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LEZIONI CLIL STORIA DELL’ARTE/FRANCESE
A.S A cura di prof. Claudio Puccetti (Storia dell’Arte) in collaborazione con prof.ssa Michèle Pouzaud (Francese) Classe 4DL
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LA SCULTURA DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO
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La scultura dal ‘400 al ‘600 indice Modulo 1 - Il linguaggio della scultura: il volume, lo spazio, la superficie e il colore (modellato e chiaroscuro); la luce, la linea e la composizione. Modulo 2 - La scultura nel ‘400: i protagonisti, Donatello e gli altri (Jacopo della Quercia, Nicolò dell’Arca, Andrea Verrocchio, Luca della Robbia, Antonio Pollaiolo): analisi di opere significatine. Modulo 3 - La scultura nel medio Rinascimento (fine’400/1520): l’opera di Michelangelo Buonarroti: analisi di opere significative. Modulo 4 - La scultura nel Tardo Rinascimento/Manierismo (1520/1600): Benvenuto Cellini e Jean de Boulogne detto Giambologna: analisi di opere significative. Modulo 5 - La scultura nel ‘600: Gian Lorenzo Bernini; analisi di opere significative. Confronti e conclusione.
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Modulo 2/A La scultura nel ‘400
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La scultura nel primo Rinascimento (’400)
Con l‘Umanesimo nasce il concetto di artista come figura intellettuale, che non esercita un'arte meramente "meccanica", ma “un'arte liberale", fondata su matematica, geometria, conoscenza storica, letteratura e filosofia. Il più importante teorico di questo nuovo modo di pensare è Leon Battista Alberti. Il rinnovamento artistico del Rinascimento dà nuovo impulso all’arte scultorea. Se nel Medioevo la scultura è strettamente legata alla struttura di cui essa è decorazione (nel medioevo scultura e pittura sono considerate semplici "arti meccaniche" asservite all'architettura). Il Rinascimento recupera la centralità della scultura e la svincola dal suo ruolo decorativo e da qualsiasi dipendenza, e torna al pieno valore. In questa rinnovata libertà e autonomia si avverte un richiamo alla classicità che assume caratteri di realismo ravvisabile nell’attenzione rivolta allo studio anatomico del corpo umano, infatti: la figura umana è tra i soggetti preferiti tanto da essere protagonista della rappresentazione; le figure rappresentate ricercano un valore concettuale: esprimono cioè un ideale di bellezza ed equilibrio. Altri soggetti frequenti sono: monumenti funebri, monumenti equestri, fontane, portali con scene in bassorilievo. Come nella pittura e nell’architettura anche nella scultura si applica la tecnica della prospettiva lineare, soprattutto nelle sculture a rilievo.
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La scultura nel 1400 I Protagonisti
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I protagonisti: il concorso del 1401
La scultura nel 1400 I protagonisti: il concorso del 1401 Nel 1401 Firenze bandisce un concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di San Giovanni che viene vinto da Lorenzo Ghiberti e vede sconfitto Filippo Brunelleschi. La vittoria del Ghiberti (giudicato moderno) sul Brunelleschi (giudicato rivoluzionario) indica che Firenze è ancora legata alla tradizione e ad una concezione più improntata al gotico dei grandi maestri del passato, quali Giotto e Duccio. Lorenzo Ghiberti, Il sacrificio di Isacco, Firenze, Museo Nazionale del Bargello Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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I protagonisti: Ghiberti e Brunelleschi
La scultura nel 1400 I protagonisti: Ghiberti e Brunelleschi Nella “formella” del Ghiberti le figure sono modellate secondo un elegante e composto stile che richiama la tradizione, ma sono prive di espressione e coinvolgimento; mentre nella “formella” del Brunelleschi le figure hanno uno stile meno elegante ma molto più dirompente, ricco di pathos ed espressività: la scena, costruita in forma piramidale, focalizza l'attenzione nel punto centrale del dramma (rappresentato dall'intreccio di linee perpendicolari delle mani di Abramo, dell'Angelo e del corpo di Isacco). Lorenzo Ghiberti, Il sacrificio di Isacco, Firenze, Museo Nazionale del Bargello Filippo Brunelleschi, Il sacrificio di Isacco, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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I protagonisti: Brunelleschi e Donatello
La scultura nel ‘400 I protagonisti: Brunelleschi e Donatello Brunelleschi e Donatello sono i due artisti che per primi si pongono il problema del rapporto tra gli ideali dell'umanesimo e una nuova forma espressiva, confrontandosi serratamente e sviluppando uno stile diverso, talvolta opposto. Il Crocifisso di Donatello è incentrato sul dramma umano della sofferenza ed evita qualsiasi concessione all'estetica: un Cristo “contadino” dai lineamenti contratti (sottolineano il momento dell'agonia) e il corpo pesante e sgraziato ma vibrante d’energia. Il Crocifisso di Brunelleschi invece è più idealizzato e misurato e, dal punto di vista formale, le proporzioni sono studiate con cura e perfezione matematica (le braccia aperte equivalgono all'altezza della figura, il filo del naso punta al baricentro dell'ombelico, ecc.). Il Crocifisso di Donatello ( circa), Santa Croce (Firenze) Il Crocifisso di Brunelleschi ( circa), Santa Maria Novella (Firenze)
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DONATELLO La scultura nel ‘400
Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze 1386/ 1466) Insieme a Brunelleschi e Masaccio, il fiorentino Donatello è considerato il fondatore del Rinascimento e uno dei principali protagonisti della sua diffusione nel nord Italia. Viene introdotto all’arte scultorea nella bottega del Ghiberti ma grazie all’amicizia con il più anziano Brunelleschi matura una nuova visione artistica che, partita dal recupero dei modelli classici, approderà a uno stile del tutto personale, espressivo e per certi versi anticlassico. Attraverso il confronto con l’antico (costantemente attualizzato e calato nella realtà a lui contemporanea) Donatello conferisce nuova dignità fisica e morale ai personaggi scolpiti. Essi possono vivere gli eventi in modo drammatico o sereno, ma sempre “agendo” per determinarne il corso; di conseguenza sono inseriti nello spazio poiché nel mondo si compie il loro destino. Nei bassorilievi, infine, Donatello raggiunge una sorta di “espressionismo” pittorico attraverso un drammatico e intenso articolarsi di linee, luci e piani. Donatello, David (particolare) 1408, Firenze, Museo Nazionale del Bargello Insieme a Brunelleschi e Masaccio, Donatello, il più importante scultore del Quattrocento, è considerato il fondatore del Rinascimento e, grazie ai suoi viaggi che lo potarono a lavorare per città come Padova, Mantova, Modena e Ferrara, uno dei principali protagonisti della sua diffusione nel nord dell’Italia. Fiorentino, fu introdotto all’arte scultorea nella bottega d Ghiberti, ma fu soprattutto grazie all’amicizia con il più anziano Brunelleschi, con il quale effettuò un soggiorno a Roma agli inizi del Quattrocento nel corso del quale studiò la scultura classica, che maturò in lui una nuova visione artistica, che, partita dal recupero dei modelli classici, approderà a uno stile del tutto personale, espressivo e per certi versi anticlassico. L’elemento principale delle opere di Donatello è la ricerca del carattere: egli è il primo a comprendere che una forma perfetta non è valida se non esprime uno stato d’animo, una tensione umana. Attraverso il confronto con l’antico, costantemente attualizzato e calato nella realtà a lui contemporanea, Donatello riesce così a conferire una nuova dignità fisica e morale ai personaggi scolpiti. Essi possono vivere gli eventi in modo drammatico o sereno, ma sempre “agendo” per determinarne il corso; di conseguenza sono inseriti nello spazio, poiché nel mondo si compie il loro destino. Nei bassorilievi, infine, Donatello raggiunge una sorta di “espressionismo” pittorico nel drammatico e intenso articolarsi di linee, luci e piani.
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La scultura nel ‘400 Donatello Il “David” è a grandezza naturale ed è raffigurato vittorioso, subito dopo la sconfitta del gigante Golia la cui testa, con la pietra ancora conficcata in fronte, si trova ai suoi piedi. Le braccia sono lunghe e alcuni dettagli anatomici sono realistici: le mani, il torso (più evidenziato che nascosto dalla giubba), la testa (incoronata di amaranto, simbolo profano). L'espressione è incerta, ma la posa e l'atteggiamento sembrano esprimere la fierezza consapevole della propria elezione divina. Lo spostamento del peso sulla gamba destra, con il busto in torsione verso il lato opposto, denota la volontà di creare un maggiore effetto dinamico. Questo schema viene poi ripreso e perfezionato nel San Giorgio. Donatello, David 1408, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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Donatello La scultura nel ‘400
Nel 1416 Donatello scolpisce San Giorgio sul modello di un soldato romano e lo coglie in posa ferma, intento a guardare davanti a sé. La sua forma è composta da figure geometriche pure: l’ovale del volto, delle spalle e del busto, il triangolo delineato dalle gambe e ripetuto nello scudo. Un asse verticale è il perno della composizione, segnato dalla croce in rilievo. La posizione delle braccia esprime un perfetto equilibrio, accentuato dalla leggera apertura delle gambe, che sottolineano la saldezza della posa. Solitamente l’immagine di San Giorgio è legata a quella del drago, simbolo del male, da lui stesso sconfitto; Donatello, invece, non mostra San Giorgio nell’azione vittoriosa, ma nell’atto di pensare: egli guarda intensamente lontano, instaurando un rapporto con lo spazio esterno in cui si trova l’osservatore. In questo modo San Giorgio rappresenta una vittoria che deriva dalla consapevolezza del proprio ruolo e dal primato della razionalità sulla forza. Nel 1416 Donatello eseguì la statua di San Giorgio, destinata alla decorazione della chiesa di Orsanmichele. Per la quale ognuna delle Arti fiorentine doveva fornire una statua del proprio santo protettore da inserire nelle nicchie esterne a forma di tabernacolo gotico. San Giorgio era una santo cavaliere e la sua armatura ben rappresenta il mestiere dei committenti, l’Arte dei corazzai e degli spadai. Donatello scolpisce San Giorgio sul modello di un soldato romano e lo coglie in posa ferma, intento a guardare davanti a sé. La sua forma è composta da figure geometriche pure: l’ovale del volto, delle spalle e del busto, il triangolo delineato dalle gambe e ripetuto nello scudo. Un asse verticale è il perno della composizione, segnato dalla croce in rilievo. La posizione delle braccia esprime un perfetto equilibrio, accentuato dalla leggera apertura delle gambe, che sottolineano la saldezza della posa. Solitamente l’immagine di San Giorgio è legata a quella del drago, simbolo del male, da lui stesso sconfitto; Donatello, invece, non mostra San Giorgio nell’azione vittoriosa, ma nell’atto di pensare: egli guarda intensamente lontano, instaurando un rapporto con lo spazio esterno in cui si trova l’osservatore. In questo modo San Giorgio rappresenta una vittoria che deriva dalla consapevolezza del proprio ruolo e dal primato della razionalità sulla forza. Donatello, San Giorgio Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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Donatello La scultura nel ‘400
La statua poggia su un basamento raffigurante San Giorgio che uccide il drago, una delle prime opere figurative in cui è applicata la teoria della prospettiva brunelleschiana: lo scorcio architettonico e paesaggistico è realizzato sia in modo geometrico che concretamente attraverso i diversi piani del rilievo, detto Stiacciato perché si assottiglia gradualmente per creare l’effetto della profondità e dello sfocarsi ottico degli oggetti lontani. Le figure del santo a cavallo, del drago e della principessa risultano quindi proiettate verso lo spettatore e concepite in modo plastico mentre lo sfondo, appena percettibile e sfumato, assume caratteri pittorici. La statua poggia su un basamento raffigurante San Giorgio che uccide il drago, una delle prime opere figurative in cui è applicata la teoria della prospettiva brunelleschiana: lo scorcio architettonico e paesaggistico è realizzato sia in modo geometrico che concretamente attraverso i diversi piani del rilievo, detto stiacciato (cioè schiacciato) perché si assottiglia gradualmente per creare l’effetto della profondità e dello sfocarsi ottico degli oggetti lontani. Le figure del santo a cavallo, del drago e della principessa risultano quindi proiettate verso lo spettatore e concepite in modo plastico, mentre lo sfondo, appena percettibile e sfumato, assume caratteri pittorici. Donatello, San Giorgio e la principessa, 1416/18. Basamento del San Giorgio. Firenze, Museo Nazionale del Bargello. Particolare della parte figurata centrale
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Donatello La scultura nel ‘400
Donatello scolpisce i due profeti ”Abacuc” e ”Geremia” per le nicchie dei lati nord ed est del Campanile di Giotto. Il profeta Abacuc è raffigurato con un corpo flessuoso, di una magrezza ascetica. Il punto focale di tutta la statua è il volto: gli occhi sono spalancati, le sopracciglia sollevate, la bocca larga e semiaperta che sembra quasi emettere un doloroso lamento; entrambe le figure sono vere, fortemente espressive e caratterizzate da un profondo effetto emozionale che riporta alla realtà contemporanea l’immagine degli antichi profeti. Tra il 1423 e il 1426 Donatello scolpisce il profeta abacuc, una delle cinque statue che l’Opera del Duomo di Firenze gli commissiona per ornare le nicchie dei lati nord ed est del Campanile di Giotto. Il profeta Abacuc, detto lo Zuccone per la sua testa calva, è raffigurato con un corpo flessuoso, di una magrezza ascetica. Una lunga tunica avvolge la parte sinistra del suo corpo, creando pieghe profonde e lasciando scoperto il braccio destro. Il punto focale di tutta la statua è il volto: gli occhi sono spalancati, le sopracciglia sollevate, la bocca larga e semiaperta sembra quasi emettere un doloroso lamento. In quest’opera Donatello dispiega in tutta la sua ricchezza l’indagine sull’uomo. Quella di Abacuc è una figura crudelmente vera, fortemente espressiva e caratterizzata da un profondo effetto emozionale che riesce a superare la tradizione ritrattistica romana, a cui pure lo scultore si rifà, e riporta alla realtà contemporanea l’immagine dell’antico profeta. Donatello Il profeta Abacuc, Il profeta Geremia, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
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Donatello La scultura nel ‘400
Donatello nel bassorilievo bronzeo raffigurante ”Il banchetto di Erode” matura in modo definitivo la concezione dello spazio prospettico, ottenuto per mezzo del rilievo stiacciato. Nonostante lo spazio ridotto l’ambiente è descritto con attenzione e la scena assume toni inquietanti, accentuati dalla luce che scorre sul bronzo dorato con lumeggiature improvvise. Nel 1427 Donatello realizza il bassorilievo bronzeo raffigurante Il banchetto di Erode, uno dei rilievi con le Storie di San Giovanni Battista per il fonte battesimale del Duomo di Siena. In esso lo scultore matura in modo definitivo la concezione dello spazio prospettico, ottenuto per mezzo del rilievo stiacciato. La narrazione inizia dalla decapitazione di San Giovanni, la cui testa compare per la prima volta sullo sfondo della formella; passa, idealmente, alla sala con i musici che avevano suonato per accompagnare la danza di Salomè; si conclude in primo piano, dove la testa mozzata è portata su un piatto a Erode tra il drammatico gesticolare dei commensali che, dividendosi in due gruppi, lasciano un vuoto al centro, così che l’occhio dell’osservatore, proiettato nella sala del banchetto, possa velocemente percorrere tutta la profondità del palazzo. Nonostante lo spazio ridotto, l’ambiente è descritto con attenzione, e la scena assume toni inquietanti, accentuati dalla luce che scorre sul bronzo dorato con lumeggia ture improvvise. Donatello Il banchetto di Erode, Siena, Battistero di San Giovanni, fonte battesimale
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Donatello La scultura nel ‘400
Nella Cantoria Donatello crea un fregio continuo intervallato da colonnine dove una serie di putti danza freneticamente sullo sfondo mosaicato. La costruzione con le colonnine a tutto tondo crea una sorta di palcoscenico arretrato per il fregio, che corre senza soluzione di continuità basandosi su linee diagonali in contrasto con quelle dritte e perpendicolari dell'architettura della cantoria. Il senso di movimento è accentuato dal vibrante sfavillio delle tessere vitree, colorate e a fondo oro, che arricchiscono lo sfondo e tutti gli elementi architettonici. Donatello, Cantoria Marmo, tessere in vetro dorato colorato e bronzo, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo Donatello, reduce da un secondo viaggio a Roma ( ) fuse numerose suggestioni (dalle rovine imperiali alle opere paleocristiane e romaniche) creando un fregio continuo intervallato da colonnine dove una serie di putti danza freneticamente sullo sfondo mosaicato (una citazione della facciata di Arnolfo di Cambio del Duomo stesso). La costruzione con le colonnine a tutto tondo crea una sorta di palcoscenico arretrato per il fregio, che corre senza soluzione di continuità basandosi su linee diagonali, che contrastano con quelle dritte e perpendicolari dell'architettura della cantoria. Il senso di movimento è accentuato dal vibrante sfavillio delle tessere vitree, colorate e a fondo oro, che incrostano lo sfondo e gli tutti gli elementi architettonici. Questa esaltazione del movimento fu il linguaggio nel percorso di Donatello che l'artista portò poi a Padova, dove soggiornò dal 1443.
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Donatello La scultura nel ‘400
Questo ”David” ha gli attributi sia dell'eroe biblico, simbolo delle virtù civiche e del trionfo della ragione sulla forza bruta e sull'irrazionalità, sia del dio Mercurio. E raffigurato in piedi, con un insolito cappello a punta decorato da una ghirlanda di alloro. Il corpo morbido e vivace è quello di un fanciullo gracile ed efebico ma estremamente armonioso con una postura fiera e disinvolta allo stesso tempo. Nella mano destra tiene la spada abbassata e in quella sinistra, appoggiata sul fianco, nasconde il sasso con cui ha stordito il rivale. Donatello, David, ca Bronzo, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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Donatello La scultura nel ‘400
Donatello dà qui un'interpretazione intellettualistica e raffinata della figura umana. La posa ricalca la statuaria prassiteliana ma l'insieme è più naturalistico. Il modellato è sensibilissimo e la posa ha lievi asimmetrie. Il viso di David non è solo pensieroso: se lo si guarda attentamente trasmette la sensazione di superiorità e malizia di un adolescente, con uno sguardo consapevole e orgoglioso dell’impresa. Donatello qui dà un'interpretazione intellettualistica e raffinata della figura umana. La posa ricalca la statuaria prassiteliana, ma l'insieme è molto più naturalistico. Il corpo giovane del David è ritratto in tutta la sua perfezione e potenza, con la spada inclinata (usata come terzo punto d'appoggio), la testa piegata e il piede alzato. Il modellato è sensibilissimo e la posa ha lievi asimmetrie. Il viso di David non è solo pensieroso: se lo si guarda attentamente trasmette quella sensazione di superiorità e malizia di un adolescente, con uno sguardo che è consapevole della sua impresa mastodontica e ne è orgoglioso. È proprio questo senso del reale che evita la caduta nel puro compiacimento estetico, con i riferimenti intellettuali trasformati in qualcosa di sostanziale e vivo. La scultura non ha un lato privilegiato per la vista, anzi ruotandoci attorno si scoprono via via nuovi dettagli e si ha sempre una visuale armoniosa dell'intero corpo. Ad esempio la veduta di profilo permette di ammirare il caratteristico elmo a punta, mentre la veduta posteriore mostra tutta la sensualità androgina del corpo di giovinetto. Vasari annotò come Donatello si sarebbe rifatto all'osservazione di un modello dal vivo, piuttosto che a un repertorio di modelli scultorei classici. Donatello David, ca Bronzo, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
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Donatello La scultura nel ‘400
Con “Gattamelata” Donatello crea un'opera basata sull'umanistico culto dell'individuo, dove l'azione umana appare guidata dal pensiero. Gattamelata avanza a volto scoperto: il volto, concentrato e somigliante al vero condottiero, esprime la determinazione di chi affronta la battaglia sicuro della vittoria e delle proprie capacità. La statua, che si ispira alla ritrattistica romana, raggiunge un equilibrio tra realismo fisionomico e idealizzazione psicologica. Lo sguardo fisso e fiero trasmette varie caratteristiche: determinazione, potenza, forza di volontà, attitudine al comando, concentrazione militare, lealtà, integrità morale. Alla bellezza e alla perfezione classica sostituisce la rappresentazione dell'uomo razionale: l'eroe moderno, rappresentato nel suo essere semplicemente uomo. La statua riesce a coniugare sia un'idealizzazione imponente, sia un sensibile realismo, che conferiscono all'insieme la caratteristica espressività. Sia il cavallo che il cavaliere sono ritratti con connotazioni psicologiche che arricchiscono l'opera di significati e possibile letture. Donatello creò un'opera basata sull'umanistico culto dell'individuo, dove l'azione umana appare guidata dal pensiero. La figura del Gattamelata è infatti fiera e severa, e reca in mano il bastone del comando, probabilmente quello che gli offrì effettivamente la Repubblica di Venezia nel La sua armatura, elegantemente decorata, fu reinventata da Donatello, parafrasando liberamente un'armatura "all'antica", che non corrisponde assolutamente alle armature in uso ai tempi della realizzazione dell'opera. Il condottiero, con le gambe tese sulle staffe, fissa un punto lontano e tiene in mano il bastone del comando in posizione obliqua che con la spada nel fodero, sempre in posizione obliqua, fanno da contrappunto alle linee orizzontali del cavallo e alla verticale del condottiero accentuandone il movimento in avanti. Gattamelata avanza a volto scoperto: la presenza di un elmo a coprirne i lineamenti avrebbe reso il guerriero nulla più di una macchina da guerra, governata da una volontà superiore come quella divina caratterizzante il Medioevo. Il volto concentrato del Gattamelata esprime invece la determinazione di chi affronta la battaglia seguendo uno schema mentale vittorioso perché lungamente meditato. Il volto è quello di un uomo ormai avanti con gli anni, ma non è l'uomo anziano e ammalato dei suoi ultimi giorni, morto poco prima dell'arrivo di Donatello a Padova. Ma ciò non toglie che il ritratto sia somigliante al vero condottiero, vista la profonda caratterizzazione espressiva dei lineamenti. L'effigie, che si ispira innegabilmente alla ritrattistica romana, raggiunge quindi un equilibrio tra realismo fisionomico e idealizzazione psicologica. Soprattutto lo sguardo fisso e fiero trasmette caratteristiche quali la determinazione, la potenza, la forza di volontà, l'attitudine al comando, la concentrazione militare, la lealtà, l'integrità morale. Al giovane eroe bello e fisicamente perfetto dell'antichità classica, si sostituisce ora la rappresentazione dell'uomo razionale: l'eroe moderno, rappresentato nel suo essere semplicemente uomo. Donatello, Monumento equestre al Gattamelata 1453 Padova, piazza del Santo
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Donatello La scultura nel ‘400
*La predella è una fascia dipinta divisa in più riquadri che di solito faceva da corredo alle pale d'altare dipinte su legno Nei quattro grandi pannelli della predella* dell’altare della Basilica, che illustrano i “Miracoli di S.Antonio da Padova”, le scene sono affollate e l'evento miracoloso pur se mescolato alla vita quotidiana è sempre individuabile grazie all'uso di linee di forza. Lo sfondo è caratterizzato da maestosi fondali architettonici straordinariamente profondi, nonostante il bassissimo rilievo stiacciato. I temi sono ripresi da monumenti antichi, ma quello che più colpisce è la folla che per la prima volta diventa parte integrante della rappresentazione, come si può notare nel “Miracolo dell'asina”. I quattro grandi pannelli che illustrano i Miracoli di Sant'Antonio sono composti in scene affollate, dove l'evento miracoloso è mescolato alla vita quotidiana, ma sempre immediatamente individuabile grazie all'uso di linee di forza. Sullo sfondo si aprono maestosi fondali di architetture straordinariamente profonde, nonostante il bassissimo rilievo stiacciato. Numerosi temi sono desunti da monumenti antichi, ma quello che più colpisce è la folla, che per la prima volta diventa parte integrante della rappresentazione. Il Miracolo dell'asina è tripartito da archi in scorcio, non proporzionati con le dimensioni dei gruppi delle figure, che amplificano la solennità del momento. Donatello Miracolo della mula, Bronzo, Predella* altare della Basilica del Santo, Padova,
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Donatello La scultura nel ‘400
Nell’ultimo decennio Donatello, benché ormai vecchio e ammalato, sembra animato da una nuova forza espressiva che si può definire anticlassica. Lo scultore infatti non si ferma all’imitazione dello stile classico, ma si spinge verso uno stile più energico che esprime in modo realistico e fortemente espressivo l’intensità dei sentimenti dei personaggi scolpiti. Nella ”Maddalena” scolpisce una donna anziana e provata dagli stenti: oltre all’aspetto terrificante dell’insieme (lunga e incolta capigliatura, volto scarno e ossuto) chi guarda attentamente può vedere le mani (quasi giovanili e non completamente giunte) in atto di preghiera o tese a esprimere lo stupore del miracolo della redenzione appena avvenuta. Donatello sceglie il materiale con cui è realizzata la scultura in funzione degli effetti di luce: il legno infatti non permette sfumature morbide e si rivela ideale per rendere l’intensità e la drammaticità del momento. Nell’ultimo decennio di attività ( ). Donatello, benché ormai vecchio e ammalato, sembrò animato da una nuova forza espressiva che si può definire anticlassica. Lo scultore, infatti, non si fermò all’imitazione dello stile classico, al recupero dell’anatomia e della dignità delle statue antiche, ma si spinse verso uno stile più energico, che esprime in modo realistico e fortemente espressivo l’intensità dei sentimenti dei personaggi scolpiti. Emblematica di questa evoluzione stilistica è la Maddalena penitente realizzata nel 1455 in legno di pioppo e destinata al battistero fiorentino. Donatello si trova di fronte al tema drammatico dell’ascesi attraverso la mortificazione della carne. Scolpisce una donna anziana e provata dagli stenti, come dimostrano gli arti scarni, coperti da una pelle scura e coriacea. Oltre all’aspetto terrificante dell’insieme, dovuto alla lunga e incolta capigliatura, al volto scarno e ossuto, alla bocca semiaperta e sdentata, chi guarda attentamente può vedere le mani, quasi giovanili, non completamente giunte, in atto di preghiera o per esprimere lo stupore del miracolo della redenzione appena avvenuta. Il materiale con cui è realizzata la scultura fu scelto da Donatello in funzione degli effetti di luce: il legno, infatti, non permette sfumature morbide, e si rivela ideale per rendere la pelle aggrinzita e i capelli annodati. Donatello Maddalena 1455. Legno, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
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