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Dott.ssa Chiara Ferrari La mia buona scuola, percorsi scolastici, percorsi di vita.

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Presentazione sul tema: "Dott.ssa Chiara Ferrari La mia buona scuola, percorsi scolastici, percorsi di vita."— Transcript della presentazione:

1 dott.ssa Chiara Ferrari La mia buona scuola, percorsi scolastici, percorsi di vita

2 Disturbo “qualitativo più che quantitativo” Questo disturbo si manifesta con un'ampia gamma di livelli di gravità, tuttavia tutti coloro che ne sono affetti presentano tipiche difficoltà nelle seguenti aree: Alterazione e compromissione della qualità dell'interazione sociale Alterazione e compromissione della qualità della comunicazione Modelli di comportamento e interessi limitati, stereotipati e ripetitivi 2

3 L’incontro con un soggetto con autismo ci costringe ad uno sforzo di immaginazione Siamo invitati a modificare il nostro abituale modo di rapportarci e di comunicare

4 FAMIGLIA Soggetto Con autismo SCUOLA ALTRI CONTESTI SERVIZIO USL, SPECIALISTI ESTERNI

5 LA RETE Coerenza educativa “si procede sullo stesso binario” Non ci si sente soli Forza del gruppo

6 PRIMO PASSO NELLA COMUNITA’

7 COMUNITA’ Il termine di comunità indica generalmente un insieme di individui legati fra di loro da un elemento di comunione riconosciuto come tale dagli individui stessi. Tradizionalmente in sociologia questo elemento era la condivisione di uno stesso ambiente fisico e la presenza di determinate dinamiche relazionali (Treccani)

8 SCUOLA

9 BAMBINO/RAGAZZO INSEGNANTI INSEGNANTE DI SOSTEGNO/EDUCATRICE COMPAGNI

10 “Ogni studente suona il suo strumento. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una classe non è un reggimento che marcia, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia. E se ha ereditato il piccolo triangolo Che sa fare solo tin tin, la cosa importante è che lo faccia nel Momento giusto, il meglio possibile e che diventi un ottimo triangolo e che sia fiero del contributo che conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti, alla fine il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica. Daniel Pennac, “Diario di una scuola”, Feltrinelli

11 “Non ci sono motivi filosofici, scientifici o morali perché la scuola debba diventare un luogo di sofferenza” Vanier, 1965

12 Non esistono bambini “troppo difficili”, esistono bambini a cui è più difficile insegnare!” Celi 12

13 IL GRANDE OBIETTIVO BENESSERE Ben – essere = "stare bene" o "esistere bene”

14 ASSUNTI DI BASE Il bambino/ragazzo con difficoltà è parte della classe.. Non solo responsabilità del sostegno o dell’educatore “25 e non 24+1…” E’ fondamentale un’alchimia comune per favorire progetti sostenibili Il bambino/ragazzo con difficoltà ha bisogno di tutti i suoi insegnanti Dobbiamo cercare di aiutare il bambino/ragazzo a seguire l’insegnante di classe

15 Adulto come “shadow aid” L'ombra é un altro paio di mani e di occhi e di orecchie….. È là per accertarsi che il bambino con disabilità sia incluso nelle attività sociali. Il suo ultimo obiettivo è di non avere piú un lavoro da svolgere; intervenendo soltanto tanto quanto é necessario, aiuterà l'insegnante di classe ad integrare il bambino ed ad imparare efficacemente accanto ai suoi compagni. Francesca Degli Espinosa

16 IN CHE MODO SI PUO’ FAVORIRE IL BENESSERE? CONOSCENDO IL DISTURBO CONOSCENDO LE CARATTERISTICHE DEL BAMBINO/RAGAZZO CONDIVIDENDO GLI OBIETTIVI CON I COLLEGHI, CON LA FAMIGLIA E I PROFESSIONISTI

17 COME SI PUO’ CONOSCERE IL DISTURBO?

18 FORMAZIONE SU CHE COSA E’ L’AUTISMO FORMAZIONE SU CHE COSA E’ RITENUTO EFFICACE NEL TRATTAMENTO DELL’AUTISMO (Strategie comportamentali, SINPIA, 2011) CHIEDERE AIUTO A PROFESSIONISTI CHE CONOSCONO I TRATTAMENTI EFFICACI

19 PROFESSIONISTI e l’approccio basato sulla scienza… Come possono entrare a scuola????

20 Il professionista che conosce le strategie comportamentali “entra in punta di piedi a scuola” È un ospite RISORSA=dare strumenti e strategie COLLANTE Ognuno mette a disposizione le proprie Competenze per fare insieme il progetto comune. A Marco Polo che sta descrivendo un ponte, pietra per pietra Kublai Khan chiede: “Ma qual è la pietra che sostiene il ponte?” “Il ponte” – risponde Marco Polo, -“ non è sostenuto da questa o quella pietra ma dalla linea dell'arco che esse formano“ (I. Calvino- Le città invisibili )

21 LA FORMAZIONE?

22 L’ABA ENTRA IN CLASSE “MODELLO SALERNO”

23 COME E’ NATO QUESTO PROGETTO FORMATIVO? Un associazione genitori ha deciso di investire nella scuola e di proporre un corso formativo ai docenti e agli educatori scolastici Ha fatto uno studio degli enti formatori che avessero anni di esperienza nella formazione e nell’applicazione dell’ABA, quindi avesse caratteristiche scientifiche Hanno creato una rete tra le scuole e i comuni ComuniSCUOLE

24 PARTECIPANTI COINVOLTI 13 INSEGNANTI e 5 EDUCATORI che hanno svolto il percorso formativo e 3 ore di condivisione del caso e hanno avuto la supervisione a scuola 19 INSEGNANTI uditori alle lezioni di formazione 18 SCUOLE nell’accordo di rete

25 Perché l’ABA a scuola La creazione di una rete: PROMOTORE DI CAMBIAMENTO (Sulzer – Azaroff & Gillat, 1990)

26 IL PROGETTO FORMATIVO 3 ore di condivisione del caso e del proprio percorso formativo per partecipante 40 ore in totale di supervisione diretta sul caso 40 ore di lezione di aula

27 La valigetta degli attrezzi dell’insegnante formato in ABA

28 Individuare gli stimoli che lo studente gradisce per promuovere comportamenti funzionali Le persone con disabilità evolutive spesso non ricevono le opportunità di effettuare delle scelte con la stessa frequenza dei coetanei (Reid,1990)

29 Per rendere un intervento efficace è indispensabile non agire solo sul comportamento ma ARRICCHIRE L’AMBIENTE (Leon, 2013)

30 Un comportamento per aumentare deve essere rinforzato (Skinner, 1938)

31 APPRENDIMENTO SENZA ERRORI: è importante utilizzare un aiuto durante il percorso di apprendimento per ridurre le probabilità di errore e la frustrazione (Mueller et al. 2007)

32 Promuovere l’apprendimento di comportamento socialmente significativi

33 CREARE UNA RELAZIONE (Pairing) (Sundberg & Partington, 1998)

34 LA VOCE DEGLI INSEGNANTI

35 Il corso è stato intenso, ha richiesto un grande lavoro di messa in discussione e tanta fatica; l'uso dei video è stato importantissimo così come i momenti di accertamento delle competenze per mettere a fuoco individualmente i vari passaggi. La supervisione sul caso è stato qualcosa di... fantascientifico!!!

36 Ho apprezzato moltissimo la professionalità e la preparazione dei docenti. Credo che la qualità del corso sia elevata. In particolare sono stata positivamente sorpresa dalla APPLICABILITA’ delle procedure. Non credevo che un approccio cognitivo-comportamentale potesse essere così coinvolgente sul piano della relazione empatica con l’allievo. Prima del corso facevo le cose con maggiore “automatismo”… adesso ho chiaro dove voglio andare

37 Gradimento.. Quanto sono migliorata nell’osservare il comportamento? 8 Quanto sono migliorata nel gestire i comportamenti problema? 8 Quanto sono migliorata nel promuovere l’apprendimento? 8 Quanto sono migliorata nel costruire la relazione? 9 Quanto sono stata soddisfatta delle supervisioni? 10


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