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a cura del Prof. Antonino Faro
« Immaginatevi che grande tormento … » Canti della Prima Guerra Mondiale a cura del Prof. Antonino Faro
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« … i nostri ragazzi hanno dato il via ad una vera e propria competizione canora cantando Tipperary, Thora, Way Down The Swanee River e molte altre conosciute … Il programma ha incluso gli inni nazionali austriaco e tedesco … » (Caporale A.P. Oakes, 13 gennaio 1915)
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Fernand Léger ( ) – The City, Audio dal Ballet mecanique (1924), musica di G. Antheil ( )
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Edison e il primo fonografo (1878)
Espansione del consumo musicale
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Le canzoni della Grande Guerra. I canti di trincea
Era una notte che pioveva (Canto degli Alpini, musica e testo di Anonimo) Era una notte che pioveva / e che tirava un forte vento; immaginatevi che grande tormento / per un alpino che stava a vegliar! A mezzanotte arriva il cambio / accompagnato dal capoposto "Oh sentinella torna al tuo posto, / sotto la tenda a riposar!“ Quando fui stato nella mia tenda / sentii un rumore giù per la valle, sentivo l'acqua giù per le spalle, / sentivo i sassi a rotolar. audio (Ilaria Cantarelli) audio (Coro alpino della SAT)
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Le canzoni della Grande Guerra. I canti di trincea
Ta-pum! (Canto degli Alpini, musica e testo di Anonimo) Venti giorni sull’Ortigara / senza il cambio per dismontà; ta pum ta pum ta pum Quando poi ti discendi al piano / battaglione non hai più soldà; Quando sei dietro a quel muretto / soldatino non puoi più parlà Ho lasciato la mamma mia / l'ho lasciata per fare il soldà; / ta pum ta pum ta pum Dietro il ponte un cimitero / cimitero di noi soldà; / ta pum ta pum ta pum Cimitero di noi soldati / forse un giorno ti vengo a trovar; / ta pum ta pum ta pum (Coro Alpino della SAT)
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Le canzoni della Grande Guerra. I canti di trincea
Ai preât (Friuli, musica e testo di Anonimo) Ai preât la biele stele, / ducj i sanz del Paradîs. Che 'l Signôr fermi la uere / e'l mio ben torni in paîs. Ma tu stele, biele stele / và palese 'l mio destin. Và daûr di che montagne / là ch'al è il mio curisin. Ho pregato la bella stella / tutti i santi del Paradiso che il Signor fermi la guerra / che il mio ben torni al paese ma tu stella, bella stella / rendimi noto il mio destino va di là da quelle montagne / dove c’è il mio cuoricino (Coro Alpino della SAT)
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Le canzoni della Grande Guerra. Un’eccezione “leggendaria”
La leggenda del Piave Di E.A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta ( ) Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera. Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti! S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, / il Piave mormorò: «Non passa lo straniero!» E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la fame sfogar volea tutte le sue brame... Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora... «No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti, «Mai più il nemico faccia un passo avanti!» Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combatteron l'onde... Rosso del sangue del nemico altero, / il Piave comandò: «Indietro va', straniero!» ( Coro Alpino di Val Canzoi)
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Alle origini di una … Leggenda
La leggenda del Piave (testo originale ed integrale) Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera. Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti! S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, / il Piave mormorò: «Non passa lo straniero!» Ma in una notte trista si parlò di tradimento [un fosco evento], e il Piave udiva l'ira e lo sgomento... Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto, per l’onta consumata a Caporetto [poi che il nemico irruppe a Caporetto!] Profughi ovunque! Dai lontani monti scendevano a gremir tutti i suoi ponti! S'udiva allor, dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde: come un singhiozzo, in quell'autunno nero, / il Piave mormorò: «Ritorna lo straniero!» E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la fame sfogare volea tutte le sue brame... Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora... «No!», disse il Piave. «No!», dissero i fanti, «Mai più il nemico faccia un passo avanti!» Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combattevan l'onde... Rosso del sangue del nemico altero, / il Piave comandò: «Indietro va', straniero!» E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento, e la vittoria sciolse le ali al vento! Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti. Infranse, alfin, l'italico valore le forche e l'armi dell'Impiccatore! [L'onta cruenta e il secolare errore infranse, alfin, l'italico valore !] Sicure l'Alpi, libere le sponde, e tacque il Piave: si placaron l'onde, Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, / la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! (canta Aurelio Gabrè, disco Parlophon 78 giri)
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