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FAQ - Domande frequenti sui prezzi al consumo
Istat FAQ - Domande frequenti sui prezzi al consumo
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FAQ - Domande frequenti sui prezzi al consumo
1.Cosa si intende per “inflazione”? 2.Cos’è la perdita del potere di acquisto della moneta? 3.Come si misura l’inflazione? 4.Dove si trovano i dati sugli indici dei prezzi al consumo? 5.Quali prezzi sono rilevati per costruire l’indice dei prezzi al consumo? 6.Come vengono selezionati i beni e servizi che fanno parte del paniere? 7.Il paniere è sempre lo stesso? 8.Dove vengono rilevati i prezzi? 9.Come avviene la raccolta dei dati? 10.Con quale frequenza vengono monitorati i prezzi dai rilevatori comunali?
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FAQ - Domande frequenti sui prezzi al consumo
11.Cosa succede una volta rilevati i singoli prezzi? 12.Perché spesso i consumatori hanno l’impressione che l’aumento dei prezzi sia molto superiore a quello rilevato dall’Istat? 13.I dati sulla rilevazione dei prezzi al consumo vengono controllati? 14.Perché per alcune voci, come gli affitti e l’assicurazione auto, si ha l’impressione che l’incidenza effettiva sui bilanci familiari sia più alta del peso attribuito loro nel paniere? 15.Perché la spesa per l’acquisto della casa non viene considerata nel calcolo dell’inflazione? 16.Esiste un modo per calcolare quanto le variazioni di prezzo incidono sui bilanci di spesa di diverse tipologie familiari? 17.Come avviene la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo? 18.Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, diffonde indici diversi da quelli prodotti dall’Istat?
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1. Cosa si intende per "inflazione"?
Con il termine "inflazione" ci si riferisce al fenomeno dell’aumento continuo e generalizzato dei prezzi. Si ha inflazione nel caso in cui gli aumenti dei prezzi siano diffusi nel sistema economico e tendano a ripetersi nel corso del tempo Al contrario, si parla di "deflazione"” qualora i prezzi mostrino una tendenza diffusa e persistente alla diminuzione. Da questo punto di vista, un aumento dell’inflazione corrisponde ad una situazione in cui aumenta la velocità di crescita dei prezzi, mentre una riduzione dell’inflazione si verifica nel caso in cui i prezzi, pur essendo in aumento, crescono ad una velocità minore.
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2. Cos’è la perdita del potere di acquisto della moneta?
E’ la diminuzione dell’insieme di beni e servizi che si possono acquistare con lo stesso ammontare di moneta in presenza di aumenti dei prezzi. Per fare un semplice esempio: se i prezzi di un determinato paniere di prodotti nel corso del tempo seguono un andamento crescente, a parità di moneta spesa, sarà possibile acquistare quantità sempre minori di quegli stessi prodotti.
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3. Come si misura l’inflazione?
La misura dell’inflazione consiste nel calcolo mensile della variazione dei prezzi di un insieme prefissato di beni e servizi (cosiddetto "paniere"). In Italia, come nella maggior parte delle economie occidentali, il calcolo dell'indice è affidato all'Istituto nazionale di statistica. L'Istat simula mensilmente la variazione della spesa di una grande famiglia composta da più di 59 milioni di persone dovuta alla variazione dei prezzi di un paniere di oltre prodotti (dalla pasta ai viaggi aerei, dal pane ai computer ecc.) rappresentativi di tutti quelli consumati dalle famiglie, che viene fissato all’inizio di ogni anno e mantenuto fisso per 12 mesi.
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4. Dove si trovano i dati sugli indici dei prezzi al consumo?
I dati più aggiornati si possono trovare: -- nella sezione Prezzi al consumo del sito dell’Istat -- presso i Centri d'informazione statistica ed alla pagina 419 di Televideo Rai. Per l'indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati - usato per adeguare periodicamente canoni di affitto, assegni di mantenimento, ecc. - è attiva una casella di risposta automatica al numero
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5. Quali prezzi sono rilevati per costruire l’indice dei prezzi al consumo?
I prezzi rilevati per il 2009 sono quelli riferiti a oltre beni e servizi, rappresentativi dei consumi delle famiglie italiane. Si tratta del cosiddetto paniere, articolato in 12 capitoli di spesa, ognuno con un proprio peso: - prodotti alimentari e bevande analcoliche; - bevande alcoliche e tabacchi; - abbigliamento e calzature; - abitazione, acqua, elettricità e combustibili; - mobili, articoli e servizi per la casa; - servizi sanitari e spese per la salute; - trasporti; - comunicazioni; - ricreazione, spettacoli e cultura; - istruzione; - servizi ricettivi e di ristorazione; - altri beni e servizi. All’interno dei capitoli, ogni bene e servizio partecipa all'indice con un peso pari all'importanza sul totale dei consumi. Ad esempio, la carne bovina fresca pesa nel paniere per l'1,9%, mentre quella suina soltanto per lo 0,3%.
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6. Come vengono selezionati i beni e servizi che fanno parte del paniere?
I prodotti del paniere e il peso loro attribuito sono definiti sulla base della spesa effettiva delle famiglie, in modo da rappresentare la struttura dei consumi della popolazione. Ogni anno viene definito un campione, limitato ma ampiamente significativo, di prodotti la cui dinamica di prezzo deve essere rappresentativa di quella di un insieme più ampio Ad esempio, per calcolare la variazione dei prezzi dell’insieme dei "Grandi apparecchi elettrodomestici" si seguono i prezzi di forno a microonde, climatizzatore, frigo freezer, aspirapolvere, lavatrice, lavastoviglie, caldaia murale. La fonte principale è l’indagine Istat sui consumi che coinvolge ogni anno circa 28 mila famiglie italiane. Sono però utilizzate anche altre fonti, interne (stime di contabilità nazionale, indagini su commercio estero e produzione industriale) ed esterne all’Istat (dati ACNielsen, Banca d’Italia, ecc.), per assicurare un’accurata copertura informativa.
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7. Il paniere è sempre lo stesso?
No, il paniere viene aggiornato ogni anno per rappresentare gli effettivi comportamenti di acquisto delle famiglie e tenere conto dei mutamenti che intervengono in questi comportamenti e nell'offerta dei beni sul mercato. Ogni anno cambiano sia i beni e i servizi compresi nel paniere sia il loro peso. Ad esempio, per il paniere relativo al 2009 alcuni inserimenti riflettono la modificazione dei consumi delle famiglie in relazione all'evoluzione dei comportamenti (come nel caso della nuova posizione Pasta base per pizze,rustici e dolci), altri tengono conto soprattutto dell'evoluzione dell'offerta, in particolare quella legata alle nuove tecnologie (come nel caso della chiave USB).
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8. Dove vengono rilevati i prezzi?
La rilevazione avviene in 84 comuni (20 capoluoghi di regione e 64 capoluoghi di provincia). I prezzi vengono rilevati in circa 41mila punti vendita (che comprendono sia piccoli esercizi commerciali sia grande distribuzione sia mercati rionali), ai quali si aggiungono circa 8mila abitazioni per la parte che riguarda gli affitti. Nel complesso, sono circa 413mila le quotazioni di prezzo rilevate ogni mese. I punti vendita selezionati vengono aggiornati annualmente dai comuni sulla base dei cambiamenti intervenuti nelle abitudini di consumo, nella rete distributiva e nella struttura urbanistica del territorio.
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9. Come avviene la raccolta dei dati?
I dati sono raccolti attraverso due rilevazioni: - una a livello territoriale effettuata dai comuni (che ha un peso sull'indice pari all'80,3%) - una centralizzata effettuata dall'Istat (peso pari al 19,7%). Dal giorno 1 al 21 di ogni mese i rilevatori degli uffici di statistica degli 84 comuni coinvolti provvedono a rilevare i prezzi elementari della maggior parte dei prodotti inclusi nel paniere, secondo le procedure definite dall'Istat. All'inizio di ogni anno l'Istat invia agli uffici comunali di statistica l'elenco di prodotti da rilevare, in cui ogni bene e servizio è corredato da una serie di informazioni che lo specificano (ad esempio il peso, la confezione ecc.) e consentono di rilevarlo in modo omogeneo in tutta Italia. È cura del rilevatore individuare per ciascun prodotto, all'interno di ogni punto di rilevazione, il più venduto fra quelli che hanno le caratteristiche definite dall'Istat. Il prezzo di quello stesso prodotto, mese dopo mese, viene monitorato per un anno intero. La raccolta dei prezzi viene effettuata direttamente dall'Istat per quei prodotti che hanno prezzi uguali su tutto il territorio nazionale (tabacchi, periodici, medicinali, alcune tariffe), per quelli soggetti a continui cambiamenti tecnologici (computer, telefoni cellulari ecc.) e per i servizi di cui non usufruisce soltanto la popolazione del comune interessato (camping, stabilimenti balneari ecc.).
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10. Con quale frequenza vengono monitorati i prezzi dai rilevatori comunali?
I prezzi della maggior parte dei prodotti vengono rilevati una volta al mese. Quelli ad alta variabilità - come gli alimentari freschi e i carburanti - vengono monitorati due volte nel mese. La rilevazione, invece, è trimestrale per quei prodotti che presentano variabilità di prezzo più contenuta: gli affitti delle case, alcuni beni durevoli (elettrodomestici, giochi) e alcuni servizi.
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11. Cosa succede una volta rilevati i singoli prezzi?
Gli 84 comuni coinvolti inviano all'Istat le quotazioni rilevate. L'Istat elabora un indice elementare per ogni singolo prodotto. Per aggregazioni successive, attraverso medie ponderate, che riguardano sia i prodotti sia il territorio, si arriva all'indice generale. Il peso con il quale i comuni partecipano alla costruzione dell'indice varia in base all'ampiezza demografica dei comuni stessi.
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12. Perché spesso i consumatori hanno l’impressione che l’aumento dei prezzi sia molto superiore a quello rilevato dall’Istat? Anzitutto, occorre ricordare che l'indice dei prezzi al consumo misura le variazioni dei prezzi dell'insieme dei beni e servizi acquistabili nel Paese. È difficile, per il singolo consumatore, riconoscere nelle variazioni di prezzo della spesa complessiva della "grande famiglia Italia" quelle della propria spesa quotidiana. Tra l'altro, alcuni prodotti, che pure subiscono rincari significativi, hanno comunque una bassa incidenza sulla spesa totale del complesso delle famiglie, di conseguenza, l'impatto degli aumenti di prezzo sul calcolo dell'indice generale è limitato: ad esempio, malgrado il prezzo dell'olio di mais, aumenti del 20,6%, come è accaduto fra dicembre 2007 e dicembre 2008, l'incidenza nella spesa familiare effettiva è comunque limitata, poiché il suo peso all'interno del paniere è inferiore allo 0,1%.
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13. I dati sulla rilevazione dei prezzi al consumo vengono controllati?
I controlli avvengono sia a livello locale sia a livello centrale. Gli uffici di statistica dei comuni coinvolti nella rilevazione devono fornire all'Istat un elenco dei singoli punti vendita visitati e dei prodotti rilevati in ciascuno di essi. Inoltre, presso ciascun comune è istituita per legge una Commissione Comunale di Controllo, presieduta dal sindaco o da un suo delegato, che ha il compito di verificare i prezzi rilevati, le modalità di elaborazione dei dati secondo le disposizioni dettate dall'Istat e la rispondenza fra il numero dei rilevatori impiegati e le reali esigenze della rilevazione. L'Istat, a sua volta, effettua verifiche e controlli di coerenza sulle informazioni che riceve dagli 84 comuni.
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14. Perché per alcune voci, come gli affitti e l’assicurazione auto, si ha l’impressione che l’incidenza effettiva sui bilanci familiari sia più alta del peso attribuito loro nel paniere? Gli affitti pesano sul paniere per il 2,2% poiché soltanto il 17,2% delle famiglie italiane vive in un'abitazione in affitto. L'indice generale, che considera l'Italia come un'unica famiglia, viene ovviamente condizionato da questo fenomeno: in pratica, una spesa sostenuta da meno del 18% della famiglia-Italia viene ripartita sull'intera popolazione. Il peso dell'assicurazione dei mezzi di trasporto, che incide nel paniere per l'1,2%, è considerato valutando i premi pagati nell'anno dalle famiglie al netto dei rimborsi Vale a dire, si tiene conto dei rimborsi che le famiglie ottengono in caso di sinistro. È evidente che il suo peso nel paniere risente di questa modalità di calcolo che, a prima vista, penalizza le famiglie che non hanno subito sinistri, poiché pagano il premio ma non incassano rimborsi. Anche in questo caso, il complesso delle famiglie italiane viene considerato come una sola famiglia che sostiene un'unica spesa (il premio dell'assicurazione) e riceve un unico rimborso. Questa metodologia di valutazione viene peraltro adottata nella maggior parte dei Paesi europei, in virtù di un regolamento comunitario.
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15. Perché la spesa per l’acquisto della casa non viene considerata nel calcolo dell’inflazione?
L'acquisto della casa rappresenta una spesa per investimenti e non per consumi. Tuttavia, nel calcolo degli indici dei prezzi al consumo vengono considerate le spese legate all'abitazione: acqua, elettricità, combustibile, spese di manutenzione (elettricista, idraulico ecc.), ristrutturazione (compenso per operaio edile, piastrelle, rubinetteria ecc.) e spese condominiali.
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16. Esiste un modo per calcolare quanto le variazioni di prezzo incidono sui bilanci di spesa di diverse tipologie familiari? Il problema non è di facile soluzione, come dimostrano anche altre esperienze internazionali. Nel 2007 l'Istat ha pubblicato uno studio dove vengono identificate, in base all'indagine sui consumi delle famiglie, quattro tipologie: - famiglie che vivono in affitto o sub-affitto; - famiglie di pensionati; - famiglie con basso livello di spesa per consumi; - famiglie di pensionati con basso livello di spesa per consumi. Ha poi costruito i relativi indici dei prezzi al consumo utilizzando il paniere dell'indice armonizzato europeo (IPCA), ma variandone la struttura ponderale (il peso che ciascun bene o servizio assume all'interno del paniere) in base alla effettiva spesa di ogni tipologia familiare. Indici analoghi sono stati realizzati anche da Canada, Australia e Singapore. Tuttavia, il valore conoscitivo dei risultati presenta limiti oggettivi: costruire indici riferiti a sotto-popolazioni omogenee richiederebbe conoscere, per ogni tipologia di famiglia, anche le quantità e i tipi di beni e servizi acquistati, oltre alle tipologie di esercizi commerciali in cui vengono effettuate le spese. Per ottenere queste informazioni, sarebbe necessario condurre indagini ad hoc molto costose e complesse; nessun Paese le ha mai realizzate.
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17. Come avviene la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo?
Occorre distinguere fra l'indice elaborato dall'Istat e quelli diffusi autonomamente dai comuni. Infatti, alcuni comuni che partecipano alla rilevazione provvedono autonomamente all'elaborazione dell'indice generale NIC per il proprio territorio di riferimento, una volta acquisite le informazioni sui prezzi rilevati centralmente dall'Istat. Ognuno di loro diffonde in versione provvisoria il proprio indice generale e per capitolo di spesa, secondo le indicazioni impartite dall'Istat che effettua anche una supervisione. A partire dai dati riferiti a gennaio 2005 il rilascio degli indici provvisori dei prezzi al consumo da parte di questi comuni che provvedono autonomamente alla loro elaborazione e diffusione è resa disponibile alle ore 11, c ontemporaneamente alla diffusione, da parte dell'Istat, degli indici nazionali provvisori NIC (generale e per capitolo di spesa) e IPCA. La diffusione degli indici definitivi (NIC, FOI e IPCA) avviene intorno alla metà del mese successivo a quello di riferimento.
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Si tratta degli stessi dati.
Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Unione europea, diffonde indici diversi da quelli prodotti dall’Istat? Si tratta degli stessi dati. Infatti l'indice IPCA viene calcolato, pubblicato ed inviato dall'Istat a Eurostat mensilmente, secondo un calendario prefissato. Eurostat, a sua volta, diffonde gli indici armonizzati dei singoli Paesi dell'Ue e sulla base di questi elabora e pubblica l'indice sintetico europeo.
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