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Prof. Nino Dazzi Università di Roma “La Sapienza”

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Presentazione sul tema: "Prof. Nino Dazzi Università di Roma “La Sapienza”"— Transcript della presentazione:

1 Prof. Nino Dazzi Università di Roma “La Sapienza”
Attaccamento e sviluppo: lo studio longitudinale Minnesota Sroufe, L.A., Egeland, B., Carlson, E., & Collins, W.A. (2005). The development of the person: The Minnesota study of risk and adaptation from birth to adulthood. New York: Guilford. Prof. Nino Dazzi Università di Roma “La Sapienza” ARPCI Associazione per la Ricerca in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale

2 * Bowlby (1973): Sviluppo (sano/patologico) come “linee ferroviarie che si diramano”:
Bambini con figure di accudimento disponibili emotivamente cominciano il loro percorso di sviluppo prendendo direzioni differenti rispetto a bambini con caregiver emotivamente non disponibili; Inoltre, esperienze successive con le figure di accudimento (perdita e abuso), avranno effetti diversi a seconda del punto del percorso in cui si trova il bambino (Sroufe 1997); * Nessuna circostanza singola (neanche la qualità globale dell’accudimento, esperienze di perdita, abuso, ecc.) è in grado, da sola, di ostacolare totalmente lo sviluppo; Tuttavia: certi percorsi diventano più o meno probabili poiché si sviluppa all’interno del bambino un sistema organizzato allo scopo di affrontare/comprendere le esperienze (Sroufe 1996, 1997): “psicopatologia come esito dello sviluppo”. Lo studio del Minnesota (studio longitudinale di 30 anni) si è posto l’obiettivo di sottoporre a verifica empirica il modello di sviluppo di Bowlby (1973).

3 Descrizione generale dello studio
Campione di 200 madri appartenenti a un campione con rischio moderato, associato a problematiche legate alla povertà (stress, avversità, instabilità abitativa, ecc.) Indagato: antecedenti dell’attaccamento (attraverso osservazione interazione bambino – caregiver) in due tempi diversi durante i primi sei mesi di vita; Attaccamento madre – bambino attraverso la Strange situation, all’età di 12 e 18 mesi. Metodologia utilizzata Misure diverse: sono state indagate variabili come QI, livello di educazione, personalità materna, temperamento bambino, sviluppo cognitivo, ecc. per due motivi: - per utilizzare queste variabili come fattori di controllo in grado di spiegare il rapporto attaccamento – esito evolutivo: - per verificare l’ipotesi secondo cui l’esito evolutivo osservato è predetto dalla combinazione dell’attaccamento con altre variabili; Valutazione anno per anno, ad iniziare dal periodo pre-natale: così da poter studiare il processo evolutivo, in termini di cambiamenti e continuità; - Strumenti utilizzati: interviste ai caregiver (successivamente, insegnanti, pari, ecc.): questionari, registrazioni di interazioni (genitori, pari, ecc.) e osservazioni dirette a casa o in laboratorio, ecc. Sviluppo in un contesto: lo sviluppo del bambino è inestricabilmente connesso con il contesto di caregiver allargato in cui si verifica. - I ricercatori hanno tracciato la facilità o difficoltà nei cambiamenti evolutivi in vari punti del percorso evolutivo, i fattori ambientali connessi e le variazioni individuali che ne hanno fatto seguito.

4 RISULTATI - Le origini delle differenze nell’attaccamento
Ipotesi Bambini sicuri hanno una storia di interazioni più sensibili e cooperative. (Ainsworth et al., 1978) Attaccamento Disorganizzato deriva da traumi/abusi o comportamenti materni spaventati/spaventanti. (Main, Hesse, 1990) Confermata Inoltre: - Resistenti: la bassa sensibilità si associava a livelli minori di consapevolezza psicologica materna e a ritardi evolutivi nei bambini; - Evitanti bassa sensibilità materna associata a madri con “sentimenti negativi verso la maternità, tese, terribili, irritabili, e coinvolte in maniera meccanica nella cura del bambino” (Sroufe et al., 2005, p 98); nessun ritardo sviluppo /neurologico. Intrusività del caregiver e maltrattamenti (abusi fisici e indisponibilità psicologica) sono risultate variabili in grado di predire la disorganizzazione dell’attaccamento; Le disorganizzazione non è predetta problemi pre – o peri-natali, anomalie nel bambino, temperamento o stato neurologico non ottimale;

5 REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI
Ipotesi di Bowlby/Ainsworth: dato il ruolo centrale che ha l’attaccamento nella regolazione della paura e nel bilanciare prudenza/esplorazione/attaccamento, una storia di attaccamento sicuro fornisce la base per una regolazione emotiva. - Bambini sicuri (età scolare) valutati dagli insegnanti come più sicuri si sé, con punteggi più alti su questionari dell’autostima e con una maggior “resilienza dell’Io” *1; - Bambini sicuri presentavano punteggi più elevati su caratteristiche specifiche (es. “flessibile, capace di riprendersi rapidamente dopo stress o difficoltà” o “curioso esplorativo”) e punteggi più bassi su item come “sotto stress, tende a cadere a pezzi” e “quando l’ambiente è nuovo, tende a diventare ansioso” (sroufe et al., 2005, p. 73) - Questi dati sono confermati anche da osservazioni comportamentali: rispetto ai bambini resistenti/evitanti, i bambini sicuri mostravano maggior frequenza di espressioni affettive positive quando davano inizio a un contatto o rispondevano a una iniziativa dei pari; inoltre, utilizzavano questo affetto positivo per mantenere e costruire le interazioni tra pari; - Rispetto ai bambini resistenti/evitanti, i bambini sicuri mostravano strategie di coping caratterizzate da un minor numero di comportamenti di frustrazione o aggressivi; e strategie di coping caratterizzate da persistenza e flessibilità. *1 La “resilienza dell’Io” è una misura che riguarda specificatamente la regolazione: “punteggi elevati su questo costrutto riflettono la capacità di modificare flessibilmente l’espressione di sentimenti e impulsi per adattarli alle richieste situazionali; vale a dire, essere esuberanti durante la ricreazione o nel parco giochi; ma posato e attento durante le attività di classe strutturate” (Sroufe, 2005, p. 357).

6 RISULTATI Le previsioni nello sviluppo successivo a partire dall’attaccamento in infanzia
Le ipotesi di Bowlby riguardo le conseguenze evolutive delle differenze nelle relazioni di attaccamento bambino – caregiver: 1) INDIPENDENZA (self-reliance) 2) REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI 3) COMPETENZE SOCIALI 4) PATTERN DI ADATTAMENTO INDIPENDENZA (self-reliance) Bowlby (1973): i bambini in grado di essere dipendenti in maniera efficace, vale a dire utilizzare il caregiver come base sicura per l’esplorazione, nelle fasi di vita successive saranno maggiormente Indipendenti. Bambini evitanti/resistenti valutati da osservatori esterni come precocemente indipendenti, nelle fasi successive dello sviluppo mostravano una forte dipendenza. Sulla base di misure diverse (osservazioni dirette, valutazione degli insegnanti, videoregistrazioni): Bambini evitanti/resistenti erano molto più dipendenti dagli insegnanti; Gli insegnanti li valutavano come molto più dipendenti rispetto al gruppo sicuro; Risultati simili sono stati ottenuti in campi scuola all’età di dieci anni

7 COMPETENZA SOCIALE Ipotesi Bowlby: bambini con storie sicure hanno aspettative positive rispetto alle relazioni con gli altri; una inclinazione a coinvolgersi in maniera intima con gli altri; e a possedere capacità emotive e sociali in grado di promuovere la competenza sociale. Collegamenti significativi tra attaccamento sicuro e misure generali di competenza sociale (osservazioni dirette; questionari rivolti ai pari e insegnanti; interviste), valutate ripetutamente, dall’infanzia all’età adulta. Individui con storie di attaccamento sicuro mostrano una maggiore competenza sociale rispetto ai bambini evitanti/resistenti. I bambini sicuri si sono mostrati, nel corso dello sviluppo, dei partecipanti più attivi nel gruppo di pari: Età prescolare: bambini sicuri mostrano punteggi più elevati (misure osservative e valutazioni informant-report) su misure di empatia, e relazioni caratterizzate da maggiore profondità e reciprocità; Seconda infanzia: bambini sicuri mostravano una maggior frequenza di amicizie caratterizzate da intimità reciproca che si attenevano alle regole del gruppo di pari dello stesso sesso, ed erano in grado di coordinare l’amicizia con il funzionamento del gruppo (vale a dire: erano capaci di mantenere un legame intimo con un amico anche quando partecipavano a gruppo di pari); Adolescenza: individui sicuri risultavano più efficaci nel gruppo di pari di sesso misto, partecipavano in maniera scorrevole a un’ampia gamma di incontri sociali, e possedevano qualità di leadership;

8 PATTERN DI ADATTAMENTO
Ipotesi Bowlby: I precoci pattern di adattamento diadico rappresentano i prototipi per la successiva organizzazione (cognitiva, affettiva e comportamentale) dell’individuo. “Situazioni caratterizzate da novità, alta stimolazione, padroneggiamento di oggetti, e sfide cognitive risultano particolarmente difficoltose per [individui] con storie di attaccamento resistente” (Sroufe et al., 2005, p. 137): rispetto a bambini con attaccamenti sicuri ed evitanti, i bambini resistenti mostravano una minor competenza durante il primo incontro con altri bambini in una stanza di giochi; una maggior esitazione e una minor esplorazione attiva; venivano più spesso valutati dagli insegnanti come passivi e facilmente frustrati. Inoltre: Bambini resistenti: davanti a problemi di natura sociale, mostravano più frequentemente una minor persistenza e un maggior ricorso a strategie di coping basate sull’evitamento della situazione; nel rapporto con i pari, inoltre, si mostravano isolati e con minor iniziative di contatto. Bambini evitanti: erano essere messi alla prova unicamente da situazioni che richiedevano un certo grado di intimità interpersonale; nel rapporto con i pari mostravano un maggior orientamento – rispetto ai sicuri ed evitanti – verso i coetanei, ma risultavano inefficaci nelle loro relazioni: immaturità e facilità a diventare frustrati erano handicap che compromettevano i loro tentativi di sostenere le interazioni.

9 Attaccamento e psicopatologia
RISULTATI Attaccamento e psicopatologia Ipotesi/assunzioni di partenza Bowlby: l’esito psicopatologico della precoci esperienze di attaccamento dipende dall’intera storia dell’individuo e dalle circostanze attuali, non solo dalle prime esperienze di cura. Developmental Psychopathology: pattern ansiosi (resistenti/evitanti) sono fattori di rischio potenziali nel successivo sviluppo di psicopatologia, vale a dire sono variabili che incrementano la probabilità di sviluppare un disturbo; viceversa, un attaccamento sicuro non è considerato garanzia di funzionamento sano, ma un “promotore” (Sameroff, 2000, p. 35) della salute, o un fattore protettivo rispetto allo sviluppo di psicopatologia. Risultati Infanzia Sicuri Evitanti Bambini evitanti/resistenti mostravano numero maggiore di Resistenti problemi comportamentali rispetto ai bambini sicuri. Disorganizzati Numero maggiore di problemi comportamentali rispetto ai bambini sicuri/ansiosi.

10 Seconda Infanzia Sicuri Durante un periodo di forte stress, le famiglie studiate sono state Evitanti suddivise in base a sicurezza/insicurezza dei figli: i bambini Resistenti sicuri hanno mostrato un numero incredibilmente minore di problemi comportamentali rispetto al gruppo insicuro: “una storia di attaccamento sicuro modera il rapporto tra stress e sviluppo di un disturbo (Sroufe, 2005, p. 360). Pattern insicuri: rappresentano fattori di rischio moderato. Maggior parte di bambini con attaccamenti ansiosi non presentano problemi comportamentali gravi o ricevevano una diagnosi psichiatrica. Disorganizzati Numero maggiore di problemi comportamentali rispetto ai bambini sicuri/ansiosi.

11 Adolescenza Evitanti Predittore, in adolescenza, di
problemi di condotta *2 . Tutti e due i pattern sono risultati correlati moderatamente con Depressione Resistenti Predittore, all’età di 17 anni (Duggal et al., 2005) * 3. e mezzo, di disturbi d,ansia *4. - Attaccamento disorganizzato è, in se, un predittore abbastanza forte del successivo sviluppo di psicopatologia. Disorganizzati - Correlazione tra grado di disorganizzazione e numero e gravità di sintomi psichiatrici in adolescenza r=.40. NB: sebbene l’intensità della correlazione è modesta e non spiega molta della varianza totale, l’intensità riscontrata è più forte che per ogni altra variabile misurata nel periodo dell’infanzia. *2 Dovuto probabilmente ad alienazione relazionale e rabbia derivate da una storia di indisponibilità emotiva e rifiuto (Sroufe et al., 2005) *3 Questo dato può essere espressione di due percorsi distinti: uno basato su alienazione e disperazione (Hopelessness); l’altro basato su ansia e impotenza (helplessness), tutti elementi cardine della depressione (Sroufe et al., 2005) *4 Questi soggetti adottano una strategia di iper-vigilanza e iper-attivazione verso il caregiver: una simile condotta è adattiva in caso di pericoli; in questo caso il disturbo d’ansia può essere il “prezzo” pagato per una simile vigilanza cronica (Sroufe et al., 2005).


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