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PubblicatoArtemisia Marchesi Modificato 8 anni fa
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1854 André-Adolphe-Eugéne Disderi brevetta la carte de visite Fotocamera dotata di 4 obiettivi (in seguito 8 o anche 12) Consente la stampa di altrettanti positivi (collodio umido) formato 6x9 da allegare al biglietto da visita tradizionale. Antenata della moderna macchina automatica per fototessera
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1855 Alphonse Louis Poitevin introduce l’uso della fotolitografia utilizzando le proprietà dei colloidi bicromatati, ottimi composti per la stampa con inchiostro (libri, giornali ecc.) Una variante è costituita dal collotipo (stampe costose ma di altissime e pregevoli qualità) Lastra di cristallo (anche di grandi dimensioni) inchiostrata e continuamente ritoccata. L’intervento dello stampatore durante la lavorazione porta a un risultato finale in cui lo stesso soggetto presenta leggere differenze da una copia all’altra. Copie tirate in numero limitato Ancora oggi la stamperia d’arte Alinari realizza collotipie secondo il sistema tradizionale.
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1857 L’americano David Woodward inventa la camera solare, prototipo dell’ingranditore fotografico per la stampa del negativo
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1861 James Clerk Maxwell inventa la fotografia a colori. Sistema empirico e molto complicato. Nella riproduzione dell’opera d’arte risultati di un certo livello qualitativo si otterranno parecchi decenni dopo Come in questo esempio (albumina) la colorazione avviene ancora con intervento manuale su positivo b/n
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1873 Hermann W. Vogel scopre l’ortocromatismo, aggiungendo coloranti alle emulsioni, rendendole così sensibili al giallo e al verde. L’aumento della scala dei grigi farà acquisire, nella stampa dei soggetti (sempre in b/n) una profondità tonale prima sconosciuta. Stampa non ortocromatica Stampa ortocromatica E’ un momento fondamentale per gli editori fotografi impegnati nella documentazione dell’opera d’arte
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«Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto» 1888 George Eastman, fabbricante di lastre a Rochester, immette sul mercato la Kodak, apparecchio a cassetta di cm 8x9x16 che può contenere un rullo per 100 pose e che restituisce un’immagine circolare di cm 6,5 di diametro
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1889 Eastman produce la pellicola di celluloide che sostituisce quella di carta. Essendo flessibile è anche un’alternativa al vetro per gli amatori che possono così più facilmente occuparsi di persona dello sviluppo del negativo. 1890 Si cominciano a produrre pellicole pancromatiche, aventi sensibilità al rosso e, a questo punto, a tutte le lunghezze d’onda visibili all’occhio umano. Queste pellicole diverranno però di uso comune solo attorno al 1930. 1924 Ernst Leitz, ottico tedesco e fondatore dal 1869 dell’omonima società di produzione di apparecchiature fotografiche, realizza la prima delle moderne macchine fotografiche del c.d. «formato 35mm». La macchina, chiamata Leica, carica una pellicola contenente 36 negativi (24mm x 36mm). Permette inoltre la sostituzione di un obiettivo con un altro alla luce del sole, senza ricorrere alla camera oscura per l’operazione. 1924 Ernst Leitz, ottico tedesco e fondatore dal 1869 dell’omonima società di produzione di apparecchiature fotografiche, realizza la prima delle moderne macchine fotografiche del c.d. «formato 35mm». La macchina, chiamata Leica, carica una pellicola contenente 36 negativi (24mm x 36mm). Permette inoltre la sostituzione di un obiettivo con un altro alla luce del sole, senza ricorrere alla camera oscura per l’operazione.
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