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Contributo essenziale per lo sviluppo Guido Ottolenghi (membro Consiglio Direttivo UP, AD Pir) Gianfranco Borghini (Presidente Comitato Ottimisti e Razionali)

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Presentazione sul tema: "Contributo essenziale per lo sviluppo Guido Ottolenghi (membro Consiglio Direttivo UP, AD Pir) Gianfranco Borghini (Presidente Comitato Ottimisti e Razionali)"— Transcript della presentazione:

1 Contributo essenziale per lo sviluppo Guido Ottolenghi (membro Consiglio Direttivo UP, AD Pir) Gianfranco Borghini (Presidente Comitato Ottimisti e Razionali) Paola De Micheli (Sottosegretario Mef) Il futuro della mobilità Paolo Grossi (Vicepresidente UP, Direttore Commerciale R&M Eni) Alfredo Altavilla (CEO Emea FCA) Michele Meta (Presidente Commissione Trasporti Camera) La sfida ambientale Gianni Murano (Vicepresidente UP, Presidente Esso Italiana) Davide Tabarelli (Presidente Nomisma Energia) Gianni Bessi (Consigliere Regione Emilia Romagna) 1 I temi

2 Legalità è qualità Daniele Bandiera (Vicepresidente UP, AD api) Rosario Trefiletti (Presidente Federconsumatori) Ignazio Abrignani (Vicepresidente X Commissione Camera, Presidente Associazione parlamentari per lo sviluppo sostenibile) Conclusioni Le risorse del sistema Claudio Spinaci (Presidente UP) Vincenzo Boccia (Presidente Confindustria) Teresa Bellanova (Viceministro Ministero dello Sviluppo economico) Gianluca Galletti (Ministro dell’Ambiente) 2

3 Contributo essenziale per lo sviluppo L’energia è un elemento essenziale del nostro vivere quotidiano. Il petrolio è stato il motore del progresso e dello sviluppo economico per la maggior parte del ‘900 e continua ad essere una delle industrie più sofisticate e avanzate. Lo sviluppo tecnologico è parte essenziale dell’industria petrolifera che deve gestire strutture industriali molto complesse per le quali servono competenze molto elevate. Un’industria che continua ad evolvere ed innovare per rispondere alla crescente domanda di energia, dando il suo contributo all’economia del Paese: produce un fatturato superiore ai 100 miliardi di euro; contribuisce alle Entrate dello Stato con oltre 40 miliardi tra accise e Iva; impiega direttamente 20.000 persone e altre 130.000 nell’indotto; distribuisce ogni giorno oltre 100 milioni di litri di carburanti; vanta una rete logistica distribuita capillarmente sul territorio con 21.000 punti vendita, 600 depositi e circa 3000 km di oleodotti. Una filiera di fondamentale importanza strategica. Le competenze e le capacità dell’industria petrolifera sono ancora preziose perché il petrolio e i suoi derivati resteranno per alcuni decenni un punto cardinale dello sviluppo economico ed energetico del nostro Paese. Un settore che forse rappresenta una delle più strutturate realtà industriali italiane, di cui spesso si parla senza riconoscerne il ruolo, la complessità e la centralità nel tessuto produttivo nazionale. È una filiera che rappresenta un settore strategico in quanto fondamentale per soddisfare le esigenze di mobilità, oggi in via quasi esclusiva e domani sempre con una quota significativa, di persone e merci che concorrono alla crescita del Paese. La ricerca dell’efficienza, una razionalizzazione e uno sviluppo programmato, ove necessario, delle infrastrutture strategiche esistenti come autostrade, porti e grandi reti, depositi e oleodotti, per un Paese orograficamente difficile come l’Italia, sono fondamentali per garantire una distribuzione capillare e sostenibile dell’energia, nonché la sicurezza degli approvvigionamenti. Speakers: Guido Ottolenghi, Gianfranco Borghini, Paola De Micheli 3

4 Il futuro della mobilità Il futuro della di mobilità è un tema affascinante e complesso. Negli anni è molto cambiato il modo di muoversi e sappiamo che è destinato a cambiare ancora. Per cercare di capire cosa ci aspetta, è necessario analizzare i trend demografici, l’evoluzione delle tecnologie, ma anche le abitudini di consumo e dei servizi per i cittadini (sharing economy, smart city, nuovi mezzi di trasporto), con sempre più attenzione all’inquinamento urbano e alle polveri sottili. I trend più accreditati indicano che nel 2040, anche nello scenario più green, benzina e gasolio copriranno tra il 70-75% della domanda nel settore dei trasporti di merci e persone (oggi siamo al 93%), sebbene con consumi che tenderanno a ridursi anche per l’efficienza dei motori. Anni di ricerca per nuove forme di alimentazione stanno dando solo oggi i primi frutti, ma richiederanno ancora diversi anni prima di essere alla portata di tutti a costi accessibili. La diffusione delle auto elettriche crescerà sicuramente, ma in Italia impiegherà almeno 15 anni per passare da 100.000 auto (al 95% ibride) ad 1 milione, ossia il 3% del parco circolante. Un aumento incontrollato delle colonnine di ricarica rischia di costare molto e incidere poco, utilizzando risorse che potrebbero essere spese meglio. In Italia nel 2015 sono state immatricolate 1.500 auto full elettriche, mentre poco meno di 10 milioni di auto (il 25% del totale) in circolazione sono ancora euro 0, 1, 2. I tempi di rinnovo del parco auto sono molto lunghi (15-20 anni): in Italia circolano 37 milioni di auto a fronte di 1,5 milioni di immatricolazioni annue. L’obiettivo delle aziende UP è quello di ottimizzare i costi e migliorare il servizio, cosa che richiede una razionalizzazione delle stazioni di servizio oggi troppo numerose, con erogati che sono la metà di quelli europei e pochi servizi non-oil. L’industria petrolifera negli anni ha molto investito, sia economicamente che tecnologicamente, per offrire prodotti sempre migliori, puliti e con quote crescenti di biocarburanti avanzati e intende continuare a farlo consapevole del ruolo che ancora avrà. La mobilità richiede una visione di lungo periodo Oggi manca una vera consapevolezza della strategicità del downstream petrolifero italiano che, vista la crisi ormai strutturale che continua a ridurre le risorse disponibili, potrebbe avere difficoltà per gli investimenti indispensabili per la riqualificazione del settore. Speakers: Paolo Grossi, Alfredo Altavilla, Michele Meta 4

5 La sfida dell’ambiente L’industria petrolifera è da sempre attenta alla sostenibilità ambientale dei propri processi produttivi e dei prodotti. Le aziende che operano nel settore da decenni sono ben consapevoli che non abbiamo un «piano B» per il nostro Pianeta e che dobbiamo arrivare ad una economia low-carbon, anche con il nostro contributo. Negli ultimi 20 anni, grazie ad investimenti superiori ai 20 miliardi di euro, le emissioni industriali delle raffinerie sono state ridotte del 70-90% così come quelle legate ai prodotti petroliferi la cui qualità è oggi tra le migliori al mondo. Analogamente, i limiti delle emissioni di particolato delle autovetture sono passate da 0,02 gr/km a 0,0045 gr/km, il 98% in meno grazie alla collaborazione tra industria petrolifera e motoristica. I biocarburanti di seconda generazione, ossia quelli non concorrenti con il food, saranno sicuramente utili, mentre quelli di prima generazione rappresentano per certi versi un paradosso considerato che si bruciano materie prime alimentari in un Pianeta dove ci sono centinaia di milioni di persone senza cibo. Nuovi investimenti per ulteriori miglioramenti sono necessari e sono stati già programmati. In futuro la domanda di energia crescerà, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e potremo soddisfarla solo se si farà ricorso a tutte le fonti disponibili, incluse quelle fossili. Avere una raffinazione efficiente all’interno del nostro Paese ha un valore strategico: il greggio è disponibile ovunque mentre i prodotti dovranno essere contesi a Paesi con una domanda locale in forte crescita (Cina e India). E’ fondamentale il ruolo centrale dell’amministrazione pubblica che deve essere in grado di valutare costi-benefici delle misure adottate, perché in un mercato globale come il nostro non c’è nessun premio per chi pone delle regolamentazioni ancora più severe di quelle previste dalle normative europee, con il rischio di svantaggi competitivi per il sistema industriale. Non ci aspettiamo quindi favori e aiutini da nessuno, ma solo il riconoscimento della necessità dei prodotti petroliferi e quindi delle raffinerie. Impegni COP21 e competitività globale delle nostre aziende sono obiettivi che vanno perseguiti insieme, perché traguardane uno a scapito dell’altro porterebbe più problemi che soluzioni. Occorrono parità di condizioni tra le diverse tecnologie in campo e le diverse aree geografiche, per evitare distorsioni dannose senza una reale ed efficace difesa dell’ambiente che resta un problema globale. La sfida sarà quella di continuare su questo percorso puntando sulla ricerca tecnologica e su competenze altamente specializzate che presiedono al funzionamento di un’industria complessa che ha avuto ed avrà un ruolo strategico nel sistema industriale italiano. Speakers: Gianni Murano, Davide Tabarelli, Gianni Bessi 5

6 Legalità è qualità La diffusione dell’illegalità è una seria minaccia per la tenuta del settore petrolifero e potrebbe mettere fuori dal mercato italiano le aziende più sane e di alta reputazione che garantiscono responsabilmente la libertà di movimento di merci e persone. Un fenomeno in preoccupante crescita, dove ormai ci sono vere reti criminali dedite al contrabbando di prodotti, ad attacchi agli oleodotti e ad i nostri punti vendita, con tutti i problemi di sicurezza e ambientali che ne conseguono. Esistono società fittizie che comprano e vendono prodotti con falsa documentazione evadendo l’Iva. L’azione di contrasto da parte delle Istituzioni è costante e sta producendo i primi effetti significativi come dimostra il volume di prodotti in frode scoperti nel 2015 dalla Guardia di Finanza: quattro volte quelli del 2013. Vista l’elevata incidenza della tassazione sui carburanti (circa il 70% sul prezzo al consumo della benzina), anche solo non pagando l’Iva si ottiene un vantaggio “competitivo” incolmabile per chi opera nel rispetto delle regole. Ciò ha serie ripercussioni sulle entrate dello Stato e sulla sostenibilità complessiva del sistema che opera nel rispetto della legalità, dove gli operatori onesti vengono messi fuori gioco da chi può vendere il prodotto sottocosto. Si pone anche un problema per l’ambiente, per i motori e per i consumatori finali perché spesso questi prodotti sono di incerta provenienza e di dubbia qualità. Il settore si è attivato per fornire il proprio contributo di contrasto all’illegalità, collaborando dove possibile con le Autorità e cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che si corrono. Le aziende sane che operano responsabilmente sono le sole che possono garantire qualità, processi trasparenti ed un prezzo equo. Esiste altresì una preoccupazione legata ai proventi che derivano dal commercio petrolifero illegale che, oltre a finanziare sicuramente la malavita organizzata, possono finire a quelle organizzazioni terroristiche che hanno il controllo su molte aree produttive. Speakers: Daniele Bandiera, Rosario Trefiletti, Ignazio Abrignani 6

7 Le risorse del sistema L’economia mondiale continua in larga parte a fare affidamento sul petrolio che continua a confermarsi la prima fonte di energia. Nessuno mette in dubbio la necessità di continuare sulla strada intrapresa sinora per la riduzione delle emissioni climalteranti e di impegnarci per il raggiungimento degli obiettivi della COP21. La strada verso un’economia low-carbon è ancora lunga e dovrà fare affidamento su tutte le fonti a nostra disposizione, fossili incluse. Il futuro parla di sharing economy, smart city e nuovi mezzi di trasporto, aspetti che cambieranno le città e le abitudini dei cittadini. Noi in questo futuro ci saremo e il nostro lavoro sarà ancora più importante perché i carburanti di origine fossile resteranno almeno fino al 2040 una risorsa imprescindibile nel trasporto (via terra, mare, aerea) di merci e persone, anche con crescenti quote di biocarburanti di seconda generazione e con un impatto ambientale sempre minore grazie all’efficienza dei motori e a prodotti petroliferi di più alta qualità. Sono discorsi complessi, molto seri, che vorremmo venissero affrontati con la necessaria professionalità e senza semplificazioni ideologiche. Non possiamo affrontare questa sfide da soli, ma attenzione: non stiamo chiedendo incentivi o aiuti di varia natura – forse un’eccezione nel panorama energetico italiano –vogliamo solo esprimere la necessità che vengano almeno evitati provvedimenti punitivi che potrebbero privarci delle risorse auto-prodotte necessarie a finanziare gli ingenti investimenti che saremo chiamati a sostenere per rispondere alle esigenze dell’Italia che si muove e produce. Il nostro è un comparto industriale vivo, una realtà all’avanguardia tecnologica che non ha niente da nascondere: anzi, vuole dare il suo contributo per vincere le sfide che ci attendono, consapevole che rappresenta una parte essenziale del sistema industriale del Paese di cui l’Italia dovrebbe andare fiera. Il “made in Italy” è anche questo e le aziende che operano in Italia nella raffinazione, nella logistica e nella distribuzione sono tra le migliori al mondo in tema di sicurezza, affidabilità e rispetto per l’ambiente. Vogliamo anche rivendicare, a nome delle decine di migliaia di persone che ci lavorano, l’orgoglio e la passione di un settore ormai lontanissimo dagli stereotipi di 50 anni fa. Noi abbiamo i nostri punti di forza, ma occorre fare sistema per vincere la sfida, abbandonando gli approcci ideologici e i pregiudizi che circondano questa industria che, non dimentichiamolo, fa veramente “muovere l’Italia”. Speakers: Claudio Spinaci, Vincenzo Boccia, Teresa Bellanova, Gianluca Galletti 7


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