallizzazione di forme dopo la prima guerra mondiale: L’espansione continua, spesso fine a sé stessa, uscì dall’alveo dell’economia per investire la politica Crisi dello Stato-nazione come garante di diritti. La nazione, ora intesa come comunità esclusiva, rinuncia al principio dei diritti a tutti per inserire la categoria dei “privi di territorio” come “privi di diritti”
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 13 Occorre individuare gruppi di “individui senza diritti”: il “gruppo razziale”, biologicamente inesistente, viene creato attraverso le leggi di Norimberga Concetto di “Stato giardiniere”: per avere un bel giardino si estirpano le erbacce (repressione dell’opposizione ed eliminazione dei canali di manifestazione del dissenso) (Marco Buttino)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 14 Sterminare gli ebrei: perché? - Religione: deicidio - Economia: - plutocrazia che mina le basi dello Stato - impossessarsi delle loro ricchezze -Tendenza all’autoghettizzazione -Politica: demagogia dell’antisemitismo -Razziale -Psicostorica: autoritariogregarismo
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 15 Una visione storica più ampia Le radici del concetto si trovano nella modernità: UTOPIA… … uomo come soggetto al centro dell’Universo, destinato a dominare la Natura. Nel Medioevo tale consapevolezza era stata annichilita dalla trascendenza di Dio…
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 16 … ora l’uomo può creare una società perfettamente ordinata, che garantisca a tutti libertà e felicità! Nel Novecento: felicità perfetta → ordine perfetto → potere perfetto (realizzabile solo attraverso la rivoluzione armata)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 17 Come nasce il Totalitarismo? Occorre innanzitutto la TECNOLOGIA: microfoni, radio, altoparlanti… per creare il contatto capo-folla (meccanismo di immedesimazione) (riflettere sull’etica della scienza e della tecnologia) Occorre MOBILITAZIONE DELLE MASSE: con il primo conflitto mondiale ed il fenomeno del proletariato urbano, la folla è uscita dal privato e si è sentita partecipe della storia
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 18 Perché il Totalitarismo nel Novecento? Guerra Mondiale Industrializzazione (e, non a caso, Italia e Germania furono le ultime; in Russia il fenomeno industriale fu importato; in tutti e tre i casi vi fu cattiva gestione del cambiamento economico) Movimentismo di massa
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 19 Al dramma della guerra si poteva rispondere con un allargamento in senso democratico… … ma le classi dirigenti videro in questo un pericolo e vollero ripristinare, nella sfera degli equilibri decisionali, la situazione prebellica… … la politica fa corto circuito: NON RAPPRESENTA MA IMPONE QUANTO VA RAPPRESENTATO!
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 20 Il Fascismo fu un regime totalitario? Innanzitutto occorre distinguere, nella sfera del REVISIONISMO STORICO: 1.Revisionismo (revisione documentale) 2.Rivalutazionismo (rivalutazione del fenomeno) 3.Negazionismo (negazione di aspetti del fenomeno)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 21 Sul Fascismo Si è rotta l’unità dei Fascismi (Hitlerismo, Mussolinismo, Franchismo, Salazarismo)… … oggi si guarda ai tratti comuni ma anche alle differenze
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 22 Hannah Arendt, sul Fascismo: “Fino al 1938 non fu un vero regime totalitario, bensì una comune dittatura nazionalistica, nata dalle difficoltà di una democrazia multipartitica” … “non si pose al di sopra dello Stato, né i suoi capi si ritennero al di sopra della nazione”
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 23 Renzo De Felice Il Fascismo fu più autoritarismo che totalitarismo. Nel Ventennio fascista, Stato e Partito non coincidono. Al centro fu lo Stato; il Partito fu in posizione secondaria
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 24 Emilio Gentile Il Fascismo fu un regime totalitario Rifiuto della defascistizzazione del Fascismo (rivalutazionismo) Occorre partire da una definizione di totalitarismo…
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 25 “Esperimento di dominio politico, messo in atto da un movimento rivoluzionario, organizzato in un partito militarmente disciplinato, con concezione integralista della politica, che aspira al monopolio del potere e che, dopo averlo conquistato, per vie legali o extralegali, distrugge e trasforma il regime preesistente e costituisce uno stato nuovo, fondato sul regime a partito unico, con l’obiettivo principale di realizzare la conquista della società,…”
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 26 “… cioè la subordinazione, l’integrazione e l’omogenizzazione dei governati, sulla base del principio della politicità integrale dell’esistenza, sia individuale che collettiva, interpretata secondo i miti di una religione politica, per plasmare l’individuo e le masse, per rigenerare l’essere umano e creare un uomo nuovo, dedito anima e corpo alla realizzazione dei progetti rivoluzionari e imperialisti del partito totalitario, con lo scopo di creare una nuova civiltà a carattere sopranazionale”
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 27 Gentile sostiene che in tale definizione rientra anche il Fascismo: -Partito unico, organizzato come una milizia -Religione politica della conquista e della forza -Dio è la nazione -Nazionalizzazione delle masse per creare un uomo nuovo -Presenza autoritaria in ogni ramo della vita pubblica e privata
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 28 Domenico Fisichella Il movimento fascista aveva tendenze totalitarie ma, quando divenne regime, mise al primo posto non già il partito ma lo Stato (più conciliante con il moderatismo di Mussolini) Gentile stesso dice che il fascismo, tra il 1928 ed il 1932, emise 9 condanne a morte per reati politici, di cui 5 a carico di nazionalisti slavi accusati di terrorismo, e nessuna fino al 1941
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 29 Al Fascismo manca la categoria del nemico oggettivo (il borghese o l’ebreo), non ebbe universo concentrazionario e mancò di terrorismo di Stato Forse volle essere regime totalitario, ma non vi riuscì (compromessi con la Chiesa, con il capitalismo, con la monarchia) Gentile parla di ciò che il fascismo avrebbe voluto essere, non di ciò che fu
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 30 Mussolini, alla voce “Dottrina del Fascismo”, redatta da Giovanni Gentile per la Treccani, scrive: “Per il fascista tutto è nello Stato, e nulla di umano e spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dallo Stato. In tal senso il Fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo”
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 31 Alcuni studiosi hanno definito il fascismo come “Totalitarismo imperfetto” Bonarietà del popolo italiano Incapacità del partito di dare regole ferree Mai completa adesione degli italiani al Fascismo Assenza di totalitarismo in economia Re / Duce: fu diarchia imperfetta (di fatto il Re ha le mani legate: il Gran Consiglio, costituito nel 1928, può imporre al Re, in caso di morte del Duce, una serie di nomi tra cui scegliere)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 32 Nazionalsocialismo e Comunismo furono regimi totalitari Tra essi vi furono alcune differenze Analizziamo due di queste
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 33 Differente definizione delle vittime e della concezione della società Nel regime nazista gli ebrei sono perseguitati per ciò che sono, vengono eliminati in nome della “distruzione creativa” (si distrugge ciò che può rubare spazio alla razza superiore) Cynthia Ozick: “La Shoah fu il gesto di un artista che toglie una macchia da un quadro altrimenti perfetto” I nemici, quindi, sono ESTERNI
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 34 Comunismo: il nemico è INTERNO, individuato in base a ciò che pensa, fa o può diventare. Si tratta di categorie sociali o rivoluzionari della prima ora (che potrebbero sollevare un’altra rivoluzione). Nota: il timore per i primi rivoluzionari sarà insito anche nel nazismo (SA) e nel Fascismo (Ras)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 35 Differente scopo della persecuzione e dell’utilizzo dei campi di lavoro Nazismo: concentrazionismo per sterminio – non è primario l’obiettivo del lavoro coatto per ottenere vantaggi economici (ma con il lavoro si può sterminare ed umiliare) – uscita dal campo solo con la morte Comunismo: condanne al Gulag tra i 10 ed i 25 anni – c’è un piano economico di sfruttamento della manodopera (reti ferroviarie, canali)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 36 Analogie tra i due regimi - concentrazionismo Pessime condizioni di vita all’interno dei campi (ordine esasperato nei campi tedeschi, caos in quelli sovietici) Significato simbolico dei campi (mai ribellarsi al regime; scuola d’ordine e di atrocità per i carnefici)
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Marco Febo - ITI San Zeno Verona 37 Per concludere Occorre studiare il fenomeno! Esso può tornare perché non fu frutto della pazzia di pochi ma di una catena storica, di una reazione al cambiamento sociale. Occorre rompere, con l’indagine storiografica, la massificazione del fenomeno per guardare alle storie individuali. La dimensione storica non può prescindere dalla dimensione morale
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