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PubblicatoGino Caruso Modificato 8 anni fa
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 1 Lezione 4 Domanda di lavoro ed equilibrio del mercato del lavoro
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 2 Pro memoria: valore marginale e valore medio Il valore marginale di una variabile dipendente è quello prodotto dall’ultima unità aggiunta di quella indipendente. Se L d =f(Y), La domanda marginale di lavoro è data da dL d /dY, cioè dal lavoro richiesto per produrre una unità in più di Y rispetto al valore attuale. Se il valore marginale è crescente, è superiore al valore medio; se calante è inferiore.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 3 Domanda di lavoro in mercati concorrenziali L’impresa può vendere la quantità che vuole e per lei tutti i prezzi sono dati La produttività marginale del lavoro è calante La produttività marginale del lavoro deve essere eguale al salario Se il salario cala, la produttività marginale del lavoro diventa superiore ad esso: conviene assumere, fino a quando non si torna alla parità. Se il salario scende, la la produttività marginale del lavoro diventa inferiore ad esso: conviene licenziare, fino a quando non si torna alla parità.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 4 Critica di quanto sopra Raramente le imprese sono in concorrenza perfetta L’adeguamento al mercato avviene tipicamente sulla quantità e non sui costi L’adeguamento della quantità di lavoro alla produzione è discontinuo Nel breve periodo contano più le condizioni di utilizzo e la flessibilità di impiego del lavoro Possiamo comunque assumere che ci sia una relazione inversa fra L d e W, ma come dimostra la crisi attuale non va sopravvalutata Teoria del salario efficienza (si veda più avanti)
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 5 La domanda di lavoro dell’impresa nel lungo periodo Nel lungo periodo l’impresa può modificare la tecnologia e la dotazione di capitale Ne consegue che la domanda di lavoro sarà … rigida di quella di breve periodo Meno. Infatti, se cala w aumenterà l’occupazione, ci sarà un maggior ricavo, e se il periodo di calo di w è appunto lungo si investirà di più, e quindi si occuperà più lavoro. A contrario, se i salari crescono per un lungo periodo l’impresa cambierà tecnologia e si sposterà verso tecnologie più capital intensive, e questo effetto si aggiungerà a quello della crescita di w.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 6 La domanda di lavoro aggregata Invece la domanda di lavoro aggregata (per esempio a livello di settore) è più rigida di quella dell’impresa. Se cala w aumenta la domanda di lavoro di tutte le imprese; aumenta quindi la produzione; aumenta l’offerta; cala il prezzo e ciò fa sì che le imprese debbano ridurre la quantità di lavoro.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 7 Il costo quasi-fisso del lavoro Abbiamo assunto fin qui implicitamente che L d =f(W,Y) In questa funzione c’è una componente fissa Costi di hiring-firing Costi di sostituzione per assenza Costi di formazione Costi di apprendimento on-the-job Costi di contabilità Parti fisse della retribuzione Non ho presenti studi recenti; si stima in generale che oscillino fra il 10 e il 20%
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 8 Conseguenze della presenza di costi fissi La presenza di costi fissi rende l’occupazione … sensibile al ciclo economico Meno. Infatti se licenzia nella fase bassa del ciclo e riassume in quella alta l’impresa incorre in costi di formazione e di hirng-firing.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 9 Altre conseguenze della presenza di costi fissi La maggiore stabilità occupazionale del lavoro qualificato. L'importanza dell'anzianità. la rilevanza del lavoro straordinario.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 10 Seguito: un dilemma del prigioniero Comprensibilmente, i padroni ritengono che una riduzione dei costi fissi del lavoro favorirebbe l’andamento dell’impresa e anche l’occupazione. Ma se tutte le imprese potessero licenziare e assumere liberamente, non ci sarebbe formazione sul lavoro. Due importanti conseguenze pratiche: il “vicolo cieco” del lavoro precario, e La dequalificazione del sistema economico nel suo complesso (“non troviamo lavoratori qualificati”)
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 11 La teoria del salario efficienza Per un’impresa concorrenziale, w è dato e l’impresa sceglie quel valore di L tale per cui mpp*p=w. Non è così: a livello di impresa, w e mpp*p possono variare nella stessa direzione. La causalità è mista. Motivi: Fairness reciproca: salari più alti inducono a lavorare meglio Salari più alti attirano lavoratori migliori Salari più alti inducono a migliorare le tecnologia (“secondo miracolo” italiano)
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 12 Due conseguenze del salario efficienza La curva di domanda del lavoro è più rigida che in assenza di esso Contribuisce alla creazione di disoccupazione involontaria
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 13 L’equilibrio del mercato del lavoro: premessa John Hicks ("Teoria del salario", 1932): "La teoria della determinazione dei salari in un libero mercato è semplicemente un caso speciale della teoria generale del valore. Il salario è il prezzo del lavoro; e quindi, in assenza di controlli, è determinato, come tutti i prezzi, dalla domanda e dall'offerta. Tuttavia, la domanda e l'offerta di lavoro, e l'interazione fra domanda e offerta sul mercato del lavoro, hanno alcune peculiari proprietà che fanno sì che sia impossibile applicare la teoria tradizionale senza ulteriori considerazioni”.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 14 L’equilibrio del mercato del lavoro senza “peculiari proprietà” Per un’impresa concorrenziale… …e per un’impresa monopolistica, o a livello aggregato
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 15 Monopolio (o oligopolio) sul mercato del lavoro Un monopolio vende di meno a un prezzo più alto. Cosa capiterà sul mercato del lavoro? Questo… … o questo
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 16 Seguito Ma comunque, W più alto e L più basso. Per la prima volta, compare la disoccupazione: nel secondo caso è evidente, nel primo è nascosta. ATTENZIONE: da quanto abbiamo visto fin qui, in un mercato del lavoro concorrenziale non esiste disoccupazione se non volontaria. La disoccupazione è creata dal monopolio sul mercato del lavoro, cioè dal sindacato. Tutto ciò è falso; vedremo perché. Ricordate dalla prima lezione le ragioni degli imprenditori e come non vi sia correlazione fra flessibilità del mercato del lavoro e occupazione.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 17 Seguito Ma per molto tempo molti economisti (non i migliori) hanno creduto che ciò che ostacolava la piena occupazione era la mancanza di concorrenza sul mercato del lavoro. E, cosa ancora più colpevole, hanno trascurato il monopsonio sul mercato del lavoro. In un mercato monopsonista la curva di domanda è più a sinistra: si avrà meno L e meno W rispetto a un mercato concorrenziale E avremo di nuovo disoccupazione nascosta
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 18 Un risultato controintuitivo Se il mercato e sia monopolistico che monopsonistico l’effetto su W è ambiguo e quello su L dovrebbe essere negativo: Non è così. La contrapposizione di un sindacato monopolista a un padronato monopsonista può fare crescere L, come vedremo.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 19 Elasticità delle funzioni ed assenza di concorrenza Se il mercato del lavoro è così l’effetto del monopsonio è importante Ma se è così lo è assai meno. Lo stesso vale per il monopolio.
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 20 Il dibattito sul potere monopolistico del sindacato In generale le funzioni di domanda e offerta sono rigide. Allora perché è così importante la critica al ruolo dei sindacati? Tre motivi Ideologico Il dilemma del prigioniero fra livello locale e livello aggregato L’indisponibilità di altri fattori di competitività in regime di globalizzazione e impossibilità di politica monetaria
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 21 La curva di Beveridge Mette in relazione il tasso di vacancy (sull’asse verticale) e il tasso di disoccupazione. Perché è fatta così? Perché l’economia Va bene o male a Seconda della posizione Sulla curva rispetto alla retta Di 45° che passa per L’origine? Il tasso di disoccupazione “normale” distingue fra le due aree
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 22 La curva di Beveridge nella realtà
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 23 La curva di Phillips La curva di Phillips mette in relazione crescita dei salari (o dei prezzi) e disoccupazione La sua critica porta all’introduzione del Concetto di NRU, Natural rate of Unemployment
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Economia del lavoro 2013-2014 ortona@unipmn.it 24 La curva di Phillips e il saggio naturale di disoccupazione La curva di Phillips nella realtà Critica del concetto di NRU: -disattenzione per le dinamiche in disequilibrio -difficoltà di misurazione
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