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PubblicatoGioacchino Antonelli Modificato 8 anni fa
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Aspetti psicologici
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“malattia neurodegenerativa ad esito infausto ”
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Condizioni esistenziali e psicologiche della persona ammalata di sla: IMPOTENZA (come ritorno a una condizione prima fantasticata poi reale di “essere nelle mani di”) LUTTO E PERDITA (negazione,rabbia, patteggiamento, dolore, accettazione) FAME DI RELAZIONI (per isolamento relazionale ma anche e soprattutto come conseguenza dell’impotenza):contatto emotivo PERDITA DELLA DIMENSIONE DEL FUTURO quale fonte di investimenti,progettualità e speranza “EGOISMO”: investimento in se stessi per sopravvivere psicologicamente (condizione di EMERGENZA PSICHICA)
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Quindi… LA PERSONA AMMALATA DI SLA NON HA UN FUTURO COME LO INTENDIAMO COMUNEMENTE MA PUO’ INVESTIRE SUL PRESENTE O SU UN FUTURO A BREVE TERMINE I NOSTRI SFORZI MIRANO A GARANTIRE QUALITA’ DI VITA
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FASI PSICOLOGICHE DEL PAZIENTE INIZIO MALATTIA FASE AVANZATA DI MALATTIA Paura dell’operatore come fonte di informazioni dolorose: tatto Bisogno di speranza nello sguardo di chi lo guarda Bisogno di condividere l’inevitabile realtà: stare anche nella disperazione
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Riassumendo: la persona ammalata di sla dipende dagli altri non solo fisicamente ma psicologicamente: ha bisogno del nostro sguardo che può essere di chi guarda una persona morente oppure una persona che vive una vita al limite dell’umana sopportazione ma pur sempre una vita.
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La sla negli operatori sanitari:
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Rischi: Senso di inutilità/impotenza Sottovalutazione delle possibilità del pz Vissuti di morte, perdita, impotenza Disinvestimento del lavoro con il pz Troppo tatto, deferenza vs. una relazione vera Collusione con il pz in una fissità in cui tutto è come già stato scritto
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Cosa fare per correre meno rischi e aiutare il pz? “stare con il paziente” è la misura del vostro valore professionale e umano Parlare/confrontarsi con I colleghi (se necessario attivarsi per cercarli) per “smaltire” I vissuti angoscianti con cui sappiamo essere in contatto anche spesso nemmeno sentiamo supervisioni di gruppo
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In breve Spesso gli operatori al domicilio diventano figure importanti (anche se non apparentemente riconosciute come tali dal pz): la relazione, vera, vivace e rispettosa diventa lo strumento terapeutico. L’ammalato ha una vita psichica sotto il corpo ammalato. Possiamo attivare quella persona lì sotto se la riconosciamo come tale, come viva, pulsante restituendole una immagine di sè come vivo fra i vivi, con obiettivi da raggiungere: è in questa relazione che ci giochiamo la nostra Umana professionalità
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