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I L D ECRETO L EGISLATIVO N. 231/2001 La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

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Presentazione sul tema: "I L D ECRETO L EGISLATIVO N. 231/2001 La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche."— Transcript della presentazione:

1 I L D ECRETO L EGISLATIVO N. 231/2001 La responsabilità amministrativa delle persone giuridiche

2 I NTRODUZIONE AL DECRETO LEGISLATIVO N. 231/2001

3 I L DECRETO LEGISLATIVO 231/2001: SINTESI DELLE SUE FINALITÀ Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 (di seguito il “ Decreto ”) ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento la responsabilità “penale” delle società e/o degli enti. In passato, del reato commesso, veniva punita solo la persona o le persone autrici dello stesso e non l’ente. In forza del Decreto, del reato commesso dal singolo individuo, potrà essere chiamato a rispondere anche l’ente, con il conseguente rischio per quest’ultimo di trovarsi soggetto all'applicazione delle sanzioni (pecuniarie, interdittive e cautelari) previste dal medesimo Decreto.

4 CONSEGUENZE GIUDIZIALI NEL CASO DI COMMISSIONE DI UN REATO PRESUPPOSTO del soggetto chiamato a rispondere del reato si applica la pena stabilita dal Codice Penale o dalla normativa penale speciale Giudizio: in caso di condanna: Indagini preliminari nei confronti: eventuale applicazione di misure cautelari personali o reali

5 CONSEGUENZE GIUDIZIALI NEL CASO DI COMMISSIONE DI UN REATO PRESUPPOSTO della società nel cui interesse od a vantaggio della quale il reato è stato commesso (anche qualora l’autore materiale del reato sia sconosciuto o non imputabile) del soggetto chiamato a rispondere del reato si applica la pena stabilita dal Codice Penale o dalla normativa penale speciale sanzioni pecuniarie previste dal Decreto sanzioni interdittive previste dal Decreto Giudizio: in caso di condanna: eventuale applicazione di misure cautelari interdittive Indagini preliminari nei confronti: eventuale applicazione di misure cautelari personali o reali

6 D ESTINATARI DEL D ECRETO Il Decreto non si applica nei confronti di tutti gli enti; esistono infatti talune categorie non soggette alle sue previsioni. Nello specifico, il Decreto:  si applica a società ed associazioni (ed in genere alle cosiddette “persone giuridiche”), nonché agli enti pubblici economici che operano in regime di diritto privato;  non si applica agli enti pubblici (comuni, province, ASL, ecc.).

7 Q UANDO SORGE LA RESPONSABILITÀ DELL ' ENTE – S OGGETTI RESPONSABILI L’ente può – non operando automaticamente nei suoi confronti l’attribuzione di responsabilità ex Decreto – essere ritenuto responsabile qualora venga commesso uno dei reati contemplati dal Decreto stesso, ed a condizione che il reato sia stato commesso:  nell’interesse o a vantaggio dell’ente stesso e  da soggetti che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dell’ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale o che ne esercitano, anche di fatto, la gestione ed il controllo; ovvero  da persone sottoposte alla direzione o vigilanza dei soggetti sopra menzionati; ovvero  da soggetti esterni che operano nell’interesse dell’ente sostituendosi al vertice aziendale.

8 E SCLUSIONE DELLA RESPONSABILITÀ DELL ’ ENTE L’ente non è responsabile del reato commesso dai vertici o dai dipendenti se: i vertici (i c.d. “apicali”) o i sottoposti alla direzione o vigilanza degli stessi hanno commesso il reato nell’interesse esclusivo proprio o di terzi (art. 5 co. 2). L’ente prova che l’organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, un modello di organizzazione e gestione idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi (art. 6 lett. a) del Decreto). L’ente prova di avere affidato ad un organismo autonomo e dotato di poteri di iniziativa il compito di vigilare sul funzionamento e sull’osservanza dei modelli organizzativi e sul loro aggiornamento (art. 6 lett. b) del Decreto). L’ente prova che il reato è stato commesso eludendo fraudolentemente le procedure ed i principi portati dal modello organizzativo (art. 6 lett. c) del Decreto). L’ente prova che non vi è stata vigilanza (omessa o insufficiente) sul modello organizzativo da parte dell’organismo sopra menzionato. 2. 1.

9 Esposti in sintesi i concetti generali su cui si fonda la responsabilità amministrativa ai sensi del Decreto, il presente documento si pone l’obbiettivo principale di:  fornire una rappresentazione delle fattispecie di reato previste dal Decreto stesso, con focus particolare sui reati da ultimo introdotti nel perimetro “231”;  illustrare la struttura del Modello Organizzativo adottato da Prodotti Gianni S.r.l. (di seguito la « Società »); e  illustrare in sintesi le attività dell’Organismo di Vigilanza della Società.

10 I “ REATI PRESUPPOSTO ”

11 I “REATI PRESUPPOSTO” (1/19) È opportuno ricordare che le disposizioni del Decreto non si applicano in relazione alla commissione di uno qualunque dei reati previsti dal codice penale e/o civile e/o dalle leggi speciali, ma solo in conseguenza dei reati previsti dallo stesso Decreto (c.d. “ Reati Presupposto ”); si tratta, peraltro, di reati per la maggior parte già presenti nel panorama legislativo italiano e solo richiamati dal Decreto. L’ambito e l’estensione dei Reati Presupposto, in quasi quindici anni di vita del Decreto, sono stati notevolmente ampliati da parte del legislatore ordinario (si veda la slide successiva per l’elencazione delle fattispecie di reato contemplate dal Decreto); in particolare, si segnala che le ultime rilevanti modifiche in tal senso sono intervenute nel biennio 2014 - 2015 e ciò con particolare riferimento alla Legge n. 186/2014, che ha introdotto il reato di c.d. “Autoriciclaggio”, alla Legge n. 68/2015, che ha ampliato il novero dei Reati Presupposto con particolare riferimento ai reati ambientali ed infine alla Legge 69/2015 che ha disposto una serie di interventi relativi ad alcuni reati contro la Pubblica Amministrazione aumentandone le cornici edittali, reintrodotto la figura dell’incaricato di pubblico servizio quale soggetto attivo del reato di concussione, nonché previsto degli aumenti di pena per i delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso e riformulato il reato di falso in bilancio.

12 I “REATI PRESUPPOSTO” (2/19) Qui di seguito si offre una sintetica elencazione dei Reati Presupposto: 1. reati contro la Pubblica Amministrazione ; 2. reati contro la fede pubblica ; 3. reati societari, tra i quali rientra anche il reato di corruzione tra privati ; 4. reati in materia di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico ; 5. delitti in materia di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili ; 6. reati di abuso di mercato ; 7. delitti contro la personalità individuale ; 8. reati transazionali ; 9. reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell'igiene e della salute sul lavoro ; 10. reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita ; 11. reati informatici ; 12. delitti contro l'industria e il commercio ; 13. delitti in materia di violazione del diritto d'autore; 14. reato di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria; 15. reati ambientali; 16. reato di impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare; 17. reato di auto-riciclaggio.

13 I “REATI PRESUPPOSTO” (3/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati contro la Pubblica Amministrazione

14 I “REATI PRESUPPOSTO” (4/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Corruzione (artt. 318 e ss. c.p.) La corruzione consiste in un accordo tra un privato ed un pubblico ufficiale mediante il quale il primo dà o promette di dare al secondo una somma di denaro o un'altra utilità in vista o a seguito del compimento dell’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri. Concussione (art. 317 c.p.) La concussione consiste nell’abuso del proprio potere o della propria qualità, da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, al fine di costringere o portare taluno alla dazione di somme di danaro o altre utilità, o alla promessa di prestazioni non dovute. Con riferimento a tale ultimo reato, si segnala che la Legge 69/2015 ha reintrodotto il riferimento all’ “ incaricato di pubblico servizio” come soggetto attivo del reato.

15 I “REATI PRESUPPOSTO” (5/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati societari

16 I “REATI PRESUPPOSTO” (6/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO False comunicazioni sociali e fatti di lieve entità (art. 2621 e 2621-bis c.c.) Il reato di false comunicazioni sociali, da ultimo modificato dalla Legge 69/2015, si realizza mediante l’esposizione di fatti relativi alla società non rispondenti al vero o l’occultamento di informazioni, non soltanto attraverso la materiale alterazione di dati contabili (come, ad esempio, nel caso di iscrizione in bilancio di prestazioni mai effettuate o effettuate ad un valore inferiore a quello reale), ma anche attraverso una valutazione artificiosa di beni o valori inseriti in dette comunicazioni; si pensi, ad esempio, alla valutazione in materia di immobilizzazioni materiali o finanziarie che fanno parte del patrimonio dell’ente, compiuta in difformità dai criteri indicati nella relazione o da quelli previsti dalla legge o sulla base di parametri comunque irragionevoli, e tale comunque da ingannare soci o creditori. Così, in particolare, il reato di false comunicazioni sociali potrà essere commesso nell’interesse dell’ente nel caso, ad esempio, di creazione di riserve occulte illiquide, ottenute attraverso la sottovalutazione di poste attive o la sopravvalutazione di quelle passive per favorire l’autofinanziamento dell’impresa sociale ovvero coprire eventuali perdite intervenute nell’esercizio sociale. Il testo dell’art. 2621-bis c.c. stabilisce una forma di attenuazione delle sanzioni comminate dall’art. 2621 c.c. tenendo conto della natura e delle dimensioni della società nonché delle modalità o degli effetti della condotta.

17 I “REATI PRESUPPOSTO” (7/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati societari Impedito controllo (art. 2625 c.c.) Il reato in esame si realizza quando gli amministratori occultano documenti o pongono in essere altri idonei artifici, per impedire ovvero ostacolare lo svolgimento delle attività di controllo legalmente attribuite ai soci o ad altri organi sociali. Se la condotta di detti amministratori ha cagionato un danno ai soci, gli stessi soggiacciono alla pena della reclusione fino ad un anno procedendosi a querela della persona offesa.

18 I “REATI PRESUPPOSTO” (8/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Corruzione tra privati (art. 2635 c.c.) Con la legge 6 novembre 2012, n. 190 recante “ Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione ” è stato introdotto nel novero dei Reati Presupposto il reato di corruzione tra privati. Enti, società e associazioni, pertanto rispondono in prima persona anche del detto reato, disciplinato dall’art. 2635 cod. civ. e richiamato dall’art. 25- ter, comma 1, lett. s-bis), del Decreto. “ Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o altra utilità, per sé o per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni. Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma. Chi dà o promette denaro o altra utilità alle persone indicate nel primo e nel secondo comma è punito con le pene ivi previste. …. Si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni o servizi”.

19 I “REATI PRESUPPOSTO” (9/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Corruzione tra privati (art. 2635 c.c.) Contesti aziendali potenzialmente a rischio di commissione del reato di corruzione tra privati:  Acquisizione di nuova clientela/nuove forniture.  Consolidamento della clientela già acquista.  Gestione e selezione dei fornitori.

20 I “REATI PRESUPPOSTO” (10/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati relativi alla sicurezza sul lavoro

21 I “REATI PRESUPPOSTO” (11/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO  Omicidio colposo (art. 589 c.p.) Il reato si configura ogni qualvolta un soggetto cagioni per colpa la morte di una persona.  Lesioni personali colpose gravi o gravissime (art. 590 3° comma, c.p.) Il reato si configura ogni qualvolta un soggetto cagioni ad altro soggetto lesioni gravi o gravissime, quali definite all’art. 590 del codice penale. Ferme le casistiche specifiche previste dalla norma, si ricorda che il reato di lesioni gravi ricorre ogniqualvolta l’infortunio provochi una degenza con prognosi superiore a 40 giorni. In linea teorica, il soggetto attivo di tali reati può essere chiunque sia tenuto ad osservare o far osservare le norme di prevenzione e protezione a tutela dei lavoratori. Tali soggetti possono dunque individuarsi, secondo le definizioni di cui al D. Lgs. n. 81/2008, nel Datore di Lavoro, nei Dirigenti, nei Preposti, negli altri soggetti destinatari di deleghe di funzioni attinenti alla materia della salute e sicurezza sul lavoro, nonché nei medesimi lavoratori. Affinché sia integrato il reato non è necessario il dolo (previsto come componente soggettiva per la generalità dei reati), ossia la volontà di realizzare il fatto. È infatti sufficiente la colpa, ossia la negligenza, l’imprudenza e la disattenzione.

22 I “REATI PRESUPPOSTO” (12/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati ambientali

23 I “REATI PRESUPPOSTO” (13/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Con riferimento ai reati ambientali, si evidenziano qui di seguito le principali fattispecie criminose, da ultimo aggiornate con la Legge 68/2015, in relazione alle quali l'ente può essere chiamato a rispondere:  inquinamento ambientale;  disastro ambientale;  scarico illecito di acque reflue;  traffico illecito di rifiuti. L’articolo 25-undecies del Decreto si limita ad elencare le sanzioni applicabili all'ente in relazione ad ognuno dei reati ambientali, all'uopo richiamando i corrispondenti articoli del codice penale e del D. Lgs. n. 152/2006 (Testo Unico Ambientale) che contemplano detti reati.

24 I “REATI PRESUPPOSTO” (14/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reati ambientali – Come adeguarsi Per le imprese che hanno già adottato un sistema di gestione ambientale (secondo la norma ISO 14001) dovrebbe essere più semplice rilevare i profili di rischio reato, essendo sufficiente procedere, se necessario, ad un adeguamento delle istruzioni operative già in essere. Si segnala peraltro che, nonostante l’adozione di un sistema certificato in materia ambientale, il D. Lgs. 121/2011 - che ha introdotto i reati ambientali nel perimetro del Decreto - non contiene la previsione di un contenuto minimo del modello organizzativo stesso, con relativa presunzione legale di conformità analogamente a quanto previsto dalle norme sulla sicurezza sul lavoro (D. Lgs. 81/2008, articolo 30). In ogni caso, per le imprese non dotate di tale certificazione, il primo presidio da implementare consiste nella introduzione nel modello organizzativo di una parte speciale ad hoc dedicata ai reati ambientali che la Società ha implementato in sede di adozione del Modello Organizzativo.

25 I “REATI PRESUPPOSTO” (15/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reato di impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare introdotto dal D. Lgs. 109/2012

26 I “REATI PRESUPPOSTO” (16/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reato di impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare introdotto dal D. Lgs. 109/2012 Introdotto nel Decreto mediante l’art. 25- duodecies, tale reato estende la responsabilità agli enti quando lo sfruttamento di manodopera irregolare supera certi limiti stabiliti, in termini di numero di lavoratori, età e condizioni lavorative, stabiliti nel D. Lgs. 286/98, (c.d. “Testo unico dell’immigrazione”). In sintesi, l’ente che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno, ovvero il cui permesso sia scaduto (e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo), revocato o annullato, è soggetto ad una sanzione pecuniaria da 100 a 200 quote, per un massimo di Euro 150.000,00, se i lavoratori occupati sono (circostanze alternative tra di loro): - in numero superiore a tre; - minori in età non lavorativa; -esposti a situazioni di grave pericolo, con riferimento alle prestazioni da svolgere ed alle condizioni di lavoro.

27 I “REATI PRESUPPOSTO” (17/19) ALCUNE DELLE PRINCIPALI FATTISPECIE DI REATO Reato di impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare introdotto dal D. Lgs. 109/2012 In relazione a tale fattispecie di reato è dunque opportuno che ciascun ente, che annoveri un numero di dipendenti extra-comunitari tali da far ritenere il reato in parola potenzialmente commissibile, adotti dei presidi ad hoc ( in primis una procedura formalizzata), che consentano di accertare la sussistenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge per l’assunzione di un cittadino extra-comunitario (in primo luogo, un valido permesso di soggiorno) e di monitorare costantemente il permanere di detti requisiti.

28 I “REATI PRESUPPOSTO” (18/19) LA FATTISPECIE DI REATO DI PIÙ RECENTE INTRODUZIONE Auto-riciclaggio

29 I “REATI PRESUPPOSTO” (19/19) LA FATTISPECIE DI REATO DI PIÙ RECENTE INTRODUZIONE Auto-riciclaggio (art. 648-ter. 1 c.p.) Si applica la pena della reclusione da due a otto anni e della multa da euro 5.000 a euro 25.000 a chiunque, avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l´identificazione della loro provenienza delittuosa La legge 15 dicembre 2014, n. 186, reca una serie di disposizioni volte ad incentivare l’emersione e il rientro dei capitali detenuti all’estero, insieme ad altre misure finalizzate a potenziare la lotta all’evasione fiscale, con particolare attenzione al nuovo reato di autoriciclaggio. Il legislatore ha proceduto anche a modificare l’articolo 25 octies del Decreto includendo detta nuova fattispecie tra i reati presupposto della responsabilità amministrativa “da reato” degli enti. Ogni ente sarà quindi chiamato a (i) definire le aree a rischio-reato, (ii) operare una mappatura delle potenziali modalità di commissione dell’illecito e dei soggetti potenzialmente coinvolti, e infine (iii) costruire (o, se già presente, adeguare) il sistema di controllo preventivo.

30 I L M ODELLO O RGANIZZATIVO E IL C ODICE E TICO

31 A COSA SERVE IL “M ODELLO 231”? Il Modello Organizzativo può essere definito come lo strumento di cui si deve dotare un ente per evitare la responsabilità “penale” dello stesso. L’ articolo 6 del Decreto prevede infatti una forma specifica di esonero da tale responsabilità se: o il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza del modello nonché il suo aggiornamento è stato affidato a un organismo indipendente (l’“ Organismo di Vigilanza ”); o le persone che hanno commesso il reato hanno agito eludendo fraudolentemente le prescrizioni ed i principi del Modello Organizzativo.

32 C HE COS ' È IL C ODICE E TICO ? Uno dei documenti di maggior importanza di cui un ente si deve dotare (e che si fonde con il Modello Organizzativo per individuare i principi ed i comportamenti che devono essere seguiti nel contesto dell'attività aziendale) è il Codice Etico. Il Codice Etico è il documento nel quale si propongono e si fissano i principi di correttezza, lealtà, integrità e trasparenza dei comportamenti, del modo di operare e della conduzione dei rapporti sia all’interno sia all’esterno dell'ente, al fine di migliorare ed arricchire i processi decisionali aziendali e l’orientamento dei comportamenti dei destinatari.

33 I DESTINATARI DEL M ODELLO O RGANIZZATIVO E DEL C ODICE E TICO I destinatari del Modello Organizzativo e del Codice Etico sono:  tutti i dipendenti dell’ente;  i componenti del Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale (o il Sindaco Unico), e quanti ricoprono cariche sociali all'interno dell'ente stesso;  i collaboratori, sia interni che esterni; e  più in generale, tutti coloro i quali cooperano temporaneamente o stabilmente, a qualunque titolo, con l'ente. La conoscenza e l’osservanza dei principi portati dai predetti documenti da parte di tutti coloro che prestano attività lavorativa a favore dell’ente sono condizioni primarie per la trasparenza e la reputazione dell’ente stesso.

34 I L M ODELLO O RGANIZZATIVO DI P RODOTTI G IANNI S. P.A. Il Modello Organizzativo, come da ultimo aggiornato a valle delle ultime novità normative che hanno esteso il perimetro dei reati presupposto di cui al Decreto, è stato adottato nella sua attuale formulazione con delibera del Consiglio di Amministrazione della Società nel corso del 2016, è composto da una parte generale e da 4 parti speciali, e segnatamente: Parte Speciale “A” – Reati nei confronti della Pubblica Amministrazione Parte Speciale “B” – Reati societari Parte Speciale “C” – Reati in materia di sicurezza ed igiene sul lavoro Parte Speciale “D” – Reati ambientali ognuna delle quali identifica i principi ed i protocolli specifici da seguire nello svolgimento dell’attività quotidiana in un’ottica sia di presidio alla commissione dei relativi reati, sia di efficientazione dei processi gestionali ed operativi.

35 L’O RGANISMO DI V IGILANZA

36 L’O RGANISMO DI V IGILANZA DI P RODOTTI G IANNI S. R. L - 1 La Società, coerentemente con le previsioni del Decreto e contestualmente all’adozione del Modello Organizzativo, ha provveduto alla nomina dell’Organismo di Vigilanza cui è stato demandato, tra l’altro, il compito di procedere alla costante verifica dell’adeguatezza del Modello stesso sia in linea generale rispetto alle previsioni del Decreto, sia con riferimento al contesto aziendale.

37 L’O RGANISMO DI V IGILANZA DI P RODOTTI G IANNI S. R. L. - 2 L’Organismo di Vigilanza, nel contesto dell’incarico assunto, svolge controlli periodici sulle aree “sensibili” della Società, sia mediante l’esame della documentazione di supporto fornita dalle funzioni aziendali, sia mediante interviste dirette con i responsabili delle medesime funzioni, onde verificare criticità o problematiche aventi impatti sulla potenziale responsabilità ex Decreto della Società. * Inoltre, quale momento di fondamentale importanza nel contesto dei compiti di cui si deve far carico, l’Organismo di Vigilanza si occupa anche (direttamente o indirettamente) dello svolgimento dell’attività di formazione ex Decreto del personale dipendente della Società. *

38 L’O RGANISMO DI V IGILANZA DI P RODOTTI G IANNI S. R. L. - 3 Ricordiamo che l’Organismo di Vigilanza è l’organo deputato a ricevere le segnalazioni relative ad eventuali violazioni del Modello Organizzativo e/o del Codice Etico adottati dalla Società. Le segnalazioni dovranno essere effettuate per iscritto al seguente indirizzo di posta elettronica [●][●] e contenere ogni necessario riferimento ad ogni violazione o sospetto di violazione delle prescrizioni del Modello Organizzativo. In ogni caso, è assicurata la riservatezza e anonimato dell’identità del segnalante, fatti salvi gli obblighi di legge e la tutela dei diritti della Società o delle persone accusate erroneamente e/o in mala fede.

39 G RAZIE PER L ’ ATTENZIONE


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