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1 Sociologia economica del welfare Piera Rella -31 marzo  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno 

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Presentazione sul tema: "1 Sociologia economica del welfare Piera Rella -31 marzo  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno "— Transcript della presentazione:

1 1 Sociologia economica del welfare Piera Rella -31 marzo  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno  12 crediti formativi (inclusi 6 Accorinti sul welfare locale) – gruppo disciplinare SPS/09  Dal 2 marzo al 26 maggio Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche E-mail: piera.rella@uniroma1.itpiera.rella@uniroma1.it Ricevimento stanza B12 dopo la lezione di giovedì

2 calendario  30 marzo NO LEZIONE  il 6 aprile ore 15 I esonero.

3 23 marzo  Conclusioni politiche assistenza  Politiche del lavoro:  Fino agli anni ’90  Dalla metà anni ’90: passaggio al lavoro flessibile  Attive e passive  regolative

4 Di che tratta il capitolo Attenzione al mercato del lavoro (mdl) regolare e non alle politiche di emersione dell’occupazione irregolare e sommersa 1.Politiche proattive: volte alla promozione dell’occupazione in particolare servizi per l’impiego 2.Politiche passive: sostegno al reddito 3.Regolazione dei rapporti di lavoro

5 I cambiamenti della legge 223/1991  Cig straordinaria anche per accompagnare la mobilità lunga verso la pensione per chi è stato espulso dal processo produttivo → col perdurare della crisi proproghe e deroghe alla durata dei trattamenti per singole categorie  Eliminazione della chiamata numerica del collocamento (sistema introdotto nel dopoguerra per un ‘ equa ripartizione del poco lavoro - di fatto non qualificato- disponibile, a cui ormai le imprese derogavano con trasferimenti dalle piccole imprese che assumevano per chiamata nominativa )

6 Il progressivo passaggio al lavoro flessibile  L. 79/ 1983 Possibilità di introdurre il tempo determinato, ammesso in pochi casi e settori dalla legge 230 del 1962,per punte stagionali in tutti i settori e non solo commercio e turismo previa autorizzazione del Ministero  L.863/ 1984 introduce contratti a tempo parziale, di formazione lavoro e di solidarietà → tentativi di rispondere alla disoccupazione e alla richiesta di flessibilità

7 Il cambiamento delle politiche del lavoro dalla metà degli anni ‘90 3 dimensioni del cambiamento ↓↓↓ Strategica distributivaorganizzativa Per ogni dimensione vanno definiti gli obiettivi I cambiamenti nei livelli di protezione Cambiamenti della governance: ripartizione delle competenze tra una pluralità di attori pubblici e privati

8 La dimensione strategica  + politiche proattive, attente alla crescita dell’occupazione attraverso politiche di condizionalità ↓  Chi prende l’indennità di disoccupazione non deve essersi dimesso da solo e fare la DID (Dichiarazione di Immediata Disponibilità) ed accettare offerte di lavoro congrue o partecipare a corsi di formazione scelti dal Centro per l’impiego  Di fatto i CpI hanno difficoltà ad attuare tali politiche specie al Sud  Non più promozione uscite ( in progressivo calo nel graf. p.154) ma invecchiamento attivo → nel 2012 eliminazione accompagnamento alla pensione e creazione esodati con la Riforma Fornero

9 La dimensione distributiva  A metà anni ’90 gli ammortizzatori sociali sono su base assicurativa, ma si raddoppia l’indennità di disoccupazione  avvicinamento a chi può usufruire della Cig  Ma le carriere frammentate rendono difficile avere i requisiti assicurativi  sarebbe necessario il Rmi  Crisi economica affrontata dal governo di Centro-destra non riformando le regole d’accesso, ma aumentando Cig e mobilità in deroga  + attenzione ai disoccupati settentrionali che a quelli meridionali

10 La dimensione organizzativa  La abbiamo già vista per i centri per l’impiego

11 L’organizzazione dei Centri per l’impiego  1997 fine del monopolio pubblico  Devoluzione competenze a livello regionale rafforzata dalla Riforma del Titolo v della Costituzione  2003 ampliamento possibilità interventi privati con la legge 30/2003  nascono più sistemi locali, al Ministero compiti di monitoraggio (tendenza al riaccentramento con Renzi. Programma Garanzia Giovani e e DL 150/2015 che assegna le politiche attive allo stato attraverso l’Agenzia Nazionale Politiche del Lavoro- ANPAL. Ma ciò andrà a regime dopo la riforma costituzionale  Scarsa integrazione con l’Inps che eroga sussidi di disoccupazione  Al Nord mancano gli impiegati, al Sud le infrastrutture e difficoltà perché i CPI sono progettati per mercati del lavoro dinamici

12 Dinamica, processo e impatto del cambiamento Quali tipi di cambiamento ci sono stati?  Evolutivo = adattamento delle politiche esistenti alle nuove sfide (aumenta la disoccupazione,rafforzo gli strumenti esistenti come la Cig)  Rivoluzionario = discontinuità e rottura con il passato e nuove policies Che cosa condiziona il cambiamento?  la possibilità di veto del contesto politico,  Capacità di contrasto all’implementazione della politica

13 Tentativi di cambiamento

14 Bilancio 1995-2010 dell’impatto del cambiamento  Nonostante il carattere evolutivo della regolamentazione dei rapporti di lavoro, vi è stato un significativo cambiamento da un MdL rigido ad uno dei più flessibili in Ue.  Le politiche attive si sono modificate invece poco  Nonostante le modifiche dello Spi siano state rivoluzionarie, i cambiamento è stato variegato, differente tra Nord e Sud

15 Conclusioni autori  Forte aumento flessibilità non aumenta possibilità d’impiego durature, a meno che non avvenga in un’azienda in espansione  tentativo attuale Iobs act di rafforzare il carattere stabile del lavoro  Alla vigilia della crisi economica si sono tappate le falle, ma manca un pavimento di diritti sociali e universalistici accessibili per tutti i lavoratori:  gli ammortizzatori sociali rimangono di tipo assicurativo (quindi non per tutti)-  Le politiche attive sono limitate  La riforma degli Spi limitata

16 Le politiche del governo Renzi in seguito alla proposta di riforma costituzionale risultante dal disegno di legge AC 2613-A, spetta  allo Stato la competenza esclusiva in materia di politiche attive del lavoro;  alle Regioni la potestà legislativa in materia di “promozione dello sviluppo economico locale” Nel frattempo a Costituzione invariata Gestione operativa delle politiche attive e responsabilità dei Cpi riconosciute alle Regioni con l’Accordo quadro del 30 luglio 2015.  Il D.L. 14/9/ 2015 n. 150 ridisegna anche il ruolo dei Cpi  nuova governance dei servizi per l’impiego, con sistema misto pubblico/ privato (Cpi+Apl accreditate),già in atto nella Regione Lazio  attivare le persone beneficiarie di ammortizzatori sociali per immetterle in tempi rapidi nel mercato del lavoro attraverso l’assegno di ricollocazione.

17 Un sistema multilivello di politiche Attive del Lavoro ANPAL (Agenzie Nazionale politiche attive del lavoro), Regioni (Cpi) e soggetti privati accreditati (Apl) debbono garantire a tutti gli utenti i servizi minimi essenziali stabiliti per legge.  Il Governo, (Ministero del lavoro e delle politiche sociali) previa intesa con le Regioni, definisce i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attive del lavoro validi su tutto il territorio nazionale.  l’ANPAL coordina su scala nazionale la rete degli enti attuatori delle politiche attive (Cpi e Apl), il monitoraggio delle stesse, la sostituzione in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive.  Le Regioni assumono la gestione operativa delle politiche attive (incluse quelle che spettavano alle Province) e la responsabilità dei CpI.  Perché il personale dei Cpi possa continuare a lavorare senza soluzione di continuità con le Regioni, Governo e Regioni s’impegnano a reperirne le risorse nella proporzione 2/3 a carico del Governo e 1/3 a carico delle Regioni

18 Da I centri per l’impiego dopo il Jobs Act,Lucia Valente Prof. Diritto del Lavoro, Nuovi lavori  Resta da capire se tutto il processo messo in atto sia in grado di garantire l’erogazione dei servizi per il lavoro ai cittadini in modo davvero uniforme su tutto il territorio nazionale  e se le competenze in materia di politica attiva per il lavoro passino effettivamente allo Stato oppure restino in capo alle Regioni.

19 La situazione attuale secondo l’Isfol Attualmente le regioni hanno 2 modelli:  lombardo con equiparazione e concorrenza pubblico e privato  prevalenza del pubblico, ma accreditamento agenzie private e alcune operazioni insieme fino ad un unico data base in comune con gli enti accreditati  Il Lazio ha un modello intermedio che utilizza l'assegno di ricollocazione regionale per l'avvio al lavoro.  Il monitoraggio del sistema è stato tolto per 1 anno all'Isfol e dato ad Agenzia lavoro.  Il monitoraggio in corso ha prodotto una lista degli enti accreditati, con alcune informazioni.  E' prevista una rilevazione sui centri privati del Lavoro (Apl) con un questionario ancora non definito

20 Proposta di una piccola ricerca sulle agenzie per l’impiego  Vi siete mai rivolti a un’agenzia per l’impiego pubblica o privata?Conoscete qualcuno che le ha utilizzate?  A breve uscirà un rapporto di monitoraggio Isfol soprattutto sui CpI, ma ne esiste già uno del 2014 che mostra una situazione difficile  Conoscere ciò che fanno i Cpi è utile anche per il vostro futuro lavoro, dato che le persone con cui avrete a che fare, hanno frequentemente un problema di disoccupazione Obiettivo una didattica più partecipata.. E una migliore valutazione

21 Chi fa che cosa?  Studio letteratura disponibile (già in parte svolto)  Progettazione di una piccola ricerca qualitativa sul campo  A chi ci rivolgiamo? a chi lavora in un’agenzia e/o agli utenti Definizione traccia Interviste qualitative ed eventuale test somministrazione


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