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LA MESSA transizione manuale
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LA PAROLA MESSA deriva dal momento finale con l'invio ("missio" in latino) dei fedeli nel mondo per compiervi la volontà di Dio. Scopo della Messa non è la celebrazione in se stessa, ma la forza che si riceve per affrontare la vita e la storia.
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"Fate questo in memoria di me“
L’ORIGINE DELLA MESSA È l'Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli nel cenacolo a Gerusalemme all’inizio della sua Passione. Come ci raccontano San Paolo e San Luca, Gesù ci ha lasciato un comando: "Fate questo in memoria di me“
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LA STRUTTURA DELLA MESSA
Riti d’Ingresso Liturgia della Parola Liturgia Eucaristica Riti di Congedo
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I RITI D’INGRESSO Processione Introitale saluto e Segno di Croce
Atto Penitenziale Gloria colletta
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Processione Introitale: Colui che presiede (il vescovo o il presbitero) con i ministri si reca all’altare preceduto dalla Croce e dal Libro della Parola, attraversando l’assemblea. Si rende così evidente che l'assemblea, è popolo in cammino, chiamato (da cui la parola Chiesa) dalla Parola di Dio e convocato per lodare e rendere grazie a Dio Padre.
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Segno di Croce: è memoria e professione di fede battesimale di tutta l’assemblea. Amen dell’assemblea: è l’espressione della fede da parte di tutto il popolo credente. Letteralmente vuol dire: “mi appoggio”, “è il sostegno della mia vita”.
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saluto del celebrante:
esprime la comunione con i fratelli, dono gratuito (grazia) di Dio Padre. È annuncio del Signore presente perché “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. (Matteo 18, 20)
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Atto Penitenziale: è l'invito a riflettere sulla vita, a chiedere perdono a Dio dei peccati commessi verificando l’orientamento della nostra volontà secondo la sua volontà. È espressione di riconciliazione: “Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”. (Matteo 5, 23-24)
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Gloria: canta la bontà e la misericordia del Signore, è l’inno iniziato dagli Angeli la notte del Natale, esprime adorazione, gioia, ringraziamento. Non si canta nei Tempi di Avvento e di Quaresima. colletta: il celebrante allarga le braccia nel gesto universale dell’orante e invita tutti alla preghiera… nella pausa di silenzio ogni fedele rivolge a Dio la sua personale preghiera disponendosi alla celebrazione. Poi il celebrante i pensieri e le ispirazioni di tutti raccoglie (da cui il nome colletta dato all'orazione).
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LITURGIA DELLA PAROLA Lettura dall’Antico Testamento
Salmo Responsoriale Lettura dal Nuovo Testamento Canto al Vangelo Lettura del Vangelo Omelia Simbolo della Fede Preghiera dei fedeli
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Letture Bibliche : Salmo Responsoriale:
sono tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Nel tempo di Pasqua la lettura dall’Antico Testamento è sostituita da un brano dagli Atti degli Apostoli. Nella Liturgia della Parola il brano proclamato ed ascoltato diventa attuale: Dio stesso parla “oggi” al suo popolo. Salmo Responsoriale: è la risposta gioiosa dell'assemblea che prega e loda Dio per il dono della sua Parola. Per un dono così grande non vi sono altre parole di risposta se non quelle che Dio stesso ci ha donato e che risuonano nel canto della Chiesa.
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Alleluia: significa “sia lode a Dio”, questo canto pasquale precede e predispone all’annuncio e all’ascolto del Vangelo. Nella Quaresima si utilizzano altre espressioni nell’attesa di esprimere con maggior forza la gioia della Pasqua. Vangelo: nel Vangelo è Cristo risorto, presente, che parla al suo popolo. Nella Parola letta si annuncia quella nuova ed eterna alleanza, che nell’Eucaristia è celebrata. Il Libro dei Vangeli è oggetto di gesti di venerazione e di onore (processione, incenso, ceri, bacio benedizione) che indicano il grande rispetto che la Chiesa ha nei confronti della Parola Rivelata.
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triplice Segno di Croce prima della Lettura:
sulla fronte: “Apri il mio spirito, Signore, perché io comprenda la tua Parola”. sulle labbra: “Apri la mia bocca, Signore, perché io proclami la tua Parola”. - sul petto: “Apri il mio cuore, Signore, perché io accolga la tua Parola e la viva”.
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Omelia: letteralmente significa “conversazione”.
Compito dell’omelia è dire come si attuano “qui” e “ora” i misteri di Cristo. Rende percettibile nella Celebrazione l’attualizzazione della salvezza procurata da Cristo, nutre la vita dei credenti nel mondo, alimentando una fede profonda, rafforzando la speranza e sostenendo la carità. La particolarissima efficacia della Parola celebrata nella liturgia contribuisce alla comprensione della volontà di Dio ed alla vocazione dei fedeli chiamati a rispondere al suo progetto di salvezza e dire: “Eccomi, manda me” (Is 6, 8).
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Simbolo della Fede (Credo):
simbolo (dal greco “sunballo”) significa “mettere insieme” …era il segno tra persone legate da un patto che si riconoscevano ricomponendo un oggetto che era stato spezzato in più parti. Per questo il Credo è chiamato “simbolo”. Simbolo apostolico o simbolo niceno-costantinopolitano, a secondo della forma usata. II “simbolo della fede” è un piccolo riassunto di verità essenziali che, condivise da altri, ci fanno riconoscere membri della stessa famiglia, della stessa Chiesa, partecipi della stessa fede.
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Preghiera dei fedeli: è la prima risposta dell’assemblea all’ascolto della Parola di Dio; la prima attualizzazione: la preghiera. È chiamata anche “Preghiera universale” perché dovrebbe farsi carico delle necessità di tutto il mondo.
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LITURGIA EUCARISTICA preparazione dei doni Preghiera Eucaristica
Riti di Comunione
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PREPARAZIONE DEI DONI Processione Offertoriale:
la “Processione Offertoriale”, che può essere accompagnata dal canto della assemblea, indica non solo l’offerta del pane e del vino e di quanto necessario alla comunità per vivere e per esprimere la carità, ma anche la volontà di partecipazione al sacrificio eucaristico. Chi dall’assemblea porta le offerte a colui che presiede compie un breve giro intorno all’altare, reminiscenza di una danza (quando si usa l’incenso anche il presbitero compie il medesimo giro), che ha nella sua inutilità il senso della “gratuità” del dono offerto e ricevuto, ma anche la presa di coscienza dello spazio sacro in cui tutta l’assemblea celebra l’Eucaristia.
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preparazione dei doni:
il pane e il vino che vengono “presentati” sono il segno della molteplicità del dono di Dio e il frutto dell’impegno umano nella vita di tutti i giorni. La Chiesa prende consapevolezza che tutto viene da Dio, il pane ed il vino, che già a Dio appartengono, sono messi da parte come ringraziamento (Eucaristia) perché in essi Dio manifesti la sua Alleanza di salvezza. Nello stesso momento si raccoglie il denaro per i bisogni della comunità parrocchiale, per sostenere le attività in favore dei poveri, come partecipazione alla vita della Chiesa Diocesana e Universale.
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PREGHIERA EUCARISTICA
azione di grazie acclamazione piclesi racconto dell’istituzione anamnesi seconda epiclesi intercessioni dossologia finale
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azione di grazie: specialmente nel Prefazio (prima dell’azione) il presidente dell’Assemblea liturgica invita tutto il popolo santo a ringraziare e lodare Dio Padre (“Rendiamo grazie al Signore nostro Dio…”) per tutta l’opera della salvezza ed in modo particolare per l’opera svolta dal suo Figlio Gesù.
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acclamazione: come i serafini “Proclamavano l'uno all'altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria»” (Isaia 6, 3) così tutta l’assemblea canta la “santità” di Dio. l'espressione “santo” corrisponde la parola ebraica “qados”, nella cui etimologia è contenuta da un lato l’idea di “separazione”, e dall'altro l’idea di luce: “essere acceso, essere luminoso”. L’Apocalisse, ultimo libro del Nuovo Testamento, ripropone il “Trisagio” (dal greco tre/santo) di Isaia e sentiamo nuovamente proclamare: “Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, colui che era, che è e che viene” (Ap 4, 8).
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iracconto dell’istituzione:
epiclesi : invocazione dello Spirito Santo. Il gesto è quello dell’imposizione delle mani accompagnato dalle parole perché i doni offerti dagli uomini diventino il Corpo e il Sangue di Cristo (“Manda, Signore, il tuo Spirito a santificare i doni…”). iracconto dell’istituzione: nel racconto, ripetendo parole e gesti di Cristo si fa memoria dell’Ultima Cena quando Cristo offrì il suo Corpo e il suo Sangue nel segno del pane e del vino, lo diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare nel tempo tale mistero (“Nella notte in cui fu tradito, Egli prese il pane…”).
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anamnesi: la Chiesa in preghiera si ricollega al comando di Gesù “Fate questo in memoria di me”. Nella anamnesi fa presente a Dio Padre che sta facendo il memoriale della morte e risurrezione del Signore (“Celebrando il memoriale…”); poi offre al Padre il pane e il calice eucaristici, sacrificio gradito, “per la salvezza del mondo”.
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lseconda epiclesi: dalla dispersione, dovuta alla nostra fragilità e ai nostri egoismi, l’assemblea che celebra diventa, sotto l’azione dello Spirito Santo, membra armonicamente compaginate con Cristo, “il capo di quel corpo che è la Chiesa” (Col 1, 18). La trasformazione “in un solo corpo ed un solo spirito” è il cammino della Chiesa. Il processo di crescita ecclesiale si realizza secondo i ritmi di una trasformazione già avvenuta e non ancora perfettamente compiuta ma che si concretizza al ritmo delle nostre Eucaristie.
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intercessioni: dossologia finale:
sono espressioni della comunione con tutta la Chiesa. L’Eucaristia è celebrata per tutti i suoi membri, vivi e defunti e si chiede la pace e la salvezza per il mondo intero. dossologia finale: è il ritorno al tema della lode (doxa) iniziale avviata dal prefazio (“Per Cristo, con Cristo e in Cristo…”); si costruisce su di un crescendo escatologico, caratterizzato da una grande tensione al regno finale verso cui camminiamo; a Dio domandiamo di farci entrare per poterlo glorificare senza fine. L’assemblea risponde solennemente: “AMEN!”.
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RITI DI COMUNIONE Padre nostro embolismo segno di pace
spezzare il pane invito Comunione silenzio orazione dopo la Comunione
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Padre nostro: “Padre” è l’appellativo col quale Gesù si rivolge a Dio, anche se sappiamo dal Vangelo di Marco che lo stesso Gesù utilizza nei confronti del Padre l’affettuoso appellativo di “Abbà”. Ed invita i suoi discepoli ad invocare Dio con la stessa confidenza, Con questa preghiera possiamo “abbracciare” Dio Padre attraverso il Suo figlio Gesù che ce l’ha insegnata, pregando il Padre preghiamo anche il Figlio che siede accanto a Lui, ed è con noi nella vita.
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embolismo (“Liberaci, Signore da tutti i mali…”):
sin dai primissimi tempi della comunità cristiana, e forse già nella comunità primitiva, alla preghiera del Padre nostro è stata aggiunta una conclusione liturgica che è presente anche in alcuni manoscritti più tardivi dei Vangeli, ed è ispirata alla preghiera che il Primo Libro delle Cronache (29, 11) attribuisce a Davide: “Perché tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli. Amen”. Questa dossologia conclude la richiesta per tutta la comunità dei fedeli della liberazione dal potere del male.
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segno di pace: la pace è il dono pasquale per eccellenza, “Pace a voi” è il saluto del Risorto nel cenacolo; la Pace che il Signore ci dona non ha similitudine con la pace del mondo e ricercata dagli uomini. Questo momento richiama la Chiesa tutta al cammino ecumenico che nasce dal bisogno di unità. Prima di partecipare alla Mensa Eucaristica è necessaria la riconciliazione nella CARITÀ, riconciliazione che prepara al mistero che celebriamo: la Trinità dimora in noi e noi nella Trinità.
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frazione del pane: Il gesto dello “spezzare il pane” sin dal tempo apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica. Gesù stesso fu riconosciuto dai discepoli di Emmaus nello spezzare il pane. Una piccola frazione di pane viene messa nel calice, è il ricordo di un antico uso quando il vescovo celebrava nella cattedrale e mandava una frazione del pane consacrato nelle comunità dei paesi vicini, dunque è segno dell’unità della Chiesa e comunione con il proprio vescovo. Intanto si recita o si canta “Agnello di Dio…”
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invito alla Comunione:
il sacerdote presenta l’Eucaristia ai fedeli e li invita al banchetto: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati dal mondo…”. Davanti alla grandezza di questo Sacramento, il fedele non può che fare con sua umiltà e fede ardente la supplica del centurione: “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato”. Ora si giunge al culmine: diventiamo una sola persona, quella di Gesù Cristo, perché in Lui “non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c’è più né uomo né donna, poiché tutti voi siete UNO in Cristo” (Gal 3, 28).
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Comunione: andando a ricevere il Pane Eucaristico i fedeli esprimono la loro gioia e la loro unità con un canto o meditando l’Antifona di Comunione. È una vera e propria processione che vuol celebrare l’INCONTRO del popolo di Dio che cammina verso il Signore e del Signore che “precede” i suoi discepoli e va verso di loro. Nelle chiese antiche questo incontro si realizza al centro della navata, sotto la cupola, il luogo che segna l’elevazione di un rapporto che da umano si fa divino.
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Il sacerdote o il ministro mostrando il Pane Eucaristico dice: “IL CORPO DI CRISTO”. Questa affermazione chiede una risposta di fede, così il fedele che si comunica risponde: “AMEN” - è il si incondizionato che si fonda sulla fedeltà di Dio. - è atto di fede. - è il si di appartenenza al Cristo e alla Chiesa - è il si quotidiano di tutta la Chiesa contro il male. - è il si risonante del COSMO che attende la ricapitolazione in Cristo (Efesini 1, 3-14) - è Gesù Cristo stesso l’AMEN definitivo dell’amore del Padre per noi (Apocalisse 3, 14).
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La Comunione nella mano deve manifestare il rispetto verso la presenza del Cristo nell’Eucaristia.
Il gesto del fedele ha qualche cosa di nobile ricevendo il pane eucaristico sul palmo: “la mano sinistra un trono per la mano destra, perché questa deve ricevere il Re”.
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Orazione dopo la Comunione:
silenzio: Dopo la comunione c’è un tempo di silenzio affinché si possa liberare la preghiera, si possa far nostro il dono ricevuto: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. (Luca 2, 19) Orazione dopo la Comunione: il sacerdote recita a nome di tutti, una preghiera di ringraziamento, con cui chiede a Dio di partecipare ai frutti dell’Eucaristia conclude, come ogni orazione, indicando la mediazione: “per Cristo nostro Signore”. La risposta dell’Assemblea non può che essere: “Amen”.
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RITI DI CONGEDO saluto: Benedizione:
I riti di conclusione sono una ripetizione a rovescio dei riti iniziali della Messa. saluto: come all’inizio colui che presiede richiama la presenza del Signore. Benedizione: ha il significato del ringraziamento per il dono ricevuto, ma anche del dono che la speranza, animata dalla fede, già vede concretarsi nel futuro.
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Bacio dell’Altare e ritiro
Congedo: non è un esplicito rinvio alla missione. Il popolo in veste di comunità eucaristica, solo per il fatto di essere battezzato, è “missionario” e non può chiudersi in se stesso. Ogni volta che il fedele ritorna al “Banchetto Eucaristico” riaccetta con libertà la sua chiamata a rivivere nella sua carne i misteri della vita di Cristo che è morto di sua propria volontà per salvarci tutti ed ha compiuto così la sua missione. Anche noi siamo chiamati a fare lo stesso. Bacio dell’Altare e ritiro
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