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PubblicatoRomano Nigro Modificato 8 anni fa
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La donna nell’antica Roma
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Obiettivi della presentazione Disciplina: Lingua e cultura latina Obiettivi: Illustrare i contenuti del progetto di approfondimento su: “La donna nella Roma antica” inserito nel modulo Elementi di cultura latina rivolto alla classe II L Metodologia operativa: raccolta di materiale (libri di testo, risorse in rete e altri contributi liberi individuati in base agli interessi degli studenti) e sintesi in Power Point ad opera dell’insegnante
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La donna nella Roma antica La donna ha poco rilevo nella società, anche se svolge un ruolo attivo nell’ambito domestico e, col passare dei secoli, ottiene una sempre maggiore emancipazione. Si sposa molto presto (verso i dodici, quattordici anni). Il matrimonio è in genere concordato dalla famiglia d’origine e viene inteso come un vincolo contrattuale o politico tra le famiglie. La formula ufficiale del matrimonio romano ne sottolinea la finalità sociale: liberum quaesundum causa (= per avere figli) → da notare anche l’etimologia del termine ‘matrimonio’ dal verbo ‘moneo’ (= ammonisco) + il dativo ‘matri’ (= a diventare madre) La donna che si sposa diventa matrona. Si può scegliere di non sposarsi e non avere figli, ma questa viene ritenuta una scelta poco dignitosa. Le donne erano catalogate come honestae (= oneste) o malae (= lett.: cattive, vergognose), era infatti frequente l’amore libero con le prostitute o le schiave.
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Honestae feminae Virgo (ragazza non sposata) Sponsa (promessa sposa) Mater familias (matrona) Vidua (vedova)
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Malae feminae Nubilis probrosa (nubile vergognosa) Uxor adultera(moglie adultera) Meretrix (prostituta)
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La matrona Alla matrona viene attribuita importanza sociale Si occupa della casa È la custode del focolare (ha la funzione di vestale della casa) Può mangiare insieme al marito Amministra il patrimonio del marito (gode della parità successoria)
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Donne e lavoro In età imperiale, alcune donne ricoprono incarichi importanti presso la cancelleria dell’imperatore. Le donne possono gestire attività commerciali (alberghi, taverne, ecc.) Le donne possono esercitare mestieri tradizionalmente femminili: nutrici, danzatrici, lavandaie, sarte. Non possono invece fare le attrici. Per questo gli attori uomini rivestono sulla scena anche parti femminili indossando maschere e parrucche. La prostituzione è considerata un’attività commerciale consentita.
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Le Vestali Sono le sacerdotesse della dea Vesta, la dea della vita. Sono le custodi del fuoco sacro, che non deve mai spegnersi. Inizialmente quattro, diventano sei e sono scelte dal Pontefice Massimo tra venti bambine dai sei ai dieci anni, di famiglia patrizia. Vestono in modo austero e fanno voto di castità, ma dopo trent’anni possono abbandonare il sacerdozio e sposarsi. Conducono una vita agiata e sono onorate e rispettate dalla gente a lungo (fino al IV sec. d.C.)
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Donne nella letteratura Sono molte le figure femminili presenti nelle opere degli autori latini. Tra le più celebri ricordiamo: Lesbia (il cui vero nome in realtà era Clodia), oggetto d’amore e di odio nel Liber di Catullo. Si veda nell’ultima slide la poesia “Oti at amo”. Didone, suicida per amore, protagonista del libro IV dell’Eneide di Virgilio. Terenzia e Tullia, rispettivamente moglie e figlia di Cicerone.
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“Odi et amo” poesia di Catullo per Lesbia Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. = Ti odio e ti amo. Perché io faccia ciò forse ti chiedi. Non lo so, ma sento che ciò avviene e mi tormento.
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