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La relazione d’aiuto.

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Presentazione sul tema: "La relazione d’aiuto."— Transcript della presentazione:

1 La relazione d’aiuto

2 Cos’è la relazione d’aiuto?
La relazione d’aiuto è un processo che comporta un cambiamento, la crescita di una persona o di entrambe le persone coinvolte per mezzo del loro relazionarsi La relazione d’aiuto si caratterizza come incontro tra 2 o più persone una delle quali si trova in una condizione di bisogno ( di varia natura) e l’altra ha una competenza o abilità che risulta essere efficace rispetto la situazione o problematica da affrontare.

3 Relazione d’aiuto La relazione d’aiuto viene attivata in tutte quelle situazioni in cui le risorse personali del soggetto non sono più sufficienti per affrontare adeguatamente una situazione critica. Esistono varie tipologie di crisi evolutive che il soggetto incontra nella propria vita: quelle definite naturali (crisi generazionali, lavorative, affettive) e quelle caratterizzate dalla presenza di DISAGIO ( emotivo, fisico, cognitivo)

4 Cosa intendiamo per aiuto?
Favorire la crescita dell’utente in un rapporto di interscambio con chi offre aiuto L’aiuto non va inteso come elargizione di consigli o suggerimenti risolutivi ma come attivazione di risorse di cui la persona dispone ma che al momento non riesce a recuperare. C. Rogers uno dei maggiori teorici sulla relazione d’aiuto pose l’attenzione sulla necessità che la relazione d’aiuto fosse centrata sul cliente, sulla persona che chiede aiuto , il cui bisogno va letto nella peculiarità del suo originarsi in quella persona.

5 La relazione d’aiuto La relazione d’aiuto viene paragonata da Batini
( 2001) al lavoro di un giardiniere coscienzioso e attento: il giardiniere cura le sue piante con premura, cercando di farle crescere dando loro ciò di cui necessitano in base ai loro bisogni individuali. Un buon giardiniere, è consapevole che la pianta deve crescere da sola, senza essere asfissiata e sa che quando questa sarà diventata un albero e avrà messo solide radici, non avrà più bisogno del suo supporto.

6 La relazione d’aiuto Nella relazione d’aiuto avviene la stessa cosa: un operatore sociale un volontario dovrà intuire il bisogno di aiuto del soggetto e spronarlo con la comprensione e l’appoggio costanti, nella ricerca di strategie necessarie al superamento della crisi senza creare dipendenza ma aumentandone l’autostima e il senso di empowerment cioè il senso di essere padrone della propria vita, delle proprie scelte, delle proprie azioni.

7 La relazione d’aiuto La relazione d’aiuto è una particolare forma di narrazione composta da due figure: il soggetto narratore che è colui che ha una situazione di disagio e il soggetto co-narratore che ha funzione di SOSTEGNO E FACILITATORE Può capitare che in questo rapporto vengano commessi alcuni errori da parte del facilitatore: può accadere che egli si sostituisca al soggetto nella risoluzione del problema, non favorendo il percorso verso l’autonomia

8 IL ruolo del volontario
Le mie risorse: quali sono le risorse che intendo utilizzare all’interno del contesto del volontariato? ( che competenze tecniche e relazionali mi riconosco) I miei limiti? Quali sono i miei limiti nel lavoro con l’altro?;Ci sono concetti, informazioni che vorrei acquisire?

9 Le abilità di aiuto: LE ABILITA’ DI AIUTO: Abilità interpersonali
Quali sono? Non si formano semplicemente con la conoscenza teorica; Per esercitarle è necessario SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE e ciò si apprende mettendosi in gioco e sperimentando in prima persona le proprie capacità di conoscenza di sé e di apertura agli altri. LE ABILITA’ DI AIUTO: Abilità interpersonali 1) ASCOLTO ATTIVO 2) ASCOLTO DI SE’ 3) COMPETENZA COMUNICATIVA

10 Che risorse ( competenze) metto in gioco nella relazione d’aiuto
risorse tecniche Che competenze mi riconoscono gli altri ( utenti o volontari) Che limiti mi riconosco nella relazione d’aiuto? Competenze relazionali Che competenze, conoscenze vorrei acquisire?

11 LE ABILITA’DI AIUTO I volontari che intendono portare il loro aiuto devono: - sviluppare una comunicazione efficace che permetta lo sviluppo di legami autentici fondati sulla fiducia e l’accettazione; - rafforzare la sensibilità verso gli altri - capacità di ascoltare - sapere come porre domande -saper gestire dei gruppi

12 Abilità interpersonali
Prestare attenzione: l’abilità che permette di centrare la relazione d’aiuto sul vissuto della persona; serve per comunicare un profondo interesse per l’altro Abilità del prestare attenzione: ascolto attivo- Attenzione – osservazione- prestare attenzione alla persona- prepararsi all’attenzione

13 ASCOLTO ATTIVO Imparare ad ascoltare è possibile, è importante fermarsi e rispondere ad alcune domande quando entriamo in rapporto con qualcuno: - quali sono i bisogni del mio interlocutore? - che obiettivi si propone di raggiungere? - che cosa lo interessa o lo preoccupa? - è possibile dargli fiducia, rassicurarlo? - c’è qualcosa che vuole farmi sapere e non riesce ad esprimere? L’ascolto attivo è necessariamente nella relazione d’aiuto l’ascolto empatico. L’empatia è la capacità di sentire le emozioni di un’altra persona; questo sentire è un temporaneo ingresso nei vissuti dell’altro al fine di comprenderne lo stato interiore, i pensieri, le reazioni.

14 ASCOLTO ATTIVO:5 tappe 1-Ascoltare il contenuto: cosa viene detto in termini di fatti e idee 2-capire le finalità il significato emotivo di ciò di cui sta parlando il nostro interlocutore, capire perché sta dicendo quella cosa 3-valutare la comunicazione non verbale come qualcosa che viene detto, il linguaggio del corpo, il tono della voce 4- controllare la propria comunicazione non verbale e i propri filtri, avere la consapevolezza dei messaggi che si stanno inviando con la propria comunicazione non verbale 5-ascoltare con partecipazione senza giudicare cercare di mettersi nei suoi panni, capire cosa influenza i suoi sentimenti

15 ASCOLTO ATTIVO Ascolto e comprensione L’ascolto è dato dalla capacità di comprendere una prospettiva diversa dalla propria, di considerare le caratteristiche dell’altro ed i suoi attributi di ruolo, di tenere presente la prospettiva durante l’interazione. Sono molte le occasioni in cui non ascoltiamo gli interlocutori: si ascolta solo ciò che si vuole sentire (filtro) si pensa a cosa si dirà, non concentrandosi su ciò che sta dicendo l’interlocutore (prove) si riferisce tutto quanto si ascolta alla propria esperienza (identificazione) si snobba o si accantona quanto viene detto perché ritenuto di poca importanza (denigrazione) si esprime accordo per ogni cosa che viene detta (accondiscendenza) si cambia troppo rapidamente argomento mostrando disinteresse (deviazione)

16 ASCOLTO ATTIVO Ascolto attivo Nella comunicazione è fondamentale saper ascoltare, ovvero essere centrati sull’interlocutore e sulle sue esigenze. Ma non basta, occorre qualcosa di diverso: bisogna saper ascoltare attivamente. L’ascolto attivo permette di apprendere informazioni non evidenti e segnali deboli, come potrebbero essere quelli emessi attraverso il linguaggio del corpo. Quanto più siamo attenti agli indizi esterni che le persone ci presentano tanto più siamo in grado di dare ascolto ai messaggi interni che riflettono le loro esperienze interiori

17 ASCOLTO DI SE’ Il mio dialogo interno
L’ascolto di me stesso è una traccia per aiutare l’altro Guardare dentro di sé Sia che le espressioni dei sentimenti siano dirette o indirette il nostro obiettivo come volontari nella relazione d’aiuto è mostrare esplicitamente alle persone il nostro livello di comprensione dei loro sentimenti Rispondere ai sentimenti richiede di rispondere alla “domanda dell’empatia” : se fossi al posto di quella persona e facessi e dicessi quelle cose, come mi sentirei?

18 emozioni in circolo Che emozioni sentiamo quando aiutiamo?
Ci fermiamo ad ascoltare le nostre sensazioni? Come rispondiamo ai sentimenti che le persone manifestano? È facile che nella relazione d’aiuto ci siano dei sentimenti espressi sia verbalmente che attraverso i comportamenti e la comunicazione non verbale

19 Competenza comunicativa
La comunicazione è lo strumento base del comportamento umano L’efficacia della relazione d’aiuto passa attraverso le nostre capacità relazionali e dal modo in cui comunichiamo Cosa comunichiamo? ( materiale cognitivo) - aspetti legati al contenuto Informazioni, idee, problemi, obiettivi,giudizi, ordini, consigli, critiche - aspetti legati alla relazione ( materiale emotivo) bisogni, atteggiamenti, emozioni, sentimenti,sicurezza, insicurezza, accettazione, rifiuto interesse, assenso, disinteresse etc.

20 Come comunichiamo? - Non si comunica qualcosa solo con le parole o con l’atteggiamento ma anche scegliendo o sfruttando le opportunità offerte dalle circostanze e dai luoghi; - non si può non comunicare: l’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.

21 Facciamo un esempio: L’uomo che guarda fisso davanti a se mentre fa colazione in una tavola calda affollata, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, entrambi stanno comunicando che non vogliono parlare con nessuno ne vogliano si rivolga a loro la parola, i vicini di solito “afferrano il messaggio” e rispondono lasciandoli in pace.

22 Secondo T. Gordon, l’ascolto attivo permette alla persona di cogliere e mettere a fuoco i propri sentimenti ed emozioni. Si sentirà più libera, più capace di esprimere i propri stati d’animo, più in contatto con la sua esperienza. Comportamenti dell’ascolto empatico: a- mostrare attenzione ed interesse b- mantenere un contatto visivo c- chiamare per nome almeno una o due volte d- avere il linguaggio congruente del corpo e- non interrompere f- parafrasare g- verificare la comprensione h- verificare i sentimenti percepiti I- descrivere gli stati d’animo individuati senza giudicare ad es. “ho l’impressione che lei sia insoddisfatto” L- chiedere conferma

23 Comportamenti di chi non ascolta:
a- non guarda negli occhi chi parla b- non riesce a stare fermo c- fa troppe domande interrompendo o ha chiamate al cellulare d- è aggressivo o non obiettivo e- fraintende f- non smette mai di parlare g- non è umile

24 Ostacoli emotivi e mentali all’ascolto:
a- difficile ascoltare se la persona ci piace troppo o troppo poco b- difficile ascoltare se la nostra situazione privata è turbolenta c- difficile ascoltare se ci sono importanti barriere su valori, cultura e religione. Ostacoli esterni all’ascolto: a- abbigliamento, uso occhiali scuri, posizione del corpo inadeguata b- rumore e movimento in sala c- mancanza di privacy d- momento inadatto e- mancanza di presentazione e predisposizione del contesto favorevole.

25 ( area pubblica, conosciuta da se e da altri )
La comunicazione secondo lo schema di Johari ( Johari Window) Arena ( area pubblica, conosciuta da se e da altri ) Punto cieco (area sconosciuta alla persona e conosciuta dagli altri “ pettegolezzo“) Facciata (area privata conosciuta a sé ma non da altri) Ignoto ( area dell’inconscio)

26 Ad es. : il soggetto (o i gruppi interi stessi) che si trovino in un ambiente favorevole tendono a ridurre il quadrante della Facciata (questo è dovuto al desiderio che i soggetti almeno in potenza hanno di sentirsi partecipi di un gruppo o di dinamiche tra gruppi), aprendosi di più agli altri, ad esempio a vantaggio dell'Arena, e quindi a mostrare agli altri più aspetti della propria personalità piuttosto che a mascherarsi (Facciata) o ad attivare inconsapevoli processi inconsci di difesa mal gestiti (Punto Cieco)

27 Parlami, ti ascolto dal libro di Kathryn e David Geldard, editrice Erickson 2015
Sono in grado di instaurare un rapporto di fiducia? L’ambiente garantisce una sufficiente riservatezza? Mi sento abbastanza solido dal punto di vista emotivo per ascoltare i problemi degli altri?

28 No ad aspettative irrealistiche
Non siamo i salvatori dell’universo, non possiamo ne dobbiamo pensare di doverci fare carico di tutti i disagi e sofferenze. Verso queste situazioni possiamo fare qualcosa, valutazione da fare in base a: a- bisogni e caratteristiche della persona b- capacità sintonica c- il tempo disponibile per la relazione d- il contesto oggettivo

29 Aspettativa realistica
Una aspettativa realistica che potrà senz’altro realizzarsi è quella di ascoltare l’altra persona in modo attento e rispettoso. Dare dei consigli agli altri è spesso inopportuno, ma in taluni casi può essere auspicabile L’abilità di ascolto attivo può essere usata tutti i giorni al fine di aiutare le persone a parlare dei loro problemi ma anche dei sentimenti e delle emozioni e ad assumere da soli le loro decisioni.

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