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POWERPOINT DI STORIA
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IL REGIME AUGUSTEO La vittoria di Ottaviano su Antonio nella battaglia di Azio portò alla conquista dell’Egitto e pose fine alle guerre civili. Il clima politico era cambiato e quindi serviva una forma di potere personale. Il potere di Ottaviano nasceva dal comando dell’esercito. Divenne imperatore. Nel 28 a.C. fu proclamato «princeps senatus»(prima fra i senatori). Ottaviano nel 27 a.C. restituì allo stato tutti i poteri straordinari che aveva attribuito, e in cambio ricevette un imperio proconsolare della durata di 10 anni sulle provincie che non erano ancora state pacificate: Spagna, Egitto ecc. Imperio proconsolare maius et infinitum(illimitato) ed oltre a questo voleva anche il potere di tribuno, questo potere faceva di lui il protettore di Roma.Per designare la propria posizione nello stato si fece chiamare «principes»(principe) e da questo prende il nome il regime democratico «principato». Oltre a questi poteri ne ricevette altri 2: responsabile degli approvvigionamenti e quello di censore. Infine nel 12 a.C. divenne «pontifex maximus»(pontefice massimo), e nel 2 a.C. il senato e il popolo lo dochiararono «padre della patria». Augusto prima di morire si pose il probelma di come potesse trasferire tutto il suo potere ai suoi successori. C’era il nipote Marcello che morì giovanissimo, ma i suoi figliastri Tiberio e Druso ebbero una rapida carriera militare. Due persone più di tutte aiutarono Augusto a organizzare il suo potere: Agrippa e Mecenate. Agrippa era il braccio destro di Augusto e lo aiutava più nel campo militare, e lo aiutò anche a ricostruire e abbellire Roma. Mecenate lo aiutò più nel campo politico, infatti era il suo consigliere.
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Fra il 18 e il 17 a.C. Augusto fece approvare una serie di leggi che miravano la decadenza dell’istituzione familiare. Tutti i cittadini in età fertile si dovevano obbligatoriamente sposare, poi le famiglie numerose ricevevano un sussidio, mentre quelle senza figli erano penalizzate. Le uniche cose che Augusto doveva fare era di pacificare ancora la Spagna e alcune parti della Gallia. Infine morì il 14 d.C. all’età di 77 anni.
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PRIMO E SECONDO TRIUMVIRATO
Il triumvirato era un accordo tra tre persone, Cesare, Crasso e Pompeo facevano parte del primo. Questi tre volevano combattere contro il senato (cioè tutto lo stato) per far eleggere Giulio Cesare come console. Una volta salito al potere Cesare prese una serie di provvedimenti che attuava gli accordi con Pompeo e Crasso. L’Asia fu sistemata come Pompeo aveva stabilito. Il secondo triumvirato nasce dopo l’assassinio di Giulio Cesare da parte dell’esercito del figlio Bruto. L’accordo era composto da Ottaviano Augusto, Marco Antonio e Lepido. I tre decisero di combattere contro l’esercito di Bruto e ne uscirono vittoriosi dopo la guerra di Filippi.
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LA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA
Augusto decise di adottare e designare come erede e successore Tiberio. Le potentissime famiglie dei Giuli e dei Claudi, legati da complessi vincoli di parentela, diedero origine alla dinastia Giulio-Claudia. Augusto impose a Tiberio di adottare a sua volta Germanico che era pro-nipote di Augusto. Nel 14 d.C. Augusto morì a Nola. Nei primi anni del suo principato Tiberio fu un buon amministratore e si preoccupò di evitare lo sfruttamento eccessivo delle provincie, riducendo la spesa pubblica. Tiberio pose termine ai tentativi di Germanico di condurre campagne al di là del Reno e lo inviò in Armenia. Nel 19 Germanico morì improvvisamente; per evitare rivolte nel esercito, Tiberio gli fece concedere onori straordinari. Pochi anni dopo, nel 23, morì anche Druso il figlio naturale dell’imperatore. Nel 26 d.C. Tiberio decise di ritirarsi nella sua villa di Capri; in quel periodo il prefetto al pretorio, Seiano concentrò un enorme potere nelle sue mani e di fatto dominò la vita politica a Roma. Quando sospettò che mirasse alla successione, Tiberio si lasciò convincere a contrastare le mire di Seiano facendolo giustiziare ed arrestare. Si moltiplicarono da allora i processi politici con accusa di lesa maestà. Tra le vittime ci fu la vedova di Germanico, Agrippina, e lo storico Cremuzio Cordo. L’imperatore passò l’ultima parte del suo regno in preda alla depressione, fino alla morte nel 37 d.C. Alla morte di Tiberio i pretoriani acclamarono imperatore Gaio Cesare, soprannominato Caligola. Caligola impose un potere autocratico ed elementi tipici della regalità orientale. La tradizione senatoria attribuì a una malattia mentale i suoi comportamenti. Di fatto, furono anni di terrore per i ceti dirigenti romani. Ben presto Caligola s’inimicò anche i pretoriani: costoro infine organizzarono una congiura e nel 41 d.C. l’imperatore venne ucciso.
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A Caligola successe suo zio Tiberio Claudio Nerone Germanico che era rimasto fino ad allora in disparte. Per amministrare l’impero creò una burocrazia efficace e affidò i compiti principali ai suoi liberti. Claudio mise in atto una politica consapevole e decisa per integrare le popolazioni provinciali nell’impero. Infine Claudio allargò i confini dell’impero con la conquista della Britannia.
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LA MONARCHIA DEI SEVERI
La fine di Commodo, nel 192 d.C., aprì un breve periodo di guerra civile. Vinse Settimio Severo Superiore. Con rapide campagne militari Settimio sconfisse i rivali e nel 193 si recò a Roma per essere incoronato imperatore. Al figlio Bassiano attribuì il nome di Marco Aurelio Antonino e lo fece nominare imperatore designato. Il giovane era noto però come Caracalla. Ad esso fu poi affiancato il fratello minore Geta. Settimio insieme a Caracalla ritornò sul fronte orientale, dove i Parti avevano sconfinato. Conquistò la capitale partica Ctesifonte. La città fu distrutta e un bottino enorme fu inviato a Roma. Per consolidare il confine orientale Settimio Severo istituì la provincia di Mesopotamia. Dopo un breve passaggio a Roma, andò in Africa, dove avviò la costruzione d’importanti monumenti nella sua città natale, Leptis Magna, e consolidò il confine con una campagna militare contro i nomadi del deserto. La Numidia fu organizzata come provincia. Settimio Severo prese provvedimenti a favore dell’esercito: aumentò lo stipendio dei legionari, permise loro di farsi una famiglia anche durante gli anni di servizio, rese più accessibile la carriera nelle legioni, accentuò il reclutamento nelle regioni di confine e assegnò terre ai soldati nelle zone dove prestavano servizio. Quella dei Severi fu dunque una monarchia militare. La politica di Settimio Severo a favore dei militari era molto costosa e non potevano bastare i frutti delle conquiste. L’imperatore ricorse a due provvedimenti, uno fiscale e uno monetario. Il primo fu l’istituzione dell’annona militaris, un’imposta sulle proprietà fondiarie che riguardava anche l’Italia. Questa imposta non veniva pagata in denaro, ma attraverso la fornitura di cereali, olio o vino. Il secondo provvedimento fu la moltiplicazione della massa monetaria in circolazione. Settimio Severo fece più di 300 emissioni monetarie. Durante l’impero di Settimio lo stato intervenne pesantemente per controllare più rigidamente alcune attività economiche.
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Nel 211 Severo morì, gli successsero i figli, Caracalla fece ben presto uccidere il fratello Geta, che era ben visto dalle truppe ed era preferito del senato. Il principato di Caracalla fu assai breve. Dopo l’uccisione di Geta, l’ostilità del senato contro di lui crebbe ancora e l’imperatore reagì con dure persecuzioni. Nel 212 Caracalla prese un provvedimento che fece epoca: con la Constitutio Antoniniana concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero di condizione libera. Caracalla desiderava la gloria militare e la sua aspirazione era di emulare le gesta di Alessandro Magno. Per questo avviò una nuova campagna contro i Parti approfittando delle lotte intestine che travagliavano il regno. Nel 217 Caracalla cadde vittima di una congiura ordita dal prefetto al pretorio, Opellio Macrino, che si fece proclamare imperatore, ma governò poco più di un anno. Dopo l’eliminazione di Macrino da parte delle truppe che si erano ammutinate in Siria, fu messo al potere un cugino di Caracalla, che si fece chiamare Elagabalo. Il suo impero ebbe vita breve: fu eliminato da una congiura e nel 222 e il suo posto fu preso da un giovanissimo cugino, Severo Alessandro. Lui non seppe però affrontare sul piano militare una nuova offensiva persiana e finì ucciso nel 235 da una congiura dei militari.
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IMPERATORE DIOCLEZIANO
Con il regno di Diocleziano si chiuse il periodo di anarchia militare e iniziò un periodo di riforme che rafforzarono lo stato e l’organizzazione imperiale. Uno dei primi atti di governo di Diocleziano fu di associare al potere il suo compagno d’armi Massimiano. Egli fu inviato a dirigere la parte occidentale dell’impero, mentre Diocleziano stabilì la propria sede a Nicomedia in Bitinia. La suddivisione delle competenze si perfezionò nel 293, quando furono nominati Cesari altri due militari, Costanzo Cloro in Occidente e Galerio in Oriente. L’impero fu dunque diviso in quattro aree, a Diocleziano fu affidato l’Oriente, a Galerio tutta l’area balcanica e danubiana, Massimiano ebbe l’Italia e l’Africa ed infine Costanzo ebbe la Britannia, la Gallia e la Spagna. Diocleziano e i tetrarchi vollero che la figura dell’imperatore fosse divinizzata. Cosi Diocleziano fu associato a Giove e Massimiano ad Ercole. Davanti all’imperatore divenne obbligatorio il gesto dell’adoratio, che considerava nell’inginocchiarsi davanti a lui e baciare l’orlo della veste. L’imperatore doveva essere chiamato con l’appellativo dominus, «signore» e portava la corona e il diadema, simbolo di regalità divina. I tetrarchi aumentarono gli organici dell’esercito fino a oltre mezzo milione di uomini, raddoppiandone praticamente il numero. A questo scopo trasformarono la leva militare in una specie d’imposizione fiscale. I proprietari dei terreni erano obbligati a fornire una certa quantità dei loro coloni per l’esercito. Inoltre i figli dei veterani furono tenuti a prestare servizio nell’esecito.
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COSTANTINO Dopo l’abdicazione di Diocleziano e di Massimiano, nel 305, in base al principio tetrarchico i Cesari divennero Augusti, Costanzo Cloro in Occidente e Galerio in Oriente. L’anno dopo con la morte di Costanzo Cloro l’esercito in Britannia proclamò imperatore Costantino, figlio di Costanzo Cloro. A Roma Massenzio, figlio di Massimiano, si autoproclamò imperatore. In Oriente, nel 311 morì Galerio. Il suo posto, dopo due anni di conflitti, fu preso da Licinio, alleato di Costantino. Costantino scese in Italia e assediò il rivale a Verona. La battaglia decisiva per il controllo dell’Occidente ebbe luogo alle porte di Roma, al ponte Milvio, nel 312 e si risolse in una decisiva vittoria di Costantino che si impadronì di Roma e dell’Italia. Secondo il racconto degli storici cristiani, prima della battaglia, Costantino fece aggiungere alle insegne del suo esercito il monogramma cristiano, ponendo le legioni sotto la protezione del dio dei cristiani, anziché sotto quella consueta del Sol Invictus. In quel periodo, infatti, il cristianesimo era professato forse dal 10% dei sudditi del impero e il paganesimo godeva di molto seguito nella burocrazia imperiale e nell’esercito. Costantino governò in base a una visione politica, energica e determinata, tuttavia è certo che la conversione indirizzò la sua politica. Nel 313 Costantino e Licinio si incontrarono a Milano ed emanarono un editto nel quale ponevano fine a qualsiasi persecuzione e affermavano la tolleranza nei confronti di tutte le religioni, compresa quella cristiana. L’editto di Milano pose le premesse per un nuovo ruolo della Chiesa cristiana nell’impero. La Chiesa e il clero ebbero una posizione di privilegio: furono riconosciute alcune esenzioni fiscali, fu loro accordata la possibilità di ricevere beni per testamento.
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Lasciata Roma dopo la vittoria su Massenzio, Costantino stabilì la sua sede prima a Milano. L’impero era ormai diviso fra Costantino e Licinio, ma l’accordo non durò. Dopo un conflitto nel 314, i contrasti si riaccesero, aggravati dall’atteggiamento ostile che Licinio cominciò a manifestare contro il cristianesimo. Costantino sconfisse Licinio a Sirmio, nel 316, impadronendosi dei Balcani. Infine vinse nel 324 due battaglie decisive e riunificò l’impero nelle sue mani. Dopo la vittoria su Licinio, Costantino stabilì di fondare una nuova capitale imperiale a Bisanzio, che prese il nome di Costantinopoli. Un grave conflitto si accese ad Alessandria a proposito della natura di Cristo e del rapporto fra Dio padre e il figlio. I sostenitori della dottrina cattolica, capeggiati da Anastasio, vescovo di Alessandria, affermavano che Gesù Cristo partecipa della stessa sostanza del Padre essendo eterno e non creato. I seguaci del prete alessandrino Ario ritenevano invece che Gesù Cristo fosse subordinato a Dio Padre, in quanto da lui creato dal nulla. Si trattava di un questione teologica molto delicata e Costantino convocò a Nicea un concilio, che si chiuse con la condanna della dottrina ariana, che venne considerata eretica. Anche dopo il concilio, nella parte orientale dell’impero la dottrina mantenne la sua popolarità. Il successo dell’arianesimo ebbe anche un’altra conseguenza importante. Nel 341 il vescovo Ulfila venne inviato a diffondere il cristianesimo presso i visi goti.
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