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PubblicatoAgostina Donati Modificato 7 anni fa
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I nativi americani Gli indiani o pellerossa, i primi colonizzatori del Nord America oggi vengono chiamati "nativi americani". La loro storia con l'uomo bianco comincia nel 1610 con lo sbarco dei coloni inglesi sulle coste della Virginia. All’arrivo dell'uomo bianco l’America del Nord è popolata da tre milioni di indiani: nelle foreste del Nord Est ci sono i Moicani e gli Irochesi, nelle praterie del Nord i Sioux e i Cheyenne, nelle pianure del Sud gli Apache e i Navajo. L’epopea del west si chiude con la resa dell’ultimo indiano ribelle, Geronimo che nel 1886 viene mandato in prigione in Florida mentre i suoi Apache vengono spediti in Oklahoma, il deposito dei popoli indiani. Oramai tutte le tribù sono confinate nelle riserve, gli indiani, ovvero i nativi americani, sono ridotti a 250mila persone. Neppure la sfilata a cavallo di Geronimo, diventato una leggenda, durante la parata inaugurale del Presidente Theodore Roosevelt, servirà a comprendere il dramma vissuto dai nativi americani. Sarà solo con la controcultura della “beat generation” degli anni ’50 e soprattutto con il “flower power” degli anni ’60 che si avrà una totale revisione della storia e della cultura dei nativi, revisione che produrrà film “anti western” come “Soldato blu”, “Il piccolo grande uomo” e più tardi “Balla coi lupi”.
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Alimentazione dei nativi americani
L'alimentazione è sempre stata occasione di amichevole intrattenimento oltre che di ritrovo familiare o conoscenza per accordi di vario tipo, tra cui anche le decisioni legate all'entrata in guerra di una tribù o di un villaggio, per questo ho deciso di inserire uno scritto un po’ più particolareggiato anche inserendo alcune delle ricette originali dei nativi americani così da darne una descrizione maggiormente ragionevole e precisa specie a chi ha asserito negli scorsi anni che gli indiani americani erano pressoché vegetariani cosa non vera ma avevano bensì una alimentazione varia e molto ricca di carne o pesce a seconda che si trattasse di tribù indiane situate lungo la costa o nell'entroterra. Le tribù indiane americane del nord preparavano pietanze particolari due delle quali non le conosciamo come l'alce bollito e la carne di cane che venivano serviti su vassoi fatti di corteccia che venivano gettati a fine pasto, l'antesignano dei piatti usa e getta di oggi solo più ecologici. Le tribù native della costa orientale mangiavano cose che anche oggi vengono definite ghiottonerie come aragoste, frutti di mare oltre a vari altri crostacei che venivano cotti a vapore o arrostiti grazie a rudimentali forni costruiti sotto la sabbia e che venivano rivestiti con pietre incandescenti. Ancora oggi nel New England questo tipo di cottura viene usato specie d'estate per cucinare frutti di mare da club locali.
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1. Le donne nelle tribù indiane
Le donne nella cultura degli Indiani d’America In quasi tutte le tribù native americane, le donne erano il motore economico della tribù e garantivano il buon andamento della vita quotidiana. In alcune tribù come gli Apache la famiglia era matriarcale. I loro compiti erano innumerevoli: scuoiavano animali, affumicavano la carne, confezionavano tutti gli indumenti, anche i mocassini, erano espertissime conciatrici di pelli: riuscivano a renderla morbida come un tessuto (una donna riusciva a conciare 4 pelli di montone all’anno), e poi raccoglievano la frutta, pestavano il mais e il miglio, cucinavano, montavano e smontavano le tende, e, naturalmente, accudivano i figli.
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2. Le donne nelle tribù indiane
Le donne indiane avevano molta cura dei loro piccoli e non si limitavano ad assicurare loro la sopravvivenza: facevano di tutto per rendere la vita bella e piacevole. Per quanto riguarda i piccoli del il popolo delle Pianure, probabilmente nessuna infanzia è stata più felice : non c’erano bambini più coccolati, viziati, protetti e liberi. Senza scuola, senza orari, senza disciplina convenzionale.. i bambini attraverso il gioco apprendevano le arti, la tecnica, le tradizioni, la cultura collettiva. Ed erano tutte le donne della tribù a prendersi cura del bambino, fino alla sua adolescenza. Le donne erano anche quelle che massaggiavano i bambini più volte al giorno soprattutto nei gelidi inverni delle pianure, erano quelle che per riparare i piccoli dal gelo, usavano il grasso di bisonte, e che pensavano a raccogliere il muschio fresco e assorbente che fungeva da pannolino per i più piccoli.
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“….tutto è sacro, dal ramo dell’albero, al sasso, all’acqua, la Terra e ciò che in essa vive….
Questo è uno dei concetti alla base della spiritualità dei Nativi Americani. Da qui si parte per comprendere che tutto intorno a noi, tutto ciò che la Natura ci offre, sono dei doni che ci sono stati messi a disposizione e con i quali dobbiamo interagire con grande rispetto. Tutti gli elementi della Natura ci parlano, ma noi Esseri umani, non ascoltiamo, dimenticando spesso che siamo solo ospiti:
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…se ti siedi su un Sasso sentirai il suo cuore che batte
…se ti siedi su un Sasso sentirai il suo cuore che batte. La pietra vive, la pietra parla, ascolta la pietra….” I Nativi d’America considerano tutto ciò che è in natura con reale potere: le pietre, ad esempio, non sono oggetti inanimati, ma pulsanti di vita e di magico potere.
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Deserto anima della musica indiani d‘America
Nella tradizione degli indiani d'America la musica possiede particolari poteri soprannaturali, una canzone sacra può portare le preghiere al mondo degli spiriti, curare malattie, influenzare il tempo e gli eventi. Nelle parole di un santo uomo Lakota di nome Red Weasel c'è una asserzione di queste convinzioni: "Posso pregare con la mia bocca e la preghiera sarà sentita, ma se la canterò sarà ascoltata prima da Wakan Tanka."
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POESIE POESIA INDIANA Tieni stretto ciò che è buono,
Tieni stretto ciò che è buono, anche se è un pugno di terra. Tieni stretto ciò in cui credi, anche se è un albero solitario. Tieni stretto ciò che devi fare, anche se è molto lontano da qui. Tieni stretta la vita, anche se è più facile lasciarsi andare. Tieni stretta la mia mano, anche quando mi sono allontanato da te.
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TATANGA MANI Sai che gli alberi parlano? Si parlano. Parlano l'un con l'altro, e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altri voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito.
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Canto degli indiani NAVAJO Non piangere sulla mia tomba: non sono qui
Canto degli indiani NAVAJO Non piangere sulla mia tomba: non sono qui. Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano. Sono lo scintillìo del diamante sulla neve. Sono il sole che brilla sul grano maturo. Sono la pioggia lieve d’autunno. Sono il rapido fruscìo degli uccelli che volano in cerchio. Sono la tenera stella che brilla nella notte. Non piangere sulla mia tomba: io non sono lì.
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Il significato dei nomi degli Indiani d‘America
Nella cultura degli Indiani il nome viene scelto in base al proprio spirito e spesso cambia più di una volta nel corso della vita. Generalmente il primo nome era scelto dal padre ma molto spesso era anche scelto dal capo tribù e si basava sugli eventi legati alla nascita. Il grande spirito aveva una grande importanza per gli indiani nativi e qualsiasi manifestazione della natura poteva incidere nella scelta del nome e del suo significato. Per esempio una particolare nuvola (rossa durante un temporale o tramonto) presente alla nascita del bambino poteva dare il significato di NUVOLA ROSSA. Allo stesso modo se durante la vita avveniva un evento importante e una situazione particolare il capo tribù e a volte lo sciamano potevano cambiare il nome indiano dando un significato più appropriato.
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L’acchiappasogni Vederlo lì appeso che dondola al vento è qualcosa di davvero suggestivo, ma qual è il reale significato dell’acchiappasogni? In realtà le sue origini risalgono a molto tempo fa, infatti, è accostato all’epoca in cui vissero gli indigeni che vivevano nell’America Settentrionale e, più precisamente, ai Cheyenne ed ai Lakota che lo consideravano un oggetto sacro. Questi popoli indiani posizionavano gli acchiappasogni fuori dalle loro tende per far capire ai passanti la professione di chi risiedeva in quella precisa tenda, difatti, ogni acchiappasogni di differenziava dagli altri per l’intreccio o il numero dei fili, il tipo e la quantità delle piume, la disposizione ed il tipo di perline. Col passare degli anni, però, il commercio ha permesso la sua diffusione in Occidente dove i popoli hanno mal interpretato il senso di questo bellissimo oggetto, tanto è vero che veniva considerato un oggetto in grado di allontanare i cattivi sogni. All’acchiappasogni era collegato un simbolo: il ragno, grande tessitore di tele, che riprende il percorso di fili all’interno del cerchio. Secondo gli Indiani, difatti, il ragno tesse la tela che permette a Dei e uomini di salire e scendere dal cielo proprio per mezzo dei fili che compongono la ragnatela.
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Tatuaggi Maori Martina Rea 3AS
I tattoo maori, come vi abbiamo anticipato, segnano il passaggio dall’infanzia all’età adulta, ovvero quel momento in cui un essere umano comincia ad essere considerato dai membri della comunità in cui vive un adulto a tutti gli effetti. Un rito di passaggio dunque, che viene suggellato con l’inizio di un tatuaggio, generalmente sulla faccia. Si, l’inizio di un tatuaggio, perché i tatuaggi Maori cominciano subito dopo l’adolescenza e vengono allargati e ritoccati per segnare importanti eventi della vita di ognuno. In altre parole un tatuaggio Maori non è mai finito. Inizia da giovani e continua fino all’ultimo dei giorni di un guerriero maori. Martina Rea 3AS
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