Scaricare la presentazione
La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore
PubblicatoAlbana Morelli Modificato 8 anni fa
1
“LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 1B - 2012-13” prof. arch. Antonio Lavaggi Insegnamento caratterizzante : Composizione architettonica (6cfu) Corso integrato: Teoria e tecnica della progettazione architettonica (4cfu) Il Laboratorio si avvale della collaborazione dell’architetto Anna Laura Caruso
2
PROGRAMMA A. OBIETTIVI Obiettivo del Laboratorio è di introdurre gli studenti del 1° anno al progetto di architettura fornendo loro gli elementi e i fondamenti utili per una prima sintesi architettonica (il progetto di massima di un edificio non complesso). B. CONTENUTI Il progetto di architettura è inteso come una sequenza di scelte logiche e trasmissibili e assume quindi i connotati di una costruzione logica piuttosto che quelli di una creazione o di un'invenzione; e questo è vero sia che si tratti del progetto di un singolo edificio che di quello di un'intera città. Le difficoltà di questo processo di costruzione sono dovute soprattutto alla molteplicità e alla varietà dei temi con i quali il progetto deve abitualmente misurarsi: la storia dell'architettura, la rappresentazione, la tipologia, il contesto, gli aspetti strutturali, quelli funzionali, quelli impiantistici, l'articolazione formale, la tecnologia, la normativa….Il laboratorio si propone di descrivere e precisare i temi predetti nel loro rapportarsi al progetto utilizzando le tecniche proprie del mestiere dell'architetto: da una parte, dunque, l'acquisizione delle nozioni elementari (campo analitico-strumentale) dall'altra la verifica degli aspetti di relazione (campo metodologico-teorico) per giungere ad una prima sintesi progettuale che del progetto di architettura affronti soprattutto gli elementi compositivi. Edificio e città sono i temi con i quali più frequentemente si misura l'esercizio del mestiere dell'architetto; l’attività del laboratorio del primo anno intende privilegiare gli aspetti relativi al progetto dell’edificio rimandando ai laboratori degli anno successivi il più generale tema del contesto e, dunque, della città nell’accezione di luogo per eccellenza dell'architettura nei rapporti che si stabiliscono tra gli edifici e gli spazi da questi precisati e nel significato che il singolo progetto assume nel suo costituirsi come fatto urbano. Il modulo integrativo di “Caratteri tipologici e morfologici dell’architettura” svilupperà il concetto della tipologia architettonica nel suo rapporto con la residenza. Il modulo integrativo di “Tecniche di rappresentazione” affronterà in particolare il tema dello schizzo (prospettico e assonometrico) rapportandolo alle diverse esercitazioni proposte.
3
C. ARTICOLAZIONE Il laboratorio è articolato in lezioni teoriche e in esercitazioni. Le lezioni teoriche affronteranno 2 settori: le tecniche del mestiere (indagate attraverso LO STUDIO DEI MANUALI) e gli aspetti interdisciplinari (affrontati rapportando il progetto alle diverse questioni con le quali deve misurarsi: PROGETTO E…). Le esercitazioni proposte consentiranno di tornare sui temi illustrati dalle lezioni muovendo questa volta dall'esperienza. Tema delle esercitazioni è l'abitazione: saranno proposte due esercitazioni nella logica della gradualità (dal più semplice al più complesso). La prima esercitazione si fonda sulla tecnica del ri-disegno e dunque propone la lettura di progetti altrui: lo studio di 4 cellule (assegnate dalla docenza) in ordine alle tipologie residenziali più ricorrenti (linea, schiera, torre e ballatoio). Per ciascuna delle 4 cellule lo studente elaborerà una scheda (formato A3) nella quale attraverso grafici (nei rapporti 1:50 e 1:100/200) e scritti risponderà al tema assegnato. La seconda esercitazione propone il progetto di una serie (6-8) di abitazioni unifamiliari associate e schiera. Il progetto va letto alla scala dell'isolato (1:500), dell'edificio (1:200) e del singolo alloggio (1:50). Si prevede l'elaborazione di almeno 3 tavole formato 50x70. D. BIBLIOGRAFIA Ludovico Quaroni, Progettare un edificio. Otto lezioni di architettura. Mazzotta, Milano 1977 Aldo Rossi, L’architettura della città. Marsilio editori 1966 Margherite Yourcenar, Le memorie di Adriano. Einaudi Italo Calvino, Le città invisibili. Einaudi
4
INTRODUZIONE AL PROGETTO DI ARCHITETTURA Il primo giorno del laboratorio di progettazione del 1° anno Tra gli obiettivi del nostro lavoro c'è quello di progettare un piccolo edificio (composto da alloggi associati a schiera); un'esercitazione alla quale arriveremo gradualmente attraverso un percorso che del mestiere di architetto avrà indagato in precedenza i fondamenti degli aspetti tecnici e delle questioni teoriche, nell'ottica di quel lavoro interdisciplinare che è alla base del laboratorio di progettazione. Dell'operazione progettuale conviene precisare a priori alcuni aspetti dal momento che questa esercitazione vede gli studenti del 1° anno impegnati a percorrere per la prima volta quel lavoro pieno di fascino e ricco di insidie che conduce al progetto; un cammino certamente non predeterminato, o da scoprire, ma piuttosto uno dei numerosi percorsi possibili in una logica che non prevede il progetto, la risposta ma una serie praticamente infinita di risposte possibili. Risposte da costruire, dunque, in un procedimento logico e consequenziale di scelte successive, nella consapevolezza, appunto, che la nostra sarà una delle innumerevoli risposte possibili. L'operazione che andremo a fare non avrà perciò il carattere di una scoperta o di un’invenzione ma piuttosto quello di una costruzione: alla stregua del processo con cui si esplicita un ragionamento, si sviluppa un tema noi costruiremo un progetto in una sequenza logica, e dunque consequenziale, di scelte successive. Questa "sequenza di scelte" muoverà da un processo analitico che dovrà precisare tutti gli aspetti del tema progettuale assegnato; aspetti che hanno a che fare con le molte facce del progetto in quella complessità interdisciplinare che ho illustrato commentando il programma del corso (storia, rappresentazione, tipologia, luogo, aspetti strutturali, articolazione formale, tecnologia, aspetti impiantistici, logica distributiva, normativa, …). Analisi, costruzione, logica, scelte: analizziamo brevemente questi termini nella consapevolezza che le considerazioni proposte in questa occasione non saranno esaustive dei singoli argomenti ma piuttosto, nella richiamata logica di gradualità, contribuiranno a precisare quel quadro complessivo all'interno del quale collocare l'operazione-progetto.
5
Per analisi intendiamo tutte quelle operazioni che sempre precedono e talora accompagnano il progetto e che intendono qualificare e quantificare le domande alle quali il progetto dovrà rispondere. E' come se noi stessi dovessimo ulteriormente precisare il tema da svolgere; e già in questa fase la discrezione di chi opera indirizza l'analisi in una direzione assimilandola in qualche modo a parte del progetto stesso. Se è vero, ad esempio, che l'orografia e l'esposizione di un suolo rappresentano dati oggettivi e incontrovertibili, non confutabili, dunque, è altrettanto vero che chi su quel suolo deve progettare un edificio già in fase di precisazione di questi dati può eseguirne una lettura di parte che in qualche modo contribuirà a rendere tale il progetto a farsi: penso al rapporto con il suolo del convento "La tourette" di Le Corbusier [1] penso all'incidenza dell'asse eliotermico nel disegno di tanti quartieri razionalisti.[1] Dunque l'analisi volta a precisare le premesse e le qualità stesse che contribuiranno a connotare il progetto: dunque l'analisi già potenziale strumento di parte: infatti, in analogia con i risultati di due diverse operazioni progettuali sullo stesso tema, anche per quanto attiene l'analisi non è prevedibile che due diverse letture possano in qualche modo coincidere. A fronte di questa "parzialità" va ribadito che anche nel caso dell'analisi la sequenza logica dell'operazione si andrà a precisare in risultati strettamente connessi in un processo di costruzione razionale e consequenziale. Costruzione perché si tratta sempre di un'operazione in fieri, una operazione che è il risultato di una fase precedente e pone nel contempo le premesse per le scelte successive: nel disegno del prospetto individuiamo i vuoti degli infissi; ogni vuoto deve essere precisato nel rapporto altezza/larghezza/profondità; per ciascun vuoto viene scelto un infisso: a due, tre ante,… a bilico, a vasistas, a ghigliottina,… in ferro, in legno, in plastica,…con vetri specchianti, trasparenti, traslucidi,… e poi l'avvolgibile o la persiana, e poi ancora i colori… in un processo di scelte, appunto, che devono costruire una sequenza logica con carattere di necessità. Ogni scelta dovrà dunque essere motivata e logicamente connessa a quella successiva. Ed è importante che questa sequenza sia ripercorribile in senso inverso: che dalla maniglia dell'infisso si possa procedere a ritroso fino al disegno dell'intero prospetto, ancora in una sequenza logica. E laddove un passaggio risulterà forzoso o comunque non in linea con la sequenza predetta, ecco, allora capiremo di aver commesso un errore. [1] [1] Le Corbusier, tra i più famosi architetti del 900 (1887-1965)
6
E' dunque importante che un'operazione di verifica confermi sempre la logica delle scelte operate. Accade infatti talora, tanto più frequentemente quanto minore sarà l'esperienza di chi progetta e la sua dimestichezza nel percorrere questo cammino, che la sequenza logica presenti dei salti, delle soluzioni di continuità; in quel caso sarà necessario riprendere dall'inizio il filo del discorso; un'operazione insieme di amore e di pazienza che ci porta a ricominciare da capo sulle ceneri di un lavoro che credevamo concluso; e spesso la sofferenza, la partecipazione che sono nell'etimo di pazienza ci si presenteranno insopportabili, in tutta la loro interezza. Disponibilità dunque a ricominciare da capo, a ripercorrere, talora dall'inizio, il tragitto che sembrava stesse per concludersi ma nella consapevolezza che anche i passaggi a vuoto, causa di questo disastro, contribuiranno in qualche modo a costruire la nostra esperienza di architetto. Se ricorderete queste considerazioni potrete allora accogliere con maggiore comprensione l'invito a "ricominciare da capo" che vi sarà spesso rivolto in chiave didattica; è però importante, direi decisivo, che vi siano sempre spiegate fino in fondo le ragioni di questo "invito"; diffidate di chi non saprà motivarle con chiarezza. Accertatevi, inoltre, che tra queste ragioni non vi siano quelle che Gregotti [2] definisce "preoccupazioni a priori di linguaggio espressivo riconoscibile"; se è vero infatti che il "linguaggio espressivo" è uno degli aspetti che sempre connotano i risultati del percorso progettuale, assumerlo come premessa imprescindibile rischia di compromettere la sequenza logica che deve informare l'intero progetto; e ciò è particolarmente vero per chi abbia poca esperienza di progetto. Questo aspetto del momento del linguaggio e più in generale delle diverse forme con le quali può mostrarsi il progetto, insieme alle considerazioni precedenti che prospettavano la soluzione progettuale come una delle numerose risposte possibili alle domande dell'analisi, mi suggeriscono di anticipare le prevedibili differenze che connoteranno sempre le diverse esperienze didattiche nelle quali avrete a che fare con il progetto di architettura. Al di là dei diversi approcci metodologici che vi verranno proposti e degli aspetti formali e di linguaggio che talora vi saranno addirittura "imposti", è importante che abbiate sempre presenti due considerazioni:[2] [2] Vittorio Gregotti, architetto contemporaneo docente della Facoltà di architettura di Milano
7
Deve emergere sempre con chiarezza il cosa e il perché di quanto vi si chiede di fare; è infatti precisa responsabilità del docente di precisare e qualificare con chiarezza temi e obiettivi del lavoro che propone. Sarete comunque sempre voi il tramite, la griglia, il filtro, attraverso il quale passeranno le proposte e i suggerimenti che vi verranno di volta in volta prospettati; sarete voi a riconoscere e precisare la vostra "via“ al progetto. Ne discende l'invito ad affrontare con coscienza il lavoro che vi verrà proposto, a vagliarne criticamente le motivazioni chiarendovi i molti dubbi possibili e, soprattutto, conclusa l'avventura, a ripercorrerne il tragitto per verificare se e quando si sia mai interrotta la sequenza logica di cui si diceva. Ancora: accostatevi sempre al progetto con intenzioni di "semplicità": ricordo al proposito una splendida definizione che Brancusi[3] dà della semplicità: "la simplicité n'est pas un but … mais on arrive à la simplicité[3] malgré soi en s'approchant du sens réel des choses"[4]. Una verità universale e particolarmente appropriata[4] nel caso del nostro mestiere: è infatti importante saper impostare un progetto muovendo da considerazioni semplici, poterne descrivere con semplicità le ragioni, far sìche semplice ne sia la lettura. Ci ricorda Tessenow[5] che "la semplicità favorisce la chiarezza; se ciò che è semplice non sempre è il meglio, il[5] meglio è sempre semplice". Le considerazioni che precedono acquistano maggiore rilevanza se rivolte, come in questa occasione, a studenti del 1° anno: nel vostro caso, infatti, muoversi con semplicità è un'esigenza anche e soprattutto in considerazione della inevitabile limitatezza delle vostre conoscenze. L'invito è dunque a privilegiare sempre i progetti impostati con semplicità muovendo da ragioni e scelte semplici, banali se necessario, ma sempre e comunque trasmissibili e riconoscibili: qualità queste irrinunciabili del progetto di architettura. Un progetto poco chiaro, di difficile lettura è spesso un brutto progetto; come un libro, del resto, un film o un brano musicale. [3][3] Constantin Brancusi, scultore romeno (1876-1957) [4][4] "La semplicità non è un obiettivo … ma si arriva alla semplicità, al di là delle proprie intenzioni, avvicinandosi al senso reale delle cose" [5][5] Heinrich Tessenow, architetto tedesco (1876-1950
8
Il passo successivo ci porta ad affrontare di nuovo il concetto di scelta inteso come essenza stessa dell'operazione progettuale; ricorderei, innanzitutto, che scegliere è espressione di libertà: solo chi è libero, infatti, può esercitare il diritto della scelta. Ma come è possibile evitare che la nostra sia una scelta condizionata, che le alternative ci sembrino poco numerose o addirittura inesistenti ? Tra cosa e come scegliere? Evidentemente tra quanto conosciamo; non esiste alternativa, dobbiamo sempre rivolgerci al mondo delle nostre conoscenze operando con coscienza e discrezione. Ne scaturisce una sorta di identità tra libertà e conoscenza; la scelta sembra rappresentare lo strumento attraverso il quale questa identità viene precisata. Dunque chi "più" conosce, più completamente può esercitare questo diritto-dovere della libertà. Allora rivolgiamoci sempre al mondo delle cose che conosciamo, senza presunzione, evitando di appesantire il nostro progetto di segni che non sappiamo controllare: sarà sufficiente che una finestra sia una finestra, che la scala segua uno sviluppo corretto, ancorchè prevedibile, che il prospetto sappia proporre un assetto ordinato, ancora improntato a scelte semplici, coscienti, comunicabili. Oggi, per voi, è ancora lontano il tempo dell'eccezione e dell'invenzione; connotazioni peraltro inusuali del progetto di architettura e comunque sempre di problematico controllo. E' come se uno studente delle elementari, ancora alle prese con problemi di grammatica e appena iniziato alla sintassi, si proponesse di voler scrivere un saggio per evitare la noia del dettato e del riassunto. Cominciamo, dunque, noi docenti di progettazione, col proporvi temi che prevedano anche soluzioni dettate da un bagaglio di conoscenze ancora modesto, che vi consentano un percorso magari prevedibile ma dettato da quanto già conoscete; senza peraltro dimenticare che il più semplice dei temi di progetto consentirà sempre soluzioni ricche, talora addirittura spregiudicate; con buona pace degli studenti che si sentono animati da intenzioni particolarmente vivaci e dei docenti che ai primi anni propongono il progetto di intere parti di città. Tutto questo nella logica di gradualità (dal più semplice al più complesso) più volte richiamata. Dalle considerazioni che precedono appare evidente come sia importante accrescere quanto più è possibile il mondo delle nostre conoscenze; un dovere, per i giovani e una consuetudine di questo nostro mestiere che ci consente di continuare ad apprendere fino al nostro ultimo giorno da architetto. Dunque lo studio, la tensione continua a rendere questo patrimonio più ricco, più consistente attraverso libri e riviste di settore, il ridisegno di progetti altrui, un'attenzione ossessiva al "saper guardare".
9
Per quanto attiene i libri e le riviste è importante saper scegliere: si stampano infatti troppi libri e troppe riviste di architettura e non è agevole muoversi con cognizione in un campo così rigoglioso e nel quale è molto frequente imbattersi in testi di nessun interesse o addirittura fuorvianti per chi, come voi, non ha ancora affinato le proprie capacità di discernimento. E poi non solo i libri di architettura: dobbiamo imparare a trovare architettura anche altrove; penso a testi famosi come "Le città invisibili" di Calvino o "Le memorie di Adriano" della Yourcenar, libri che vi invito a leggere da subito; e poi provate a ripensare tutte le letture già fatte per scoprirci quell'architettura che allora non avete saputo o voluto trovare. E ancora il cinema, la televisione ….. l'azione si svolge spesso in uno scenario artificiale nel quale è possibile scoprire il disegno di una scala, la composizione di una facciata o il ritmo delle arcate di un ponte. Per quanto riguarda il lavoro che dovremo fare insieme sarà mia cura indicarvi per tempo la bibliografia utile per i temi che vi proporrò. Al momento limitatevi ai già menzionati libri di Quaroni[6] e Rossi [7] sui temi più generali dell'edificio e della[6][7] città. Il "ridisegno di progetti altrui" e il "saper guardare" sono operazioni che rimandano in qualche modo al mondo dell'architettura già progettata e, talora, anche realizzata. Perché il ridisegno ? Quando si guarda un progetto di architettura (piante, prospetti, sezioni, talora immagini dell'edificio realizzato) si corre sempre il rischio di non coglierne qualche aspetto, di non riuscire ad individuare le ragioni meno evidenti, ma talora di fondo, di quella vicenda progettuale. Soprattutto voi, appena entrati in Facoltà, più frequentemente di altri potete incorrere in questa evenienza; e allora sarà importante ricorrere quanto più spesso potete al ri-disegno di quel progetto nei suoi elaborati più significativi; imparerete a sentire le ragioni di quel progetto sotto la punta della vostra matita. Talora sarà sufficiente un semplice, rapido schizzo per farvi apprezzare segni, rapporti e geometrie che una lettura sia pure attenta vi aveva celato. Questa capacità di leggere un progetto scomponendolo criticamente, alla ricerca delle tracce del percorso compiuto dall'autore, diverrà con l'esperienza più agevole, non richiederà così frequentemente di dover ricorrere al ridisegno e ci restituirà sempre e comunque tesori di conoscenze [6][6] Ludovico Quaroni "Progettare un edificio" 1977 Mazzotta editore Milano [7][7] Aldo Rossi "L' architettura della città", 1966, Marsilio editori Padova
10
Un esercizio che, se applicato al mondo degli edifici con i quali veniamo a contatto, con la città che viviamo, il "saper vedere" appunto, ci consentirà di andare al di là dell'immagine che di volta in volta ci si prospetta per entrare nel cuore e nella mente di chi quell'edificio l'ha progettato. Naturalmente come per libri e riviste anche nel caso dell'architettura che ci circonda bisogna fare attenzione e saper scegliere; ridisegnare, dunque, e saper guardare edifici che valgano la pena dell'operazione. E questa capacità di filtrare, cernere, di operare le scelte giuste sarà generata direttamente dall'aver ripetuto tante volte, talora invano, quell'esercizio attento. E se è vero che il progetto è uno "strumento di conoscenza" della realtà fisica e in particolare dell'aspetto della realtà costituito dal mondo delle forme naturali e delle forme costruite dall'uomo nel corso del tempo, allora rivolgiamoci al luogo che è sede elettiva di queste forme: la città. Quella in cui viviamo e lavoriamo è ricca di splendidi edifici; guardarli con la dovuta attenzione, con l'intenzione precisa di penetrarne le ragioni, di spiegarci i perché, contribuirà ad arricchire in maniera determinante il patrimonio delle nostre conoscenze: patrimonio al quale torneremo ad attingere ogni volta che lavoreremo ad un progetto. Dunque il mondo delle conoscenze che ci portiamo appresso farà sì che il foglio del nostro progetto non sia mai completamente bianco: saranno infatti le tracce della nostra memoria a guidarci la mano mentre tracciamo i primi segni. Parafrasando una celebre frase di Picasso possiamo affermare che "quando rogettiamo non siamo mai soli". E allora la questione consisterà nel far sì che ci tiene compagnia in quel momento sia stato invitato con la dovuta coscienza (attenzione agli "inviti a sproposito" e ai "sempre presenti") e, soprattutto, che i tanti assenti siano tali per scelta e non perché non ci sono mai stati presentati. Questo mondo delle nostre conoscenze, in continua inarrestabile crescita, è dunque la materia prima alla quale rivolgerci al momento del progetto: allora, infatti, non potremo che riproporre parte di quanto conosciamo e la nostra capacità di comporre, articolare, usare con maestria sarà la discriminante che testimonierà della nostra disponibilità al progetto. Se è vero, come ho cercato di dimostrare, che il progetto appartiene al mondo della razionalità ed è un processo che, nella sequenza descritta, rischia di apparire meccanico e forse ripetitivo, è pur vero che a fronte di tutto ciò resta quella componente imprescindibile che sinteticamente connota un architetto: le sue qualità, le sue capacità e, soprattutto, la sua sensibilità, il suo cuore. E resta, all'origine del progetto quello
11
che Rossi definisce "un punto di riferimento emozionale, che sfugge all'analisi"; altri ha parlato di scatto immaginativo, di lampadina che si accende; Quaroni ci dice degli "occhi della mente" che ci fanno vedere sinteticamente, quasi un bagliore, l'idea di progetto. In conclusione direi che paradossalmente questo momento dell'emozione, dell'irrazionalità, se volete, che insieme ci affascina e sgomenta, sarà tanto più presente nella nostra vita di architetti quanto più spesso avremo vissuto quell'incredibile vicenda che è il progetto di architettura.
12
LABORATORIO "1B" di PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA Prof. Antonio Lavaggi - Anno acc. 2012-13 PRIMA ESERCITAZIONE La prima esercitazione ha carattere individuale. L'esercitazione propone lo studio di quattro cellule residenziali assegnate dalla docenza in ordine alle tipologie residenziali più ricorrenti: linea (Tavola 1), schiera (Tavola 2), torre (Tavola 3) e ballatoio (Tavola 4). Per ciascuna delle 4 cellule assegnate lo studente elaborerà una scheda (formato A3 e impaginazione secondo lo schema allegato) nella quale attraverso grafici e scritti svilupperà il tema assegnato. Le parti scritte dovranno essere eseguite a stampatello: a mano o con macchina da scrivere o con normografo o con plotter.
13
SCHEMA DI ARTICOLAZIONE Campo A: Pianta dell'alloggio nel rapporto 1:100 (1cm=1m) Il disegno della pianta sarà eseguito a penna con le seguenti indicazioni: 1- Spessore dei muri esterni = 30 cm (salvo diverse indicazioni nell'originale) 2- Spessore dei tramezzi/divisori interni = 10 cm (salvo diverse indicazioni nell'originale) 3- Muri esterni e tramezzi/divisori interni saranno disegnati con pennino 0,4 4- Le parti non sezionate (elementi di arredo, balconi, logge, finestre, parapetti, infissi interni ed esterni, pavimentazione, ecc.) saranno disegnate con pennino 0,2 5- La pianta deve essere quotata 6- I singoli ambienti vanno "chiamati" (SP=soggiorno pranzo, K=cucina, WC=servizio igienico, Lm=letto matrimoniale, L1=letto singolo, L2=letto doppio) Nel caso che la pianta dell'alloggio nel rapporto 1:100 non entri nel campo A (perché troppo grande o perché articolata su due livelli) la stessa potrà essere disegnata nel rapporto 1:200 (1cm=2m). In questo caso le parti sezionate (muri esterni e tramezzi/divisori interni) dovranno essere annerite. 8- Dimensione degli elementi di arredo (salvo diverse indicazioni nell'originale): WC e bidet 35x50, lavabo 40x50, doccia 70x70, vasca 170x70, letto matrimoniale 160/180x200, letto singolo 80/90x200, comodino 30/40x30/40, sedie 40x40, poltrone 90x90, divani 140/160/180x90, armadi/guardaroba profondità=55/60 modulo-anta 55/60, arredi cucina - lavello e piano cottura - profondità = 55/60, mobili-contenitori soggiorno-pranzo profondità = 40/45 9- Pavimento servizi igienici e cucina: 20x20 10- Pavimento logge e balconi: 20x40
14
Campo B: Descrizione dell'alloggio e considerazioni sull'edificio Indicare (se noti) luogo di costruzione, anno di costruzione e progettista. La descrizione dell'alloggio va riferita a: 1- Tipo in esame: caratteristiche canoniche del tipo e aspetti particolari dell'alloggio in esame 2- Articolazione distributiva dell'alloggio: rapporti tra ingresso, zona-giorno, zona-notte, cucina e servizi igienici 3- Presenza di balconi, logge, stanzini,..ecc. 4- Considerazioni sugli infissi interni ed esterni 5- Rapporto dell'edificio con il lotto (se noto) 6- Rapporti dell'edificio con collegamenti verticali (corpi-scala), orizzontali (ballatoi) e/o altre parti collettive 7- Prospetti: composizione in ordine a pieni, vuoti, aggetti, rientranze. Eventuale presenza di ritmi, moduli, ripetizioni, simmetrie, ecc. 8- Esposizione 9- Aspetti strutturali, tecnologici e impiantistici 10- Eventuale collocazione dell'alloggio rispetto agli aspetti storico-critici relativi al periodo di progettazione
15
Campo C: Schema di aggregazione Va riprodotta la planimetria dell'edificio (in tutto o in parte a seconda dei dati disponibili e in relazione alle dimensioni del campo) nel rapporto 1:500 come da schema allegato. Deve essere rappresentato l'alloggio in oggetto (con la individuazione delle zone notte, giorno, cucina e servizi, connettivo), le sagome esterne degli altri alloggi e i collegamenti collettivi. Lo schema va quotato indicando: lo spessore del corpo di fabbrica, le dimensioni principali delle cellule (larghezza e profondità) e dei collegamenti collettivi Campo D: Dati dell'alloggio Indicare: 1- Superficie lorda (compresi muri esterni, tramezzi, logge, balconi ecc.). 2- Superficie netta (esclusi muri, tramezzi, logge e balconi) 3- Superficie netta degli ambienti (SP, K, e Lm, L1, L2, WC, connettivo, stanzini, ecc.) 4- Dimensioni degli infissi interni ed esterni
Presentazioni simili
© 2024 SlidePlayer.it Inc.
All rights reserved.