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CIRCUITI INDIRETTI Corso di Economia delle Istituzioni Finanziarie

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Presentazione sul tema: "CIRCUITI INDIRETTI Corso di Economia delle Istituzioni Finanziarie"— Transcript della presentazione:

1 CIRCUITI INDIRETTI Corso di Economia delle Istituzioni Finanziarie
Docente: Luca Riccetti CIRCUITI INDIRETTI

2 Intermediazione mobiliare e creditizia

3 Modalità per lo scambio di fondi
Il trasferimento di fondi da unità in surplus a unità in deficit può avvenire attraverso 3 modalità: Scambio diretto autonomo: prenditore e datore di fondi scambiano direttamente le risorse, senza necessità di un intermediario se non per ragioni meramente tecniche (ad es. broker). Scambio diretto assistito: prenditore e datore di fondi scambiano direttamente le risorse, ma senza l’intervento (non meramente tecnico) dell’intermediario questo scambio non si avrebbe. L’intermediario ricerca e seleziona le controparti (ad es. aiuta il collocamento dell’emittente o gestisce il patrimonio dell’investitore, come una SGR che gestisce un fondo comune). Scambio indiretto o intermediato: l’intermediario interpone il proprio stato patrimoniale, facendo da scambista intermedio; cioè è debito del datore di fondi e creditore del prenditore. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

4 Intermediazione mobiliare e creditizia
Nello scambio diretto assistito l’intermediario agisce in nome e per conto del cliente e quindi i contratti sono in capo ai clienti stessi. Nelle due tipologie di scambio diretto il circuito è di mercato e gli strumenti sono valori mobiliari  queste due tipologie si dicono di intermediazione mobiliare. Nello scambio intermediato, invece, gli strumenti emessi dagli intermediari sono solitamente non trasferibili (se non mediante cessione del credito/cartolarizzazione), ma questo li rende maggiormente personalizzabili per le preferenze degli scambisti. Questa terza tipologia si dice di intermediazione creditizia. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

5 Perché esistono gli intermediari?
Se il mercato finanziario fosse perfetto, non vi sarebbe ragione d’esistere per gli intermediari. Invece, se vi sono fattori che impediscono lo scambio diretto  rimarranno investitori e prenditori insoddisfatti. Nella realtà, una quota rilevante degli scambi si attua con l’intervento degli intermediari. Occorre quindi analizzare quali sono le imperfezioni del mercato che rendono possibile l’esistenza degli intermediari, cioè che fanno sì che questi possano produrre utilità/valore. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

6 Imperfezioni del mercato finanziario

7 Caratteri dello scambio finanziario: durata e incertezza.
Il passaggio delle risorse per un periodo di tempo dal datore al prenditore di fondi è fatto da varie prestazioni monetarie di segno opposto distanziate nel tempo. Il passaggio temporale produce un diverso grado di incertezza: la prestazione del datore di fondi è certa, mentre quella del prenditore è aleatoria per due ordini di motivi: interni al contratto (ad es. bond a tasso variabile o azione); esterni al contratto (rischio di credito). Una serie di fattori può ridurre l’incertezza per il datore di fondi: completezza dell’informazione previsionale (ex-ante); tecnica di contrattualizzazione (ex-ante); monitoraggio (ex-post) del comportamento del prenditore; tutela giuridico-legale del finanziatore (ex-post). Analizziamo nel dettaglio i fattori di imperfezione del mercato che limitano o impediscono lo scambio diretto. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

8 Fattori di imperfezione del mercato
Possiamo distinguere quattro fattori: Asimmetria informativa e comportamento opportunistico (moral hazard) Divergenze delle preferenze degli scambisti Razionalità limitata Costi di transazione Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

9 Asimmetria informativa e moral hazard
Il datore di fondi può disporre di informazioni incomplete per valutare i rischi dei potenziali prenditori e dei loro progetti di investimento. Il prenditore potrebbe: non essere affidabile, ma il datore potrebbe non avere le informazioni per valutare il rischio ex-ante  asimmetria informativa  selezione avversa. Attuare comportamenti opportunistici ex-post (ad es. usare il finanziamento per scopi diversi). In questo caso il contratto può essere strutturato in modo da prevedere ad es. la risoluzione, ma anche il monitoraggio ex-post presuppone informazione. Se il datore non è sicuro dell’affidabilità o ha aspettative di comportamenti opportunistici non controllabili, allora si astiene dallo scambio. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

10 Divergenza delle preferenze
Il prenditore di fondi vorrebbe poter finanziarie anche progetti ad alto rischio e/o ottenere fondi a lunga scadenza. Il datore di fondi solitamente non vuole assumere rischi elevati e preferisce conferire fondi per un breve periodo. Vi è quindi divergenza di preferenze legata alla differente: propensione al rischio propensione alla liquidità Questo porta ad un: eccesso di domanda di risorse ad alto rischio e/o a lunga scadenza eccesso di offerta di risorse per investimenti a basso rischio e/o a breve scadenza Quindi alcuni scambi non avranno luogo per la divergenza delle preferenze. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

11 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Razionalità limitata Abbiamo ipotizzato che alla base degli scambi ci siano scambisti perfettamente razionali che ottimizzano le proprie decisioni. Questo implica che le scelte utilizzino modelli complessi, che considerino numerose variabili (esogene ed endogene). Nella realtà gli individui sono dotati di intelligenza, professionalità e capacità di modellizzazione limitate  utilizzano modelli decisionali incompleti e semplificati, e criteri approssimativi  razionalità limitata. La razionalità limitata interagisce con l’informazione limitata: anche se il soggetto fosse perfettamente razionale, in presenza di informazione limitata le sue scelte non potrebbero essere ottimali; un soggetto con razionalità limitata non è in grado di utilizzare tutte le informazioni disponibili, che risultano eccessive rispetto alle sue capacità decisionali. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

12 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Costi di transazione Sono l’insieme degli oneri sostenuti per effettuare e gestire lo scambio. La presenza di incertezza, informazione limitata e razionalità limitata implicano costi di transazione per: la ricerca delle opportunità di scambio; l’acquisizione delle informazioni; la valutazione e la selezione delle controparti potenziali; la valutazione dei rischi di mercato (tasso, cambio, inflazione…); l’esecuzione dello scambio  modalità tecnico-contrattuali; la gestione dello scambio fra la stipula e la scadenza (operazioni intermedie, controlli, eventuale ricontrattazione e risoluzione…). Il volume della transazione e la frequenza degli scambi influiscono sul costo unitario dello scambio. Costi di transazione troppo elevati possono determinare un aumento del costo netto / riduzione del rendimento netto che portano alla non convenienza dello scambio. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

13 Evoluzione dei mercati

14 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Crescita dei mercati Nonostante tutte le cause di imperfezione dei mercati elencate, che fanno sì che i mercati finanziari siano incompleti e imperfetti, nei Paesi più progrediti i sistemi finanziari si stanno spostando sempre più dai circuiti di intermediazione creditizia a quelli mobiliari (scambio diretto), con un aumento sia del valore assoluto di questi che del valore in rapporto alla totalità degli scambi finanziari. Il motivo è che i mercati stanno diventando più efficienti  riducono i citati fattori di imperfezione. Vediamo come. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

15 Organizzazione del mercato
L’organizzazione del mercato serve per ridurre l’asimmetria informativa. Nei mercati regolamentati vengono imposte stringenti normative per: l’ammissione la disclosure (trasparenza) informativa  sulla quantità e sulla qualità dell’informazione da diffondere (ad es. obblighi di certificazione dei bilanci). In aggiunta, la presenza di organizzazioni dedicate alla produzione di informazione (agenzie di rating e servizi di analisi finanziaria) servono ad attenuare ulteriormente l’asimmetria informativa. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

16 Norme comportamentali e buona reputazione
Due fattori possono limitare il problema del moral hazard: La regolamentazione definisce norme comportamentali in base a standard deontologici che limitano le discrezionalità degli operatori: le normative sull’insider trading, sulla separazione di attività conflittuali (ad es. la «chinese wall» tra consulenza e brokeraggio) …  si cerca di ridurre i conflitti di interesse (cioè ottenere vantaggi privati a danno di tutti: market abuse). La maggiore informazione (slide precedente) dovrebbe già ridurre le opportunità di comportamenti opportunistici. La logica fiduciaria porta all’autolimitazione di comportamenti opportunistici: relazioni continuative e durature (ad es. impresa che periodicamente emette passività) necessitano di una buona reputazione, che funge da segnale positivo per gli investitori. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

17 Diversificazione degli strumenti finanziari
Per far fronte al problema della divergenza delle preferenze vi è stata un’ampia diversificazione degli strumenti finanziari. In particolare, per quanto riguarda la divergenza nella propensione al rischio l’innovazione finanziaria ha portato a: strumenti che graduano variamente i profili di rendimento/rischio; derivati che consentono di coprire i rischi. Per quanto riguarda la divergenza nella preferenza per la liquidità l’innovazione finanziaria ha portato a strumenti che hanno sviluppato i caratteri di standardizzazione e trasferibilità in modo da favorire la liquidità dei titoli. Inoltre, la liquidità dei titoli è favorita dal miglioramento dell’efficienza dei mercati mobiliari secondari. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

18 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Miglior efficienza Il miglioramento dell’efficienza dei mercati ha ridotto i costi di transazione. L’efficienza è aumentata grazie a: accentramento delle negoziazioni; miglioramento tecnologico; aumento dell’informazione pubblica; aumento dell’informazione privata acquistabile a costi accessibili. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

19 Imperfezioni irrisolte
Il mercato diretto si è notevolmente perfezionato, ma le imperfezioni citate non sono del tutto scomparse (e alcune probabilmente non scompariranno mai): permangono asimmetrie informative rafforzate dalla possibilità di comportamenti opportunistici e permane il problema della razionalità limitata Inoltre, la stessa evoluzione del mercato (globalizzazione e innovazione) aumenta il problema delle asimmetrie informative e della razionalità limitata: gli investitori sono costretti ad acquisire informazioni e apprendere. Questo fa sì che vi sia un forte sviluppo dello scambio diretto assistito, dove gli intermediari (con la loro professionalità nell’agire sul mercato) forniscono servizi di accesso al mercato mobiliare, minimizzando i «costi di partecipazione» agli scambi. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

20 Intermediari finanziari

21 Asimmetria informativa/razionalità limitata
L’intermediario raccoglie, seleziona ed elabora le informazioni sui prenditori di fondi, come input fondamentale delle proprie decisioni  l’informazione è la risorsa produttiva degli intermediari. Interponendo il proprio stato patrimoniale, l’intermediario creditizio si assume i rischi, ma li controlla mediante l’informazione elaborata. Dal lato del passivo la banca emette titoli caratterizzati da un livello di rischio molto inferiore  si minimizza il fabbisogno informativo dei datori di fondi. Questo rende irrilevanti lo svantaggio informativo e la razionalità limitata dei datori di fondi. Anche negli scambi diretti assistiti, quando l’intermediario mobiliare assume decisioni di investimento per conto della clientela, la sua funzione è di correggere l’asimmetria informativa e la razionalità limitata. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

22 Divergenza delle preferenze di rischio
Gli intermediari hanno le competenze per valutare e selezionare i prenditori di fondi, sfruttando il vantaggio informativo. Inoltre l’intermediario gestisce un portafoglio di attività: risk pooling  riesce ad abbassare il profilo di rischio (meno della media ponderata dei rischi dei singoli investimenti)  migliora il profilo di rischio/rendimento. Questi due profili valgono sia per gli intermediari creditizi che per quelli mobiliari. Gli intermediari creditizi, inoltre, possiedono anche un capitale proprio per far fronte alle eventuali perdite  le passività degli intermediari creditizi sono a minor rischio rispetto alle loro attività. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

23 Divergenza delle preferenze di liquidità
Gli intermediari creditizi svolgono la funzione fondamentale di trasformazione delle scadenze. L’intermediario infatti negozia crediti e debiti con scadenze diverse, dove la durata dei crediti è mediamente superiore. La capacità di trasformare le scadenze deriva dal fatto che l’intermediario negozia con continuità molti contratti di credito e debito ed è in grado di mantenere un equilibrio fra le dinamiche di rinnovo delle attività e delle passività. La trasformazione delle scadenze, insieme alla riduzione del rischio, fa sì che l’intermediario creditizio produca passività più liquide delle attività  funzione di produzione di liquidità (fino a produrre passività come i depositi in conto corrente che hanno funzione monetaria). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

24 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Costi di transazione L’intermediario, con la sua efficienza operativa, riduce i costi di transazione. Il reddito degli intermediari rappresenta il costo dell’intermediazione per il sistema economico: tale costo, rapportato al volume intermediato, è basso. I costi che i clienti dovrebbero sostenere per realizzare lo stesso volume di transazioni sarebbero molto superiori. I fattori che rendono basso e decrescente nel tempo questo costo sono: utilizzo di tecnologie avanzate e progresso tecnologico; miglioramento organizzativo; economie di scala; pressione concorrenziale. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

25 Intermediari e mercati: concorrenza e complementarietà

26 Orientamento al mercato vs agli intermediari
I sistemi finanziari possono essere: orientati al mercato: prevalenza dei circuiti di scambio diretti; orientati agli intermediari: prevalenza dei circuiti di scambio intermediati. La diversità di orientamento nei vari Paesi è dovuta a: livelli diversi di efficienza/imperfezione dei mercati; fattori storici (sistemi anglosassoni orientati al mercato vs sistemi dell’Europa continentale orientati agli intermediari). Per la «misurazione» dell’orientamento si può utilizzare il rapporto (già visto) tra attività e passività emesse dagli intermediari diviso il totale delle attività finanziarie in essere. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

27 Concorrenza e complementarietà
Recentemente è cresciuto l’orientamento al mercato anche dei sistemi centrati sugli intermediari: aumento dei titoli mobiliari nei portafogli delle famiglie; riduzione del credito bancario nelle passività delle imprese. Questo è legato al già visto perfezionamento dei mercati, che li rende più efficienti, sviluppando capacità di produrre informazioni, creando liquidità, riducendo i costi di transazione.  gli intermediari perdono spazi, in base ad una relazione di concorrenza con i mercati. Gli intermediari contribuiscono allo sviluppo degli scambi nei mercati mobiliari, i quali offrono opportunità di servizi agli intermediari, grazie alla relazione di complementarietà tra mercati e intermediari. Lo scambio diretto autonomo e lo scambio intermediato rispondono maggiormente ad una relazione di concorrenza. Lo scambio diretto assistito sfrutta la complementarietà. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

28 Intermediari mobiliari e mercati
Lo sviluppo degli scambi diretti favorisce la crescita delle funzioni dell’intermediazione mobiliare (scambio assistito). Ricordiamo che l’intermediario mobiliare assiste le imprese che emettono strumenti mobiliari (generazione e ricerca delle controparti) e utilizza questi strumenti per comporre portafogli di investimento per la clientela. Gli intermediari mobiliari crescono col mercato anche perché i processi di globalizzazione, innovazione e progresso tecnologico ampliano la complessità dei mercati e quindi rigenerano fattori di imperfezione (maggior informazione necessaria, maggior ostacolo dalla razionalità limitata)  richiedono la presenza degli intermediari mobiliari. La relazione di complementarietà è molto forte. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

29 Intermediari creditizi e mercati: concorrenza
Lo sviluppo degli scambi diretti produce una disintermediazione (riduzione del volume degli scambi finanziati) per gli intermediari creditizi. Prevale la relazione di concorrenza tra intermediari creditizi e mercati. Questo porta a: aumento della concorrenza tra intermediari creditizi  contrazione del margine di interesse unitario (interessi attivi – interessi passivi); aumento del rischio, perché le imprese migliori accedono più facilmente ai finanziamenti di mercato (disintermediazione dell’attivo); riduzione dei fondi a disposizione, perché le famiglie più ricche cercano investimenti alternativi ai depositi bancari (disintermediazione del passivo). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

30 Intermediari creditizi e mercati: complementarietà
D’altro canto, mentre prima venivano utilizzati solo strumenti non trasferibili, oggi anche gli intermediari creditizi possono sfruttare relazioni di complementarietà con i mercati per il loro funding: «mercatizzazione» dell’attivo: l’intermediario creditizio si finanzia cartolarizzando prestiti (con conseguente offerta di «asset backed securities» nei mercati); «mercatizzazione» del passivo: l’intermediario creditizio si finanzia in misura crescente con emissione di obbligazioni. Inoltre le riforme dei sistemi bancari (in Italia il TUB, 1994) hanno consentito agli intermediari creditizi di «despecializzarsi» entrando nell’intermediazione mobiliare  il margine da commissioni, caratteristico dell’intermediazione mobiliare ha integrato il margine di interesse calante. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

31 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Cartolarizzazione La sostituzione dei depositi con le obbligazioni ha avuto una efficacia limitata nell’acquisizione di nuove risorse perché entrambi gli strumenti sono focalizzati sulla stessa clientela. La cartolarizzazione, invece, ha generato nuova liquidità perché ha raccolto fondi da clientela istituzionale (investitori tipici del mercato) diversa dalla clientela depositante, perché con preferenze di rendimento/rischio diverse. La professionalità della banca nella selezione della clientela finanziata è rimasta, ma gli asset vengono detenuti da terzi: dal modello originate-to-hold all’originate-to-distribute. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

32 Cartolarizzazione: rendimento
Rendimenti: Ricavi dall’attività di origination: commissioni dalla clientela per la «produzione» dei finanziamenti. Plusvalenze dalla differenza tra prezzo di cessione del prestito e valore nominale. Commissioni da servicing e monitoring, solitamente delegate dalla SPV alla stessa banca originante. Tutti questi guadagni sono moltiplicati dall’espansione dei volumi dovuta alla cartolarizzazione stessa. Si crea, inoltre, una «filiera» di intermediazione: la banca originator collabora con altri soggetti per: strutturare la cartolarizzazione (investment bank, consulenti…); asseverare la qualità delle tranches delle ABS (agenzie di rating); migliorare il rischio ad es. con garanzie (assicurazioni e investment bank); ampliare la distribuzione (investitori istituzionali). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

33 Cartolarizzazione: rischi
La banca originator trasferisce i rischi di credito e di liquidità allo SPV se non mantiene alcuna obbligazione. Ciò solitamente non accade perché: l’originator solitamente acquista dalla SPV la tranche junior (o equity), sprovvista di rating o con rating non investment grade  mantiene la componente più rischiosa; in alternativa o assieme al punto precedente, l’originator può impegnarsi formalmente a riacquistare dallo SPV i crediti se questi si deteriorano oltre certi parametri; l’originator assume l’impegno di fornire liquidità tramite linee di credito allo SPV nel caso le scadenze delle ABS fossero più brevi rispetto a quelle del portafoglio crediti. I primi due punti mantengono il rischio di credito in capo all’originator, mentre il terzo mantiene il rischio di liquidità in capo all’originator. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

34 Criteri di classificazione delle attività

35 Criteri di classificazione delle attività degli intermediari
La realtà presenta una grande varietà di «attività» svolte dagli intermediari finanziari, in continua evoluzione, difficilmente classificabili. Utilizziamo 4 chiavi interpretative per segmentare le attività degli intermediari: per funzione d’uso degli strumenti finanziari utilizzati; per destinatari; per esistenza ed estensione della delega conferita dal cliente; per tipi di strumenti. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

36 Classificazione per funzione degli strumenti

37 Classificazione per funzioni degli strumenti
Data l’ampia gamma di bisogni che gli intermediari finanziari coprono, utilizziamo il criterio delle funzioni degli strumenti finanziari per classificare le attività degli intermediari: Strumenti per i pagamenti Strumenti per gli investimenti Strumenti per il finanziamento Strumenti per la gestione dei rischi Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

38 Strumenti per i pagamenti
Sono gli strumenti destinati a soddisfare il bisogno di trasferimento di potere d’acquisto nello spazio: ordini di pagamento: assegni, bonifici, carte di credito/debito…; ordini di incasso; servizi di cash management (come l’erogazione di contante dalle automated teller machines – ATM). Lo strumento del sistema dei pagamenti bancari è la moneta «scritturale» (scritture contabili per regolare debiti/crediti). Questa presuppone l’esistenza di relazioni contabili tra i soggetti e il sistema bancario e fra le banche tra di loro (che trasferiscono fisicamente i saldi residuali della moneta legale dopo il «clearing», cioè la compensazione delle posizioni). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

39 Strumenti per i pagamenti
Questa attività si svolge su mandato dei soggetti ordinanti e su questi ha effetto economico-giuridico. L’efficienza del sistema dei pagamenti bancari dipende da: sistematicità delle relazioni contabili tra le banche; convenzioni interbancarie; sistemi giuridici; tecniche e tecnologie impiegate. Considerando la globalizzazione dei mercati, questa attività si svolge in stretta integrazione col mercato dei cambi, per trasferimenti monetari in valute diverse. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

40 Strumenti per gli investimenti
Sono gli strumenti destinati a soddisfare il bisogno di trasferimento di potere d’acquisto in futuro: passività nominali (il contratto definisce il valore alla scadenza o la modalità di calcolo di questo valore) prodotte da intermediari: depositi, obbligazioni…; passività di mercato (valore futuro incerto) prodotte da intermediari: quote di fondi comuni di investimento e azioni di SICAV; servizi di gestione patrimoniale individuale: il cliente individuale dà mandato all’intermediario di gestire il patrimonio in nome e per conto suo, secondo criteri definiti nel contratto; Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

41 Strumenti per gli investimenti
servizi di negoziazione di valori mobiliari su ordine del cliente: le attività scambiate non sono passività dell’intermediario che esegue lo scambio, il quale può essere broker (ricerca la controparte) o dealer (fa da controparte); polizze assicurative prodotte da imprese di assicurazione: a fronte di uno o più premi, l’assicurazione si obbliga ad effettuare una prestazione (retrocedere parte dei rendimenti ottenuti con un minimo garantito, di solito come rendita vitalizia e quindi col rischio attuariale di longevità). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

42 Strumenti per il finanziamento
Sono gli strumenti destinati a soddisfare il bisogno di anticipare nel tempo potere d’acquisto: prestiti di moneta e titoli (con diverse forme tecniche-contrattuali su scadenze, rimborso, interessi, garanzie…); prestiti di firma: avallo, accettazione, fideiussione, lettera di credito  la banca garantisce le obbligazioni che il suo cliente (affidato) assume verso terzi; crediti «speciali»: leasing e factoring, cui si associano servizi di gestione dei crediti commerciali; prestiti al consumo: prestiti personali (a persone fisiche, senza vincolo di destinazione), credito al consumo in senso proprio o finalizzato (erogato all’acquisto di un bene tramite il venditore convenzionato), margine di fido o dilazione di pagamento concessa al cliente titolare di carta di credito; Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

43 Strumenti per il finanziamento
assunzioni di partecipazioni: l’intermediario acquista titoli di capitale proprio, secondo i limiti di legge; servizi di investment banking: assistenza «su misura» al finanziamento presso altri intermediari o nel mercato dei capitali: organizzazione di prestiti consortili, progettazione e collocamento di emissioni azionarie e obbligazionarie, assistenza alla quotazione in mercati regolamentati (IPO), organizzazione di operazioni di finanza straordinaria (M&A), progettazione del finanziamento di progetti complessi (project finance), consulenza per l’acquisizione del controllo societario (offerte pubbliche di acquisto - OPA, leverage buy out…). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

44 Strumenti per la gestione dei rischi
Sono gli strumenti destinati a gestire i rischi della gestione finanziaria (attivo/passivo) e assicurativa del cliente: rischi speculativi: variazione di prezzo-tasso-cambio  finalità di copertura (hedging), ma anche speculative  derivati; rischi puri: insolvenza  derivati sinistri/eventi rischiosi: polizze (vita e danni) offerte da imprese di assicurazione, che pagano all’accadimento dell’evento rischioso. La normativa impone che solo le assicurazioni possano produrre contratti assicurativi; gli altri intermediari non possono. Le banche possono però distribuire le polizze prodotte da assicurazioni indipendenti (accordi commerciali), consortili (joint venture) o controllate  modello distributivo della bancassicurazione. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

45 Classificazione per destinatari

46 Classificazione per destinatari dell’attività
Possiamo classificare l’attività degli intermediari in base al segmento di clientela a cui è rivolto il servizio: private banking; corporate banking; retail banking. Questa classificazione è basata sugli studi di strategia che usualmente dividono per «aree d’affari» (e per posizionamento di mercato). Il segmento servito incide sulla modalità con cui il servizio viene reso. Infatti si impiegano competenze e processi diversi, per servizi sostanzialmente diversi. Ciò ha portato gli intermediari a specializzarsi in un segmento o a divisionalizzare la struttura organizzativa in unità dedicate ai tre suddetti segmenti. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

47 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Private banking Clientela «privata», cioè persone fisiche (e famiglie) con reddito/ricchezza elevati. Si offrono prodotti e servizi personalizzati per risolvere in modo integrato tutte le esigenze di gestione finanziaria del cliente (incasso/pagamento, investimento, finanziamento, assicurazione-previdenza). La relazione tra intermediario e cliente è forte e duratura: relationship banking. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

48 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Corporate banking Clientela costituita da imprese societarie di dimensioni non piccole (in relazione alla dimensione della banca). Come nel caso precedente, si offrono prodotti e servizi diversificati e non standardizzati per risolvere in modo integrato tutte le esigenze di gestione finanziaria del cliente (gestione della tesoreria, dei rischi, della struttura finanziaria di indebitamento, delle attività, delle passività emesse, delle operazioni sul capitale proprio). La relazione tra intermediario e cliente può essere una forte relazione di collaborazione e consulenza: relationship banking. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

49 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Retail banking Clientela di minore dimensione. L’offerta è la distribuzione al dettaglio di prodotti/servizi standardizzati. Il focus non è sulla relazione e sulla personalizzazione del servizio, ma sull’efficienza delle ripetitive transazioni di piccolo importo effettuate. La modalità competitiva per «fidelizzare» i clienti, si basa sulla distinzione per segmenti con bisogni omogenei (famiglie, imprese…). Il retail banking si contrappone al wholesale banking, cioè l’attività all’ingrosso per clienti di grandi dimensioni che operano su volumi elevati, che comprende il ramo private e il ramo corporate. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

50 Classificazione in base alla delega conferita

51 Classificazione in base alla delega
Possiamo classificare l’attività degli intermediari in base all’esistenza e all’estensione della delega conferita dai clienti: negoziazione in proprio  relazione di debito/credito; negoziazione delegata  contratto di mandato; servizi di consulenza ed assistenza  prestazione di servizi. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

52 Negoziazione in proprio
L’intermediario negozia in proprio nome e conto, quindi si pone come controparte diretta dei clienti. Lo scambio modifica la situazione patrimoniale dell’intermediario (attivo e passivo). Questo vale sia per attività di finanziamento/raccolta di intermediazione creditizia, sia per acquisto/vendita di valori mobiliari. L’intermediario rischia in proprio: nel primo caso (credito/debito) si assume il rischio di credito o il rischio di liquidità/solvibilità (capacità di far fronte alla richiesta di rimborso). La negoziazione in proprio è tipica dell’intermediario creditizio che deve trasformare e gestire il rischio; nel secondo caso l’intermediario dealer si assume il rischio di credito e il rischio di mercato o di prezzo (variazione del prezzo rispetto al prezzo di carico). Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

53 Negoziazione delegata
Riguarda tutte le attività di scambio che l’intermediario (mandatario) svolge in nome e per conto del cliente (mandante), cioè per sua delega o mandato. La negoziazione delegata integra i circuiti di scambio diretti. Gli scambi producono effetti giuridici sul cliente e non modificano lo stato patrimoniale dell’intermediario. In base all’ampiezza della delega possiamo distinguere: attività di esecuzione di ordini del cliente: il mandato ha una delega limitata e non viene lasciata all’intermediario autonomia decisionale  ordini di pagamento/incasso, brokeraggio per la compravendita di valori mobiliari (con limiti di tempo, prezzo…  l’intermediario è responsabile solo della scelta della controparte e quindi del rischio di consegna); attività di esecuzione in nome e per conto del cliente ma con delega decisionale che può modificare il rischio in capo al cliente. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

54 Negoziazione delegata
Per quanto riguarda l’attività di esecuzione in nome e per conto del cliente ma con delega decisionale più ampia, possiamo distinguere varie fattispecie: contratto di gestione patrimoniale individuale: l’intermediario è delegato a decidere (nei confini di predeterminati limiti di rischio) gli investimenti mobiliari del cliente; gestione in monte del risparmio: gestione di patrimoni per conto di una collettività di investitori, nella forma del fondo comune di investimento fatta da SGR o SICAV (investitori istituzionali ai quali è riservata questa attività), con regolamento che stabilisce dei limiti per il gestore; attività di merchant e investment banking: organizzazione e collocamento di valori mobiliari in nome e per conto di imprese clienti. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

55 Negoziazione in proprio VS delegata
Il rischio assunto dall’intermediario è più elevato nel caso delle negoziazioni in proprio. La negoziazione delegata trova rappresentazione «sotto la riga», cioè nei conti d’ordine  «intermediazione leggera». Viceversa la negoziazione in proprio interpone il bilancio dell’intermediario  «intermediazione pesante». Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

56 Servizi di consulenza e assistenza
L’intermediario contribuisce sia alla decisione del cliente che alla definizione delle modalità esecutive della stessa. La decisione viene assunta dal cliente, sulla base di informazioni e valutazioni fornite dall’intermediario, il quale propone varie alternative. Più l’intermediario restringe la scelta e riduce la trasparenza del processo informativo, più lascia il cliente in situazione di asimmetria informativa e razionalità limitata  al limite il decisore formale è il cliente, ma il decisore sostanziale è l’intermediario. La consulenza-assistenza solitamente non è oggetto di vendita autonoma, perché determinarne il prezzo è difficile  integra l’offerta di servizio dell’intermediario. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

57 Classificazione per tipi di strumenti

58 Classificazione per tipo di strumento utilizzato
Gli intermediari possono svolgere la loro attività impiegando: strumenti finanziari; strumenti non finanziari, quali servizi di informazione, consulenza, ricerca di controparte…  non consideriamo queste attività strumentali. Utilizzando gli strumenti finanziari, le attività di intermediazione possono essere classificate in tre classi: Creditizia Mobiliare Assicurativa. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

59 Intermediazione creditizia, mobiliare e assicurativa
Intermediazione creditizia: comprende attività di scambio che impiegano strumenti non trasferibili e appositamente prodotti dall’intermediario per lo scambio con uno specifico cliente. Intermediazione mobiliare: comprende attività di scambio che impiegano strumenti mobiliari, cioè trasferibili e standardizzati, emessi per finanziarsi sul circuito diretto o per gestire i rischi finanziari. Intermediazione assicurativa: si basa sull’emissione di polizze che hanno per oggetto il trasferimento dei rischi puri dagli assicurati alle imprese di assicurazione  i premi pagati ex-ante formano il capitale per gli impegni al verificarsi degli eventi, ma tale capitale è anche oggetto di investimento per massimizzarne il rendimento. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti

60 Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti
Commenti Le tre citate forme di intermediazione dipendono dallo strumento e non dall’emittente. Intermediazione creditizia e mobiliare possono essere esercitate dallo stesso soggetto e anche integrarsi in un processo unitario (ad es. banca che raccoglie depositi e investe in valori mobiliari o viceversa raccoglie con bond e investe in prestiti). Vediamo le relazioni tra forme di intermediazione e modi di negoziazione: l’intermediazione creditizia si serve solo di negoziazione in proprio, mentre quella mobiliare può avere sia negoziazione in proprio che delegata; la negoziazione in proprio può essere sia per intermediazione creditizia che mobiliare (dealer o banca emittente un bond), mentre la negoziazione delegata è tipica dell’intermediazione mobiliare. Alcune attività svolte dagli intermediari assumono grande rilevanza anche per altri tipi di imprese con un core business diverso. Ad es. le assicurazioni accumulano risorse e le negoziano in proprio. Economia degli intermediari finanziari Luca Riccetti


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