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Quando la memoria comincia a fallire. Che cosa dimentichiamo? Memoria retrospettiva: ricordarsi di fare qualcosa Memoria prospettica: ricordarsi fare.

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Presentazione sul tema: "Quando la memoria comincia a fallire. Che cosa dimentichiamo? Memoria retrospettiva: ricordarsi di fare qualcosa Memoria prospettica: ricordarsi fare."— Transcript della presentazione:

1 Quando la memoria comincia a fallire

2 Che cosa dimentichiamo? Memoria retrospettiva: ricordarsi di fare qualcosa Memoria prospettica: ricordarsi fare qualcosa Memoria prospettica: ricordarsi quando fare qualcosa

3 Perché dimentichiamo? Curva dell’oblio (Ebbinghaus, 1913) Lista di 13 sillabe senza senso Velocità di oblio è in funzione logaritmica: inizio rapido e successivo rallentamento

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5 Teorie sull’oblio:  Decadimento della traccia (Thorndike, 1914): le memorie vengono erose dal passare del tempo  Teoria dell’interferenza (Jenkins e Dallenbach, 1924): le memorie si sovrappongono e le ultime coprono le precedenti  Teoria multicomponenziale (Bower, 1967): le memorie subiscono una frammentazione delle varie parti  Teoria dell’oblio da suggerimento (Tulving, 1971): con un adeguato suggerimento, gli elementi dimenticati tornano alla mente. Inaccessibilità e non distruzione

6 Come si valuta la memoria Memoria Memoria Breve termine Lungo termine Breve termine Lungo termine Memoria di lavoro Esplicita Implicita Memoria di lavoro Esplicita Implicita Episodica Semantica Procedurale Episodica Semantica Procedurale

7 Valutazione memoria: Memoria a breve termine:  Apprendimento di lista di parole (15 parole di Rey)  Apprendimento di un breve racconto (Racconto di Babcock)  Ripetizione di sequenze numeriche (Digit span diretto e inverso)  Riproduzione immediata di un disegno (Figura di Rey)

8 Memoria a lungo termine:  Rievocazione delle 15 parole dopo 15 min.  Rievocazione del racconto dopo 15 min.  Riproduzione differita di un disegno complesso (Figura di Rey)  Riconoscimento tra distrattori; codifica vs. recupero

9   Tenda   Tamburo   Caffè   Cintura   Sole   Giardino   Baffi   Finestra   Fiume   Paesano   Colore   Tacchino   Scuola   Casa   Cappello  3 6 1  4 7 9 2  8 2 5 9 1  9 2 5 7 3 1  9 1 5 3 2 8 7  8 2 6 1 8 4 6 2 Ripetizione in avanti 6 2 4 6 2 4 2 8 7 4 2 8 7 4 9 2 5 3 1 9 2 5 3 1 1 2 6 7 3 1 1 2 6 7 3 1 7 1 5 2 9 8 7 7 1 5 2 9 8 7 3 1 6 1 4 8 6 2 3 1 6 1 4 8 6 2 Ripetizione indietro

10 Sei / dicembre. / La scorsa / settimana / un fiume / straripò / in una piccola / città / situata / a 20 km / da Torino. / L’acqua / invase / le strade / e le case. / Quattordici / persone / annegarono / e seicento / si ammalarono / a causa dell’umidità / e del freddo. / Nel tentativo di salvare / un ragazzo / un uomo / si ferì / le mani. / Rievocazione immediata _______________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________ Rievocazione differita _______________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________ Prima ripetizione: ____________ Seconda ripetizione: ____________ Totale: ____________

11 È possibile “aiutare” la memoria? Ausili interni OrganizzazioneCategorizzazioneMnemotecniche Ausili esterni ListeNoteCalendariAgende Nodi al fazzoletto

12 Organizzazione e categorizzazione Organizzare secondo propri criteri, categorizzare e serializzare sono metodi per facilitare la rievocazione Es: Dilemma del cameriere J.C., che ricordava più di 20 ordini senza doverli scrivere (Ericsson, 1988)

13 Mnemotecniche Sono delle tecniche per facilitare l’apprendimento di materiale da dover poi rievocare. Il nome deriva da  la dea greca della memoria. Le mnemotecniche furono infatti inventate dai Greci e poi trasmesse ai Romani, in particolare come aiuto per ritenere le orazioni da recitare in pubblico. Esistono mnemotecniche a carattere verbale, a carattere visivo- immaginativo e mnemotecniche di riduzione.

14 Mnemotecniche verbali  Filastrocca per ricordare date di eventi storici By men, near Hastings, William gains the crown (1066) By men, near Hastings, William gains the crown (1066) A rap in New forest brings Rufus down (1087)  Filastrocca per ricordare i giorni di un mese Trenta giorni ha novembre con aprile, giugno, e settembre, di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri ne hanno trentuno.

15 Mnemotecniche visivo-immaginative  Metodo dei loci: usato sin dai tempi dell’antichità classica, consiste nell’immaginare un percorso noto (abituale), individuare dei luoghi (loci) e collocare in ciascuno di essi parte del materiale da ricordare. Alla rievocazione, è sufficiente ripercorrere mentalmente il percorso. I luoghi devono essere noti e familiari; le immagini del materiale da ritenere devono essere interattive e vivide

16 Mnemotecniche miste  Parola-aggancio: è la più conosciuta ed usata, soprattutto per l’apprendimento di una lingua straniera. Codifica fonologica/semantica + tecnica immaginativa. Es.: “Horse” “Cavallo”. Per apprenderlo, pensare ad una parola fonologicamente simile (“orso”), poi creare un’immagine interattiva tra questa e il suo reale significato (un orso che va a cavallo).

17 Mnemotecniche di riduzione Riducono il carico mnestico, semplificando il materiale da dover ricordare. Es.: Per ricordare i colori dello spettro, si crea una parola pronunciabile con le iniziali di ciascun colore (RAGIVAIV); oppure si crea con le iniziali una frase di senso compiuto (Riccardo Ama Già Viaggiare Andando In Vespa)

18 Aiuti esterni Sono utili soprattutto per ricordare appuntamenti o attività abituali  Liste  Note  Agende  Calendari  Nodi al fazzoletto

19 Alcuni suggerimenti (McEvoy e Moon, 1988)  Nomi e volti: Mnemotecniche immaginative e di associazione, ripasso dei nomi  Appuntamenti e compiti abituali: Aiuti esterni  Orientamento spaziale: analisi del luogo (punti di riferimento ecc.)  Disposizione oggetti: in luoghi consoni alla loro funzione NO  Concentrazione: ripasso e correlazione con materiale già noto NO

20 Disturbi di memoria  Amnesia transitoria: in seguito ad una patologia (es. trauma cranico) perdita momentanea dell’acquisizione di nuove informazioni (mem. anterograda) o di eventi precedenti al trauma (mem. retrograda) o di entrambi gli aspetti (amnesia globale).  Amnesia progressiva: si riscontra nel deterioramento cognitivo diffuso, in cui il problema di memoria è solo uno dei sintomi. Anche altre funzioni cognitive (linguaggio, attenzione ecc.) sono compromesse.

21 Riabilitare la memoria  Sindromi amnesiche non tendenti al peggioramento: Possibilità di intervento terapeutico. Uso di tecniche che agiscono direttamente o indirettamente sulla memoria. Uso di tecniche che agiscono direttamente o indirettamente sulla memoria.  Ausili esterni (adattamento all’ambiente, agende, piantine…) ed interni (mnemotecniche).  Allenamento (categorizzazione, PQRST)  Sostituzione delle abilità compromesse con quelle conservate (es. verbalizzazione per ricordare un percorso stradale).

22 Riattivare la memoria  Deterioramento cognitivo (demenze): il disturbo di memoria tende a peggiorare nel tempo. Un intervento riabilitativo è dunque più difficile. Pertanto si parla di “riattivazione”. Un intervento riabilitativo è dunque più difficile. Pertanto si parla di “riattivazione”. Intervento centrato sul pz.: conoscere storia, livello culturale, stile di vita, professione, famiglia… Obiettivo: migliorare prestazioni cognitive, umore e comportamento; favorire socializzazione; migliorare benessere psicologico; recuperare autonomia funzionale (per quanto possibile). Obiettivo: migliorare prestazioni cognitive, umore e comportamento; favorire socializzazione; migliorare benessere psicologico; recuperare autonomia funzionale (per quanto possibile). Da un iniziale scetticismo ad una fiducia nelle potenzialità terapeutiche.

23 ROT (Reality Orientation Therapy) (Folsom, 1958) Alcune funzioni cognitive sono preservate. Terapia di orientamento alla realtà: informazioni continue al pz. su chi è, dove si trova… Terapia individuale o di gruppo con uso di supporti (lavagne, fotografie, scritte, colori, calendari…) Terapia individuale o di gruppo con uso di supporti (lavagne, fotografie, scritte, colori, calendari…) Aiuto della famiglia nella stimolazione Aiuto della famiglia nella stimolazione

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25 Validation therapy (Feil, 1967) Immedesimazione nel mondo del pz., ascolto attento per conoscere la sua visione della realtà, capirne sentimenti ed emozioni (empatia). Intervento individuale o di gruppo, utilizzando musica, tatto e movimento Intervento individuale o di gruppo, utilizzando musica, tatto e movimento

26 Musicoterapia (Verdeau-Pailles, 1991) Uso della musica per migliorare le prestazioni del pz., l’umore, il comportamento, la socializzazione. Il pz. è parte attiva 1.Canti popolari 2.Ascolto di brani popolari 3.Danze popolari 4.Uso di strumenti musicali

27 Terapia occupazionale Attività ed occupazione come l’arte, i mestieri, attività domestiche e ludiche al fine di potenziare le abilità residue e migliorare il benessere psicologico e la socializzazione. Individuazione delle potenzialità inespresse del pz. ed occuparli in attività ad esse legate

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29 Ruolo della famiglia Indispensabile, in qualsiasi approccio riabilitativo, è il supporto della e alla famiglia. Il caregiver, colui che si prende cura della persona demente, è parte integrante del progetto riabilitativo.

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31 Caregiver  Figlio/a, coniuge, familiare…  Assistenza a 360°  Conoscenza della malattia e della situazione del suo familiare  Informazione sui servizi e supporti formali  Conoscenza sulle strategie ed i comportamenti da adottare  Supporto psicologico

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33 Caregiver, il “sofferente nascosto”  Si trova quotidianamente in una situazione di disagio (stress). Il suo carico assistenziale (burden) non riguarda sola la sfera materiale, ma anche quella fisica e psicologica.  Nuova situazione, spesso inaspettata, che limita la sua vita sociale e lavorativa.  Da controllo e supervisione fino ad assistenza globale e completa sorveglianza  Rischio di isolamento emotivo e sociale  Rischio di problemi di salute fisica e psicologica  Stato emotivo del caregiver incide su quello del familiare malato

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36 Grazie a tutti per la vostra attenzione!!


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