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PubblicatoGiordano Franco Modificato 8 anni fa
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Visitare i carcerati Perdonare le offese Seppellire i morti Pregare Dio per i vivi e per i morti in alcuni scritti di Don Guanella PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Anno Pastorale 2015-2016
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Visitare i carcerati
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Guanella Luigi, La Divina Provvidenza, luglio 1911, p. 59. «Dopo aver raccolto dalle vie del dolore gli uomini della povertà e della sventura per servirne e confortarne la stanca vecchiaia e dopo aver cercato di assottigliare le reclute del vizio e della rivoluzione col trasportare nei nostri asili di provvidenza i piccoli figli del disonore e dell’abbandono». Il periodo storico di don Guanella non è un periodo calmo e sereno, anzi molti sono disordini e conflitti politici e sociali che si vivono nelle città contro il regime del tempo. Molti uomini finiscono in carcere per il loro temperamento rivoluzionario e violento lasciando moglie e figli nel disagio e nell’abbandono. Potremmo leggere in questo senso l’affermazione di San Luigi Guanella.
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Guanella Luigi, Regolamento dei Servi della Carità (1905), in Scritti per le Congregazioni, Nuove Frontiere, Roma1988, p. 1237. «Gravissimo dovere ai giorni nostri è quello di venire in soccorso spirituale e corporale di quei numerosi fratelli nostri costretti a emigrare in regioni estere, dove incontrano spesso la rovina della fede con la stessa rovina corporale». Basti pensare a quanti hanno emigrato e sono andati a finire in carcere perchè hanno avuto difficoltà a trovare lavoro, casa, qualche amico che li aiutasse e si sono messi nei guai per qualche furto, per rapina o per essere diventati malavitosi.
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Perdonare le offese
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Guanella Luigi, In tempo sacro. Fervorini per ogni giorno della Quaresima (1884), in Scritti per l’Anno liturgico, Nuove Frontiere, Roma 1992, pp. 863-864. «Tu hai un compagno un dipendente. Questi viene umiliato dal superiore eppur sopporta con pace. Ciò è buon segno di virtù. Lo stesso viene umiliato dai torti di un suo pari e tollera con eguale tranquillità. Questo è miglior virtù. Ovvero riceve improperii da persona a sé inferiore e ancor questo lo porta con ilarità d’animo. Ciò finalmente è segno manifesto di virtù eccellente. Tu qual grado di umiltà possiedi? Procura di essere umilissimo per essere virtuosissimo». Può sembrare esagerato quello che propone don Guanella, possiamo anche leggervi l’opera di misericordia perdonare le offese. In fin dei conti chi di noi può sopportare tutte quelle umiliazioni rimanendo zitto senza sentirsi offeso?
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Guanella Luigi, O Padre! O Madre! – Primo corso di fervorini nelle feste del Signore e della beata Vergine (1884), in Scritti per l’Anno liturgico, Nuove Frontiere, Roma 1992, pp. 7-8. «Gesù sulla Croce pregò per i suoi crocefissori, e ottenne che un ladrone si mutasse in un momento da peccatore ostinato in santo fervido. Stefano pregò similmente, e ottenne che fra gli altri Saulo persecutore acerrimo si convertisse in Paolo apostolo. Quale guadagno! Stefano imitò l’esempio di Gesù. Come il divin Salvatore perdona agli uomini i loro falli, così Stefano perdonò ai suoi carnefici. Questo piacque a Dio più che l’offerta che Stefano fece di tutto il suo sangue». Perdonare come ha fatto Gesù, perdonare come ha fatto il Diacono Stefano, perdonare come certamente ha fatto don Guanella è esperienza che ogni cristiano che vuole imitare Gesù, Santo Stefano e San Luigi Guanella.
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Seppellire i morti
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Guanella Luigi, Sulla tomba dei morti (1883), in Scritti per l’Anno liturgico, Nuove Frontiere, Roma 1992, pp. 1313. «E chiamati i più fervidi tra i fratelli, istituirono una congregazione che si chiama dei Religiosi di san Michele. Passeggiano nelle tombe dei cari defunti nelle ore del dì o della notte. Aspergono con acqua lustrale quelle fosse, le bagnano con le lagrime proprie e poi emettono in alto gemiti di pietà». Ai tempi di don Guanella esistevano tante Congreghe che accompagnavano i propri congregati fino alla morte, provvedendo anche alla loro sepoltura. Una di queste è la Congrega dei religiosi di San Michele che faceva tutte quelle pratiche elencate da don Guanella.
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Guanella Luigi, Sulla tomba dei morti (1883), in Scritti per l’Anno liturgico, Nuove Frontiere, Roma 1992, pp. 1324. «La croce sul Calvario fu oggetto di duolo e di pietà profonda. La croce sulla tomba dei cari defunti è come una immagine di pietà che grida compassione in pro delle anime dei cari nostri fratelli». Ai tempi di don Guanella era frequente mettere sulle tombe il segno della croce, era segno della partecipazione alle sofferente di Cristo e alla sua morte.
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Pregare Dio per i vivi e per i morti
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Guanella Luigi, Andiamo al Padre. Inviti famigliari a ben recitare l’orazione del Pater Noster(1880), in Scritti morali e catechetici, Nuove Frontiere, Roma 1999, p.124. «Tu ogni qualvolta preghi Dio, devi volgere il guardo a Gesù e supplicarlo che ti accompagni al Padre. Tu quando ti appoggi alla destra di Gesù, salirai veloce e pervenuto a vista dello Altissimo sarai con giubilo ricevuto dall’Eterno. Allora con la confidenza di figliuol diletto potrai parlare a Dio e ottenere quanto è bene per l’anima tua, otterrai tutti quei divini aiuti che sono necessari a ricondurre all’Eterno ancora i fratelli erranti». Per don Guanella la preghiera per i fratelli erranti (lontani dalla fede) era una necessità. Fra le tante pratiche quella della preghiera per i vivi era una delle più importanti.
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Guanella Luigi, Sulla tomba dei morti (1883), in Scritti per l’Anno liturgico, Nuove Frontiere, Roma 1992, pp. 1324. «Quanta pietà nei cristiani! Sono divenuti il popolo del Signore ed essi supplicano con gemito di preghiera, con oblazione di sacrificio il giorno primo del passaggio dei loro cari. Gemono e supplicano egualmente il giorno terzo e il giorno settimo e il giorno trentesimo. Ed al ricorrere del giorno versario in ogni anno vengono a gemere con affetto pio e così seguono sino alla fine. Santa religione del mio Dio, come sei vera nella tua massima, come sei cara nella pratica tua!». Troviamo in questo scritto di don Guanella evidenziati, come giorno di preghiera per i cari defunti, il giorno del funerale, il terzo e il settimo giorno, il trigesimo e l’anniversario. Momenti che ancora oggi, anche se con modalità diverse, vengono ancora celebrati.
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Molti uomini, nel momento storico di San Luigi Guanella, finiscono in carcere per il loro temperamento rivoluzionario e violento lasciando moglie e figli nel disagio e nell’abbandono. Il Santo invita più a pregare per queste persone anziché giudicarle, avendo un pensiero per la famiglia che veniva lasciata nel disagio e nell’abbandono. S tendenzialmente sono uno/a che giudica i carcerati o prega per loro e per le loro famiglie?
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Può sembrare esagerato quello che propone don Guanella, quando parla dell’opera di misericordia perdonare le offese. In fin dei conti quanti di noi possono sopportare tante offese e umiliazioni rimanendo zitto senza sentirsi offesi. Sai perdonare le offese ricevute? Come guanelliano/a ti senti in sintonia con ciò che don Guanella propone?
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Ai tempi di don Guanella esistevano tante Congreghe che accompagnavano i propri congregati fino alla morte, provvedendo anche alla loro sepoltura. Una di queste è la Congrega dei religiosi di San Michele che faceva tutte quelle pratiche elencate da don Guanella. Cosa pensi tu della pratica di seppellire i morti?
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Per don Guanella la preghiera per i fratelli erranti (lontani dalla fede) era una necessità. Fra le tante pratiche quella della preghiera per i vivi era una delle più importanti. Preghi per chi si è allontanato dalla fede? E per i tuoi fratelli con cui condividi il tuo cammino di vita cristiana?
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Per don Guanella pregare per i propri defunti è opera di misericordia viva e continua? Preghi per i tuoi defunti?
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