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DECOLONIZZAZIONE Per decolonizzazione si intende il processo, quasi mai pacifico, attraverso il quale un paese, occupato stabilmente da un altro ed espropriato.

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Presentazione sul tema: "DECOLONIZZAZIONE Per decolonizzazione si intende il processo, quasi mai pacifico, attraverso il quale un paese, occupato stabilmente da un altro ed espropriato."— Transcript della presentazione:

1 DECOLONIZZAZIONE Per decolonizzazione si intende il processo, quasi mai pacifico, attraverso il quale un paese, occupato stabilmente da un altro ed espropriato per questa via delle proprie risorse e della propria cultura, si sottrae al dominio dell'occupante e riconquista autonomia e libertà.

2 L'Africa ha una lunga storia di colonizzazione, essendo un continente molto vasto,relativamente poco popolato e incredibilmente ricco di materie prime e risorse minerarie. Gli europei hanno occupato e colonizzato il territorio africano a partire dal XIX secolo. Nei paesi occupati oltre allo sfruttamento delle risorse i paesi colonizzatori hanno istituito forme di amministrazione e governo.

3 Africa coloniale 1919

4 Africa coloniale 1939

5 Cause della decolonizzazione
1. la volontà di emancipazione delle colonie: le spinte verso l'indipendenza si rafforzarono anche grazie al ruolo fondamentale che le colonie ebbero nella guerra mondiale; ciò portava i popoli coloniali ad affermare di aver conquistato i diritti sociali e politici che prima non avevano; 2. la perdita di prestigio e l'indebolimento delle potenze coloniali infatti i paesi europei colonizzatori persero molto prestigio durante la seconda guerra mondiale; 3. la posizione degli U.S.A e dell’URSS contro il colonialismo: questi grandi paesi, i veri vincitori del conflitto mondiale, delegittimarono l'esistenza di imperi coloniali e contribuirono alla proclamazione degli stati indipendenti. L’URSS, per il suo pensiero anti-imperialistico, si posizionò come alleato naturale dei paesi colonizzati; d’altra parte gli USA sostennero a loro volta questi paesi, ma con il principale obiettivo di evitare che in questi si formassero dei governi filosovietici; 4. il sostegno dell'ONU al diritto dei popoli all'indipendenza.

6 Tappe storiche della decolonizzazione
La decolonizzazione si realizzò in due tappe fondamentali: la prima tra il 1945 e il 1957 e riguardò buona parte dell'Africa settentrionale, il Medio Oriente e l'Asia; la seconda tra il 1957 e il e riguardò prevalentemente l'Africa Nera, ma anche parte del Medio Oriente e il restante Nord Africa (Algeria). Dopo gli anni '70 ottennero l'indipendenza anche le colonie portoghesi (Angola e Mozambico).

7 La decolonizzazione del Nord-Africa
Il nazionalismo arabo-isiamico accelerò la decomposizione dei colonialismo francese nel Maghreb, ma mentre in Tunisia e Marocco il processo fu difficile ma non drammatico, in Algeria costò una sanguinosa guerra. L’Algeria, infatti, era ritenuta parte integrante del territorio francese; per ragioni di prestigio internazionale la Francia non poteva accettarne l'indipendenza. Guidata dal Fronte di liberazione nazionale la lotta scivolò rapidamente nella guerra aperta: al terrorismo dei guerriglieri i francesi risposero con ferocia. La pressione dell'opinione pubblica spinse infine De Gaulle nel 1962 a riconoscere l'indipendenza dell'Algeria, in cui si instaurò un regime filosocialista schierato nel fronte dei non allineati

8 Molto importante fu la storia dell'Egitto
Molto importante fu la storia dell'Egitto. Sebbene il paese fosse formalmente indipendente dal 1922, l'influenza britannica cessò solo nel 1952, quando un colpo di stato guidato dal giovane ufficiale Nasser impose un regime dai tratti autoritari ma ben deciso a far rispettare la propria autonomia. La nazionalizzazione dei canale di Suez condusse alla guerra contro una coalizione franco-anglo-israeliana, da cui Nasser usci sconfitto ma politicamente rafforzato, avendo dimostrato la crisi del vecchio colonialismo. Avvicinatosi all'Urss, Nasser consolidò la politica di sviluppo, facendo dell'Egitto il paese leader dei nazionalismo arabo.

9 Decolonizzazione dell'Africa sub-sahariana
La decolonizzazione del continente africano mostrò limiti strutturali, connaturati alla sua storia e allo sfruttamento coloniale a cui fu sottoposto. A differenza del nazionalismo arabo, erede di civiltà millenarie, l'Africa nera ignorava concetti come “patria”e “nazione” e soffriva ancora dei guasti provocati dallo schiavismo e dalla distruzione delle antiche entità statuali. La matrice ideologica dei movimenti indipendentisti fu il panafricanismo, tendente a realizzare l’unità di tutti i popoli africani. La Gran Bretagna cercò di guidare tale processo controllando le classi dirigenti, la Francia integrando i nuovi stati in una comunità franco-africana e il Portogallo combattendolo strenuamente.

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11 La conquista dell'indipendenza si risolse o in una nuova forma di dipendenza economica e politica nei confronti dei vecchi colonizzatori o nell'instaurazione di regimi marxisti-leninisti e nell’ingresso nella sfera d'influenza sovietica. L’indipendenza del Congo Belga rappresentò un caso emblematico, perché mostrò le conseguenze devastanti di una politica coloniale spietata. L’insurrezione costrinse i belgi alla fuga e consentì la dichiarazione dell'indipendenza (1960) sotto la guida dei leader socialista Lumumba. In seguito, la secessione della ricca regione mineraria del Katanga, spinta dalle compagnie occidentali, e l'assassinio di Lumumba, gettarono il paese in una sanguinosa guerra civile conclusa nel 1963 con l'instaurazione della dittatura del generale Mobutu.

12 Decolonizzazione dell'Africa meridionale
Nell'Africa meridionale le classi dirigenti bianche mantennero saldamente il potere, esercitando una vera e propria oppressione razziale sulle popolazioni indigene. Solo negli anni ottanta nacquero lo Zimbabwe (ex Rhodesia) e la Namibia (prima appartenente al Sudafrica), mentre continuava a resistere l'apartheid sudafricano, ovvero un razzismo legalizzato in base al quale la minoranza bianca discriminava la maggioranza nera. Contro l'apartheid andò organizzandosi la resistenza nera, riunita sotto le bandiere dell'African National Congress e dei suo leader Nelson Mandela. Costretto all’illegalità dal 1961, l'African National Congress passò alla lotta armata, fino a quando all'inizio degli anni novanta la coraggiosa iniziativa del leader bianco De Klerk consentì l'avviamento di trattative, sfociate nel superamento dell'apartheid, nel suffragio universale e nell'elezione di Mandela a presidente della repubblica.


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