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PubblicatoGabriella Ruggeri Modificato 8 anni fa
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Il ruolo delle donne tra la guerra ed il flagello della spagnola CFP Istituto Santachiara Sede di via B. Zanardi 23/b, Voghera (PV)
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Nel 1918, mentre la Grande Guerra era in corso, un ulteriore flagello colpì l’umanità: si tratta della spagnola, epidemia che si verificò nel 1918-19 e che provocò circa 22 milioni di morti e un miliardo di contagiati
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Perché “spagnola”? Il nome “spagnola” con il quale il virus è tutt’oggi conosciuto deriva da una falsa credenza dell’epoca: si pensava infatti che i primi casi si fossero verificati in Spagna, mentre in realtà si presentarono in Cina, nella marina giapponese e in America del Nord. I lavoratori che dalla Cina giunsero in Europa diffusero nel continente la malattia. In Italia la prima comunità cinese nacque a Milano, in zona Sempione, nel 1918 Un’ulteriore ragione è costituita dal fatto che in un primo tempo soltanto i giornali spagnoli trattarono l’argomento e divulgarono il problema
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Come si manifestava il virus? L’insorgere della malattia era piuttosto subdolo: i primi sintomi erano costituiti da una semplice tosse Con il passare dei giorni però la situazione peggiorava, con la comparsa di dolori lungo tutto il corpo, sonnolenza, mal di testa, mal di gola e febbre altissima
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La malattia poteva evolversi sostanzialmente in due modi: Se non si presentavano complicazioni a livello polmonare e la febbre scendeva, in tre giorni il corso della malattia migliorava Se al contrario, come spesso succedeva, insorgevano complicazioni polmonari, generalmente il virus non lasciava scampo
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Chi furono i più colpiti? Il virus colpì soprattutto le donne, probabilmente a causa del loro ruolo centrale nell’ambito dell’assistenza ai malati e dell’infermieristica; inoltre le donne frequentavano maggiormente luoghi molto affollati come il mercato, dove il contagio poteva avvenire più facilmente
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Donne celebri colpite dalla spagnola Margit Kaffka, scrittrice e poetessa ungherese († 1 dicembre 1918) Myrtle Gonzalez, attrice statunitense († 22 ottobre 1918)
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Edvard Munch fu colpito dalla febbre spagnola e si salvò. Celebre il suo "Autoritratto dopo la febbre spagnola"
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Quali furono le reazioni al diffondersi dell’epidemia? L’emergenza venne sottovalutata dalle autorità, che cercarono in ogni modo di insabbiare il problema e sminuirlo, al fine di non generare un panico eccessivo, che sarebbe andato a discapito delle attività produttive Questa omertà non fece altro che aggravare la situazione
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Pregiudizi e false credenze popolari Insieme alla malattia, si diffusero anche credenze false e deleterie In Italia, per esempio, secondo alcune dicerie il disinfettante sparso per le strade dagli addetti alla nettezza urbana conteneva i germi dell’influenza ed il governo voleva diffonderli segretamente per ridurre la popolazione Alcuni sostenevano che la canfora appesa al collo all’interno di un sacchetto in tessuto tenesse lontano il virus
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Cure e rimedi Davanti all’orrore dell’epidemia, anche il personale sanitario spesso era ridotto all’impotenza L’unico provvedimento davvero efficace fu l’obbligo di indossare le mascherine per bocca e naso, che fecero il loro esordio proprio durante la Spagnola. Purtroppo però i medici per primi non ne colsero la reale utilità, quindi non ne incoraggiarono l’uso. Questi schermi di protezione delle vie respiratorie per medici ed infermieri erano confezionati da Associazioni femminili
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Di seguito, è riportata copia di un volantino diffuso nell’ambito della campagna informativa anti- spagnola in USA In sintesi, viene spiegato che la spagnola si diffonde attraverso le vie aeree, quindi sostanzialmente a causa di tosse e raffreddore. Per tale ragione si consiglia innanzitutto l’utilizzo di mascherina. Inoltre, si invita la popolazione ad evitare i luoghi affollati e le fatiche eccessive, a bere solamente dal proprio bicchiere, ad utilizzare esclusivamente i propri asciugamani. Viene poi ricordato che se si viene colpiti dall’influenza occorre contattare tempestivamente un medico. Infine, si ricorda che i medesimi provvedimenti sono opportuni anche in caso di febbre, bronchite, polmonite e tubercolosi.
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Bibliografia e sitografia G. Gentile, L. Ronga, A. Rossi, Report del tempo, Milano, La Scuola, 2015 http://www.e-storia.it/Public/e-Storia-Anno- II-Numero-1-Marzo-2012-Articolo-6.pdf http://memory.loc.gov/ammem/index.html http://www.associna.com/modules.php?na me=News&file=article&sid=416 http://www.liberliber.it/online/autori/autori- k/margit-kaffka/ http://lanuovasardegna.geolocal.it
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