Scaricare la presentazione
La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore
PubblicatoGianleone Gioia Modificato 8 anni fa
1
1 Le Politiche per il lavoro in Europa e in Italia Interventi pubblici per limitare gli effetti del fallimento del mercato
2
2 Riepilogo gli indicatori di flessibilità La flessibilità di un mercato del lavoro dipende da: La variabilità del salario (quanto è sensibile alla disoccupazione) nel tempo (in relazione alle fasi del ciclo economico) nello spazio (tra paesi, aree di uno stesso paese) legata alla presenza di minimi salariali o al peso dei contributi sociali (carico fiscale che grava sul lavoro) I meccanismi di assunzione (costi di assunzione) e le indennità e modalità di licenziamento
3
3 Riepilogo: gli indicatori di flessibilità (2) La flessibilità di un mercato del lavoro dipende da; Ulteriori normative che regolano l’uso della forza lavoro da parte delle imprese La gestione del tempo di lavoro (orari, straordinari ecc.), e Le modalità contrattuali (che danno luogo ai cosiddetti lavori atipici) Le integrazioni nel reddito per coloro che sono disoccupati (sussidi di disoccupazione) più in generale le c.d. forme di protezione sociale I meccanismi di contrattazione collettiva e il peso del sindacato I meccanismi di formazione efficiente del salario nelle imprese
4
4 E ancora… …ma dipende anche da quanto sia sensibile il sistema produttivo alla concorrenza globale (problema del CLUP).
5
5 Il mercato non è efficiente e quindi servono politiche per l’occupazione Politiche Macroeconomiche: monetarie e fiscali (oggi difficili da attuare nella UE) Politiche di sviluppo Politiche per la flessibilità e la concorrenza Politiche dei redditi (per tenere sotto controllo l’inflazione) Le politiche del lavoro Attive : sono finalizzate all’aumento delle possibilità di inserimento professionale di alcune categorie di soggetti Passive: finalizzate a contenere il disagio sociale in termini di reddito, derivante dalla disoccupazione senza incidere sulle cause della disoccupazione stessa
6
6 La classificazione di Eurostat e OCSE 1. supporto e orientamento 2. formazione e addestramento 3. schemi di suddivisione del lavoro (job sharing) 4. incentivi all’occupazione 5. politiche di inserimento dei disabili 6. creazione diretta di lavoro nel settore pubblico 7. incentivi alle nuove attività d’impresa 8. politiche passive di tutela economica dei disoccupati 9. schemi di pensionamento anticipato Politiche attive Politiche passive POLITICHE DEL LAVORO
7
7 Politiche attive Fonte: Monitoraggio politiche del lavoro 2008
8
8 Politiche passive e altre politiche per il lavoro Fonte: Monitoraggio politiche del lavoro 2008
9
9 Evoluzione delle politiche per l’occupazione
10
10 Gli effetti delle politiche del lavoro Le politiche attive spostano a ds la curva dei salari (↑ l’occupazione) Le politiche passive spostano a sn la curva dei salari (↓ l’occupazione, ↑ il potere contrattuale dei lavoratori)
11
11 Le politiche passive Hanno obiettivi di carattere distributivo: protezione sociale dei soggetti più deboli, riduzione delle conseguenze della disoccupazione Tuttavia, nonostante il trade off, anche nelle politiche passive sono perseguibili gli obiettivi di efficienza (misurabili nel livello occupazionale) I sussidi alla disoccupazione Possono migliorare la qualità dell’occupazione Migliorano le opportunità di reddito Ammortizzatore ciclico economico automatico
12
12 La politiche passive in Italia La politiche passive in Italia nel confronto con altri paesi OCSE (confronto spesa solo per alcune figure tipo ed al netto del trattamento fiscale).politiche passive in Italia paesi OCSE In Italia tre tipologie di indennizzo nella CIG: 1) indennità ordinaria (max 6-9 mesi il 40% dell’ultima retribuzione) 2) il modello agricolo (di importo contenuto per l’integrazione dei redditi stagionali) 3) il modello industriale (più generoso per importo, fino all’80% della retribuzione, e per durata)
13
13
14
14
15
15 Grazie alla recente riforma del sussidio di disoccupazione, qualcosa è cambiato Si osserva un notevole incremento dell’indennità ordinaria a partire dal 2005, successivamente all’introduzione del D.L. 35 poi convertito nella L. 80/2005. La nuova normativa, in vigore dal 1/4/2005 al 31/12/2006 poi prorogata per tutto il 2007, estende la durata del trattamento di disoccupazione (da 6 a 7 mesi per i lavoratori fino a 49 anni e da 9 a 10 mesi per gli over 49) con un profilo a scalare dei tassi (50% della retribuzione percepita per i primi 6 mesi, 40% per i successivi 3 mesi, 30% nel decimo mese.
16
16 Quanti ne hanno beneficiato?
17
17 Le politiche attive Spesso accompagnano le politiche passive (con cui sono positivamente correlate, es. paesi scandinavi o anglosassoni). Le novità recenti: a) politiche di reintegro dei disoccupati di lunga durata b) politiche nell’area di formazione Come misurare la loro efficienza ed efficacia? Analisi sperimentale con confronto tra soggetti trattati e soggetti con stesse caratteristiche e senza trattamento: I. misura della deadweight loss (effetto aggiuntivo della politica) II. effetto di sostituzione (i soggetti trattati sono preferiti per i minori costi) III. effetto di spiazzamento (le imprese con minori costi crescono più di altre)
18
18 Le Politiche in Europa: La Strategia Europea per l’Occupazione (SEO)SEO A differenza del Trattato di Maastricht, è difficile fissare degli obiettivi quantitativi per le politiche del lavoro Il principio base è quello di sussidiarietà, le competenze sono definite a livello nazionale o subnazionale (regionale e/o provinciale) Nel 1997 il vertice europeo di Lussemburgo ha lanciato un strategia comune di lotta contro la disoccupazione (dopo il 2003 orientata anche alla qualità del lavoro) Si è pensato ad un modello “ideale” di mercato del lavoro basato sulla accettazione solo parziale del modello “anglosassone” di flessibilità (Sestito, 2001) che viene definita in senso più ampio adattabilità Sottostante vi è comunque l’idea di ridurre i fattori della disoccupazione di lungo periodo
19
19 Gli elementi della Strategia Europea per l’Occupazione: il merito In quella sede sono state indicate alcune linee guida basate su “quattro pilastri”: Capacità di inserimento professionale (employability) Prevenzione della disoccupazione di lunga durata affidate agli Uffici per l’impiego Importanza delle politiche attive e degli investimenti in formazione Imprenditorialità Adattabilità (anche delle imprese) Pari opportunità Tali pilastri si articolano ulteriormente in linee guida che possono cambiare di anno in anno L’enfasi è posta sulle politiche attive del lavoro
20
20 Gli elementi della Strategia Europea per l’Occupazione: il MAC La strategia si basa sul Metodo Aperto di Coordinamento (o MAC; Ciccarone e Marchetti, 2004): vengono definite delle linee guide non vincolanti legalmente, compatibili con il rapporto Vengono selezionati indicatori appropriati (es. crescita dell’occupazione, tasso di occupazione generale per la fascia di età 55-64, giovanile, femminile) Le linee guida sono traslate nelle politiche nazionali Vengono svolti periodici monitoraggi e valutazioni Vengono diffuse le c.d. buone pratiche (best practices)
21
21 La Strategia Europea per l’Occupazione e la Strategia di Lisbona All’inizio di ogni anno vengono approvate le linee guida per l’occupazione Ciascun paese presenta un Piano Nazionale per l’Occupazione (PNO) basato sulle linee guida e le raccomandazioni ricevute l’anno precedentePNO Dopo una valutazione dei PNO, Consiglio e commissione presentano un rapporto congiunto (Joint Employment Report) in cui sono contenute le linee guida per l’anno successivoJoint Employment Report Il Consiglio approva le linee guida e dà raccomandazioni specifiche agli stati membri
22
22 La strategia europea per l’occupazione e la strategia di Lisbona La SEO è parte della più ampia strategia definita a Lisbona (2000) che si propone, in dieci anni, di far divenire l'Europa "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.“ (Conclusioni della presidenza marzo 2000). Al fine di raggiungere un tale obiettivo viene definita una strategia globale che si basa a sua volta su tre pilastri fondamentali: Il passaggio ad una economia basata sulla conoscenza La modernizzazione del modello sociale europeo e la lotta contro l’esclusione sociale Sostenere un contesto economico e le prospettive di crescita favorevoli
23
23 La strategia di Lisbona Ciò implica un “ritorno” dell’importanza delle politche finalizzate alla crescita (politiche macreconomiche) Si sono definiti tre obiettivi quantitativi in termini di tasso di occupazione per il 2010 per l’intera UE 70% di tasso di occupazione complessivo 60% tasso di occupazione femminile 50% tasso di occupazione 55-64 anni
24
24
25
25
26
26
27
27 La strategia di Lisbona (2000) in sintesi Obiettivi: più posti di lavoro, Ambiente protetto, Rete sociale adeguata. Strumenti: riforme a livello nazionale e comunitarioriforme Risultati: Atteso: rendere l’UE nel 2010 l’economia basata sulla concorrenza e conoscenza più dinamica al mondo: Raggiunto al 2005: molto scarso. I 28 obiettivi principali (120 sottobiettivi con 117 diversi indicatori) vengono seguiti poco e riportati in più di 300 rapporti annuali che nessuno legge.
28
28 … e il ripensamento “Working together for growth and jobs. A new start for the Lisbon Strategy” (Luglio 2005) Poggia su due solidi pilastri: un partenariato (tra istituzioni europee, governi, amministrazioni centrali, regionali e locali, partner sociali e società civile) inteso a diffondere in Europa un reale sentimento di appartenenza nei confronti della strategia a tutti i livelli; e un programma politico di modernizzazione dell'economia europea tale da assicurare il welfare necessario per rispondere alle sfide della globalizzazione. E su una visione comune: “the sustainable development of Europe based on balanced economic growth and price stability, a highly competitive social market economy, aiming at full employment and social progress and a high level of protection and improvement of the quality of the environment”.
29
29 Si riconosce una falsa partenza e… According to Kok, “The Lisbon strategy is even more urgent today as the growth gap with North America and Asia has widened, while Europe must meet the combined challenges of low population growth and ageing. Time is running out and there can be no room for complacency. Better implementation is needed to make up for lost time”. We need a dynamic economy to fuel our wider social and environmental ambitions. This is why the renewed Lisbon Strategy focuses on growth and jobs. In order to do this we must ensure that: Europe is a more attractive place to invest and work Knowledge and innovation are the beating heart of European growth We shape the policies allowing our businesses to create more and better jobs
30
30 In quale modo raggiungere gli obiettivi: più elevata crescita economica e un maggior numero di posti di lavoro? L’avvio di un parternariato per la crescita e il lavoro nel Piano d’Azione dell’Unione e nei Piani d’Azione Nazionali, basato su tre principi centrali: Le azioni necessitano di un maggiore focus Mobilitare il sostegno al cambiamento Semplificare ed indirizzare Lisbona (un solo rapporto a livello UE e uno per ogni singolo Membro contenenti i progressi fatti).
31
31 Cosa cambierà? Obiettivi: Crescita più forte e di lungo periodo Più posti di lavoro di qualità Strumenti: Attuare un mercato dove sia più attrattivo investire e lavorare (migliorare la legislazione UE su tassazione, brevetti e servizi, attuare il mercato unico, diminuire gli ostacoli alla concorrenza, migliorare la regolamentazione, portare a compimento il Doha Round); Conoscenza ed innovazione per la crescita (aumentare e migliorare l’investimento in R&S, facilitare l’innovazione, adottare tecniche ICT e l’uso sostenibile delle risorse, anche attraverso la costituzione di un Istituto Tecnologico Europeo ed infine contribuire a rafforzare la base industriale in Europa) Creare più lavoro e di migliore qualità (attrarre più lavoratori e rendere più moderni i sistemi di protezione sociale, migliorare l’adattabilità dei lavoratori all’impresa e la flessibilità del MdL, investire in HC con un livello più elevato di formazione e professionalità)
32
32 Attrarre più lavoratori e rinnovare i sistemi di protezione sociale Per aumentare l’occupazione gli Stati Membri e i partner sociali devono Adottare politiche attive per attrarre e far rimanere i lavoratori nel mercato Sviluppare politiche di “active ageing” per scoraggiare l’abbandono precoce del lavoro Rinnovare i modelli di protezione sociale per aiutare i singoli ad accettare i cambiamenti; Fornire ai giovani gli strumenti che permettano loro di avere una prima possibilità d’impiego; Equipaggiare i giovani, che sono il futuro dell’Europa e del successo di Lisbona, di professionalità utili per tutta la loro vita Scegliere le priorità necessarie a far fronte al calo demografico.
33
33 Migliorare l’adattabilità dei lavoratori all’impresa e la flessibilità del MdL Stati Membri e partner sociali devono migliorare l’adattabilità della forza lavoro, L’adattabilità delle attività d’impresa e la flessibilità del MdL per aiutare la ristrutturazione e i cambiamenti dell’Europa. In vista di una riduzione della forza lavoro c’è la necessità di un approccio coeso all’immigrazione legale.
34
34 Investire in HC con un livello più elevato di formazione e professionalità Bisogna focalizzare gli interventi sia a livello europeo che nazionale sulle qualifiche e sulla formazione continua per rendere più facile alle persone spostarsi verso i nuovi lavori (vedi EU Life Long Learning Programme) L’Europa ha bisogno anche di una forza lavoro mobile sul territorio, anche attraverso il riconoscimento intracomunitario delle qualifiche professionali. (adoption of a European Qualifications Framework in 2006) I cambiamenti sono auspicabili soprattutto a livello regionale e locale. L’UE ha predisposto la riforma dei fondi strutturali a tale scopo.
35
35 Cambia anche il livello degli stanziamenti 2 maggio 2007: “For the first time, spending on growth and employment policies will represent the highest share of the budget, ahead of agriculture and natural resources. This is the key message sent by the Commission in its budget proposals for 2008, adopted today.” Spending on growth and employment policies increases by +4.2% compared to 2007, to reach 44.2% of the budget, against 43.6% for the protection and management of natural resources, including the Common Agricultural policy.
36
36 More than EUR 57 billion to boost growth and employment The renewed Lisbon Strategy remains at the core of EU policy. EUR 57.2 billion will be spent on policies related to growth and employment (heading 1), i.e. 2.3 billion more (+4.2%) than in 2007. In particular: research expenditure will increase by some 11%, investments in trans-European energy and transport networks by 14%, and lifelong learning programmes by 9% (with 63,5% increase for Erasmus Mundus). Moreover, the new programmes to support cohesion across Europe will kick-in, boosting expenditure in this field by almost EUR 1.4 billion, or 3.1%, of which Cohesion Fund devoted to big infrastructural projects will increase by more then 14% in 2008.
37
37 Flexicurity The 2006 Commission Annual Progress Report developed a broad view on flexicurity comprising four components, all of which related to existing guidelines and priority areas of the Growth and Jobs Strategy:Annual Progress ReportGrowth and Jobs Strategy Flexible contractual arrangements (both from the perspective of the employer and the employee) through modern labour laws allowing for sufficiently flexible work arrangements and reducing labour market segmentation and undeclared work. The link between productivity and wages is part of such arrangements. Active Labour Market Policies (ALMP) which effectively help people to cope with rapid change, unemployment spells and transitions to new jobs Reliable and responsive lifelong learning (LLL) systems to ensure the continual adaptability and employability of workers. Financial and other incentives should be reviewed to achieve a breakthrough. EU funding should strongly support these enhanced efforts. Modern Social Security systems which combine the provision of adequate income support with the need to facilitate labour market mobility. This includes the removal of all restrictions on the mobility of workers within the EU.
38
38 Linee guida per l’occupazione 1.(17) Implement employment policies aiming at achieving full employment, improving quality and productivity at work, and strengthening social and territorial cohesion. 2.(18) Promote a life-cycle approach to work. 3.(19) Ensure inclusive labour markets, enhance work attractiveness, and make work pay for job-seekers, including disadvantaged people, and the inactive. 4.(20) Improve matching of labour market needs. 5.(21) Promote flexibility combined with employment security and reduce labour market segmentation, having due regard to the role of the social partners. 6.(22) Ensure employment-friendly labour cost developments and wage-setting mechanisms. 7.(23) Expand and improve investment in human capital. 8.(24) Adapt education and training systems in response to new competence requirements.
39
39 Monitoraggio e analisi Per ognuna delle linee guida sull’occupazione sono previste due tipologie di indicatori: Quelli che servono a monitorare/controllare gli effetti delle politiche per l’occupazione nel tempo Quelli che servono ad analizzare il mercato del lavoro per disegnare gli interventi di politica del lavoro Di seguito vengono riportati i due tipi di indicatori per le 8 linee guida riguardanti la crescita dell’occupazione
40
40 Gli indicatori per il monitoraggio delle politiche attive: Linea guida 17 - occupazione Tasso di occupazione per classi d’età e per genere, tenendo conto degli obiettivi (generale: 15-64, donne: 15-64; anziani: 55-64) Tasso di crescita dell’occupazione (principali settori economici) Tasso di disoccupazione (classi d’età e sesso) Tasso di attività (classi d’età e sesso) Tasso di crescita della produttività del lavoro (PIL/occupati) Indicatori di Disparità regionale (confronto tra tassi di occupazione e disoccupazione regionali, differenziali rispetto alla media per genere ed ogni altro dato utile al confronto)
41
41 Gli indicatori per l’analisi delle politiche attive : Linea guida 17 - occupazione Tasso di occupazione espresso come rapporto tra occupati a tempo pieno e popolazione 15-64 Tasso di crescita reale del PIL Tasso di crescita dell’offerta di lavoro (occupati + disoccupati in età 15-64) Transizioni tra gli stati occupazionali Indicatori di disparità regionale: coefficienti di variazione
42
42 Gli indicatori per il monitoraggio delle politiche attive: Linea guida 18 – occupazione nel ciclo di vita Tasso di occupazione per classi d’età e per genere, tenendo conto degli obiettivi (generale: 15-64, donne: 15-64; anziani: 55-64) Tasso di disoccupazione (classi d’età e sesso) Tasso di attività (classi d’età e sesso) Tasso di disoccupazione giovanile (15-24) Differenziale salariale di genere Assistenza alla cura dei bambini Età media di pensionamento
43
43 Gli indicatori per l’analisi delle politiche attive : Linea guida 18 – occupazione nel ciclo di vita Differenziale di genere nel tasso di occupazione Differenziale di genere nel tasso di occupazione espresso in occupazione equivalente a tempo pieno Differenziale di genere nel tasso di disoccupazione Tasso di segregazione di genere Impatto della presenza di figli sul tasso di occupazione
44
44 Gli indicatori per il monitoraggio delle politiche attive: Linea guida 19 – assicurare MdL inclusivi Tassi di disoccupazione di lungo termine Politiche preventive Politiche per un nuovo ingresso al lavoro Attivazione di disoccupati di lunga durata Differenziali nel mercato del lavoro per gruppi di lavoratori svantaggiati Trappola della povertà Trappola della disoccupazione
45
45 Gli indicatori per l’analisi delle politiche attive: Linea guida 19 – assicurare MdL inclusivi Tassi d’ingresso nella disoccupazione di lungo periodo Interventi di attivazione Interventi di attivazione per i disoccupati registrati negli uffici per l’impiego Indicatore per gli avviamenti aggiuntivi Transizioni verso l’occupazione/formazione Effetti delle politiche di ingresso sui partecipanti Spesa in politiche attive Rapporto tra spesa per politiche attive e numero di persone in attesa di occupazione Riserva di lavoro Tasso di occupazione nei servizi
46
46 Linea guida 20: migliorare il matching nel MdL Non ci sono indicatori per il monitoraggio Indicatori per l’analisi: Trasparenza sull’offerta di posti di lavoro Numero di posti vacanti per disoccupato
47
47 Linea guida 21: promuovere la flessibilità nel MdL Indicatori per il monitoraggio: Transizioni per tipo di contratto Tipologia e motivazioni per la diversificazione contrattuale Numero di incidenti sul lavoro Indicatori per l’analisi: Numero di lavoratori non dichiarati Orario di lavoro Straordinario Transizioni per livello di salario Tasso di crescita della produttività del lavoro Malattie del lavoro Tasso di occupazione nelle nuove imprese
48
48 Linea guida 22: migliorare i meccanismi retributivi Indicatori per il monitoraggio: Tasso di crescita del costo del lavoro Tassazione dei lavoratori a basso salario Indicatori per l’analisi: Produttività del lavoro Tasso di crescita della produttività del lavoro Tasso di fiscalità implicita sull’occupazione dipendente
49
49 Linea guida 23: migliorare e ampliare gli investimenti in capitale umano Indicatori per il monitoraggio: Spese per le risorse umane Tasso di partecipazione all’istruzione giovanile Tasso di Abbandono scolastico Tasso di formazione continua Indicatori per l’analisi: Tasso medio di Investimento in formazione per singola impresa Tasso di partecipazione alla formazione continua
50
50 Linea guida 24: adattare i sistemi di istruzione e formazione alla richiesta di nuove competenze Non sono previsti indicatori Obiettivi: Aumentare l’attrattività, l’apertura e la qualità degli standard istruttivi e formativi Facilitare e diversificare l’accesso a tutti all’istruzione e alla formazione Rispondere alle nuove richieste occupazionali I dati dell’ultimo rapportorapporto
51
51 In conclusione: i punti di forza nel Rapporto sull’Italia 2006 Tra i punti di forza del rapporto sullo stato di attuazione presentato dall'Italia si annoverano: i provvedimenti volti a potenziare la competitività delle libere professioni e di altri servizi; le iniziative miranti ad un impiego più esteso delle TIC; gli sforzi intesi ad un maggior coordinamento delle misure dirette a migliorare il contesto per le imprese.
52
52 … e le carenze In materia di sostenibilità fiscale, occorre passare realmente all'azione sulla base degli impegni presi; Bisogna potenziare la concorrenza nei mercati dei beni e dei servizi, dove un'attuazione rigorosa delle riforme proposte dovrebbe costituire un punto di partenza per ulteriori progressi; È necessario innalzare il tasso di occupazione ufficiale; Occorre promuovere la qualità dell'istruzione e dell'apprendimento continuo.
53
53 all'Italia è fatta raccomandazione di: Perseguire una politica rigorosa di risanamento fiscale in modo tale che il rapporto debito pubblico/PIL cominci a diminuire e dare piena attuazione alle riforme pensionistiche nell'intento di garantire la sostenibilità di lungo termine dei conti pubblici; Proseguire sulla strada delle riforme recentemente annunciate al fine di accrescere la concorrenza nei mercati dei prodotti e dei servizi; Ridurre le disparità regionali in campo occupazionale combattendo il lavoro irregolare, potenziando i servizi per l'infanzia e garantendo l'efficienza dei servizi per l'occupazione su tutto il territorio nazionale; Mettere a punto una strategia globale di apprendimento continuo e migliorare la qualità dell'istruzione garantendone l'adeguatezza al mercato del lavoro.
54
54 Inoltre… È importante che nel periodo cui si riferisce il programma nazionale di riforma l'Italia si concentri sui seguenti obiettivi: migliorare la strategia in materia di R&S, che, malgrado gli sviluppi positivi in campi specifici, rimane nell'insieme incompleta; adottare provvedimenti efficaci per una maggiore sostenibilità dei servizi sanitari, preservandone il livello di qualità e di accessibilità; promuovere l'uso sostenibile delle risorse, settore in cui è essenziale attuare e rafforzare ulteriormente le misure; attuare i piani di ristrutturazione infrastrutturale; istituire un sistema globale di valutazione d'impatto della normativa proposta.
55
55 Quali conclusioni dalle esperienze passate? L’area formazione produce risultati modesti (solo nel lungo periodo) L’impatto delle politiche è differenziato per gruppi sociali e per dimensione di spesa Forti diseconomie di scala (più efficaci le politiche di piccole dimensioni) Gli effetti sul sistema economico nel suo complesso della riduzione degli squilibri MdL attraverso le politiche del lavoro sono differenziati, ma in generale positivi
Presentazioni simili
© 2024 SlidePlayer.it Inc.
All rights reserved.