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Dante Alighieri.

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Presentazione sul tema: "Dante Alighieri."— Transcript della presentazione:

1 Dante Alighieri

2 Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!   

3 Introduzione Dante Alighieri è lo scrittore più conosciuto al mondo per i suoi straordinari libri tra cui in particolare la Divina Commedia. Di lui ci sono moltissimi reperti sia sulla sua storia della vita come poeta sia come uomo.

4 IL PERSONAGGIO DI DANTE
Il 29 maggio del 1265 Dante nacque a Firenze da Alighiero di Belliccione Bella di Abati tra il 21 Maggio e il 21 Giugno di quell’anno. Egli fu educato nel convento francescano di S. Croce ; all’età di 9 anni incontrò Beatrice per la prima volta e subito se ne innamorò e la scelse come musa inspiratrice almeno così si sa dalla Vita Nova.   È considerato il primo e più grande poeta della lingua italiana e per questo definito “il sommo poeta”, o “il vate”, in sintesi “il padre della lingua italiana”.  Dante cresce in un ambiente "cortese" ed elegante, impara da solo l’arte della poesia e stringe amicizia con alcuni dei poeti più importanti della scuola stilnovistica: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia, condividendo con loro un ideale di cultura aristocratica e di poesia raffinata. Dante prima di essere un poeta fu un uomo politico infatti si interessava all’amministrazione del governo di Firenze dove scontrarono i due partiti : guelfi e ghibellini. Dopo che i ghibellini furono sconfitti i guelfi cioè i sostenitori del papa si divisero in bianchi e neri. I bianchi vollero proteggere l’autonomia di Firenze mentre i neri che accettavano l’alleanza col papato.

5 Il personaggio di dante
Dante come esponente dei guelfi bianchi fu investito con la più alta carica di Firenze, però il partito dei neri con aiuto del papa trionfò a Firenze. Così Dante fu costretto a lasciare la città e se fosse ritornato sarebbe stato condannato a morte. Per Dante l’esilio rappresenta un momento di sofferenza e di dolore e al tempo stesso uno stimolo per la sua produzione letteraria e poetica: lontano da Firenze può vedere in modo più nitido la corruzione, l’egoismo, l’odio che governano la vita politica, civile e morale dei suoi contemporanei. La denuncia e il tentativo di indirizzare di nuovo l’uomo verso la retta via sono per lui l’ispirazione di una nuova poesia che prende forma nella Divina Commedia Negli anni dell’esilio, Dante viaggia per l’Italia centrale e settentrionale, chiede ospitalità alle varie corti (va a Forlì, a Verona, in Lunigiana dai signori Malaspina) continua a sostenere le sue idee politiche nella figura dell’imperatore Arrigo VII, possibile portatore di pace nella nostra penisola (1310); ma di nuovo la speranza svanisce con la morte improvvisa dell’imperatore nel Negli ultimi anni visita la corte di Can Grande della Scala, a Verona, e di Guido Novello Da Polenta, a Ravenna (1318). Muore a Ravenna nel 1321. Nella sua vita scrisse molte opere ma nel periodo dell’esilio scrisse la sua più grande opera la Divina Commedia Dante era caratterrizato un camicione rosso e un cappuccio. Aveva un naso e un mento prominente egli portava anche una corona d’ alloro che lo distingueva dai cittadini come un poeta “laureato”. APPROFONDIMENTI L’ abbigliamento

6 Beatrice: persona e personaggio
L’amore per Beatrice Beatrice: persona e personaggio Beatrice viene da Dante definita, nel sonetto "Tanto gentile e tanto onesta pare", in un modo straordinario, cioè come una "cosa venuta / di cielo in terra a miracol mostrare". "Cosa" è il termine dell'indefinibile, e le parole di Dante indicano che Beatrice fu, insieme, una donna realmente vissuta, una creatura celeste, un riflesso dell'ansia di ascesa spirituale e di purificazione del poeta. Beatrice donna appartiene alla sfera privata della vita di Dante, alla sua giovinezza fiorentina, agli anni della maturazione umana e poetica. Anche se i riscontri storici sono scarsi, nessuno dubita che Beatrice sia realmente esistita e che sia da identificare con la Beatrice, o Bice Portinari, sposa di Simone De' Bardi, morta giovanissima l'8 giugno del 1290. Dante, all'inizio l'amò secondo i canoni dell'amor cortese, cantando la dolcezza del suo sguardo, "che 'ntender no la può chi no la prova", la bellezza del suo volto, la grazia e la modestia dei suoi gesti. Presto, tuttavia, quell'amore acquisì un significato diverso, libero da ogni aggancio con la realtà terrena, stimolo ad una profonda introspezione umana e morale.

7 L’amore per Beatrice In vita nova
L'incontro con Beatrice diventa il punto di svolta della maturazione umana e poetica di Dante, la cui vita è, da quel momento "rinnovata dall'amore". Dante, infatti, racconta che il suo primo incontro con Beatrice avvenne quando entrambi avevano nove anni, numero che identifica il miracolo.  Nella Vita Nuova viene delineato il cammino interiore che porta il poeta a comprendere come il fine del suo amore non sia legato a nulla di materiale, neppure al semplice saluto, elemento pur così caro all'amor cortese. Unico fine dell'amore è per il poeta cantare le lodi della sua donna: Beatrice è per Dante uomo stimolo per l'introspezione spirituale e per Dante poeta fonte di ispirazione letteraria. Al termine della Vita Nuova Dante, che ha compreso la svolta impressa dalla donna alla sua spiritualità ma è ancora incapace di trasferire nella realtà questa acquisizione dell'anima, promette di non scrivere più di lei se non quando potrà farlo in modo completamente degno. Nella Vita Nuova Beatrice conserva sempre la sua precisa individualità storica, ma è, al tempo stesso, "figura" di Cristo, e, come Lui, incarna la rivelazione divina. Tale funzione è, tuttavia, riservata esclusivamente all'uomo Dante, e solo nella Divina Commedia potrà estendersi all'intera umanità.

8 Le opere CONVIVIO, DE VULGARI ELOQUENTIA DETTO D'AMORE EGLOGHE
EPISTOLE IL FIORE LA DIVINA COMMEDIA MONARCHIA QUAESTIO DE AQUA ET DE TERRA, di Dante Alighieri RIME, di Dante Alighieri VITA NUOVA, di Dante Alighieri

9 Da Antonio Salza Giuseppe Gismondi


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