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PubblicatoNicola Maggio Modificato 8 anni fa
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La Grande Guerra L’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 ad opera dello studente serbo Gavrilo Princip, costato la vita all’arciduca ed erede al trono asburgico, Francesco Ferdinando e a sua moglie Sofia, fu la miccia che fece esplodere la Prima Guerra Mondiale. L’Austria, dopo essersi assicurata l’appoggio dell’impero tedesco, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra alla Serbia, scatenando l’inferno in Europa. La Francia, a sua volta, dichiarò guerra all'Austria e alla Germania, e fu presto appoggiata dalla Russia e dall'Inghilterra, in seguito all'occupazione tedesca del Belgio. L'Italia mantenne per circa un anno un atteggiamento di neutralità, schierandosi nell'aprile del 1915 al fianco delle forze dell'Intesa, in cambio del riconoscimento dei diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste, Istria e Dalmazia. Il conflitto assunse carattere mondiale con l'entrata in guerra del Giappone e degli Usa, al fianco dell'Intesa. Nei primi anni la guerra vide in forte difficoltà le forze dell'Intesa, con i tedeschi che arrivarono alle porte di Parigi. Ma tra il 1917 e il 1918 gli inglesi, i francesi, gli italiani, gli statunitensi e i loro alleati sbaragliarono la resistenza di austriaci e tedeschi, constringendoli alla capitolazione. Nella Prima Guerra Mondiale persero la vita oltre 37 milioni di persone.
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Alcune battaglie LA SOMME (settembre-novembre 1916) La battaglia della Somme,ideata dal comandante franco Joffre come un assalto anglo-francese è iniziata in piena estate, si prolungò anche nell’autunno e nell’inverno, trasformando il campo di battaglia in un inferno di morte e fango, con le trincee ridotte a pozzanghere e con i soldati inzuppati dalla pioggia e seppelliti dalla melma. Alla fine dell’attacco, nel novembre 1916 gli inglesi riuscirono ad avanzare solo di pochi chilometri, a scapito della perdita di un pauroso numero di uomini, tale da archiviare la Somme come un totale fallimento, per le forze dell’Intesa. L’unico elemento di soddisfazione per gli alleati si ebbe il 15 settembre quando furono utilizzati, sia pure con scarso successo, i primi carri armati della storia. IL PIAVE (giugno 1918) Dopo il disastro di Caporetto, l’Italia ebbe il merito di risollevarsi e di ricreare, dal nulla, un esercito che si era praticamente dissolto. I circa 300.000 sbandati dell’Isonzo, rinforzati da reclute, costituite, in gran parte, dai "ragazzini" del 1899, da nuovi reparti ed equipaggiamenti, furono riorganizzati e riportati sulla linea del Piave, per mano del nuovo comando maggiore, guidato da Armando Diaz, uomo di straordinarie doti umane, sconosciute, invece, da un Cadorna che, con la sua fermezza, aveva Contribuito allo scoramento delle truppe. Dal 15 al 23 giugno sul fiume scoppiò una battaglia spaventosa, costata circa 250.000 morti,al termine della quale gli austro-tedeschi, dopo aver tentato più volte, invano, di sfondare, furono costretti alla ritirata. L’Italia era salva e il trionfo ottenuto pose le basi per l’offensiva che portò il nostro esercito alla vittoria finale su un’Austria e Ungheria che non sopravvisse alla disfatta. Il Piave, dal canto suo sarebbe divenuto, da quel momento in poi, l’emblema dell’orgoglio nazionale italiano e del coraggio di un popolo deciso a resistere fino alla morte, contro ogni tentativo di sopraffazione.
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I FRONTI Fronte occidentale Il fronte occidentale fu lo scenario di continui combattimenti dal primo all'ultimo giorno di guerra. Gli scontri avvennero, principalmente, nel nord est della Francia ed in Belgio (interamente occupato). Gran parte della Francia non fu toccata direttamente dal conflitto, e l'Olanda rimase neutrale. I principali belligeranti furono Francia, Belgio ed Impero Britannico, che si contrapposero all'Impero Tedesco. Fronte orientale Il fronte orientale riguardò un numero estremamente ampio di territori, dal Mar Baltico al Mar Nero (asse nord-sud) e da Prussia e Galizia alla Lettonia e Minsk (asse est-ovest). I combattimenti cessarono prima che sul fronte occidentale, ed in pratica non vi furono più operazioni militari significative dopo l'autunno 1917 a causa della Rivoluzione Russa. Quest'ultimo evento costrinse l'Impero Russo ad uscire dal conflitto con la Pace di Brest-Litovsk, nel marzo 1918. I principali protagonisti furono Austria-Ungheria e Germania da una parte, ed Impero Russo e Romania dall'altra. Fronte italiano Il fronte italiano riguarda una parte dell'Italia nord orientale, sui confini con l'Austria-Ungheria. Le ostilità iniziarono il 24 maggio 1915, e si conclusero il 3 novembre 1918. Gran parte dei combattimenti avvennero tra le Alpi e l'Adriatico, vicino alla città di Trieste. I principali protagonisti furono il Regno d'Italia e l'Austria-Ungheria, con piccoli contingenti da parte di Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti (da parte dell'Italia) ed Impero Tedesco (per l'Austria-Ungheria).
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COME ERANO LE TRINCEE La trincea, era l'insieme di fossati e camminamenti che rendevano possibile lo spostamento dei soldati durante la guerra. Questi fossati erano i luoghi dove gli uomini, rimanevano in azione per settimane, esposti a intemperie e bombardamenti, in condizioni igieniche disastrose. I reticolati invece erano le barriere di filo spinato che i soldati posizionavano davanti alle trincee per evitare che i nemici potessero oltrepassare facilmente. Lo spazio che divideva i soldati dalla trincea nemica si chiamava terra di nessuno, dove avvenivano le avanzate per conquistare le altre trincee mentre le retrovie erano camminamenti che permettevano di portare i feriti agli ospedali. In montagna un obiettivo fondamentale è la conquista e il mantenimento delle posizioni in quota o semplicemente quote, che rendono possibile la vista e il controllo della situazione con più ampiezza.
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Le armi La prima guerra mondiale rappresentò una svolta nella tradizionale idea di guerra che vedeva gli eserciti affrontarsi al di fuori delle città e nelle tecniche di combattimento utilizzate in tutte le precedenti guerre. L'utilizzo di tecniche e armi innovative caratterizzarono il primo conflitto dell'era contemporanea. Comparvero per la prima volta tute mimetiche ed elmetti di acciaio, necessari per proteggersi dal fuoco nemico che sostituirono le divise e i pittoreschi cappelli ottocenteschi. Nel 1916 l'esercito tedesco dovette abbandonare il mitico pickelhaube, elmo con il chiodo di stampo prussiano, per utilizzare elmi più efficienti che proteggessero la testa nei combattimenti al fronte. Per la prima volta si utilizzarono nuove e terribili armi da fuoco come le mitragliatrici, cannoni a lungo calibro e furono impiegati carri armati ed aerei da combattimento. Durante i combattimenti si impiegarono per la prima volta gas asfissianti e lanciafiamme. Il 22 aprile 1915, i tedeschi utilizzarono per la prima volte gas chimici. A Ypres utilizzando gas asfissianti al cloro provocarono il terrore tra le truppe nemiche. Inizialmente a questi attacchi si cercò di resistere con fazzoletti bagnati con acqua e urina e solo successivamente si sperimentarono le prime maschere anti-gas. Negli anni seguenti i gas al cloro furono sostituiti da un gas più sofisticato, l'iprite (nome scelto per ricordare il primo attacco di Ypres). Questo gas veniva sparato da proiettili. La principale innovazione nel campo della guerra fu introdotta però dall'esercito inglese: il 15 settembre 1916 gli inglesi durante la battaglia di Somme attaccarono le linee tedesche accompagnati da carri armati: i Mark. L'utilizzo dei mezzi corazzati scatenò panico nelle truppe nemiche nonostante fossero ancora mezzi lenti e impacciati negli spostamenti. Il loro utilizzo non fu quello di aprire varchi nelle difese avversarie a cui far seguire le forze di terra, come avvenne nella seconda guerra mondiale, ma furono impiegati come supporto alla fanteria. La grande guerra, iniziata con l'idea che fosse un conflitto breve e di facile soluzione, si tramutò in una lunga mattanza che portò violenza e morte. L'Europa uscì dal primo conflitto mondiale solo nel 1918 dopo che l'uso di armi nuove avevano portato gli eserciti a combattere in condizioni indescrivibili nelle trincee. Le nuove armi della Prima Guerra Mondiale (Parte 1)
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Le sensazioni in guerra GLI EFFETTI SULLE PERSONE Lo storico inglese George Mosse parla di “brutalizzazione” indotta dalla guerra: la violenza più estrema è “accettata” dalle popolazioni belligeranti e “messa in atto” da decine di milioni di uomini, per 4 anni e mezzo. La violenza di guerra è stata resa un fatto comune, normalizzata, interiorizzata dalle stesse vittime. Non può essere passata senza lasciare traccia nelle persone che l’hanno vissuta. I combattenti: invalidi; mutilati; sfigurati; danni psichici; sensi di colpa (per la violenza compiuta, per essere sopravvissuti); danni alla propria autostima. I prigionieri: la vergogna, il senso di abbandono. I CIVILI Tutti gli stati belligeranti coinvolgono nella guerra le popolazioni ed esercitano la violenza anche contro i civili. Si parla di “totalizzazione” del conflitto. Vennero trasferite in Europa, contro i popoli europei, le atrocità che già erano state compiute nelle colonie? Fin dai primi giorni di guerra, su tutti i fronti vengono compiute atrocità contro i civili residenti lungo le vie di invasione. Nelle regioni occupate alle popolazioni (donne, bambini, anziani, uomini non ancora richiamati al fronte…) vengono imposti: · lavori forzati, · requisizioni, · cattura di ostaggi, · distruzioni
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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) San Martino del Carso Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto Ma nel cuore nessuna croce manca È il mio cuore il paese più straziato Fratelli Di che reggimento siete, fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell’aria spasimante involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità Fratelli Ho scelto questo poeta perché sa descrivere in maniera chiara e precisa questi momenti di totale tristezza ed ha saputo scavare nell'animo umano i sentimenti provati usando poche parole, avendo vissuto in prima persona questa esperienza.
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Lettere dal fronte "Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti all'impossibile. Sull'Isonzo si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto." Lettera di un generale, 1915
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"Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei". Anni 25, soldato; condannato a 4 anni di reclusione per lettera denigratoria,1916
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" Siamo balzati fuori tutti insieme: siamo a 1.000m dalle prime trincee tedesche. Il rumore dalla fucileria e del bombardamento è infernale. Un proiettile scoppia a 2m da me: una scheggia mi ammacca l'elmetto, ma non sono ferito. Altri 15m e un altro proiettile mi cade ai piedi. Abbiamo conquistato la prima linea: un centinaio di tedeschi, con le mani alzate, corrono verso di noi. Non riesco a impedirmi di sparargli addosso. Molti miei compagni sono morti, non abbiamo più ufficiali. Anche le trincee adesso sono piene di tedeschi che sono morti." Fronte occidentale
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"Sono ritornato dalla più dura prova che abbia mai sopportato: quattro giorni e quattro notti, 96 ore, le ultime due immerso nel fango ghiacciato, sotto un terribile bombardamento, senza altro riparo che la strettezza della trincea, che sembrava persino troppo ampia. I tedeschi non attaccavano, naturalmente, sarebbe stato troppo stupido. Era molto più conveniente effettuare una bella esercitazione a fuoco su di noi; risultato: sono arrivato là con 175 uomini, sono ritornato con 34, parecchi quasi impazziti". Dal fronte occidentale, 1916
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TESTIMONIANZA Come ricordo della prima Guerra Mondiale ho quello di mio papà, che quando i miei fratelli ed io eravamo piccoli ci metteva intorno al fuoco ed iniziava a parlare della guerra alla quale lui aveva partecipato. Nella Grande Guerra tutti erano contenti ed entusiasti di andare a combattere, perché c'era tanta e tanta povertà. Dunque, c'era un bel gruppo di persone del paese che andavano per tutte le strade con la bandiera in mano. “Evviva la guerra, andiamo in guerra!” e insomma la guerra è arrivata... -adesso racconto quello che mi diceva mio papà-
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Lui è stato chiamato per la territoriale quando aveva già 40 anni e in questa guerra dove ha partecipato non è mai stato chiamato in prima linea, è sempre stato sulle periferie. Lui aveva la facoltà di cucinare, e là, quelli più furbi, davano meno da mangiare ai soldati e vendevano il resto. Dove lavorava mio papà mandarono un grande reggimento di reclute ventenni, i quali andarono a combattere; allora mi diceva che sono tornati indietro pochissimi e gli altri erano morti. Il papà ha avuto un grande dispiacere e cos'ha pensato di fare? “Anch'io voglio fare qualcosa per la guerra, non è giusto che tutti i giovani muoiano così.”. Un giorno è successo che un ragazzo è stato ferito, così mio papà è corso in mezzo al campo e, in mezzo agli scontri, ha voluto portare il soldato al sicuro, in modo che potesse riprendersi. E così se ne andava vantando “Ho fatto anche io qualcosa per la guerra, perché ho salvato un soldato che certamente sarebbe morto se lo avessi lasciato là, e come premio, presi la croce di guerra.”.
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L'ATTESA IN TRINCEA (alpini in trincea nel fronte greco)
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