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PubblicatoLia Bruni Modificato 8 anni fa
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SEEING COSA SIGNIFICA VEDERE
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La luce passa attraverso la retina dell’occhio e il cervello organizza l’informazione in una categoria di realtà precedentemente immagazzinata. Il cervello allora trasforma l’atto del semplice guardare un dato oggetto in quello del vedere quello che l’oggetto è: un cane, per esempio. Dal momento in cui l’occhio ha guardato e il cervello ha visto un cane, l’immagine viene congelata e il processo del pensiero la trasforma in un simbolo verbale: la parola cane, per l’appunto. In tal modo il simbolo verbale ha permesso una concettualizzazione ed una semplificazione della realtà.
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LA VISIONE E’ UN PROCESSO SOCIALE
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LA VISIONE E’ CULTURALE
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LA VISIONE E’ SITUATA
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LA VISIONE NELL’ERA DEL VISIVO Se è vero che davanti a una fotografia tendiamo a reagire come se avessimo di fronte l’oggetto reale (traccia di realtà, hic et nunc), come reagiamo davanti a un’immagine simbolo? E’ vero che il passaggio dal supporto fisico-chimico a quello matematico cambia la natura della fotografia (post-fotografia?)
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Post-fotografia: la perdita del negativo implica la fine della certezza che ciò che vediamo sia realmente esistito La “prova” si trasferisce dalla foto al suo autore: la sua “autorevolezza” diventa sinonimo di realtà (mancanza di autorevolezza dei documentaristi “per caso”)
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APOCALITTICI E INTEGRATI Apocalittici: post-fotografia, morte della fotografia come immagine indice e come pratica sociale (Mitchell) Integrati: la fine dell’oggettività ha dato vita a un nuovo linguaggio, a nuove pratiche sociali di interpretazione soggettiva della realtà (Mirzoeff, Debray) Posizione intermedia (Marra): trasformazione che non intacca la filosofia di base della fotografia. Nella pratica quotidiana continua ad esistere la logica dell’ “è stato” e continua ad essere considerata prova di realtà
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Marra ci fa notare che il cuore delle macchine fotografiche digitali è, paradossalmente, di tipo analogico. Se infatti la pellicola è ricoperta da una emulsione fotosensibile, nel CCD un microchip di silicio è ricoperto da una serie di piccoli elettrodi - photosite - che addensano gli elettroni sulla base della quantità di luce che li colpisce. Il calcolo degli elettroni addensati su ogni photosite, determinerà quanta luce ha colpito quel determinato pixel. Il funzionamento del CCD non è dunque sostanzialmente diverso da quello della pellicola. La misura della luce sotto forma di carica verrà poi convertita in digitale, e ciò significa che una macchina fotografica digitale non esiste, esiste soltanto un sistema che trasforma un segnale da analogico a digitale Problema: cosa succede quando la foto è frutto di simulazione? Es. siti internet in cui si possono modificare le foto, cambiare gli sfondi, cambiare l’aspetto, ecc. Nella pratica sociale queste immagini vengono considerate come se fossero reali?
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