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Università di Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Servizio Sociale A.A. 2015 – 2016 Tecniche e Strumenti Professionali IL COLLOQUIO.

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Presentazione sul tema: "Università di Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Servizio Sociale A.A. 2015 – 2016 Tecniche e Strumenti Professionali IL COLLOQUIO."— Transcript della presentazione:

1 Università di Roma Tre Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Servizio Sociale A.A. 2015 – 2016 Tecniche e Strumenti Professionali IL COLLOQUIO / 4 Dott.ssa Elisa Noci

2 Oltre a quella legata alle diverse fasi del processo di aiuto, si possono proporre altre classificazioni di colloquio, secondo diverse dimensioni: Dal punto di vista degli obiettivi Nei diversi contesti Con le diverse tipologie di utenza

3 Classificazione sulla base degli obiettivi E’ una classificazione classica, sebbene in realtà i confini tra questi diversi tipi di colloquio siano molto sfumati Colloqui informativi (es. segretariato sociale) Colloqui diagnostici: indirizzati a comprendere il significato della richiesta e/o alla valutazione della situazione (es. idoneità all’adozione) Colloqui terapeutici: rivolti al cambiamento della situazione problematica (es. colloquio pisco- sociale, colloquio motivazionale)

4 Colloquio motivazionale Si è sviluppato negli anni ’80 negli USA ad opera dei clinici Miller e Rollnick, il riferimento teorico è l’approccio umanistico di Karl Rogers. Obiettivo: accompagnare persone alle prese con decisioni legate ad un cambiamento

5 Colloquio motivazionale Si basa sul concetto che gli utenti hanno in se stessi le basi e la conoscenza per modificare in meglio la propria situazione: sono persone che vivono in una situazione di ambivalenza, perché da un lato vorrebbero migliorare la propria situazione (ogni persona è orientata al proprio benessere) dall’altra fanno difficoltà a lasciare una situazione che, per quanto negativa, è a loro nota.

6 Colloquio motivazionale Si ritiene che le persone possono trovare una propria strada verso il cambiamento e l’autonomia, e hanno solo bisogno di una guida lungo questo processo, che riesca a far emergere l’automotivazione, creando una relazione di fiducia attraverso l’accettazione dell’altro, la collaborazione e l’empatia. In questo tipo di colloquio sono molto importanti le riformulazioni, intese come tentativo da parte dell’operatore di rimandare il significato di quanto la persona esprime; e le domande stimolo aperte

7 Colloquio motivazionale Si basa su quattro elementi chiave: Esprimere empatia: far capire e sentire alla persona che si comprendono il suo punto di vista, le sue ragioni e la sua situazione Sviluppo di una discrepanza: mostrare alla persona gli elementi della sua ambivalenza in termini positivi, valorizzando la voglia di cambiare

8 Colloquio motivazionale Accettare la resistenza al cambiamento, cercando con la persona di capirne meglio le ragioni e le origini, evitando di mettersi in contrapposizione simmetrica Valorizzare l’autoefficacia, infondendo fiducia nella persona e nella sua forza, partendo da elementi positivi e da esperienze passate di successo www.colloquiomotivazionale.it

9 Classificazione sulla base dei contesti Dal punto di vista dei contesti relazionali dell’utente Si possono svolgere colloqui con il singolo individuo, oppure con una coppia/l’intera famiglia/un genitore e un figlio ecc. Quando l’assistente sociale intrattiene una relazione con più membri della stessa famiglia, c’è sempre da tenere sotto controllo il rischio della triangolazione e della creazione di alleanze con l’uno o l’altro.

10 Classificazione sulla base dei contesti Fare colloqui congiunti, in questi casi, può essere molto utile per maggiore chiarezza sia nelle relazioni sia nel passaggio delle informazioni; inoltre consente all’a.s. di avere un’osservazione diretta delle dinamiche relazionali esistenti Presenta però anche maggiori difficoltà: è necessaria una grande attenzione per tenere tutti sotto controllo, deve essere dato spazio a tutti, devono essere gestiti eventuali conflitti.

11 Classificazione sulla base dei contesti Dal punto di vista dei contesti nella relazione servizio sociale/utente 1. Segretariato sociale 2. Consulenza 3. Aiuto/sostegno 4. Valutazione 5. Controllo 6. Contesti misti (aiuto/controllo, valutazione/aiuto, consulenza/valutazione)

12 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Difficile anche perché spesso emotivamente molto coinvolgente. Il primo incontro tra assistente sociale e minore, se possibile, dovrebbe essere mediato da un adulto di riferimento “significativo” per il minore e in un contesto a lui noto.

13 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Necessario trovare la chiave giusta per accedere alla realtà soggettiva del minore. Diventa ancora più importante adeguare il linguaggio e i riferimenti (esempi, cose di cui si parla) all’età e alla realtà propria del minore.

14 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Molto importante affrontare le ansie e i timori del bambino di fronte a situazioni per lui nuove, sconosciute e perciò minacciose, spiegando bene i diversi ruoli delle persone presenti (…l’assistente sociale non è l’amica della mamma!) e i passaggi di ciò che succederà. Se in generale è sempre sbagliato fare a un utente una promessa che poi non si manterrà, con i bambini è una colpa gravissima che molto difficilmente sarà perdonata.

15 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Ai bambini non si raccontano mai bugie: è molto importante dire le cose come stanno, nel modo più chiaro e trasparente possibile, adeguando il linguaggio e la modalità di comunicazione all’età del minore.

16 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Con i più piccoli è importante cercare il contesto adeguato, usare la dimensione del gioco o del disegno, fare riferimento a cose e situazioni per loro familiari e quotidiani, avere una conoscenza dei cartoni animati e dei personaggi del momento. Diventa ancora più importante il linguaggio non verbale: il bambino deve essere accompagnato a “dare un nome” alle proprie emozioni, esprimendo anche la rabbia e il dolore senza timore e senza colpa. Può essere importante anche l’interazione fisica.

17 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Non fare mai domande troppo astratte e stare attenti a non “suggestionare”, non suggerire la risposta. Va tenuto presente che “i bambini imparano precocemente a controllare emozioni e sentimenti negativi nei confronti dei genitori: non se lo possono permettere, perché la paura dell’abbandono è più forte del disagio”.

18 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Con gli adolescenti la situazione è in parte diversa: anche in questo caso devono essere adeguati linguaggio e “riferimenti”, è molto importante essere chiari e non raccontare balle, mai e poi mai usare frasi fatte o scontate. Gli adolescenti sentono il bisogno di una relazione che li riconosca “competenti”: vogliono essere trattati da grandi e essere presi sul serio – mai sminuire i loro problemi e le loro emozioni come cose che “tanto ci siamo passati tutti e passeranno con l’età”.

19 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Allo stesso tempo, però, è importante mantenere il ruolo: l’a. s. non è un amico né un coetaneo. L’uso del cellulare (se possibile) o della posta elettronica può essere molto utile con gli adolescenti.

20 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Minori Non si prendono mai decisioni sui minori senza averli visti e conosciuti…. …ma non spetta a loro decidere! Molto importanti anche le testimonianze di adulti significativi che vedono i minori nei loro contesti quotidiani: educatori, insegnanti… Tutti gli adulti intorno a un minore dovrebbero dare messaggi coerenti, anche per questo il raccordo con queste figure è molto significativo.

21 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Famiglie multiproblematiche Sono un’utenza «classica» del servizio sociale. Di solito si presenta al servizio una sola persona: può essere il “paziente designato” del sistema familiare disfunzionale, oppure la persona che si occupa di gestire il rapporto (assistenziale) con l’assistente sociale.

22 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Famiglie multiproblematiche Spesso l’atteggiamento in questi casi è di puro assistenzialismo: viene richiesta solo l’erogazione di prestazioni; la lettura del problema che viene proposta è rigida, tendente all’omeostasi del sistema e alla cronicizzazione del bisogno e semplificata rispetto alla realtà – legata solo alla prestazione che viene richiesta.

23 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Famiglie multiproblematiche E’ invece molto importante cercare di coinvolgere tutti i membri della famiglia, per cercare un’attivazione dei singoli e una ridefinizione del problema. E’ necessario fare molta attenzione a non colludere con il sistema, evitando atteggiamenti di fastidio, simmetria, chiusura.

24 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Famiglie multiproblematiche Molto più produttivo di una chiusura e di una negazione degli interventi, è il tentativo di recuperare le risorse residue cercando di concordare compiti (anche minimi, purché abbastanza realistici) da fare per i vari componenti della famiglia e per l’assistente sociale, con colloqui di verifica più frequenti possibili.

25 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Famiglie multiproblematiche Diventa fondamentale cercare di attivare dinamiche innovative all’interno della famiglia, introducendo ristrutturazioni e nuove chiavi di lettura del problema. E’ assolutamente impossibile fare tutto questo senza la creazione di una relazione di fiducia, cosa spesso particolarmente ardua per la storia stessa della famiglia.

26 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Conflitti coniugali Sono situazioni in cui sempre più spesso si assiste ad un coinvolgimento dell’assistente sociale. Si tratta sempre di situazioni particolarmente spinose, in cui è tutt’altro che semplice entrare e muoversi. C’è un rischio altissimo di trovarsi invischiati in ricerca di alleanza, coalizione o triangolazioni.

27 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Conflitti coniugali E’ necessario un atteggiamento di assoluta neutralità, un’estrema chiarezza in tutti i passaggi, lasciando ampio spazio di riflessione prima di ogni mossa. Può essere utile mettere a verbale firmato da tutti i soggetti coinvolti il contenuto dei colloqui con l’indicazione dei rispettivi impegni presi.

28 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Migranti “L’assistente sociale si trova impegnato a gestire l’ambivalenza degli immigrati rispetto al mantenere legami con il paese di origine e allo sviluppare appartenenza al paese che li accoglie, ambivalenza che impegna l’operatore a riconoscere e accettare le abitudini originarie della persona e mediarne gli effetti sul processo di relazione interpersonale e di integrazione sociale”.

29 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Migranti E’ necessario accogliere, ascoltare e accompagnare la persona nel suo percorso, tenendo sotto controllo i pregiudizi e imparando a gestire le differenze non solo linguistiche ma soprattutto relative alle modalità comportamentali, alle abitudini, alle mappe cognitive con cui si legge la realtà, alla percezione di cosa è normale.

30 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Migranti Importante avere flessibilità e apertura nell’accogliere la diversità, senza però dimenticare la necessità di accompagnare la persona a “integrarsi” nel nuovo contesto. Va tenuto presente che spesso esiste una differenza anche nel linguaggio non verbale, nella prossemica, nell’utilizzo dei toni della voce; nonché nel riconoscimento dei ruoli maschile/femminile.

31 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Anziani I colloqui con gli anziani si effettuano più spesso in ambito di visita domiciliare oppure all’interno delle istituzioni piuttosto che nell’ufficio dell’assistente sociale. Anche con gli anziani è particolarmente importante adeguare il proprio linguaggio, accogliere l’ansia spiegando con chiarezza il proprio ruolo e tutto quello che succederà, ripetere più volte gli impegni presi o le eventuali prescrizioni (…quando possibili)

32 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Anziani Per gli anziani è spesso molto importante la dimensione del racconto. Dedicare del tempo a raccogliere la loro storia (anche quando la si è già sentita varie volte…) non è tempo perso: aiuta a capire l’unicità della persona che si ha davanti (non vedendolo più solo come un “anziano che ha bisogno di assistenza domiciliare”), crea un rapporto gratificante per entrambi, ha di per sé un valore terapeutico nei confronti dell’utente.

33 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Anziani Quando l’anziano è assistito da un proprio familiare, l’intervento dell’assistente sociale è sempre duplice: nei confronti dell’anziano e nei confronti del caregiver. I colloqui con i caregiver devono essere sempre ben curati, non riducendosi mai a mera erogazione di prestazione o “assegnazione di compiti”: si tratta di persone molto spesso in grande difficoltà organizzativa ed emotiva, a forte rischio di burn out, che hanno assoluto bisogno di uno spazio di ascolto e sostegno.

34 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Tossicodipendenti e alcolisti E’ importante in questi casi fare attenzione a tutti i sistemi di appartenenza significativi, evitando di stigmatizzare l’individuo portatore di disagio. Molto spesso questi utenti sono abili manipolatori, possono essere molto seduttivi. Anche per questo motivo in questo settore è preferibile lavorare in équipe, cercando evitare il rischio di collusione e di triangolazione.

35 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Portatori di handicap La possibilità di svolgere colloqui direttamente con il portatore di handicap dipende ovviamente dal tipo di handicap e dalle competenze residue della persona. A seconda della situazione, si cercherà la modalità comunicativa e il contesto più adatto per svolgere il colloquio, o almeno per osservare la persona nel proprio ambiente di vita.

36 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Portatori di handicap E’ sempre necessario considerare sia i problemi assistenziali e psicosociali del portatore di handicap, sia gli effetti che tale evento ha prodotto nell’eventuale sistema familiare in cui la persona è inserita Anche in questo caso, se c’è un caregiver principale sono molto importanti i colloqui di sostegno destinati a quest’ultimo.

37 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Pazienti psichiatrici Anche qui, conta molto il grado e il tipo di patologia. Resta anche in questo caso importante lavorare in équipe e tenere conto dei sistemi significativi intorno all’utente, in particolare la famiglia, svolgendo colloqui non solo con il “paziente” ma anche con i familiari. Per i pazienti psichiatrici essere riconosciuti come persone dotate di un proprio valore e avere un proprio specifico spazio di ascolto è tendenzialmente molto importante e di per sé terapeutico.

38 Classificazione sulla base della diversa tipologia di utenza Pazienti psichiatrici Diventa più importante che mai riuscire a entrare nella prospettiva e nella “lettura della realtà” propria della persona. E’ necessario trovare il giusto equilibrio tra la comprensione e l’”accettazione” del mondo interiore dell’utente, senza però colludere con la patologia.

39 I colloqui «difficili» Temi particolarmente delicati o restituzioni negative per l’utente Gestione della conflittualità e della possibile aggressività dell’utente, in particolare con i soggetti psichiatrici


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