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PubblicatoMuzio Carbone Modificato 8 anni fa
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Platone A cura di Stefano Ulliana
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Panoramica ● 2) La dottrina delle idee e la teoria dello Stato. W. Kandinsky – Cerchi in un cerchio
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2.1. La dottrina delle idee. ● 2.1.1. La genesi della teoria delle idee. ● 2.1.2. Le idee e le cose del mondo. ● 2.1.3. Lo spazio immaginativo e razionale delle idee. ● 2.1.4. L'anima ed il movimento all'idea e dall'idea. Conseguenze politiche. ● 2.1.5. Il motore del movimento: l'amore e la dialettica.
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● La genesi della teoria delle idee. Nel tentativo di dare certezza oggettiva al superamento del relativismo proposto dal movimento sofistico, Platone comincia a dare concretezza particolare e specifica all'unità ed identità fra scienza e virtù, elaborando un orizzonte di apertura all'interno del quale comincia a depositare i termini primi delle determinazioni definitorie socratiche. Per fare questo deve dividere lo spazio immaginativo e razionale della mente umana in due parti, l'una opposta all'altra e l'una dipendente dall'altra. Così da un lato innalza e separa un mondo puro e perfetto, trasparente ed incorruttibile, eterno ( ); dall'altro controbilancia questa perfezione e completezza con il mondo imperfetto ed in movimento offerto dalla ed alla sensibilità ( ), legato e vincolato (dipendente) dal primo.
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● Le idee e le cose del mondo. Il primo mondo viene riempito di elementi essenziali e fondamentali, autonomi (le idee, ), necessari per comprendere le cose del secondo (il sensibile, ). Il rapporto fra gli elementi del primo mondo e quelli del secondo è un rapporto di imitazione (come da modello od archetipo a copia): ogni elemento del secondo mondo che possa essere raccolto sotto il medesimo nome può essere riportato e riferito alla medesima idea, unica per tutti gli esemplari soggetti e sottoposti. Necessaria, immutabile ed una per ciascuna delle determinazioni che accompagna nel mondo inferiore della sensibilità, l'idea raccoglie su di sé le caratteristiche dell'Essere eleate, lasciando al mondo della sensibilità quelle eraclitee del divenire.
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● Ma quali erano le idee che Platone prendeva in considerazione? ● Le idee-valori: il bene, il bello, il giusto, l'utile, il conveniente... ● Le idee matematico- geometriche. ● Le idee di alcune cose naturali ed artificiali. ● Il criterio finale sarà però quello del medesimo nome di attribuzione, mentre l'ordine sarà gerarchico, con in testa l'idea del bene e le idee-valori. Mondo della sensibilità Mondo delle idee In movimento, oscuro, non definito Stabile ed eterno, perfetto, determinante
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● Lo spazio immaginativo e razionale delle idee. Le idee sono per Platone sia la condizione di pensabilità degli oggetti che i sensi ci offrono all'esperienza, sia la loro stessa condizione di esistenza e sussistenza. La mente umana applica l'idea per confrontare gli oggetti fra loro e pervenire ad una relativa e reciproca determinazione. Nello stesso tempo la determinazione accompagna pure il giudizio reale di esistenza: così l'idea è “causa” della cosa. La cosa è diretta e riferita all'idea da un tipo di rapporto che Platone modifica nel tempo, anche per effetto delle critiche portate dal proprio allievo Aristotele. Così dalla modalità dell'imitazione (mimesi) si passerà a quello della partecipazione (metessi), per giungere infine al modo della presenza reale dell'idea nella cosa (parusia).
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Aristotele critica la teoria delle idee di Platone. ●
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● Lo spazio immaginativo e razionale aperto dall'istanza ideale platonica deposita dunque l'idea apparentemente in modo superiore oltre l'orizzonte del cielo greco classico: per intenderci, oltre quello che con Aristotele si sarebbe chiamato il cielo delle stelle fisse, chiusura estrema attorno al pianeta centrale Terra. Nel cosiddetto iperuranio. Con questa trasfigurazione di tipo naturalistico Platone voleva significare la realtà e l'oggettività delle idee, che non sussistevano solamente dentro la mente dell'uomo, come se potessero essere una sua produzione. ● Nello stesso tempo però le idee dovevano in qualche modo poter essere conformi all'azione, all'attività od alla potenza dell'intelletto umano, perché questo potesse richiamarle ed utilizzarle.
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● Dall'idea all'idea. Come dunque avviene che l'intelletto umano si direzioni ed incontri le idee? L'idea è determinante, ma non può essere determinata dai sensi (Cratilo). Questa differenza apre lo spazio della trascendenza dell'idea, rispetto alla mente umana. Ma è proprio l'avvertimento di questa differenza a muovere in su la mente dell'uomo e a preparare l'incontro con l'idea, che si offre e si presenta. Essa viene mossa dall'idea del Bene, che ne origina la completa determinazione d'esistenza e di sussistenza (Repubblica), il proprio completo essere. Un essere che è per le cose sensibili, che essa stessa deve ridurre a sé. Quando allora l'intelletto si muove e si distacca dai sensi riconosce in se stesso la visione primitiva dell'idea (reminiscenza). Quella visione avuta prima di incarnarsi, nel mondo delle idee (immortalità dell'anima e metemsomatosi: Menone, Fedone, Fedro).
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● L'immortalità dell'anima viene affermata da Platone come presupposto della sua teoria della conoscenza, ma viene pure rafforzata da altre argomentazioni. La prima – detta “dei contrari” - riprende la vita dell'anima dopo la morte del corpo; la seconda – detta “della somiglianza” - accomuna la semplicità eterna delle idee alla medesima caratteristica delle anime umane. La terza – detta “della vitalità” - rende forte l'anima con la partecipazione all'idea eterna della vita stessa. Il distacco dell'anima dal corpo – di tradizione orfico- pitagorica – si ripete e conferma poi nella riflessione platonica attraverso il richiamo morale al mito di Er (Repubblica). Qui l'anima prima della nascita nel corpo mortale è chiamata a scegliere il tipo di vita, che poi condurrà sulla Terra e che sarà il suo destino.
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● La fortissima ed ineliminabile gerarchia ontologica, che fa presiedere all'Idea del Bene il sorgere e la costituzione della molteplicità ideale, che a sua volta è incaricata della determinazione concreta degli enti sensibili, non può non avere un riflesso immediato della filosofia politica adottata dal filosofo ateniese. Platone impone un ordine assoluto, capace di risolvere ogni questione e dibattito, sostituendosi all'anarchia democratica come all'oligarchia aristocratica. In nome della pace e della giustizia si assiste alla predelimitazione e al preorientamento del potere sovrano. I reggitori dello Stato devono essere filosofi, per tracciare nella sapienza la via retta e conforme a ragione.
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● L'amore e la dialettica. Il movimento che garantisce l'accesso e l'entrata nel mondo ideale è il movimento suscitato dall'amore per il bene e la bellezza ( ). Oltre l'amore volgare, l'amore celeste incarna e rappresenta miticamente una forza cosmica universale, che unifica la totalità dell'essere nell'armonia e che si presenta nell'uomo quando questi avverte il senso di una mancanza: la mancanza della propria metà ideale. Solamente nella ricongiunzione con l'intero originario (mito dell'androgino) l'uomo supera la condizione di povertà iniziale ( ), attraverso il desiderio e il senso del rapporto reciproco, che costituisce la via d'uscita alla situazione problematica ( ). Il demone d'amore rappresenta perciò il medio fra il mondo inferiore e il mondo superiore: è amante della verità, della bellezza e della bontà. Per questo l'uomo riesce a generare nella bellezza.
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● Ma la bellezza ha diversi gradi: primo il grado della bellezza che traluce in un corpo sensibile, poi quella che raccoglie tutti i corpi sensibili, quindi quella interiore dell'anima, che si rivela attraverso i comportamenti; poi quella che stabilisce la norma degli stessi (leggi e istituzioni). Infine quella della scienza e la bellezza suprema, in sé, eterna (Simposio). Louvre - Venere di Milo
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● Nel mito dell'auriga e della biga trainata da una coppia di cavalli alati (Fedro) Platone allegorizza la difficoltà della ragione alle prese con le due tendenze dell'anima, quella razionale e quella irrazionale. Chi più vede nell'iperuranio, meglio si comporterà nella vita alla quale si autodestinerà (chi meno vede, sarà invece destinato ad una vita di schiavitù ai piaceri sensibili). Sarà però la bellezza a risvegliare con l'amore ed il desiderio il movimento dell'anima di nuovo verso il mondo ideale; quando il desiderio si trasforma nel senso del rapporto reciproco ecco allora nascere la dialettica: la volontà e l'intelligenza di tenere aperta la relazione. L'unica forza e potenza capace di persuadere, l'unica vera retorica.
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2.2. La concezione dello Stato ● Per Platone filosofia e potere politico devono coincidere nelle medesime persone, governanti e filosofi al contempo. Solo essi possono reggere e dirigere lo Stato ideale e la comunità popolare perfetta che lo abita. Ma per realizzare questo obiettivo lo Stato deve essere visto come un organismo vivente, con le sue parti ed organi posti insieme in armonia e collegati da uno scopo comune: la sopravvivenza e la felicità del tutto. Per fare questo prima i filosofi conformeranno se stessi al bene, al giusto, al bello divini e poi elaboreranno uno schema di costituzione, che consenta loro di creare dei tipi di uomini e di cittadini somiglianti e partecipi di quegli stessi valori.
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● Per portare a compimento tale progetto Platone comincia ad argomentare nella Repubblica intorno al tema della giustizia, vero ed unico scopo della comunità politica perfetta. Questa deve essere organizzata gerarchicamente in tre classi, l'una soggetta all'altra: la classe dei reggitori-filosofi (saggi), la classe dei guerrieri (coraggiosi), la classe dei produttori (concordi fra loro e con gli elementi delle altre due classi). Il rispetto e l'ordine reciproco realizzano la giustizia, permettendo l'espressione delle finalità ordinate di ciascuno e la relativa e meritevole ricompensa. Per rendere più comprensibile il proprio pensiero Platone paragona l'ordine dello Stato all'ordinamento dell'anima giusta e pura: in essa la parte razionale dell'anima controlla e direziona la parte irrazionale ed irascibile, mentre quella legata al desiderio viene a sua volta limitata e determinata dall'alleanza delle prime due parti. Ogni scambio d'ordine fra queste parti porta l'individuo – e lo Stato – alla rovina.
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● È la diversa attitudine naturale – la preponderanza di una parte dell'anima sulle altre – a costituire il criterio di scelta e di assegnazione dei diversi cittadini alle diverse classi sociali. Ma per scoprire questa diversità sin dai primi anni di vita diviene necessario provare le capacità di ciascuno secondo un piano educativo generale e ben articolato. Stabiliti quindi i criteri di assegnazione sociale, Platone definisce pure l'ordine economico della città: governanti e guerrieri non devono possedere nulla di proprio e devono avere tutto in comune (beni, donne e figli), in modo sobrio e regolato, affinché gli interessi privati non prevalgano sul senso dell'interesse generale. Solo l'ultima classe mantiene i propri beni.
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● L'ordine perfetto dello Stato ideale (aristocrazia) però si guasta, quando l'interesse privato comincia a corrompere le prime due classi, che cominciano a far prevalere il desiderio del potere (timocrazia) e la conseguente e necessaria acquisizione di beni e ricchezze (oligarchia). Allora lo Stato raggiunge il suo livello di confusione e violenza interna maggiore: solo la rivoluzione democratica dissolve la separazione presente all'interno della comunità, praticando una piena ed eguale libertà individuale. Ma il desiderio di beni materiali corrompe anche la democrazia, consentendo la formazione di un gruppo maggioritario di cittadini, che appoggia le mire tiranniche di un singolo individuo, che governa con il consenso e la difesa degli interessi della maggioranza.
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● Cercando di restaurare una concezione politica aristocratica (avversa alle degenerazioni della democrazia) Platone ne vuole però trasformare l'impulso direttivo: natali e ricchezze non bastano più per garantire la giusta e felice conduzione di uno Stato oramai ampliato e reso più complicato dalla moltiplicazione delle attività, degli interessi e delle relative ricchezze. Il passaggio dalla prevalenza dell'interesse fondiario a quello commerciale ed artigianale era oramai inarrestabile: il valore che doveva essere riconosciuto come perno del governo generale doveva essere capace di contemperare le diverse forme di produzione della ricchezza. Per questo la apparente semplificazione proposta dalla fusione dell'idea eterna del bene e del bello, della giustizia, non riesce a nascondere la pluralità e la diversità di tendenze operanti all'interno della società ateniese del tempo. L'ordine gerarchico e la stra-
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● -tificazione severa dei diritti di cittadinanza viene pertanto conculcata proprio grazie al particolare progetto educativo platonico, fondato sul mito delle stirpi (aurea, argentea, bronzea o ferrea), che così come differenzia le funzioni delle diverse classi sociali nel suo Stato ideale, così differenzia gli obiettivi conoscitivi da raggiungere ed acquisire (divisione del lavoro accettata ed interiorizzata). Tutto viene determinato, definito e regolamentato, sin nei minimi particolari, dalla direzione dello Stato stesso, sia nelle attività pubbliche che in quelle apparentemente più intime e personali. ● Ma qual è il progetto educativo platonico?
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● Il sistema educativo riveste nel progetto politico platonico un'importanza essenziale: senza un controllo democratico la legittimità e la bontà delle direttive politiche dei reggitori dello Stato devono essere assicurate da una formazione non meno che perfetta, di lungo periodo e ottimamente articolata e complessa. A questo scopo Platone organizza in Atene la propria scuola, l'Accademia, i cui ordinamenti vengono esplicitati nel dialogo forse più famoso fra quelli platonici: la Repubblica. Testo dedicato alla costruzione dello Stato perfetto (ideale ed utopico), esso dedica buona parte delle proprie argomentazioni alla delineazione delle modalità attraverso le quali gli individui appartenenti “per natura” (ricorda il mito delle stirpi) alle prime due classi – i futuri governanti ed i futuri guerrieri – vengono preparati sin da bambini a seguire la ragione e ad imporre i suoi dettami alle altre due parti dell'anima. La terza classe – i futuri produttori - viene invece esclusa da qualsiasi progetto educativo, in quanto incapace, sempre per natura, di riflettere.
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● Obiettivo di tutte e due le prime due classi, con sfumature naturalmente diverse, è la conoscenza filosofica, la conoscenza dell'essere, la scienza. Ad essa si oppone la non conoscenza e il non essere, l'ignoranza. Tra questi due poli si situa poi il medio rappresentato dall'opinione, conoscenza variabile ed incerta del divenire. Tolto da sotto quindi ogni spazio per il non essere e l'ignoranza, il divenire viene in qualche modo compreso dalla conoscenza sensibile, che formula opinioni reggendosi prima sulla esistenza delle immagini delle cose sensibili ( ), poi sulla formulazione di relazioni addossabili agli oggetti realmente esistenti ( ). Oltre la conoscenza sensibile si apre il campo della conoscenza razionale ed intellettiva: la prima ( ) dedicata alle argomentazioni matematizzabili, la seconda ( ) invece rivolta alle idee ed ai loro rapporti.
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● Secondo questa graduazione verticalizzante della conoscenza solo l'escussione dialettica delle idee attraverso l'invisibile pensiero può dare fondamento d'orizzonte a tutti quei principi, che in via di semplice ipotesi vengono poi affermati, senza essere dimostrati, dal pensiero dianoetico, discorsivo e conclusivo. Poi il pensiero dianoetico utilizza ancora immagini visibili per le sue proprie dimostrazioni (es. punto, linea, angolo, figure), avendo come ultimo riferimento imperfetto le cose sensibili, con le immagini che possono emettere ed accogliere. Dal massimamente perfetto “in alto” si giunge e perviene dunque “in basso” al massimamente imperfetto ed inconcluso, sregolato e disordinato. Passaggio fondamentale per l'educazione “dei migliori” è però quello che consente di dare misura oggettiva alle sembianze sensibili ed agli oggetti, consentendo all'allievo e futuro governatore o guerriero l'accesso alle discipline matematiche (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Queste sono le discipline scientifiche che risultano infine propedeutiche alla scienza dialettica delle idee, alla filosofia.
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● Giovanni Fornero, nel suo Il Nuovo protagonisti e testi della filosofia, scrive (a pag. 215): >
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● A fianco il testo completo del famoso mito platonico della caverna. Esso ridefinisce in modo allegorico le argomentazioni già presentate in precedenza. ● Per una sua lettura completa.
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Mario Vegetti – L'utopia nella Repubblica di Platone. ●
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● Platone e l'arte. Dal momento che l'arte plastica o visiva è rappresentazione di oggetti sensibili, essa viene ritenuta dal filosofo ateniese copia di ciò che è già copia, copia dell'idea. Quindi lontana di tre gradi dalla verità e dalla bontà dell'essere. Costituita di immagini l'arte occupa l'ultimo gradino della scala conoscitiva e non deve dunque essere seguita da chi vuole diventare filosofo. In più la poesia e la tragedia utilizzano le passioni secondo finalità che spesso non sono razionali: rendono abnorme ed incontrollabile il sentimento e l'emozione, lo rendono aspro o leggero, considerano l'uomo schiavo del fato e della necessità. La filosofia deve dunque sostituire l'arte come strumento principale di elevazione consapevole e misurata dell'uomo, contro ogni eccesso di natura irrazionale.
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