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LA DIMENSIONE FINANZIARIA DELL’IMPRESA

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Presentazione sul tema: "LA DIMENSIONE FINANZIARIA DELL’IMPRESA"— Transcript della presentazione:

1 LA DIMENSIONE FINANZIARIA DELL’IMPRESA

2 COSA PREVEDE L’ATTIVITÀ DELLA GESTIONE FINANZIARIA DI UN’IMPRESA?
Quali sono le principali caratteristiche della gestione finanziaria? ... ... e quelle di una sana struttura finanziaria? Quale è il significato di profilo finanziario? ... e di equilibrio? Come si valuta il fabbisogno finanziario di un’impresa? Cosa ricomprende il capitale circolante? Quali sono le caratteristiche della struttura finanziaria?

3 Definizione di gestione finanziaria
Nella funzione finanziaria si comprende il complesso di decisioni e di operazioni volte a reperire e ad impiegare i fondi aziendali. Anche se in alcuni casi può essere governata in regime di maggiore autonomia e può anche rappresentare un centro di profitto a sé stante, questa funzione dell’impresa ha un ruolo strumentale alla gestione caratteristica e deve, quindi, perdere qualsiasi carattere speculativo e restringere la sua azione alla scelta delle fonti di finanziamento utilizzabili ed alla programmazione degli investimenti.

4 I profili della gestione finanziaria
La gestione della funzione finanziaria deve essere inquadrata sotto diversi profili: un profilo strategico che fa riferimento alla programmazione di lungo periodo degli investimenti e della loro copertura un profilo tattico/operativo relativo alla gestione e controllo delle decisioni prese nel lungo e nel breve tempo.

5 Gli equilibri della gestione finanziaria
Gli equilibri sono interdipendenti per gli effetti che il ciclo ricavi/costi genera sul fabbisogno di capitale e sui flussi di cassa. Costi e ricavi “anticipati” o differiti” generano uno sfasamento fra la manifestazione economica e quella monetaria.

6 della gestione finanziaria
I compiti della gestione finanziaria Anche se esiste una netta differenza fra la programmazione, di competenza dell’alta direzione, e la relativa attuazione nella gestione finanziaria, a differenza di altre funzioni dell’impresa, è più frequente l’accentramento dei compiti di quest’area in una Direzione Finanziaria che partecipa anche alla definizione delle politiche generali di gestione di altre funzioni.

7 La previsione del Fabbisogno Finanziario
L’impresa ha bisogno di capitali per finanziare i processi di investimento e per far fronte alla gestione corrente; l’ammontare di questo capitale varia di entità e genesi a seconda che l’impresa sia in fase di: costituzione: per creare la struttura aziendale e coprire le esigenze di avviamento; funzionamento: per alimentare il processo di investimento nelle immobilizzazioni e le altre esigenze di gestione.

8 Il Fabbisogno di Capitale Fisso
L’intensità di Capitale Fisso di un’Impresa dipende sia dalle caratteristiche del settore in cui essa opera, che dalle sue peculiarità gestionali. In generale, il Fabbisogno di Capitale Fisso è legato alla necessità di maggiori immobilizzazioni per lo svolgimento dei processi operativi, con riferimento sia alle funzioni di produzione, che a quelle di commercializzazione e di amministrazione. Al crescere della presenza di impianti ed attrezzature, aumenta anche il Fabbisogno di Capitale Fisso!

9 La relazione fra ciclo economico e ciclo finanziario
La relazione fra il ciclo economico e quello finanziario dipende dal ciclo monetario dell’impresa ed, in particolare, dalle dilazioni medie concesse a clienti ed ottenute dai fornitori. La relazione fra i due cicli è influenzata in parte dalle prassi commerciali in uso ed in parte dal potere contrattuale dell’impresa rispetto agli altri attori della filiera.

10 Il Capitale Circolante
La stima del fabbisogno finanziario netto (Attivo corrente – Passivo corrente) deve discendere da uno studio della dinamica finanziaria, considerando anche gli effetti economici della gestione, utilizzando l’analisi dei flussi di capitale circolante e l’analisi dei flussi monetari per preservare sia la solvibilità (equilibrio finanziario) dell’impresa che la sua liquidità (equilibrio monetario).

11 Il fabbisogno di capitale circolante deriva:
dalle ipotesi di dilazioni di pagamento verso clienti e fornitori, inseriti nei piani di marketing e di produzione/approvvigionamenti; dallo stock di scorte di materiali, semilavorati e prodotti finiti, inseriti nel piano di produzione/approvvigionamenti; dal fabbisogno di liquidità da tenere in cassa.

12 Obiettivi della gestione finanziaria
A livello strategico la gestione finanziaria si concreta in azioni che incidono sul fabbisogno e sulle vie di copertura. La gestione finanziaria deve assicurare che la struttura finanziaria sia dotata delle seguenti caratteristiche: omogeneità; flessibilità; economicità; elasticità. Inoltre la gestione deve cercare anche di minimizzare: gli oneri; il rischio finanziario.

13 L’omogeneità: Nella scelta delle fonti di finanziamento l’impresa dovrebbe cercare di utilizzare capitali omogenei rispetto al tipo di fabbisogno da coprire. Sovente il principio dell’omogeneità è disatteso per l’eccessivo ricorso a fonti di finanziamento di breve durata a causa della maggior semplicità con cui vi si può accedere. Esempio: Per finanziare l’acquisto di un impianto che si pensa di utilizzare per 5 anni si deve scegliere una fonte di finanziamento a lungo termine (es. mutuo ). La flessibilità: La flessibilità è quella caratteristica della struttura finanziaria che le permette di modificarsi in rapporto all’evoluzione del fabbisogno, sia come ammontare complessivo, che come composizione delle risorse finanziarie aziendali. La flessibilità si traduce nella possibilità di migliorare il risultato finanziario liberando o attraendo fondi in funzione delle prospettive di ritorno economico. Esempio: Se aumenta l’indebitamento bancario a breve nella struttura finanziaria essa diviene più flessibile perchè questa fonte può essere modellata per seguire esattamente le necessità dell’impresa. L’elasticità: Una struttura finanziaria si dice tanto più elastica tanto maggiori sono le possibilità quali-quantitative di espanderla. I responsabili della gestione finanziaria avranno più scelte disponibili per incrementare i fondi aziendali migliorando l’ottimizzazione della scelta delle fonti. Esempio: Aumentando la dotazione di capitale proprio la struttura finanziaria diviene più elastica perchè aumentano le opportunità di accedere ad altre fonti di terzi (indebitamento). L’economicità: Gli obiettivi precedenti devono necessariamente accompagnarsi a quello dell’economicità: le scelte di copertura finanziaria devono tendere alla massimizzazione del differenziale fra rendimenti dell’investimento e costosità del capitale. In particolare, gli attributi di flessibilità ed elasticità possono generare un maggior costo che dovrà essere valutato alla luce dei vantaggi che sono in grado di apportare al complesso della struttura finanziaria. In questa valutazione si deve tenere conto anche del dinamismo presente all’interno del macro-ambiente in cui opera l’impresa.

14 La minimizzazione degli oneri finanziari
La gestione finanziaria dovrebbe essere orientata alla minimizzazione degli oneri finanziari. Tuttavia, la deducibilità degli oneri finanziari per l’impresa può invece far propendere per un incremento dell’indebitamento bancario. Anche gli effetti della “leva finanziaria”, in condizioni favorevoli di mercato finanziario e di redditività aziendale, possono far crescere ulteriormente la convenienza dell’indebitamento bancario. La minimizzazione del rischio finanziario Il rischio finanziario è rappresentato dall’incapacità di alimentare i processi di gestione caratteristica sotto il profilo finanziario. Si parla di rischio strutturale, o rischio di insolvenza, se le fonti finanziarie non sono in grado di coprire gli impieghi; mentre quello congiunturale, detto anche rischio di illiquidità, si collega ad occasionali carenze di cassa. Articolazione del rischio finanziario

15 LA SCELTA DELLE FONTI DI FINANZIAMENTO E LA LEVA FINANZIARIA
Quali sono le diverse opzioni disponibili per la scelta delle fonti di copertura degli investimenti? ... ... e come la scelta di un adeguato livello di indebitamento può ampliare le opportunità di redditività del capitale di rischio investito in azienda? Cosa esprime il concetto di di fabbisogno finanziario? ... .... e quali sono le principali fonti di finanziamento? Cosa implica una gestione indipendente delle fonti di copertura degli investimenti? In cosa consiste la leva finanziaria?

16 Tipologie di fabbisogno finanziario
Il fabbisogno finanziario può essere studiato come la risultante di quattro tipi differenti di esigenze: un fabbisogno strutturale: permanente e legato caratteristiche si struttura dell’impresa; un fabbisogno corrente: permanente e legato al volume di attività della gestione corrente; un fabbisogno straordinario: di lungo periodo ma destinato a cessare; un fabbisogno occasionale: collegato a fenomeni congiunturali ed imprevedibili con effetti di breve periodo.

17 Le fonti di finanziamento
Il fabbisogno finanziario globale può essere coperto: da mezzi propri; dal risultato economico della gestione; dal finanziamento interno dei soci; dal finanziamento esterno attinto presso i risparmiatori, le banche e i dipendenti. La scelta delle fonti è legata al fenomeno della “leva finanziaria”. Le fonti di finanziamento Classificazione delle fonti di finanziamento

18 Indipendenza delle scelte di copertura finanziaria
Il processo di scelta delle fonti di copertura degli investimenti può essere interpretato come: una variabile dipendente dal fabbisogno finanziario, considerando il fabbisogno come un dato di fatto non modificabile; oppure come una variabile indipendente e il fabbisogno stesso può modificarsi tenendo conto dei nuovi progetti di investimento a disposizione e del livello di indebitamento che si vuole raggiungere. In questo secondo caso la gestione finanziaria diviene una variabile della formulazione del piano aziendale e estende i confini delle scelte a disposizione del management.

19 La scelta del livello di indebitamento
Con questo secondo approccio la scelta del livello di indebitamento che l’impresa può accettare non è più soggetta solo alla valutazione degli effetti sulle caratteristiche di una corretta gestione finanziaria (omogeneità, flessibilità, elasticità, economicità) connesse con un appesantimento della situazione debitoria, ma deve essere orientata anche dagli effetti sulla redditività del capitale proprio dovuti all’utilizzo di capitale di terzi (effetto leva finanziaria).

20 Indici di redditività La redditività si calcola rapportando valori espressivi del reddito aziendale a misure del capitale impiegato. ROI (return on investment) = Reddito operativo / cap. investito ROE (return on equity) = Reddito netto / capitale netto ROS (return on sales) = Reddito operativo / ricavi di vendita

21 Il ROI (return on investment)
Il ROI, che misura la redditività del capitale investito, può essere scomposto nel prodotto del ROS, che misura la redditività del venduto, per il Turnover, che misura il tasso di rigiro del capitale.

22 Il ROI (return on investment)
È possibile ricostruire l’albero del ROI, che evidenzia le radici della redditività del capitale investito in azienda.

23 Il ROE (return on equity)
Il ROE misura la redditività del capitale azionario. Consente di misurare l’effetto leva finanziaria ed è scomponibile come segue:

24 della leva finanziaria I
Il funzionamento della leva finanziaria I Si definisce effetto leva finanziaria quell’aumento della redditività del capitale di rischio che si manifesta in seguito ad un aumento del grado di indebitamento quando la redditività degli investimenti è superiore al costo delle fonti di finanziamento utilizzate. L’effetto si misura sulla redditività del capitale di rischio! La leva finanziaria in simboli La leva finanziaria

25 Il funzionamento della leva finanziaria II
Il ROE aumenta al crescere del debito, solo se la differenza tra ROI e “i” risulta positiva; in questo caso, la gestione riesce a generare una redditività operativa considerevolmente superiore al costo del debito. Là dove risulti ROI inferiore ad “i”, la redditività dell’impresa non consente neanche la copertura del costo del debito; in questo caso al crescere dell’indebitamento si assiste al calo del ROE, fino a giungere a risultati finanche negativi.

26 L’effetto della leva finanziaria sul ROE
Rendimento del capitale proprio con differenti condizioni di leva finanziaria

27 Esercizio Con l’utilizzo del seguente schema, nel quale sono sinteticamente riepilogate le principali voci patrimoniali ed economiche, dimostrare il funzionamento della leva finanziaria (inserendo le voci mancanti) per l’azienda Alfa, Beta e Gamma, in base alle condizioni di redditività, onerosità dell’indebitamento ed imposizione fiscale indicate ed uguali per le tre aziende. Lo schema

28 Esercizio (segue) In tutte le imprese si ha un effetto leva finanziaria positivo dato che la redditività degli investimenti, misurata con il ROI, supera il costo del capitale di terzi. Per dimostrare efficacemente il corretto funzionamento della leva finanziaria si deve analizzare se l’azienda maggiormente indebitata presenti una redditività del capitale proprio (ROE) più elevata rispetto all’altra.

29 Esercizio (segue) La prima cosa da considerare è che il maggiore indebitamento dell’impresa B porta ad una compressione del Reddito Netto che la fa sembrare svantaggiata rispetto all’impresa A. Formule utilizzate per compilare il prospetto Il prospetto compilato

30 Esercizio (segue) L’effetto della leva finanziaria, però, si manifesta sulla redditività del capitale di rischio misurata dal ROE. Si può notare, infatti, come l’impresa B abbia la redditività del capitale di rischio maggiore, proprio grazie all’effetto positivo derivante dal livello di indebitamento prescelto. Gli effetti sul ROE

31 Alcune considerazioni finali
Anche se la leva finanziaria può avere degli effetti positivi sulla redditività del capitale proprio, la scelta del livello di indebitamento deve tener conto anche di altri fattori: al crescere dell’indebitamento vi è una compressione dell’utile netto; bisogna valutare gli effetti sul rischio finanziario dell’impresa, sia come rischio di insolvenza che come rischio di illiquidità; il vantaggio fiscale legato alla deducibilità degli interessi passivi dal reddito imponibile può essere annullato, o rimandato nel tempo, da una eventuale chiusura in perdita dell’esercizio.

32 TECNICHE PER LA VALUTAZIONE DEI PROGETTI DI INVESTIMENTO
Come si può procedere ai fini della valutazione economico-finanziaria dei progetti di investimento? ... ... e quali sono le principali tipologie di investimenti? È possibile parlare di principi di valutazione dei progetti di investimento? ... ... e quali sono gli elementi da stimare? Come si applica il metodo del periodo di recupero? ... .... e i metodi basati sui flussi di cassa attualizzati? In che cosa consiste la teoria delle opzioni reali?

33 La classificazione degli investimenti

34 Obiettivi della valutazione degli investimenti
La valutazione degli investimenti utilizza apposite tecniche di carattere economico finanziario per: stabilire l’accettabilità di un progetto rispetto a valori standard prefissati; comparare progetti alternativi, cioè determinare una lista di priorità tra più proposte d’investimento. Le motivazioni per la valutazione degli investimenti

35 Elementi da stimare per la valutazione
L’efficacia di un progetto è data da ritorni diretti e indiretti, tangibili e intangibili. Il rendimento si deve stimare in rapporto: al suo ritorno economico (differenza fra ricavi e costi attualizzati); ai vantaggi economici prodotti in altre aree dell’organizzazione aziendale (rendimento indiretto); ai ritorni non economici o di qualità, e relativi effetti sulle risorse. Le componenti del valore dell'investimento

36 Le criticità della valutazione
Vi sono diverse criticità per la valutazione dei progetti d’investimento sulla base di tecniche strettamente finanziarie. Esse sono legate sia alla necessità di effettuare stime attendibili sui flussi di cassa di progetti di durata pluriennale, sia alla difficoltà di stima dei risultati di carattere non quantitativo, come gli effetti indiretti o il valore strategico dell’investimento. Resta quindi la necessità di combinare l’uso di diverse tecniche, per indirizzare le scelte imprenditoriali.

37 Le tecniche di valutazione dei progetti di investimento
Servono a: Stabilire l’accettabilità di un progetto rispetto a valori standard prefissati; b) Comparare progetti alternativi. Elementi da valutare Difficoltà di valutazione Ritorno economico (rendimento diretto) Vantaggio economico prodotto in altre aree dell’organizzazione (rendimento indiretto) Ritorni non economici o di qualità, in grado di accrescere le risorse intangibili Attendibilità delle previsioni formulate (flussi e costo del capitale) Complessità della stima dei risultati di carattere non quantitativo

38 Le principali metodologie di valutazione
Le principali metodologie di valutazione economico-finanziaria dei progetti d’investimento sono: il periodo di recupero (payback period); la valutazione della redditività attualizzata o metodo del valore attuale netto (VAN) il tasso interno di rndimento (TIR) Tecniche di valutazione dei progetti d'investimento

39 Payback period LIMITI Dà uguale peso a tutti i flussi di cassa precedenti la data di recupero Non dà alcun peso ai flussi successivi la data di recupero Non fornisce informazioni sulla redditività del progetto CUTOFF PERIOD: tempo prefissato per il recupero di un progetto (soglia di accettazione o rinuncia del progetto)

40 Il metodo del periodo di recupero
Questo metodo valuta la rischiosità dell’investimento misurando il tempo in cui gli incassi reintegrano completamente il capitale investito; assume un’importanza maggiore quando il settore produttivo dell’investimento è caratterizzato da forte aleatorietà. Un investimento è preferibile se ha un periodo di recupero inferiore e si deve scartare quando esso supera un certo valore prefissato (soglia). Esempio di valutazione tramite il metodo del periodo di recupero.

41 Van e Tir TECNICA FORMULA APPLICAZIONE VAN Valore attuale Netto
VAN= Σi (Ei- Ui) (1+c)-i Accettare gli investimenti che hanno VAN positivo In caso di comparazione, scegliere l’investimento con VAN superiore (purché positivo) TIR Tasso Interno di Rendimento Σi (Ei- Ui) (1+TIR)-i= 0 Accettare gli investimenti che offrono tassi di rendimento superiori al Costo Opportunità del Capitale In caso di comparazione, scegliere l’investimento con TIR superiore (purché superiore al costo opportunità del capitale)

42 La redditività Attualizzata
Il metodo della redditività attualizzata segue due regole fondamentali: Un € oggi vale più di un € domani; Un € sicuro vale più di un € rischioso. Entrambe queste regole sono seguite per determinare il tasso di sconto (o tasso di attualizzazione) con cui effettuare l’attualizzazione dei flussi di cassa netti dell’investimento. La redditività Attualizzata L'attualizzazione dei flussi di cassa

43 Le tecniche basate sulla redditività attualizzata
Con questo metodo le tecniche di valutazione sono: tasso interno di rendimento (TIR); valore attuale netto (VAN). Il primo calcola il tasso di attualizzazione che uguaglia i flussi di entroiti e di esborsi. Si sceglierà il progetto con TIR più elevato, ma sempre superiore al costo del capitale. Il secondo determina il valore attuale del progetto e si sceglierà il progetto con VAN positivo più alto. Formula per il calcolo del TIR Formula per il calcolo del VAN

44 Un esempio di applicazione del VAN
Il metodo del Valore Attuale Netto può essere utilizzato per confrontare due progetti di investimento. Il criterio di scelta da utilizzare sarà quello di selezionare il progetto di investimento che presenterà il VAN maggiore purché non negativo. Infatti in caso di VAN negativo la scelta ottimale sarà quella di non effettuare nessun investimento. Prospetto dei flussi di cassa del progetto A Prospetto dei flussi di cassa del progetto B

45 Un esempio di applicazione del VAN (segue)
Il primo passo da fare è quello di effettuare il calcolo dei flussi di cassa netti di periodo per ogni progetto d’investimento da valutare. Si può subito osservare come il progetto B presenti un Flusso di cassa netto complessivo più elevato. Calcolo del Flusso di cassa netto di A Calcolo del Flusso di cassa netto di B

46 Un esempio di applicazione del VAN (segue)
Il secondo passo è quello di calcolare il tasso di sconto, o fattore di attualizzazione, da utilizzare nei singoli periodi. I fattori di sconto dei singoli periodi

47 Un esempio di applicazione del VAN (segue)
I fattori di sconto così calcolati dovranno essere inseriti all’interno dei prospetti dei singoli progetti di investimento. Moltiplicando il flusso di cassa netto di ogni periodo per il fattore di attualizzazione relativo si ottiene il flusso di cassa attualizzato. Prospetto del progetto A Prospetto del progetto B

48 Un esempio di applicazione del VAN (segue)
Il VAN del progetto A In questo modo si determina il valore di un dato flusso di cassa netto, che si manifesterà in un momento successivo. Il progetto di investimento sarà selezionato confrontando la somma dei flussi di cassa attualizzati. In questo caso il progetto da preferire à il progetto A. Il VAN del progetto B

49 La teoria della opzioni reali
Parte dal presupposto che nella valutazione dei progetti di investimento esistono aspetti non prettamente quantitativi di cui comunque occorre tenere conto. La valutazione di uno specifico progetto d’investimento può essere integrata per tenere conto delle opzioni reali disponibili che ne arricchiscono il valore: opzioni di sviluppo = opportunità di crescita aziendale offerte dall’attuazione dell’investimento; opzioni di abbandono = possibilità di interrompere il progetto d’investimento; opzioni di differimento = possibilità di scelta del tempo dell’investimento; ovvero possibilità di rinviare l’attuazione dell’investimento senza correre il rischio che i competitor ci precedano; opzioni di flessibilità = possibilità di modificare l’investimento intrapreso a seguito del modificarsi dell’ambiente esterno.

50 Esercizio I Si verifichi, adottando la metodologia del valore attuale netto, quale tra i due progetti proposti risulti maggiormente conveniente in considerazione di un costo del capitale pari al 12% (valori espressi in migliaia di euro).

51 Esercizio I (segue) I due investimenti presentano entrambi un van apprezzabilmente positivo. In particolare, l’investimento B presenta un valore attuale netto leggermente superiore (circa € ) e quindi appare, economicamente, più conveniente. Esso, tuttavia, comporta un impegno finanziario maggiore (tre milioni di euro in luogo di due). La valutazione completata

52 Programmazione delle scelte finanziarie
Come si sviluppa la programmazione delle scelte finanziarie da parte dell’impresa? .... ... e quali sono le analisi che deve effettuare il management per la loro corretta gestione? Come si struttura il prospetto delle fonti e degli impieghi?... ..... e il prospetto dei flussi monetari? Come si compone il piano di Cassa?

53 Programmazione e controllo della gestione finanziaria
La programmazione e il controllo della gestione finanziaria servono per preservare le condizioni di solvibilità e liquidità dell’impresa. Si basa sulla stesura del Piano Finanziario. Documenti fondamentali: 1. PROSPETTO DELLE FONTI E DEGLI IMPIEGHI 2. PROSPETTO GENERALE DEI FLUSSI MONETARI DELLE OPERAZIONI DI ESERCIZIO 3. QUADRO GENERALE DEI MOVIMENTI MONETARI 4. PIANO DI CASSA o BUDGET DI TESORERIA

54 Il Piano Finanziario Nella funzione finanziaria si comprende il complesso di decisioni e di operazioni volte a reperire e ad impiegare i fondi aziendali. Anche se in alcuni casi può essere governata in regime di maggiore autonomia e può anche rappresentare un centro di profitto a sé stante, questa funzione dell’impresa ha un ruolo strumentale alla gestione caratteristica e deve, quindi, perdere qualsiasi carattere speculativo e restringere la sua azione alla scelta delle fonti di finanziamento utilizzabili ed alla programmazione degli investimenti.

55 Il piano finanziario Il piano finanziario racchiude in opportuni prospetti le stime dei fabbisogni e delle fonti di copertura ipotizzate. È legato alla determinazione del conto economico previsionale da una relazione di tipo circolare: dal conto economico ricava la determinazione delle fonti della gestione (cash-flow), che influenza attraverso la stima degli oneri finanziari derivanti dall’indebitamento previsto. Può essere corredato anche da un piano di cassa (entrate-uscite previste).

56 Il piano finanziario (segue)
Dagli altri piani deriva gli elementi di base per determinare il fabbisogno di capitale: fisso (piano degli investimenti) circolante (piano di vendita, piano di produzione/approvvigionamenti/scorte) Sulla base delle scelte relative alle fonti di finanziamento derivano le ipotesi di copertura considerando: l’autofinanziamento le fonti interne (capitale di rischio) le fonti esterne: * a breve (affidamenti bancari) * a medio/lungo termine (mutui) eventuali fonti agevolate.

57 Il piano finanziario (segue) Si devono determinare 3 saldi:
La struttura del piano finanziario consente di controllare l’omogeneità della struttura finanziaria e aiutare nella scelta delle politiche di finanziamento. Si devono determinare 3 saldi: saldo finanziario saldo corrente saldo complessivo

58 Il piano finanziario (segue)
Le fonti della gestione misurano il cash flow aziendale. I valori sono ripresi dal conto economico previsionale dell’anno cui si riferisce il prospetto. Gli impieghi non correnti sono derivati dal piano degli investimenti. Le fonti non correnti derivano dalle ipotesi di copertura che fanno riferimento a fonti di lungo termine (mutui, capitale apportato dai soci). Il fabbisogno di capitale circolante deriva: dalle ipotesi di dilazioni di pagamento verso clienti e fornitori, inseriti nei piani di marketing e di produzione/approvvigionamenti; dallo stock di scorte di materiali, semilavorati e prodotti finiti, inseriti nel piano di produzione/approvvigionamenti; dal fabbisogno di liquidità da tenere in cassa. Le fonti correnti derivano dalle ipotesi di copertura di tale fabbisogno attraverso l’indebitamento a breve.

59 1. Prospetto fonti e impieghi
Il prospetto delle fonti e degli impieghi è costruito solitamente per periodi biennali o triennali e riporta l’andamento dei flussi finanziari con l’indicazione specifica degli usi e delle fonti di capitale. Serve per: a) valutare l’equilibrio tra il fabbisogno finanziario e le possibili fonti di finanziamento per un periodo pluriennale (es. triennio); b) controllare che tale equilibrio sia raggiunto e mantenuto nel rispetto del principio dell’omogeneità.

60 il conto economico relativo all’anno; lo stato patrimoniale dell’anno;
Per redigere il prospetto fonti e impieghi di un dato anno si necessita di almeno 3 documenti: il conto economico relativo all’anno; lo stato patrimoniale dell’anno; lo stato patrimoniale dell’anno precedente. La provenienza dei dati per compilare il prospetto.

61 Le fonti della gestione
Le fonti della gestione corrispondono al cash-flow finanziario (autofinanziamento) ed esprimono la capacità dell’impresa di generare nuove fonti tramite la sua gestione. Il cash-flow finanziario si ottiene dal conto economico, sommando al risultato netto di esercizio le voci che, pur avendo avuto una manifestazione economica, non hanno dato luogo ad una manifestazione finanziaria (prevalentemente ammortamenti e accantonamenti).

62 Come determinare fonti e impieghi
Le altre voci del prospetto devono essere compilate confrontando due stati patrimoniali e valutando la variazione delle singole voci. In generale, una variazione in aumento delle attività o una variazione in riduzione delle passività genera un impiego di risorse finanziarie, mentre una variazione in riduzione delle attività o una variazione in aumento delle passività genera una fonte. Fonti e impieghi si distinguono in correnti e non correnti in funzione della natura delle poste che variano.

63 Come determinare fonti e impieghi (segue)
Le fonti e gli impieghi.

64 Come determinare fonti e impieghi (segue)
Fonti e impieghi correnti o non correnti.

65 Il Prospetto fonti e impieghi (segue)
Cash flow finanziario = risultato d’esercizio + ammortamenti + accantonamenti Fonti della gestione - Usi non correnti + Fonti non correnti SALDO FINANZIARIO Area non CORRENTE - Usi correnti + Fonti correnti SALDO CORRENTE Area CORRENTE SALDO COMPLESSIVO (saldo fin. + corrente) Affinché vi sia equilibrio nel rispetto del principio di omogeneità, i tre saldi devono assumere valori lievemente positivi.

66 Fonti e impieghi (segue)
Il Prospetto Fonti e impieghi (segue) Modello di Prospetto delle fonti e degli impieghi Saldo complessivo 

67 Fonti e impieghi (segue)
Fonti e usi Risultato d’esercizio Ammortamenti netti Accantonamenti netti Fonti della gestione Investimenti tecnici Investimenti finanziari Rimborso finanziamento soci Rimborso debiti a m/l termine Dividendi Usi non correnti Aumento capitale Alienazioni patrimoniali Nuovi debiti a m/l termine Contributi in c/capitale + Fonti non correnti SALDO FINANZIARIO Il valore degli ammortamenti e degli accantonamenti va considerato al netto dell’uso dei relativi fondi Gli usi non correnti vanno distinti, in sede di pianificazione, secondo il rispettivo grado di indifferibilità Il Prospetto Fonti e impieghi (segue)

68 Il prospetto delle fonti e degli impieghi (area corrente)
Fonti e usi Fonti della gestione - Usi non correnti + Fonti non correnti SALDO FINANZIARIO Incremento consistenza di magazzino Aumento crediti a breve Aumento liquidità - Usi correnti Aumento debiti fornitori Aumento debiti finanziari a breve Aumento altri debiti a breve + Fonti correnti SALDO CORRENTE SALDO COMPLESSIVO (Somma algebrica di saldo finanziario e corrente)

69 Il prospetto delle fonti e degli impieghi (segue)
SALDO COMPLESSIVO Se è molto positivo >>> Ricercare opportunità di investimento per evitare di tenere della liquidità infruttifera Se è negativo >>> Provvedere anticipatamente alla sua copertura o al ridimensionamento degli impieghi

70 delle operazioni d'esercizio
2. Prospetto generale dei flussi monetari delle operazioni d'esercizio Questo prospetto permette di determinare il saldo positivo o negativo derivante dalle operazioni connesse con l’esercizio. Nel primo caso il prospetto indica la presenza di una disponibilità netta derivante dalle partite “correnti” di carattere commerciale-finanziario, nell’altro indica il sopravvenire di un fabbisogno netto.

71 dei movimenti monetari
3. Quadro generale dei movimenti monetari Serve per determinare le modalità monetarie di copertura o di impiego del fabbisogno o delle disponibilità globali. Si distingue dal prospetto delle fonti e degli impieghi per la considerazione implicita del risultato di esercizio e per il bilanciamento delle partite attraverso le disponibilità monetarie iniziali e finali.

72 Quadro generale dei movimenti monetari (segue)
IMPIEGHI Parziali Totali FONTI Parziali Totali Immobilizzi tecnici - Immobili - Impianti e macchinari - Proprietà industriali - Attrezzature - etc. Immobilizzi finanziari - Crediti finanziari - Partecipazioni TOTALE IMMOBILIZZI IVA su immobilizzi Rimborso debiti - Mutui bancari - Scoperti c/c TOTALE RIMBORSI TOTALE IMPIEGHI Fabbisogno esercizio TOTALE FABBISOGNO Esistenza finale di dispon.tà monetarie TOTALE GENERALE Fonti esterne - Capitale sociale - Finanziamento soci - Contributo in c/capitale - Mutuo agevolato - Altri mutui - Prestiti obbligazionari - Aumento fidi bancari TOTALE FONTI ESTERNE Fonti Interne - Alienazioni patrimoniali - Disponibilità nette d’esercizio -Esistenze monetarie iniziali TOTALE FONTI INTERNE TOTALE GENERALE

73 4. Piano di cassa Il piano di cassa permette di determinare il saldo monetario previsto e valutare la possibilità di coprire gli eventuali saldi negativi monetari o individuare più favorevoli opportunità di impiego a brevissimo termine dei mezzi liquidi disponibili. Il saldo di fine periodo cassa e banche va confrontato con gli affidamenti bancari in essere.

74 Il Piano di Cassa (segue)
Per poter presentare la fattibilità finanziaria di un’iniziativa pertanto, può essere utile inserire anche un piano di cassa, che evidenzi le ipotesi di entrate ed uscite ad esempio nella fase di start-up. Un esempio è il seguente.

75 Piano di cassa (segue) Modello di piano di cassa

76 Piano di cassa o budget di tesoreria
Serve per: a) valutare l’andamento di brevissimo termine delle entrate e delle uscite; b) prevedere il saldo periodico delle disponibilità di cassa e banca. Considera, su base mensile, il flusso delle entrate e delle uscite di gestione. Nella sua costruzione, bisogna comprendere tutte le entrate e le uscite previste, considerando che, per ciò che concerne le entrate, i tempi di verificazione possono essere certi, molto probabili e probabili, mentre per le uscite bisognerà considerare le uscite fisse mensili, quelle di periodicità più lunga e quelle straordinarie, che sono di difficile prevedibilità.

77 Piano di cassa o budget di tesoreria (segue)
Entrate Ricavi di vendita Incasso di crediti Alienazioni patrimoniali Prestiti a medio e lungo termine ………. Totale entrate Uscite Pagamento fornitori Spese per personale Oneri finanziari ……… - Totale uscite G F M A M G L A S O N D I tempi di verificazione delle entrate possono essere certi, molto probabili e probabili Per le uscite bisogna fare attenzione alle uscite fisse (es. stipendi) e alle uscite straordinarie di difficile prevedibilità = SALDO MONETARIO + SALDO INIZIALE DI CASSA E BANCHE = SALDO FINALE DI CASSA E BANCHE + AFFIDAMENTI BANCARI IN ESSERE = CAPACITA’ O DEFICIT FINANZIARIO Il saldo finale di cassa e banca di un periodo rappresenta il saldo iniziale di cassa e banche del periodo successivo


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